2) Vivi un po'!
Mi manca il mio castello.
Mi mancano le mie statue e l’uomo senza volto che
scolpisco continuamente, in questo momento vorrei essere ad Arendelle,
invece sono
in un paesino americano con Jack Frost e un ragazzino di nome Jamie a
passeggiare.
Sono scesi circa una quarantina di centimetri e il cielo
è ancora caliginoso, probabilmente nevicherà
ancora visto che lo spirito
dell’inverno cammina accanto a me.
Jamie si ferma all’improvviso davanti a un parco,
costringendo anche noi a fermarci, e alzando lo slittino che ha
sottobraccio.
“Sentite, io vado a giocare con lo slittino. Ci vediamo
dopo e… Jack, portala a bere una cioccolata o qualcosa del
genere, alle ragazze
piace.”
Se ne va sempre ridendo e lasciandoci soli.
“Scusalo, è un bravo ragazzo, ma sta crescendo e
si sta
interessando alle ragazze…”
Io non ascolto nemmeno quello che dice, la mia attenzione
è calamitata da una ragazza dai capelli rossicci, tagliati a
caschetto che
indossa un cappotto nero.
“Anna…”
Sussurro e faccio per raggiungerla, ma Jack mi trattiene per un polso.
“Lasciami, devo andare da mia sorella.
Perché non mi hai detto che era ancora viva?”
“Per prima cosa, lei non ti può vedere.
Secondo: non è tua sorella.”
Io mi volto verso di lui inviperita.
“Come fa a non essere mia sorella? È identica a
lei!”
“Sì, e si chiama Anna anche lei, ma non
è tua sorella: è una tua discendente.
Dopo che Arendelle si è annessa alla Norvegia delle
famiglie appartenenti al ramo cadetto della famiglia reale si sono
trasferite
negli Stati Uniti.
Questa Anna non sa nulla di Arendelle o di essere
la discendente di una regina, né, tanto meno, ti
conosce.”
Io mi volto verso di lei e noto che un ragazzo alto e moro la
raggiunge, la
prende per mano, la bacia e poi cammina al suo fianco, la mano stretta
in
quella della sosia di mia sorella.
“Hai ragione. Anna non tradirebbe mai Kristoff.
Dio, sono passati duecento anni da quando lei era viva e
io quasi non me ne sono resa conto.”
Borbotto scossa, Jack mi fa sedere su una panchina.
“Aspettami qui.”
“Sì, ok.”
Dove vuole che vada?
Non conosco questo posto e non conosco più il mondo, non
so più nulla, le mie certezze si sono appena sgretolate.
Jack torna poco dopo con due bicchieri di carta e me ne
porge uno.
“Cos’è?”
“Cappuccino di Starbucks.”
“Starbucks?”
“È una catena di caffetterie, puoi fermarti a
prendere un
caffè o portarlo via.”
“Capisco.”
Ne bevo un sorso.
“Buono.”
“Bevilo con calma, Jamie sarà impegnato a lungo
con il suo slittino.”
“Come mai non sei andato con lui? Scommetto che ti piacciono
queste cose.”
“Sì,
ma oggi devo prendermi cura di te.”
“Grazie.”
Finisco di bere il mio cappuccino e mi sento meglio.
“Meglio?”
“Insomma. Più o meno.
Dai, andiamo al parco.”
“Sei sicura?”
“Al massimo passeggiamo o meglio io passeggio e tu raggiungi
Jamie e giochi con
lui a palle di neve o con lo slittino.”
Lui mi sorride e non dice nulla.
“Va bene.”
Buttiamo i nostri bicchieri ed entriamo nel parco, seguiamo un rumore
di voci
di bambini e troviamo Jamie e i suoi amici, stanno giocando a una
battaglia di
palle di neve, gli slittini lasciati in un angolo.
“Beh, io vado.
Sei sicura di non voler venire con me?”
“Sì, vai Jack.”
Lui si allontana e io seguo un sentiero che mi accorgo porta a un
laghetto
ghiacciato, io mi siedo su di una panchina e mi sento la persona
più sola al
mondo. Ho perso la mia famiglia, i miei amici, la mia ragione per
esistere.
Vorrei solo tornare al mio castello, ma sono obbligata a stare qui
dalla
promessa ai guardiani.
Ma in che modo posso aiutare Jack?
Lui sa scatenare tempeste di neve meglio di me, far
divertire le persone, io non so fare nulla di tutto questo o meglio so
scatenare una tempesta di neve, ma non so divertire le persone.
Sono sempre stata una persona seria e votata al dovere,
anni passati a nascondere il mio potere non mi hanno aiutata.
Nei pochi anni che ho trascorso da persona libera avevo
comunque un regno a cui badare, staccavo la spina solo quando andavo a
Corona.
Oh, erano bei tempi!
Mi ricordo i balli, i bei vestiti, la musica trascinante
dei valzer, ora non so nemmeno che musica si ascolti.
Quasi senza pensarci mi alzo e inizio a ballare
ricordandomi un’antica musica che suona solo per me, muovo le
braccia e le
gambe e intanto lascio che il mio potere fuoriesca creando eleganti
sbuffi di
ghiaccio che poi ricadono a terra, mentre canticchio la melodia.
Quando torno in me mi accorgo che ho disegnato una gelata
e che qualcuno sta applaudendo, Jack per la precisione.
“Complimenti, non credevo sapessi ballare.”
“L’ho imparato quando sono stata a Corona da
Rapunzel, all’inizio ero rigida
come un bastone, ma poi mi sono lasciata andare ed è stato
bellissimo.”
Dico con occhi sognanti.
“Adesso che musica ascolta la gente?”
Lui socchiude gli occhi e mi guarda.
“A me piace ascoltare pop-punk, ti farò sentire
qualcosa.”
“Ok.”
“Ti va di unirti alla nostra battaglia?”
“No, grazie.”
Mi volto e una palla di neve arriva dritta al centro della schiena,
solo che
invece di arrabbiarmi mi metto a ridere. Alzo le braccia sopra la mia
testa e
creo una palla di neve gigantesca, poi la scaglio contro Jack ghignando.
“E battaglia sia, Frost.
Ti pentirai di avermi coinvolto.”
“Oh, io non credo proprio. Voglio vedere la regina delle nevi
all’opera!”
Inizio a lanciare palle di neve contro tutti e vengo ricambiata, solo
che io ho
un asso nella manica, posso controllare la neve a mio piacimento.
L’unico che può contrastarmi è Jack e
lo fa divertendosi
come un matto e facendomi ridere di nuovo.
Il suono della mia risata mi sembra così strano sulle
labbra, ma anche piacevole.
Non credevo di potermi divertire e sta succedendo, chissà
perché.
Durante il pomeriggio io e Jack voliamo pigri sulla
piccola città.
“Scateniamo un po’ di neve?”
Mi chiede con gli occhi che brillano.
“Prima rispondi a una mia domanda.”
“A tutte quelle che vuoi.”
“Come hai fatto?”
“Fatto a fare cosa?”
Mi guarda senza capire.
“A farmi ridere oggi e a farmi coinvolgere nella
battaglia. L’ultima volta che ho giocato a palle di neve ero
una bambina e ho
giocato con Anna.”
“Te l’ho già detto, il mio centro
è il divertimento. So far ridere la gente con
le mie palle di neve, quando vengono colpite ridono e non si arrabbiano.
Si lasciano coinvolgere e finiscono per divertirsi a loro volta,
è per questo
che sono un guardiano.”
“E qual è il mio centro?”
“Non lo so, sta a te scoprirlo.”
Io sbuffo.
“Lo so, non è facile. Ci sono voluti trecento anni
prima
che lo capissi, ma alla fine ce l’ho fatta e da allora la mia
vita è
migliorata. Prima ero solo, senza amici, senza uno scopo. Volevo
disperatamente
che le persone credessero in me, che mi vedessero e non succedeva
mai.”
“Io ti vedevo.”
Lui si blocca all’improvviso.
“Da piccola, dopo l’incidente con Anna, ti vedevo.
L’ho detto ai miei genitori e si sono preoccupati
perché
pensavano avessi una specie di amico immaginario, poi ho smesso, ma
quando ero
una bambina ti vedevo.”
“Tu mi vedevi?”
“Certo. Gelavi tutto con il tuo bastone e creavi certi venti
gelidi che mi ricordo
ancora.
Prima indossavi un mantello marrone, ti chiamavo il
ragazzo delle nevi.”
“Come potevi vedermi se
non credevi in
me?”
Io creo un fiocco di neve con i miei poteri.
“Non lo so, ma penso sia perché io e te abbiamo
dei
poteri molto simili.
Poi ho smesso comunque e mi sono dimenticata di te fino
ad oggi.
Non ho minimamente pensato che quello che chiamavano Jack
Frost fosse il ragazzo che vedevo nella mia infanzia. Sai, avevo
iniziato a
credere ai miei e che tu fossi un’allucinazione.”
“Ma io sono vero ed ero vero anche allora.”
“Lo so, ma…”
Non riesco a finire la frase perché non mi viene in mente
una conclusione
decente.
“Cosa ne dici di scatenare una tempesta di neve?”
Dico per sviare il discorso.
“Ok.”
Mi dice lui pensieroso.
“Sai, prima di Jamie credevo che nessuno mi avesse mai
visto, ma tu mi hai appena dimostrato il contrario.”
“Scusa, forse non avrei dovuto dirtelo.”
“No, sono felice che tu l’abbia fatto, mi fa
sentire meglio.”
Sorride e vola più in alto.
Chi lo capisce è bravo!
Lui lancia un fiotto di ghiaccio contro le nuvole, io
alzo le braccia e subito una coltre di nubi da cui inizia a cadere neve
si
forma. Continuiamo così per un po’, fino a che il
paesaggio sotto di noi è
ancora più bianco di prima.
“Domani avremo un altro “chiuso per
neve”!”
Commenta soddisfatto, poi si lancia in picchiata e lo
seguo, passa in mezzo delle scale e al suo passaggio il vento si
scatena
facendo volare via fogli e cadere borse della spesa.
Quando passo io allargo le braccia come un nuotatore e
gli alberi si riempiono di ricami di brina e gocce di ghiacci come
nella mia
terra natia.
Poi finalmente Jack decide di fermarsi e si siede in cima
a un tetto, non prima di avere aperto una finestra, io lo raggiungo
subito
dopo.
“Contento? Hai seminato abbastanza caos?”
“Ho fatto solo divertire le persone,
cos’è la vita senza
un pizzico di imprevisto?
Tu piuttosto! Belle le decorazioni agli alberi, non avevo
mai pensato di farlo.”
“Beh, sei un ragazzo e non pensi a certe cose.
Ho pensato che sarebbe stato carino decorare un po’ la
città con il ghiaccio per mostrare che non è solo
fonte di guai, ma anche di
bellezza.”
Lui guarda pensieroso un filo del telefono e comincia a
passeggiarci sopra congelandolo, non è come le mie
decorazioni, ma è abbastanza
elegante.
“Credo di capire perché Nord insisteva per avere
una
ragazza come aiutante, insieme ci completiamo, io sono il lato
impetuoso
dell’inverno e tu quello più magico e
poetico.”
“Forse, ma non è detto che io rimanga ad
aiutarti.”
“Perché? Oggi ti sei divertita, no?
Non negarlo perché mentiresti.”
Io rimango in silenzio.
“Cosa ti trattiene in quel castello, Elsa?
Adesso sei libera, davvero libera, non sei più la regina,
sei uno spirito che può scatenare il suo potere senza essere
visto e perciò non
possono più nemmeno chiamarti mostro.
Cosa ti impedisce di andartene?”
Io soppeso bene le parole.
“I ricordi, Jack. I ricordi sono molto importanti e
là ci
sono i miei con Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene.
Non posso abbandonarli lungo la strada come un fardello
non voluto.”
“Nessuno ti chiede questo.”
Questa volta è lui a rimanere un attimo in silenzio.
“Lo so che i ricordi sono molto importanti, per trecento
anni ho vissuto senza memoria, senza sapere chi fossi stato prima di
essere lo
spirito dell’inverno.
Mi sembrava di impazzire.
Ero solo, senza identità, i guardiani non credevano in
me.
Ero in una brutta situazione, quindi so cosa vuol dire
essere senza ricordi, perciò lasciati dire una cosa: i
ricordi non sono stipati
in un luogo, sono nella nostra mente.”
Mi tocca la fronte.
“Fanno parte di te e di quello che sei.
Non ti dimenticherai di Anna, Kristoff, Rapunzel, Eugene
e di chiunque tu abbia incontrato nella tua vita perché non
sarai più nel tuo
castello. Non conosco Anna, ma credo che – come tutte le
sorelle – vorrebbe che
tu andassi avanti e fossi felice.”
“Come posso essere felice se non ho più nessuno di
chi mi è caro accanto?
Io pensavo di essere rimasta sotto forma di spirito per
aiutare Arendelle, ma adesso?
Arendelle va avanti senza di me e io sono sola e non credo
che scatenare tempeste nel mondo mi possa aiutare. Sai cosa mi
renderebbe
davvero felice?
Raccontare ad Anna quello che ho fatto oggi, ma non posso
perché lei non c’è.”
Sbotto.
La mia sorellina mi manca da morire e mi sento male per
tutti gli anni che l’ho esclusa dalla mia vita a causa del
mio poteri, se
avessi saputo che potevo davvero controllarli con il suo aiuto e che
avrei
vissuto così poco non l’avrei fatto.
Il destino è un gran bastardo certe volte.
Volo via irritata e scateno tempeste di neve a random nel
mio viaggio di ritorno verso il polo nord senza curarmi che Jack mi
segua o
meno. Quando finalmente arrivo alla residenza di Nord i
big foot mi informano a modo loro che lui è
nel suo studio a dedicarsi al suo hobby e io non ritengo necessario
disturbarlo.
Mi dirigo in camera mi e mi butto sul letto stremata,
chiedendomi per l’ennesima volta che cosa ci faccia qui.
Per un solo glorioso attimo mi era sembrato di capirlo,
ma poi è sparito tutto come neve al sole, non so a cosa
possa servire la mia
presenza. Ok, ho decorato gli alberi con la brina e Jack non ci aveva
mai
pensato.
Adesso che lo sa può pensarci lui da solo, no?
Non ha bisogno di qualcuno che lo faccia al posto suo, è
o non è il dannato spirito dell’inverno?
Qualcuno bussa delicatamente e io alzo gli occhi, la
figura imponente di Nord si staglia appoggiata allo stipite della porta.
“Tutto bene, Elsa?”
“No, per niente. Mi manca il mio castello e mi manca
Anna.”
“Quello è normale, hai vissuto lì per
tanto tempo e le persone che ci amano e
non sono più con noi ci mancheranno sempre.”
Si siede alla sedia della mia scrivania.
“Come è andata oggi?”
“Non saprei dirtelo.”
“Prova dall’inizio.”
“Mi ha fatto conoscere Jamie, il primo bambino che lo ha
visto, e lui ha subito pensato che fossi la ragazza di Jack.”
Nord scoppia a ridere.
“Cosa c’è di divertente?”
“Quel bambino è divertente.”
“Se lo dici tu. In ogni caso Jamie è andato a
giocare con
i suoi amici e mentre io e Jack passeggiavamo ho visto una ragazza che
era la
coppia di Anna. Jack mi ha detto che è una sua discendente,
mi ha comprato un
cappuccino ed è riuscito a coinvolgermi in una battaglia di
palle di neve.
Poi ha iniziato ad andare male, mentre eravamo sopra la
città gli ho detto che da piccola lo vedevo, lui
c’è rimasto male, così gli ho
proposto di scatenare una tempesta di neve.
È andato di nuovo bene, volavamo tranquilli per le vie
della città, lui seminava caos e io decoravo gli alberi con
la brina, lui mi ha
detto che capiva perché i guardiani volessero che lo
aiutassi.
Poi… Io non so cosa mi sia successo, ho avuto un attacco
di nostalgia per il castello e per Anna. Lui mi ha detto che i ricordi
non si
stipano in un luogo, ma sono dentro la nostra testa e io me la sono
presa.
Me ne sono andata e l’ho lasciato lì.”
Nord sorride comprensivo.
“Hai solo bisogno di abituarti a questa vita, sono sicuro
che andrà bene.”
“Come fai a dirlo?”
Lui appoggia le mani sulla sua pancia.
“Lo sento in mia pancia.”
“Eh?”
“Quando l’uomo della luna ha scelto Jack come nuovo
guardiano tutti pensavano
che fosse impazzito, soprattutto Calmoniglio. Sai, loro due avevano in
sospeso
un vecchio conto in cui aveva Jack aveva fatto nevicare durante la
domenica di
Pasqua dell’68.
Sandy e Dentolina non erano così pessimisti, ma
Calmoniglio…
Io però in mia pancia sentivo che sarebbe andato tutto
bene ed è andato tutto bene, Jack ha salvato la nostra
stessa esistenza ed è
diventato un buon guardiano a dispetto delle previsioni di tutti, delle
sue
soprattutto.
Adesso tu non credi che potrai aiutarlo, che sei nel
posto sbagliato, ma se uomo della luna ti ha convocato qui lo ha fatto
per un
motivo. Ha letto qualcosa nel tuo cuore, ha visto il tuo centro e ha
deciso che
dovevi condividerlo con tutti perché il mondo aveva bisogno
anche di te.
So che adesso non ci credi, ma presto lo farai. Come
tutti noi scoprirai qual è quella caratteristica unica che
hai e sarai felice.”
Io sorrido incerta.
Non credo che il mondo abbia bisogno di me o non sarei
stata dimenticata per così tempo.
“Bevi una cioccolata, mangia un dolcetto e ti sentirai
meglio.”
“Se lo dici tu.”
“Lo dico lo dico. Adesso ti mando gli elfi con il
cibo.”
“Va bene.”
Nord se ne va dalla mia stanza e io rimango sdraiata a letto pensando
alle sue
parole e a quelle di Jack.
Servo a qualcosa nel mondo – non si sa bene ancora a che
cosa, ma servo – e i miei ricordi non sbiadiranno
perché sono lontana da casa.
Vorrei solo sapere il perché di questa scelta, forse
starei meglio e mi sentirei meno piena di dubbi, saprei come agire. Ora
sono
disorientata e priva di punti di riferimento, una barchetta in balia
delle onde
di un fato sconosciuto.
Gli elfi arrivano come previsto e mi lascano un vassoio
con una tazza di cioccolata calda e dei cookies, io la prendo in mano e
la
assaggio, è già perfettamente zuccherata.
Fuori il cielo è dipinto dai colori a volte tenui a volte
forti dell’aurora boreale, l’azzurro, il verde, il
giallo, il verde mare e a
volte strisce di rosso si mischiano perfettamente.
Sembra quasi una rappresentazione della vita delle
persone, cosa siamo in fondo?
Un filo di colore intessuto insieme a tanti altri e
insieme formiamo una vita, noi e le persone che la vivono con noi.
Ormai da
tanto tempo la mia vita è formata da un unico colore, come
un cielo dal blu più
splendente, ma freddo. Un qualcosa che ha forgiato una
personalità d’acciaio,
ma allo stesso tempo una corazza che mi impedisce di vivere.
Mangio un biscotto e mi viene voglia di mangiarne uno al
cocco, quando andavo da Rapunzel li mangiavo sempre.
Davvero vuoi mangiare qualcosa che ti ricordi il passato?
Non è ora di andare avanti?
Mi dice una voce nella mia testa.
Sì, voglio mangiare qualcosa che mangiavo in passato per
capire se ha ancora lo stesso sapore o mi evocherà le stesse
sensazioni. È una
specie di test per capire se sono cambiata o meno.
Un elfo passa davanti alla mia camera, è il momento
giusto.
“Ehi! Ehi, piccolo! Vieni qui!”
Lui si avvicina tintinnando.
“Me lo faresti un favore?”
Lui annuisce.
“Mi porteresti qualche biscotto al cocco?”
Lui annuisce di nuovo e sparisce, per poi tornare con un piatto di
biscotti
caldi e fragranti.
Probabilmente sfornano sempre biscotti e sospetto che
Nord abbia un discreto appetito.
“Grazie mille.”
L’elfo mi guarda un attimo smarrito e poi annuisce e se
ne va.
Probabilmente non è abituato a essere ringraziato.
Prendo in mano un biscotto e
gli do un morso, immediatamente il sapore
dolce del cocco mi fa pensare a spiagge bianche e mari cristallini, al
sole e
alle palme, poi all’improvviso appare il volto di Jack.
Cosa c’entra Jack Frost con il cocco?
Non lo so, forse perché lui in qualche modo è
solare pur
avendo il ghiaccio come elemento, ha qualcosa dentro di sé
che lo rende caldo.
All’improvviso mi rendo conto che non provo più
nostalgia
di qualcosa che non ho mai conosciuto, non ho visitato i Caraibi, come
è
possibile?
Li voglio ancora visitare, ma non sento nostalgia.
Forse non avevo nostalgia dei Caraibi, ma del calore come
concetto e Jack me
ne ha dato.
Mi prendo la testa tra le mani.
Stando da sola per tanti anni ho preso l’abitudine di
filosofeggiare come un’eremita e oggi non faccio eccezione,
solo che mi sento
confusa e ho mal di testa.
Meglio che me ne vada a letto.
Penso che riposare sia la cosa migliore, dicono che
dormirci su non faccia mai male.
Chiudo la porta, mi metto un pigiama e mi infilo sotto le
coperte: c’è un calore piacevole anche per una che
ama il freddo e che è fatta
di freddo come me.
Lascio vagare i miei pensieri in un caleidoscopio fatto
di ricordi di infanzia, di Arendelle, di spiagge tropicali, cieli rosa,
aurore
boreali, mari azzurri, quello che ho vissuto stamattina.
Nei caleidoscopi tutto si muove, come impazzito e ruota,
ruota fino a creare una spirale ipnotica che ti fa perdere la
cognizione del
tempo e dello spazio. Solo i colori, le gemme che vorticano cantano.
E io seguo il movimento fino a che le palpebre si fanno
pesanti e faccio fatica a tenere aperti gli occhi, sbadiglio un paio di
volte
poi mi lascio andare tra le braccia di Morfeo cullata dalla spirale di
colore.
Oggi è stata una lunga giornata secondo i miei standard e
ho bisogno di riposo fisico e mentale.
E tutto continua a ruotare: stelle, galassie, pianeti e i
miei sogni.
Angolo di Layla
RingrazioZouzoufan7 per la recensione, mi ha fatto davvero piacere :)Spero che apprezzerai anche questo capitolo.