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Autore: itsuselessbitch_    22/05/2017    0 recensioni
Louis Tomlinson è il rappresentante d'istituto, amato da tutte le ragazze e invidiato da tutti i ragazzi. E' gentile, disponibile, sempre vivace e pronto ad aiutare gli altri. Forse è questo che fa innamorare Harry Styles, chiuso in se stesso, solitario e taciturno; nonostante il suo carattere introverso, troverà il coraggio di parlare con lui, fino a diventare amici. Poi, alla Festa d'Autunno, il mondo di Harry verrà ribaltato completamente, cambiando la sua esistenza.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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διννερ.
(cena)

 



“No, non se ne parla! Non stai andando ad un Gala!” aveva detto mia madre quando l'avevo pregata di farmi cambiare per mettermi qualcosa di decente. Devo presentarmi in pigiama davanti a Louis, a quanto pare. Almeno mi ha permesso di alzarmi dal letto, aiutato da lei, per andare in bagno a rendermi dignitoso. Ci mancava solo che dovessi mangiare in camera mia mentre mia mamma chiedeva chissà cosa a Louis. Come minimo si sarebbe fatta scappare qualcosa della nostra conversazione, o peggio, avrebbe fatto domande imbarazzanti su noi due… dovrò monitorarla per tutta la sera, non si sa mai con quella pettegola.

Vado in bagno e per un attimo mi viene un flash di quella notte in cui sono svenuto: mi ero alzato tutto sudato dopo vari incubi uno dietro l'altro che mi avevano particolarmente scosso. Non riesco a visualizzarli bene nella mente, ma ricordo perfettamente chi riguardano. Il corpo nudo di Louis sotto le coperte mi appare in modo quasi brusco davanti agli occhi, facendomi arrossire. Non è il momento di perdersi nelle memorie, il vero Louis sta per arrivare e io sono ancora qui con delle occhiaie che mi arrivano ai piedi. Mi guardo allo specchio e frugo tra le creme anti-age di mia madre – flaconi, tubetti, campioncini rubati dalle erboristerie, di tutto e di più. Ne prendo uno a caso e me lo spalmo sulla faccia, sperando che faccia un miracolo donandomi un colorito decente. Lancio di nuovo uno sguardo al riflesso di fronte a me e il cuore comincia a battere più velocemente. Sono davvero agitato, se non ci fosse mia mamma sarebbe un appuntamento in pratica… mentre penso questo con il viso che a momenti mi va a fuoco, un rumore sgraziato mi fa sussultare. Lo associo immediatamente al suono del campanello e raggiungo il salotto dove mia mamma sta preparando la cena. Avevo provato anche a dissuaderla dicendo che io avevo già mangiato e che quindi era inutile cenare, ma lei mi aveva guardato come se fossi stato matto. “Quel brodino lo chiami cena?” e non aveva aggiunto altro. Era proprio risoluta.

Prima di aprire la porta, mia mamma si stira la maglia con le mani come se avesse dovuto incontrare il suo capo, ricevendo un'occhiataccia da parte mia. Cosa avrei dovuto fare io, col pigiama e le pantofole a forma di cane regalatemi da zia Patty tre anni fa? Pensandoci rabbrividisco, mettendomi nei panni di Louis che aspetta nel pianerottolo, ignaro di ciò che troverà davanti tra pochi attimi.

Finalmente mia mamma afferra la maniglia e tira il portone verso di sé, per poi accogliere con un grande sorriso il nostro ospite che regge in mano una torta alla frutta confezionata. Sorrido istintivamente, immaginandolo tra le corsie del supermercato a scegliere un dolce da portare per impressionare mia madre. O me.

«Benvenuto, Lou! Dammi pure il tuo giubbotto, lo appendo all'attaccapanni. Tu intanto accomodati sul divano.» esordisce mia madre, prendendogli la giacca nera. Non l'avevo mai vista così riverente, servizievole. E poi, quella confidenza? “Lou”? Avevo il brutto presentimento che quell'atteggiamento non fosse casuale, ma che mia madre avesse un piano ben preciso in testa.

Mi rendo conto, in seguito, di non aver ancora aperto bocca, ma di aver solamente osservato la scena con preoccupazione. Decido quindi di alzare lo sguardo e di salutarlo con un sorriso timido, che lui ricambia con maggiore sicurezza. Mi indica il posto vicino a lui sul divano, e io lo raggiungo traballante, come se il percorso davanti a me fosse un ponte sopra un vulcano pronto ad eruttare. Non mi ero accorto della reale agitazione che tormentava la mia testa fino a quando i suoi occhi non si erano posati su di me. Due pietre azzurre, quasi trasparenti, che mi trafiggono il petto e mi bloccano il respiro. Mi ci posso specchiare, e un po' mi vergogno di quello che vedo. Non sei abbastanza per lui. Guarda come sei conciato. L'Harry autodistruttivo che per un po' mi aveva dato pace stava risalendo dal dirupo in cui era sprofondato. Dovevo assolutamente spingerlo giù o avrei rovinato l'unica possibilità che avevo di sotterrarlo definitivamente, insieme al mio passato. Dentro di me però avverto paura. Se eliminassi la mia vita fino a questo momento, cosa rimarrebbe di me? Questo nuovo Harry mi sta stretto come una maglia XXS, mi puzza troppo di falsità. In fondo, esiste solo da qualche mese, non ha fondamenta. Può essere buttato giù con un soffio. Ho paura di quando potrebbe accadere… e soprattutto, di chi saranno le labbra a soffiare.

«Come stai?» è la prima domanda che pone Louis, riportandomi alla realtà. Sembra formale, ma in un modo forzato, come se si stesse trattenendo dal dire o fare qualcosa di più. Noto il suo continuo giocherellare con il bordo del maglione, il suo mordersi il labbro incessante. E' diverso dal solito, è… imbarazzato dalla mia vicinanza? Impossibile, Harry. Non sei la Regina d'Inghilterra, evita di montarti la testa inutilmente. Io, ironicamente, mi indico il viso bianco cadaverico – senza sottolineare il fatto che avevo provato a darmi un po' di colore con una crema che purtroppo non aveva dato risultati, riuscendo a strappargli una risata sincera.

«Sono stato meglio, ma mi sono ripreso, in fin dei conti. E tu?» chiedo.

Lui si guarda intorno come se avesse paura che mia madre possa sentirci dalla cucina, poi sussurra con un lieve rossore sulle guance: «Mi sei mancato tanto in questi giorni...»

Arrossisco bruscamente. Non mi aspettavo proprio una risposta del genere, e capisco che per lui deve essere stato difficile: abbassa lo sguardo e si tortura le pellicine delle dita con le unghie, ma ha un leggero sorriso compiaciuto. In quel momento sento una strana pressione sul petto, qualcosa che mi ferma ma contemporaneamente mi spinge. Ho voglia di… baciarlo. Non faccio in tempo a bisbigliare “Anche tu”, perché mia mamma entra nel salotto con fare teatrale, reggendo una teglia di pizza margherita appena uscita dal forno. «Forza, a tavola!» annuncia appoggiando la pirofila in mezzo al tavolo già rigorosamente apparecchiato. Vorrei sotterrarmi insieme al vecchio Harry, perché mia mamma non potrebbe essere più imbarazzante di così. Louis non pare affatto a disagio, si siede tranquillo e aspetta che io li raggiunga. Scarico tutta la tensione con un sospiro pesante mentre lui si accomoda. Il suo comportamento mi rincuora perché se per Louis va bene, va bene anche a me. Mi siedo accanto a lui e auguro buon appetito.

Mia madre ha messo una tovaglia bianca di seta, che lei chiama “delle grandi occasioni”, e dei tovaglioli bordeaux piegati a triangolo; le posate sono d'argento, quelle che i parenti le avevano regalato al matrimonio, senza pensare che sarebbe stato inutile come dono, data la qualità e la durata della convivenza degli sposi. Per fortuna – o sfortuna, nel mio caso – mamma ha trovato l'opportunità di utilizzarle, nonostante quella cura dei dettagli mi lasci perplesso: forse pensa che Louis abbia sangue nobile? E poi non è solo il modo in cui ha apparecchiato, ma addirittura la dedizione alla cena… le poche volte che ceniamo insieme, finiamo sempre per mangiare pasti precotti. Adesso invece mi trovo davanti un rinfresco completo. La teglia di pizza, – non la credevo neanche capace di accendere il forno – le patatine fritte, i salatini, e persino una bottiglia di vino per coronare il tutto. Mamma inizia a tagliare la pizza, per poi buttare una fetta nei nostri piatti come se fossimo bestie affamate.

«Non fate complimenti!» dichiara gongolando.

Ho quasi paura di mangiare qualcosa di preparato da una che non cucina da quando sono nato, ma, incredibilmente, quando do un morso al pezzo di margherita la trovo squisita. Noto la stessa reazione da parte di Louis, e un sorriso attraversa il viso stanco della mamma. Non vuole vantarsi della sua bravura, è davvero contenta che ci piaccia. Vederla così felice mi scalda il cuore, e in qualche modo mi sento più rilassato, dimentico finalmente che di fianco ho Louis Tomlinson, diciottenne, rappresentante d'istituto, estremamente bello, gentile, disponibile, ma con un brutto passato e purtroppo anche un brutto presente, irraggiungibile per Harry Styles; di fianco a me c'è semplicemente Louis, un ragazzo meraviglioso che non so per quale motivo ha deciso di interessarsi davvero a me.

E questa, è l'unica cosa che potrebbe contare adesso.

***

Non ci sono silenzi imbarazzanti, figuracce (da parte mia ovviamente), domande scomode, ma solo risate e chiacchiere. Louis ha una capacità oratoria straordinaria per qualsiasi argomento, emana carisma da tutti i pori riuscendo ad incantare anche mia mamma, che di solito ascolta solo se stessa con quella tale ammirazione. Pare completamente rapita dai racconti di Louis, e non solo lei. Non sarei mai in grado di intrattenere così tanto le persone, ha davvero un grande talento; la differenza tra noi è ancora più evidente mentre siamo seduti uno di fianco all'altro: io mi limito a prestare attenzione, ridacchiare ogni tanto, e a fare brevi commenti. Sono davvero la persona adatta a lui?

Dopo aver finito di mangiare mi sento sazio come mai in diciassette anni. Mamma fa per alzarsi, ma io la fermo con un cenno della mano, intenzionato a sparecchiare al posto suo. E' il minimo che possa fare per il suo aiuto – a quanto pare mi toccherà davvero ringraziarla. Allo stesso tempo però, anche Louis si è alzato col suo piatto in mano.

«Ti aiuto» dichiara con un sorriso gentile.

«Dolcezza, non ti azzardare! Tu sei l'ospite qui.» esclama mamma scuotendo la testa. Annuisco per darle manforte, ma lui non pare essersi arreso, perché prende anche le posate e si dirige verso la cucina.

«Mi sento in dovere di contribuire dopo il suo cortese invito e l'eccellente cena che mi ha offerto stasera, signora Styles» afferma Louis con tono pacato. Delle piccole fossette gli incorniciano il sorriso nel momento in cui mia mamma fa un lungo sospiro e: «Va bene, per stavolta… finirai per farmi innamorare con i tuoi paroloni!» risponde ridacchiando maliziosamente.

«MAMMA!» la rimprovero stizzito. Vorrei tagliarle la lingua quando se ne esce con frasi del genere, in più sapendo bene cosa c'è tra me e lui… so che lo fa proprio per mettermi in imbarazzo. Louis ride di gusto e ringrazia mentre varca la soglia della cucina con me alle spalle. Lo seguo a ruota quasi correndo per resistere alla tentazione di tappare la bocca di mia mamma con lo scotch. Prima di dire qualcosa, lo osservo in silenzio mentre appoggia i piatti e le posate nel lavandino. Le spalle non sono eccessivamente larghe, ma proporzionate al suo fisico delicato. I suoi fianchi sono delicati e non sporgenti, il fondoschiena sembra scolpito da quanto è perfetto: mi soffermo più di quanto dovrei, e quando me ne accorgo vorrei sprofondare dalla vergogna. Davvero la mia mente è così perversa? Per fortuna lui è ancora girato e non lo ha notato.

Poco dopo si volta verso di me. «Tutto bene?» chiede con un sorriso.

Annuisco fin troppo vigorosamente mentre avanzo con indecisione verso il lavabo. Louis mi segue con gli occhi, poi torna a strofinare un piatto con una spugna che non pensavo nemmeno di avere in cucina. Il silenzio ci avvolge ancora una volta, e io mi chiedo se sia mia la colpa di quel suo mutismo. Voglio dire, è sempre stato capace di intrattenere chiunque in qualsiasi circostanza, ma quando è solo con me, a malapena sa formulare una frase. E se fossi io la causa della sua insicurezza?

«Spero… spero tu sia stato bene con noi. Chiedo scusa per l'esuberanza di mia madre, ma purtroppo è fatta così.» esordisco io. Devo ancora abituarmi a questi debutti improvvisi, ma il silenzio stava iniziando a diventare alquanto spiacevole. La bocca di Louis si incurva con leggerezza, in un qualcosa che appare come un sorriso ma non mi trasmette la solita calma. Lo vedo turbato, però non voglio farmi gli affari suoi, potrebbe essere qualcosa di personale. E se l'invito fosse stato solo un impiccio per lui? E se fosse venuto solo per non dare l'impressione di essere scortese?

«Assolutamente. Non passavo una serata così bella da tantissimo tempo. Ringrazio tua mamma e ovviamente anche te per l'ospitalità che mi avete riservato, grazie infinite.»

Non voglio condannare o fare supposizioni sconsiderate, ma Louis è strano. E' gentile come sempre, ma in un modo quasi… falso. Pare che lo stia facendo solo per far piacere a me, e questo mi ferisce: il mio obiettivo era proprio quello di farlo sentire libero di potersi mostrare per ciò che è realmente, senza filtri o censure. Ci metto un po' prima di decidere se esprimermi o no, e capisco che forse anche lui ha il mio stesso desiderio.

«Louis...»

  
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