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Autore: ugotnojaaams    22/05/2017    0 recensioni
Intelligenza, egoismo, passione, curiosità, narcisismo, fedeltà.
sono caratteristiche che se mescolate insieme possono creare una persona destinata a grandi cose, grandi quanto terribili.
Tutti vorrebbero essere come lei ma nessuno la vede per quello che è. Può allora questa essere chiamata ammirazione? Vengeance pensa di no, questa è paura.
P.S. la storia procede a ritroso, il primo capitolo tratta di quella che potrebbe essere definita una conclusione, e scoprirete man mano le cause delle azioni di cui leggerete.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! questa non è la mia prima storia, ma lo è su questo profilo. E' però effettivamente una delle prime (ho ovviamente aggiunto miliardi di modifiche...insomma, non si è mai completamente soddisfatti dei prorpi scritti) e tengo particolarmente a questa storia, non tanto per il contenuto quanto per il fatto che è l'unica composta da più capitoli alla quale sia mai riuscita dare una fine. Sto cercando di renderla il più piacevole possibile e ci terrei tanto a ricevere qualche commento; faccio sempre molta fatica a riordinare le idee per uno svolgimento e devo decisamente esercitarmi, con i vostri pensieri potreste rendrmi la questone un po' più semplice. Sono certa che molti di voi sanno di cosa parlo: costanti idee per una trama, un'inizio ad effetto ed una fine sbalorditiva...ma ben poche idee che possano collegare il tutto. Detto questo vi lascio alla lettura. Spero di poter aggiornare in modo regolare, ma non prometto nulla a causa dei mie impegni (in ogni caso non dovrebbe mai passare troppo tempo).
Volevo inoltre assicurarvi che i capitoli seguenti, nonostante non siano dei poemi, non saranno così corti.


Anno 2003

 

 

 

Vengeance abbassò lo sguardo sulle proprie mani e non vide altro che sangue, le dita ne erano incrostate mentre sui palmi era ancora fresco; sentiva il sapore del ferro sulla lingua e le sembrava stesse colando giù per la gola.
Le partì un conato di vomito e portò le mani al collo, come se questo potesse fermarlo, sudava freddo ed era ancora inginocchiata vicino al corpo inerme. Quando si sentì pronta posò lo sguardo sul ragazzo, il sapore di sangue si mescolò con quello di vomito e fu costretta di nuovo a distogliere lo sguardo. Un debole gemito fuoriuscì dalla bocca del giovane, Vengeance spalancò gli occhi e lo guardò, era decisamente ancora vivo.
Alzò il polso per controllare che ore fossero, mancava un minuto esatto, un minuto e tutto sarebbe finito.
La ragazza si fece forza e si alzò lentamente, rimase ferma qualche istante per riprendere l’equilibrio, si tolse i pantaloncini e li usò per pulirsi le mani, le sfregò fino a quando non furono completamente pulite. Raccolse i guanti e si tolse maglietta, calze e scarpe; buttò tutti gli indumenti nel fuoco che aveva appena acceso, doveva fare in fretta per non far salire troppo fumo.
Mentre aspettava che le prove bruciassero aprì il borsone e indossò i vestiti puliti, non le scarpe per evitare di lasciare tracce del luogo sotto le suole; raccolse il biberon ormai vuoto e lo infilò nel borsone, se ne sarebbe occupata più tardi. Uscì dal bosco e indossò gli scarponcini, si ficcò le cuffie nelle orecchie e fece partire “Highway to Hell” degli ACDC.
Camminò fino a casa e rientrò velocemente per non farsi notare dai vicini, l’edificio era deserto, esattamente come quando l’aveva lasciato.
Buttò borsone e cellulare sul letto, ma non prima di fare l’acceso a Facebook per essere certa di non destare sospetti; prese il biberon e lo sciaquò sotto il getto d’acqua della doccia, dopo averlo lavata estrasse l’accendino del padre dalla tasca, fece scattare la fiamma e la passò all’interno e all’esterno del contenitore.
Quando fu certa di averlo disinfettato a dovere ritirò l’accendino nel cassetto dove lo aveva trovato e mise il biberon al suo posto, in cima alla credenza della cucina; quel biberon era lì fin da quando ne aveva memoria, probabilmente era quello che usava da piccola. Tornò nella propria stanza e si sedette sul letto, la schiena dritta, i muscoli facciali rigidi e la bocca serrata in una linea retta; solo lo sguardo non era più freddo come fino a pochi minuti prima.
Gli occhi erano lucidi e colmi di terrore, sentiva il cuore battere in ogni punto del suo corpo, percepiva il calore del sangue e il suo flusso scorrere nelle vene…sangue…un conato la scosse, seguito da un altro subito dopo.
Quella Vengeance se ne stava andando, e ora a lei sarebbe toccato soffrire e resistere al dolore.   

   
 
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