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Autore: _Ai    22/05/2017    4 recensioni
Storia nata grazie a un prompt della meravigliosa pagina Facebook 'Sterek Prompt'.
Dove Stiles, per colpa del latino fa sì che l'incantesimo gli si ritorca contro, perché basta una parola pronunciata in maniera errata e il pensiero di un paio di iridi verdi più belle di altre nella mente perché il figlio dello sceriffo si ritrovi costretto a fiondarsi sulle labbra del bel Derek Hale.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti a tutti! Vorrei spendere due paroline su questa one shot che é stata scritta traendo ispirazione dal prompt della pagina Facebook Sterek Prompt al link 

La storia se piacerà potrebbe anche essere da me ripresa e trasformata in una mini long, fatemi sapere se può interessare 😃 vi lascio alla storia 💚

 

 

 

L'amore è una magia

 

Alle due di notte un urlo di vittoria riecheggiò tra le mura dell'abitazione dello sceriffo della contea di Beacon Hills. C'era riuscito, Stiles aveva finalmente messo a punto con tanto di esecuzione l'incantesimo che avrebbe aperto finalmente gli occhi a colei che era il suo primo amore, facendole capire che era lui il solo e unico per lei. 

 

Era stato un'incantesimo facile, un po' da principianti e ad essere onesti con quel che riguardava la magia lui stesso era un principiante, giacché erano solo pochi mesi che Deaton aveva iniziato a dargli lezioni, ma, anche se aveva dovuto pronunciare parole in latino e lui di latino non era mai riuscito a capirci granché, era sicuro di aver svolto tutto secondo le regole. Anzi, sicuro com'era era certo che fosse andato tutto nel modo giusto, perché lo aveva eseguito seguendo la consegna e pensando ai suoi occhi verdi screziati di mille e fantastiche sfumature, sì anche quelli di Derek erano stati per poco più di un millisecondo nella sua mente, per via di una parola che lo aveva fatto pensare al lupo musone, ma mai come quelli di Lydia.

 

Adesso non doveva fare altro che andare a dormire e aspettare le cinque di quel pomeriggio, visto che il branco si sarebbe riunito in vista della ripresa delle lezioni dopo la pausa invernale e sicuramente qualcuno avrebbe chiamato il suo nome e fatto sì che l'incantesimo facesse sbocciare l'amore tra lui e la bellissima bionda fragola.

 

Sostanzialmente, a parte che era in latino, l'incantesimo era facile. Bisognava che qualcuno chiamasse il suo nome, e aveva intenzione di usare l'ignaro Scott per farsi nominare, e in automatico in Lydia sarebbe nato il desiderio di dargli un bacio. E la cosa bella era che più si nominava il suo nome è più questo desiderio cresceva fin tanto che non poteva essere ignorato, mentre con l'andare dei baci questi sarebbero diventati più intensi e appassionati. Lydia avrebbe finalmente aperto gli occhi e capito che lo amava.

 

O almeno quello era il suo piano. Invece, erano più di quaranta minuti e nessuno, nemmeno Scott si era rivolto a lui chiamandolo per nome, utilizzando piuttosto nomignoli come "Bello", "Fratello" o "Amico". Insomma, aveva un nome no? Si ritrovò a sbuffare, mentre la parola da Peter tornava a Derek. Era insofferente e annoiato, ma gioì quando finalmente, dopo aver pungolato un gomito in maniera alquanto fastidiosa contro il costato del proprio migliore amico, domandandogli esplicitamente con tono più basso possibile di chiamare il suo nome, questo gli chiese con fare un poco inebetito «Stiles, ma sei sicuro di star bene, oggi?».

 

Tuttavia, contro ogni suo preavviso qualcosa gli impedì di rispondere con fare spavaldo come si era immaginato "Mai stato meglio, amico", perché Lydia non si mosse dal suo posto affianco ad Allison e neppure si girò a guardarlo scommise, perché fu lui che con movimento sicuro e sciolto portò indietro la sedia, allontanandola dal bordo del tavolo e alzandosi da essa mosse dei passi verso l'ultima persona a cui avrebbe voluto avvicinarsi. Confuso e con il cuore che iniziava a realizzare prima del cervello, incrementando un pochino i battiti, catturò l'attenzione di Derek e monopolizzò quella del branco. Mancavano pochissimi passi e gli sarebbe stato praticamente addosso. L'alfa corrucciò le sopracciglia verso l'alto, incrociando le braccia in segno di chiusura.

 

«Stiles, che stai facendo?» provò a domandare il mannaro con tono seccato «Se hai qualcosa da dire, puoi farlo dal tuo posto» ci tenne a mettere in chiaro, iniziando visibilmente a irritarsi, mentre il chiacchiericcio delle voci che erano di Erica e Lydia cresceva, coinvolgendo anche qualche maschietto «Stiles, che diavolo stai facendo? Stiles?!».

 

Click e di seguito un flash immortalò lo sgomento sulla faccia di Derek e uno Stiles che a occhi chiusi appoggiava le labbra sull'angolo sinistro della sua bocca in un bacio a stampo impacciato e mal calcolato.

 

«Porca miseria» mormorò in faccia al moro, non appena si staccò da lui, con fare confuso e atterrito, portando entrambe le mani a coprirgli la bocca quando si accorse che il mannaro stava per pronunciare il suo nome «No, non farlo. Anzi, nessuno di voi lo faccia, adesso io vado via e noi tutti dimenticheremo questa faccenda! Capito?» e con quelle parole pronunciate velocemente e senza darà una motivazione né per esse né per altro, Stiles se ne andò di tutta fretta, quasi inciampando sui suoi stessi piedi.

 

Guidò senza ritegno e senza fermarsi a far attraversare la vecchia Penny che chissà quanto ancora avrebbe dovuto aspettare lì sulle strisce prima che un'auto la facesse passare dall'altra parte della strada, ma doveva andare a casa, riprendere in mano il testo dell'incantesimo e rileggerlo così da capire dove aveva sbagliato ma soprattutto come annullarlo prima che qualcun altro pronunciasse il suo nome in sua presenza.

 

Parcheggiata la jeep sotto al portico, Stiles sfrecciò fuori da essa, premurandosi di chiuderla, per poi precipitarsi in casa, salendo i gradini che portavano al primo piano tre alla volta. Recuperò al volo il dizionario di latino che Deaton gli aveva consegnato per i suoi studi e si sedette immediatamente alla scrivania. Il testo dell'incantesimo da una parte, un foglio davanti, una penna in mano, il prezioso dizionario da un'altra e il cellulare davanti, appositamente messo in modalità aerea ma ugualmente connesso al Wi-Fi, così da evitare chiamate e poter invece decidere deliberatamente di ignorare i messaggi vocali.

 

Quando una mezz'ora più tardi riuscì a individuare quale fosse stato l'errore che aveva commesso gli venne immediatamente da piangere dal nervoso. Come aveva potuto essere così idiota, okay, il latino non era mai stato il suo forte, ma sarebbe potuto capitare a chiunque una cosa così; la pronuncia di quelle due parole erano praticamente identiche al nomignolo che aveva dato a Derek più di un anno prima è per quello che era stato quasi impossibile non pensare al colore dei suoi occhi verdi al momento cruciale della formula magica. Adesso però doveva rimediare. Non aveva nessunissima voglia di baciare di nuovo la sua bocca, in più la sua barba era dannatamente fastidiosa contro la pelle.

 

«Quindi se la tagliasse andrebbe bene?» una voce alle sue spalle lo fece saltare sul posto, facendogli capire che aveva ragionato ad alta voce.

 

«Miseriaccia, Scottie! Cavolo ci fai qui?» domandò cercando di nascondere ciò che aveva davanti «E poi come sei entrato?».

 

«Siamo entrati dalla porta perché tu l'hai lasciata aperta» aggiunse con fare candido, schiarendosi la voce per poi chiedergli «Ma che ti è preso da Derek? Cioè, non avevamo deciso quello come punizione per la scommessa che hai perso» il figlio dello sceriffo palesò un'espressione disorientata, ma ricordandosi poi che l'amico aveva usato il plurale per rispondere alla sua seconda domanda sbiancò «Abbiamo ordinato le pizze e le bibite, Derek si é offerto di andarle a prendere, perché non vuole fermarsi a mangiare».

 

Il corpo di Stiles puzzò di disappunto, ma non sembrò rendermene conto perché durò per una piccolissima frazione di secondo, perché in seguito sprigionò una forte punta di speranza e ansia «Derek non ci sarà?».

 

«No, non ci sarà, quindi spara... cosa cavolo significava quel baciò?» la voce di Lydia lo aveva raggiunto con interesse e la voglia si sapere per prima la possibilità di spargere un nuovo gossip «Forza, non abbiamo tutta la notte, Stiles-».

 

«Non dirlo!» esclamò, senza però riuscire a fermarla in tempo dal pronunciare il suo nome e fu nuovamente come la prima volta: un solletichino gli si irradiò da dietro il collo, diramandosi giù per tutta la colonna vertebrale fino ad arrivare all'estremità degli arti, facendogli sentire un formicolio strano. Non sentiva dolore, anzi, era un processo che lo faceva sentire caldo e amato, ma tutto ciò doveva essere sbagliato. Anzi, era sbagliato, perché l'amore suo era lì, a pochi passi da lui, eppure, per via di quell'incantesimo dalla pronuncia impossibile e la stupida lingua morta, si ritrovava costretto a emettere un sospirò frustrato e a combattere la voglia di baciare il mannaro iniziando a molleggiare il peso da un piede all'altro «Non chiamate il mio nome, per favore» pregò con una certa fatica, perché dentro la sua testa, l'unico nome di persona che voleva pronunciare e da cui voleva andare era Derek. Voleva Derek, anzi era più come se avesse bisogno di Derek.

 

«Stiles, stai bene?» si preoccupò invece Scott, annullando la distanza tra loro e beccandosi un pugno scagliato con poca forza dall'amico dritto in petto, mentre fremeva a disagio «Cos'hai? Stiles, oh, no! Un attacco di panico?»  domandò, costringendolo a un gemito frustrato, mentre abbassava la testa con fare rassegnato.

 

«Ehi, va tutto bene?» nel giro di pochi secondi, la piccola stanza del figlio dello sceriffo si ritrovò ad accogliere in essa altre cinque persone, preoccupate solo superficialmente e molto più interessate a sapere perché Stiles avesse baciato il loro alfa.

 

«Stiles!» e all'ennesimo richiamo, scoppiò urlando a tutti quanti il disagio e la frustrazione che adesso stava provando perché non voleva altro che baciare la bocca di Derek.

 

«Quindi, vi sarei grato di smetterla di chiamare Stiles, Stiles e ancora Stiles!» affermò terminando la sfuriata senza premurarsi di chi fosse a far vibrare così insistentemente il suo cellulare e rispondendo con fare acido «Cosa cavolo vuoi?».

 

«... Stiles, taci!» come a farlo apposta fu la stessa voce di Derek a pronunciare il suo nome dopo una piccola pausa di sorpresa «Ci sono le pizze in auto, venitevele a prendere».

 

«Fanculo!» sibilò, facendosi largo fino alla porta della sua camera e poi scendendo le scale con fretta e altrettanta fretta raggiunse la Camaro di Derek e invece di andare ad aprire la porta dal lato passeggero, con fare sicuro, aprì quella del guidatore beccandosi uno sguardo accigliato dal moro che non ebbe il tempo di dire nulla o fare alcunché per impedirgli di abbassarsi a baciarlo, questa volta centrando totalmente le labbra e azzardandosi a passare la lingua in una muta richiesta di poter approfondire quel contatto.  Fortunatamente il mannaro non cedette e quando si staccò, una strana morsa di fastidio al petto lo fece rattristare: lo sguardo di Derek era freddo.

 

«Erica! Boyd! Prendete le pizze e le bibite» ordinò volgendo gli occhi rossi ai due beta oltre le spalle dell'umano «Tu, invece, sali in macchina e spiegami cosa diavolo hai combinato» e i suoi occhi erano tornati verdi con mille pagliuzze d'orate a intensificarne la bellezza. Derek si ritrovò a dover schioccare le dita poco distante dal suo naso per farlo disincantare «Ti vuoi sbrigare?».

 

Era stato imbarazzante raccontargli tutta la verità e si era sentito una persona orribile, quasi di più di quando aveva quasi fatto ubriacare suo padre per estorcergli delle informazioni, ma in un certo senso si era anche sentito più triste perché oltre al dargli dell'idiota, il maggiore aveva subito fatto il nome di Deaton che era l'unico che fondamentalmente avrebbe potuto spezzare quella magia.

 

 

«Scusi, può ripetere?» aveva stupidamente domandato il figlio dello sceriffo in preda allo shock più totale.

 

«L'incantesimo, non ha effetto solo se a chiamarti sono gli amici più stretti, ma anche con una qualsiasi persona che ti saluta per strada facendo il tuo nome».

 

«No, Doc, questa parte mi  è dannatamente chiara» asserì con fare agitato, chiedendo al veterinario di ripetere l'ultima parte «Quella in cui dice che non c'è modo di eliminarlo e che bisogna attendere che vada via da sé» l'uomo di colore lo guardò con fare dubbioso e Stiles mandò gli occhi al cielo esasperato «Stava scherzando? Lei può risolvere questo pasticcio, vero?».

 

«C'è un suo perché se gli incantesimi d'amore sono per la maggior parte proibiti» lo riprese invece il veterinario, consigliandogli soltanto di avere pazienza e di sperare che l'effetto svanisca nel giro di pochi giorni e non settimane «Anche se il tuo potere intrinseco è molto forte» commentò in fine, facendogli capire che il tempo da passare sotto incantesimo sarebbe potuto essere molto più lungo.

 

«E se io mi allontanassi da Beacon Hills?» Derek si pronunciò per la prima volta da quando erano arrivati nella stanza nel retro della clinica.

 

«Non cambierebbe nulla, anzi. Stile-emh» si fermò giusto in tempo l'uomo emettendo un piccolo colpo di tosse «Lui non riuscirebbe a scaricare la tensione o comunque l'effetto dell'incantesimo e rischierebbe di perdere il senno per il troppo bisogno di baciarti».

 

L'alfa si portò due dita a stringersi il ponte del naso vicino agli occhi, mentre il figlio dello sceriffo si sentì ancora più incomodo. Aveva combinato un bel guaio e adesso, se Derek si fosse proclamato disponibile a essere la sua ancora di sanità mentale, sarebbe stato in debito con lui ancora una volta.

 

E la sensazione di essere in debito aumentò quando uscendo dalla clinica, fu fatto il suo nome a mo' di saluto ben  due volte. Tuttavia come aveva provato a ipotizzare Deaton, ci voleva anche forza di volontà, era riuscito a resistere a sette pronuncia del suo nome prima, per due volte non sarebbe di certo impazzito.

 

«Siamo arrivati» gli fece notare il moro, facendolo trasalire dai suoi pensieri con un sussulto, Stiles si slacciò la cintura con gesti tirati e ringraziandolo raggiunse la maniglia della portiera ma prima che l'aprisse la voce un po' rassegnata del maggiore gli chiese «Sei sicuro?».

 

«Okay che sono pelle, ossa e sarcasmo, ma per chi mi hai preso?» domandò a sua volta con fare spavaldo, salutandolo e uscendo con una certa urgenza fuori dalla vettura.

 

Ci aveva sperato seriamente che i suoi amici riuscissero a non chiamarlo per nome, continuando a rivolgersi a lui con nomignoli o altri appellativi che non fossero Stiles, ma si sa che l'essere umano fa fatica a non fare quello che viene improvvisamente proibito. E ci aveva provato seriamente a resistere, si era anche fatto più volte la doccia in stile emozionale, prima con acqua calda e poi subito fredda con intervalli di pochi minuti, così da rilassare i nervi e i muscoli, come gli aveva suggerito Lydia e un po' gli era servito perché alla terra doccia era riuscito a rilassarsi così tanto da addormentarsi. 

 

Tuttavia, la goccia che aveva fatto traboccare il vaso in una marea di imbarazzo e voglia di sotterrarsi era stato quando suo padre con estremo disagio andò a svegliarlo, chiamando più volte il suo nome e chiedendogli in tono da interrogatorio perché stesse chiamando il nome di un ex sospettato con fare così languido nei suoi sogni.

 

«Papà... che ore sono?» chiese mentre mettendosi a sedere pregava di non farsi scappare il nome di Derek «Sono già le sei? Wow, grazie di avermi svegliato! Scott sarà già quasi pronto» inventò, scostando le coperte e recuperando i vestiti che aveva tolto la sera prima e gettato sulla sedia «In frigo è avanzata della pizza, puoi mangiare quella nel contenitore verde, gli altri avanzi guai a te se li tocchi» non seppe neppure come riuscì a pronunciare tutte quelle parole così diverse da ciò che era il fiume di pensieri della sua testa. Dopo aver lavato i denti salutò a gran voce il padre, dandogli anche la buonanotte, visto che era appena rientrato dal turno di notte.

 

Salito in auto cercò ancora un attimo di combattere il calore del bisogno e la voglia di baciare l'alfa, guadagnò soltanto due minuti o poco più. Fallì anche quando parcheggiata la jeep e spento il motore, con la testa appoggiata al volante, cercò di convincersi che poteva farcela, ma quando quattro nocche batterono sul finestrino, ogni sua volontà cedette.

 

Sospirò sollevato quando aperta la portiera gli bastò fare mezzo passo e sporgersi un attimo verso l'alto. Fu un bacio vero quello che si scambiarono. Fatto di labbra e lingue che si cercano per avere la meglio sulla gemella e poter dettare il ritmo. E sarebbe anche dovuto essere solo uno, ma dopo essersi staccato e aver borbottato qualcosa contro alla sua barba, Stiles si sporse nuovamente riprendendo a baciarlo, prendendo per un attimo in contro piede Derek che fece svettare entrambe le sopracciglia verso l'alto, prima di appoggiare le mani sui suoi fianchi, per stabilizzare l'equilibrio precario per lo slancio con cui gli si era nuovamente gettato addosso.

 

 

Ben otto giorni  più tardi e non ricordava nemmeno lui quanti baci bagnati scambiati, Stiles era sempre più nervoso e riluttante nell'essersi scoperto impaziente di sentir nominare il suo nome da qualcuno. Aveva scoperto che Derek era un vero asso a baciare e anche ad abbracciare. Non che ogni volta che si baciassero si abbracciassero anche, ma era capitato che gli circondasse le spalle o la vita con le sue possenti braccia e la cosa si era rivelata molto piacevole. Ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso, ma anche il solletichino che gli provoca la sua barba contro la pelle iniziava a piacergli.

 

Quel giorno avevano lezioni anche il pomeriggio e lui si ritrovava a non riuscire più a seguire nulla della penultima ora perché di già aveva raggiunto il limite. Voleva vedere Derek, cioè no, aveva solo dannatamente bisogno di baciarlo, non gli interessava avere con lui un contatto visivo o di essere abbracciato o di passare del tempo con lui e trascorrerlo anche solo in silenzio, ma vicini nella stessa stanza. Oh, ma a chi voleva darla a bere? Non ci credeva neppure più lui a queste bugie, mica per nulla in quegli ultimi giorni aveva passato la notte in bianco a ragionare sulla possibilità di essersi seriamente preso un cotta per Derek Hale.

 

Dannazione al latino! - si ritrovò a pensare, pensando solo in quel momento di sottoporre il testo dell'incantesimo alla professoressa White, perché era davvero curioso di avere la giusta traduzione di quelle parole maledette. Sentendo il cellulare vibrargli in tasca ebbe un interiore gridolino di sollievo, quando lesse "Sono dentro, locale caldaie". Derek era lì - Finalmente. - pensò, alzando una mano e chiedendo di poter recarsi in bagno.

 

Percorse con passo spedito la distanza che lo separava dal locale caldaie, era sempre più eccitato all'idea di potersi gettare addosso all'alfa, di poter respirare a pieni polmoni l'odore buono della sua colonia mista al suo sudore, anche se doveva ammettere che niente era meglio del gusto dei suoi baci.

 

«Oh, quando si è innamorati è normale» per poco il figlio dello sceriffo non fece un colpo, fermandosi per girarsi a guardare il proprietario di quella voce.

 

«Cos'ha detto scusi?» domandò con fare inebetito.

 

«Sai, parlavi a voce alta e mi sembravi seriamente in dubbio, così ti ho risposto» affermò l'insegnante di educazione domestica, dopo aver ribadito le proprie parole «Comunque, non dovresti essere a lezione?» si insospettì poi il coach.

 

«I-io non sono innamorato» asserì, aggiungendo che era solo sotto incantesimo.

 

«E che cos'è l'amore se non magia, Stiles?» fece con fare retorico l'uomo riuscendo a descrivere quasi alla perfezione le emozioni che stava provando in quell'istante nel voler essere con il mannaro «È normale, quindi, adesso io farò finta di credere che stai andando al bagno, unica cosa, sta attento e usa sempre il preservativo» a quell'affermazione Stiles quasi si strozzò con la propria saliva diventando paonazzo «Lo dico per me, sai? Non riuscirei ad allenare un altro come te tra quattordici anni» affermò tra il serio e il divertito, facendogli segno di dileguarsi.

 

Non se lo fece ripetere ancora, camminò così velocemente che sembrava corresse e quando fu arrivato a destinazione poté giurare che entrambi sentirono il suo cuore perdere un battito ed iniziare a pompare più velocemente. Mentre solo il mannaro poteva affermare che l'odore aspro del suo corpo avesse ora una punta di dolce mescolato a impazienza. Voleva il bacio. Ne aveva bisogno, ma sul suo viso c'era una certa delusione che non riusciva a togliersi.

 

«Perché l'hai tagliata?» domandò avvicinandosi e portando le braccia ad allacciarsi dietro al suo collo, mentre con il naso toccava, annusando direttamente, la pelle delle sue guance, annotandosi mentalmente di chiedergli la marca del suo dopobarba perché era estremamente buono.

 

«Eri tu quello che si è lamentato che pungeva» gli ricordò, scoccandogli un'occhiataccia, mentre gli lasciava fare quello che voleva con il suo viso, arcuando le sopracciglia quando con totale sincerità il più piccolo confesso che adesso invece gli piaceva «Non la raserò più, ricrescerà».

 

«Ma se l'incantesimo svanisce prima?» Stiles si sorprese nel sentire il corpo dell'altro irrigidirsi per un secondo «Derek?» domandò inarcando un poco le spalle indietro e sgranò gli occhi quando l'altro chiamò il suo nome, una due tre volte «Co-cosa significa?».

 

«Significa che la tua punizione è durata abbastanza» affermò il mannaro, sporgendosi di quel poco per rubargli un piccolo bacio che però trovò comunque risposta dall'umano. Derek aveva incominciato a spiegargli che aveva chiesto lui a Deaton di dargli informazioni errate riguardo al dissolvimento di quella sua magia fatta senza consenso, magia che più che essere d'amore era di presa di coscienza.

 

Non poteva essere vero. Stiles non riusciva a crederci «Aspetta, quindi io mi stavo facendo un sacco di pare mentali sul dopo incantesimo quando siamo già nel dopo incantesimo?» il mannaro annuì soltanto, mostrando un piccolo ghigno beffardo che però scomparve quando l'altro lo accusò di essere uno stronzo «Ma sai quanto sonno ho perso in questa settimana? Oh, io ho rinunciato a una puntata del mio telefilm preferito, cercando una risposta a come cavolo avrei fatto a continuare a baciarti dopo che tutto questo fosse finito e... aspetta» si stoppò da solo, rivolgendo uno sguardo luminoso ma anche intrinseco di timore verso il maggiore «Perché hai risposto ai miei baci per tutti questi giorni, se l'incantesimo è effettivamente durato solo tre giorni?».

 

Derek gli tornò davanti, appoggiò una mano dietro alla sua nuca e tirò un po' verso di sè così da riuscire a baciarlo, dicendo con fare evidente «Ti facevo più intelligente di così».

 

 

 

Epilogo

 

«Quindi, Scottie bello, alla fine non era un incantesimo per far innamorare gli altri di te o te degli altri, ma semplicemente un incantesimo per farti dichiarare alla vera persona che ti piace, se mai ce ne fosse una» spiegò a un annoiato McCall, mentre lo aiutava a fare i piegamenti «Cioè, l'incantesimo dura due giorni e c'è una parola che è unica per ogni persona lo pronunci, per quello ho pensato agli occhi di Derek e non a quelli di Lydia» continuò imperterrito la sua spiegazione «Però, il fatto che mi ha lasciato più sorpreso è che gli piaccio anch'io».

 

«Scherzi, vero?» parlò per la prima volta il moro da iniziò esercizio «Noi lupi lo avevamo capito tutto, e anche le ragazze. Tu, eri l'unico con gli occhi di prosciutto».

 

Il figlio dello sceriffo rimase scioccato a quelle parole, ma quando anche Isaac, poco distante da loro confermò le parole di Scott non poté che ringraziare la sua scarsa conoscenza del latino e il meraviglioso verde degli occhi del suo primo e con tutto il cuore sperava anche ultimo ragazzo.

   
 
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