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Autore: nikita82roma    23/05/2017    3 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Uscirono tutti dall’ufficio lasciando Castle e Beckett da soli. Kate si strinse a Rick che la lasciò sfogare il pianto e i ricordi. Nel suo abbraccio provò a riprendersi dall’onda emotiva di sentire di nuovo la voce di sua madre dopo tanto tempo. Aveva sempre evitato di riprendere in mano i vecchi nastri di riprese che avevano immortalato le loro vacanze. Negli anni si era convinta che il suo ricordo si stava affievolendo, che il suono della sua voce si stava perdendo nella sua memoria ed invece era bastato un attimo per farla ritornare viva e presente in lei. 

Nelle parole di sua madre c’era tutto quello che le avevano sempre detto a cui lei non aveva mai voluto credere, convinta che l’unica cosa che l’avrebbe resa felice era la verità, ricercata a qualunque costo, quella ricerca per la quale aveva abbandonato l’università, cambiato vita, entrata in accademia e diventata poliziotto. Non rimpiangeva nulla delle scelte fatte, non adesso che con gli occhi chiusi sentiva il profumo di Castle avvolgerla e rassicurarla. Ogni scelta che aveva fatto l’aveva portata lì ed era il posto giusto dove essere. Lo aveva capito forse troppo tardi, ma era certa adesso. Non c’era altro posto dove avrebbe voluto essere e non avrebbe mai più sacrificato la sua felicità, per nulla al mondo, e la sua felicità era lui, era Castle. 

Sentì le labbra di Rick poggiarsi sulla sua fronte ed un brivido percorse tutto il suo corpo, forse lui se ne era accorto, perché la strinse di più, cullandola tra le sue braccia come un cucciolo spaurito.

- Forse dovremmo andare a casa, che ne dici? - Le chiese dolcemente.

- Sì, forse sì… - Rispose arrendevole. Si sentì improvvisamente stanca di tutto, non di quei giorni, stanca di 15 anni di lotte, di fughe, di ricerche.

 

La Gates l’aveva fermata poco prima che uscisse. Le aveva detto che avrebbero tenuto in nastro come prova, ma che se voleva potevano farle una copia della “seconda parte”. Lei annuì solamente, ancora confusa. Non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di ascoltarlo ancora o forse sì, l’avrebbe consumato a furia di sentirlo. 

L’appartamento di Beckett era ancora sottosopra, sulla porta il nastro della polizia che tirò via con rabbia e dentro i segni evidenti di quella perquisizione. Si sentì violata, sentì che la loro vita e la loro intimità lo era stata. Avrebbe voluto andare a prendere McLaurin e fargliela pagare personalmente, ma in quel momento non aveva la forza fisica e mentale di fronteggiare nessuno. Dovette ancora una volta ringraziare Castle che con molta più pazienza di quanta ne aveva lei sistemò alla meglio alcuni spazi della casa, togliendo di mezzo gran parte di quello che era stato rovesciato senza alcuna cura. Rick le aveva promesso che avrebbe mandato a controllare anche nel loro nuovo appartamento e lo avrebbe fatto rimettere a posto, così come doveva fare con il loft. Kate si sentì in dovere di chiamare suo padre e raccontargli del nastro. Beckett si chiuse in camera e Rick per un po’ stette ad ascoltare i suoi discorsi, ma poi decise che era meglio lasciarle la giusta privacy, erano discorsi tra padre e figlia e lui non doveva entrarci. Ne approfittò per chiamare Alexis e sua madre, scusandosi se negli ultimi giorni si era fatto sentire poco, inventando una missione sotto copertura con Beckett ed in fondo non era tanto lontano dalla realtà.

Kate uscì dalla sua camera con il telefono in mano che tamburellava sul palmo. Si andò a sedere vicino a Rick sul divano accoccolandosi sul suo fianco, lasciando che lui la abbracciasse e le desse quell’umano conforto di cui sentiva di avere estremo bisogno: quel giorno così lungo era stato un perfetto giro sulle montagne russe delle emozioni.

- Non hai nulla da chiedermi? - Chiese Kate aspettando qualche domanda da un insolito, silenzioso, Rick.

- No, se tu non hai nulla da dirmi. 

- Sto bene. - Si affrettò a precisare - È solo tutto molto strano. Papà mi ha detto “Te lo avevo detto Katie!” e mi ha fatto sorridere, perché di solito questo era quello che diceva mamma ogni volta che combinavo qualche guaio. Quindici anni fa ero molto diversa, Castle. Non ero la Kate di oggi. Non so come mamma possa aver detto certe cose di me conoscendo solo quella Kate lì.

- Perché tua madre ti conosceva bene e vedeva dentro di te quella che tu non vedevi. Lei vedeva oltre, vedeva già la donna che saresti diventata, lo intuiva. Come quando hai tra le mani il bocciolo di un fiore e già lo vedi bellissimo quando sarà aperto.

- Sai oggi, anche se Bracken non è stato ancora catturato, mi sento come se avessi chiuso un cerchio. Perché vedi Castle, arrestare lui è importante, perché non deve nuocere più a nessuno, però oggi finalmente tutti sanno la verità e l’omicidio di mia madre non è più catalogato come qualcosa di casuale, trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Oggi c’è una verità ed è che Johanna Beckett è stata uccisa per le sue idee, per le sue battaglie, per la sua voglia di verità. Oggi mia madre ha avuto la sua verità. Ho combattuto anni per questo, contro tutti quelli che mi dicevano di lasciar perdere, che non ne valeva la pena, ed invece oggi mia madre ha avuto la sua verità, non è stata una sfortunata passante, ma una vittima di un sistema ignobile al quale voleva ribellarsi portando alla luce una verità scomoda.

- E questo come ti fa sentire?

- Bene. Nel senso che sono felice di questo, però in tutti questi anni ho sempre pensato che quel senso di vuoto che avevo dentro, quell’inquietudine che mi accompagnava, dipendesse dalla mancanza di verità, da quel delitto insoluto. Invece non si è riempito nulla, quel vuoto c’è sempre, fa sempre male allo stesso modo.

- Quella è la sua mancanza, Kate. Ti mancherà sempre, però credo che dovresti dare ascolto alle sue parole. Provare ad essere veramente felice, vivere la tua vita liberamente, senza più farti ossessionare e condizionare da questo peso. Sono sicuro che è la cosa che la renderebbe più felice oggi. E credimi, non te lo dico perché parte in causa, te lo direi in ogni caso, perché ne sono convinto. Tu meriti di essere felice, ed io se me lo permetterai, farò di tutto per farti felice sempre. 

Beckett sapeva che le parole di Castle erano vere, che quella era una promessa sincera, perché gliene aveva già dato prova più volte. Non gli rispose a parole, ma si strinse al suo petto, lo baciò sul collo e chiuse gli occhi, completamente senza difese tra le sue braccia. Era questa la felicità che voleva lei, quella che le bastava, era vivere una storia d’amore in modo normale, senza limitazioni, era la consapevolezza che era quella la vita che voleva. Era passato quasi un anno da quando lo aveva cacciato da quello stesso appartamento, parlando della sua vita ed escludendolo ed ora non riusciva ad immaginare alcun tipo di vita senza di lui. Si era lasciata andare a qualcosa che forse era inevitabile e che solo lei cercava di allontanare, non sentendosi pronta a farsi travolgere da un sentimento così totalizzante come era quello che provava per lui, perché forse in fondo lo aveva sempre saputo, da quella prima volta che lo aveva lasciato in quel vicolo, che tra loro non sarebbe mai potuto essere qualcosa di normale, perché lui non avrebbe mai immaginato quanto sarebbe stato bello, ma nemmeno lei, o forse sì e per questo lo respingeva. Perché ancora una volta aveva avuto ragione lui, lei aveva paura di essere felice, paura che la felicità le venisse portata via. Molti dicono che innamorarsi è facile e si diventa deboli, lei invece era convinta del contrario, ci voleva coraggio ad innamorarsi ed ancora di più ad amare, ci voleva tanto coraggio ad accettare che la propria vita fosse legata in modo indissolubile a quella di un’altra persona. Stare soli era più facile, non bisognava rendere conto a nessuno né praticamente né emotivamente.

- Sai cosa ho capito Castle? 

- Se vuoi dire che non puoi vivere senza un uomo del mio fascino vicino lo so, ti capisco. - Disse cercando di stemperare quel clima fortemente emotivo che si era creato e la fece sorridere, come sempre, quando faceva il buffone, anche se spesso la voglia di fargli del male prevaleva.

- Oltre quello, naturalmente, perché non vorrei intaccare il tuo ego - Gli sorrise nascondendosi tra le pieghe della sua camicia

- Ok, cosa altro hai capito?

- Che ci sono cose per le quali non vale la pena morire e ci sono delle persone, invece, per le quali vale la pena vivere, sempre, nonostante tutto. 

- Io rientro nella seconda categoria! - Esclamò gonfiandosi il petto, facendo finta di non essere estremamente commosso dalle sue parole.

- No, Castle. Tu sei di più. Sei una persona per la quale vale la pena vivere e morire. - Nel tono di Kate c’era dolcezza e sicurezza, c’era la consapevolezza che fece tremare Rick, perché mai come in quel momento percepiva chiaro il suo l’amore e forse lo aveva già pensato, ma ora era diverso, perché non sentiva più alcuna sfumatura di paura, ma solo la pienezza del suo sentimento.

- Non lo dire nemmeno per scherzo. Non potrei mai vivere senza di te. - Forse Beckett fino a qualche tempo prima avrebbe considerato quella di Castle una frase fatta, ma in quel momento sapeva che era assolutamente vera, perché era la stessa cosa che pensava anche lei.

- Sono pronta Castle. Oggi sono pronta. Per amarti come meriti, per vivere la nostra storia come dovrei,  per essere quella me stessa che pensavo di non poter essere più, per pensare al mio futuro, anzi al nostro futuro. Non sarei mai arrivata a tutto questo senza di te.

 

 

Quella sera per Rick e Kate era stata un sogno, per lei perché aveva finalmente preso consapevolezza di se stessa, perché sentire a distanza di tanti anni le parole di sua madre l’avevano aiutata ad abbattere le ultime barriere dietro le quali ancora tentava di rifugiarsi, ma lo era stata forse ancora di più per lui, perché quella donna che era vicino a lui, gli aveva finalmente detto tutto quello che aveva sempre voluto sentire, perché sapeva che ora Beckett era veramente libera dalle sue ossessioni. Catturare Bracken era solo quello che dovevano fare per vivere tranquilli, per assicurare un criminale spietato alla giustizia, ma questo non aveva più implicazioni sulla sua mente.

Il risveglio dal sogno, però fu un incubo in piena regola. Esposito aveva chiamato Beckett all’alba. Una furgone aveva scaricato un scacco nero lanciandolo dallo sportello posteriore nel parco di una scuola tra la Houston e la Essex ed era ripartito a tutta velocità. Lo avevano notato due fattorini che stavano scaricando la merce in un coffee shop niente targa, niente segnali identificativi. Dal sacco sporgeva una mano dalla quale era rotolato fuori un distintivo. Esposito le aveva detto questo, ma i pensieri di tutti erano andati in un’unica direzione.

Avevano mantenuto tutti un briciolo di speranza fino a quando non erano giunti lì. Era stata avvisata anche la Gates e li aveva raggiunti. Erano tutti esperti, nel corso degli anni avevano visto centinaia di scene del crimine, tutti, anche Castle negli ultimi anni aveva accumulato una certa esperienza, ma quello che si rivelò ai loro occhi era uno spettacolo che difficilmente avrebbero dimenticato. Era difficile riconoscere i tratti di Price in quel corpo era stato picchiato, orrendamente sfigurato sul volto e sul corpo. Dai vestiti strappati si vedevano segni di tagli e bruciature, oltre quelli degli spari che avevano sentito anche nei nastri. Nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi e l’incombenza dopo che due agenti avevano aperto il sacco, toccò a Lanie, quella che fece i primi rilievi sul corpo. Mantenere i nervi saldi, la rabbia ed il dolore fu difficile per tutti e non tutti ci riuscirono. Anche se inizialmente non era stato facile lavorare con Price per tutta la squadra, era diventato uno di loro ed era stato ucciso in modo efferato. Lanie spostò il suo volto, rivelando quello che era stato il colpo mortale, al lato della testa, la fine delle sue sofferenze, pensò in moto di compassione.

- Le ferite sono tutte pre mortem. Fatte in periodi diversi, non hanno tutte la stessa cicatrizzazione. - Disse la dottoressa rialzandosi dal corpo.

- Da quanto è morto? - Chiese la Gates

- Indicativamente cinque o sei ore fa. 

Il capitano sospirò profondamente. In cuor suo aveva sperato molto prima. Mente davano disposizioni per far portare il corpo in laboratorio, notarono nell’altra mano, quella rimasta sotto il fianco, un foglio di carta. Esposito si avvicinò indossati i guanti e lo prese. Dalla smorfia che fece appena lo lesse gli amici capirono subito che c’era qualcosa che non andava.

- Beckett… è per te…. - Le fece vedere il pezzo di carta ripiegato su se stesso la scritta sul davanti “Per il Detective Beckett”. 

Kate infilò un paio di guanti e lo prese dalle mani dell’amico. Lo aprì tremante, mentre Rick l’aveva raggiunta alle sue spalle: “Il prossimo sarà Castle”. Fece cadere il foglio di carta che si adagiò sul corpo di Nick e si voltò a guardare Castle con gli occhi terrorizzati: anche lui aveva letto il contenuto ed anche lui era preoccupato, ma si fece forza, per lei, cercando di dissimulare.

- Vogliono solo spaventarci Kate. Non gliela dare vinta. - Le disse mentre lei annuiva: sapeva che lui aveva ragione ma non poteva non essere atterrita.

- Dobbiamo prendere quei bastardi di Simmons e di Bracken - Ruggì Esposito che faticava a trattenere la rabbia andando via con Ryan mentre il corpo di Nick veniva caricato nel furgone destinato al laboratorio di Lanie.

- Signor Castle… - La Gates si era avvicinata a loro con passi lenti ma decisi, come se in quel breve spostamento stesse cercando le parole adatte per esprimere il suo pensiero. - Signor Castle, credo che sia opportuno prendere delle accortezze.

- No, capitano, basta. Simmons o chi per lui vuole solo minacciarci per farci vivere nella paura e condizionare le nostre vite. Non gli darò questa possibilità. Non glielo permetterò. - La sua voce decisa e sicura provocò nel capitano un’alzata di spalle rassegnata. Non era da lei mettersi così in disparte, soprattutto quando riteneva la scelta sbagliata, ma in cuor suo sapeva di non potergli imporre altro, le sembrava che avessero già vissuto abbastanza condizionati dalle scelte altrui, anche dalle sue: Castle era adulto e perfettamente consapevole di cosa comportava quella situazione.

- Andiamo. Non abbiamo più niente da fare qui. - Kate si incamminò prima degli altri verso la loro auto raggiunta subito dopo da Castle che accennò una corsa per essere al suo fianco.

- Va tutto bene. - gli disse appena furono soli

- No che non va tutto bene. Sarei preoccupato se credessi veramente che per te va tutto bene.

- Ok, non va bene nulla, Castle. Meglio? - Il traffico che si era improvvisamente materializzato in città non aiutava e fare quella discussione in auto, fermi tra le altre auto imbottigliate dove sconosciuti di tanto in tanto spiavano annoiati dai finestrini quello che stavano facendo, per trovare una qualche distrazione nel traffico che era per lo più impicciarsi delle vite degli altri.

- Se Simmons si riduce a questo tipo di minacce vuol dire che non ha niente in mano. Vuole solo farti perdere la calma, come quando ti aveva provocato in sala interrogatori qualche tempo fa, ti ricordi? Vuole che tu non sia lucida, perché ti teme. Non glielo permettere. Io poi sono al sicuro, c’è la migliore poliziotta della città a difendermi.

Riuscì a strapparle un sorriso, prima che ripartissero di nuovo per fermarsi ancora dopo pochi metri e il distretto era ancora lontano.

 

Lanie l’aveva chiamata nel pomeriggio. Aveva finito con Nick e le avrebbe fatto avere il suo referto. Kate, però, le disse che sarebbe andato a prenderlo di persona e così dopo poco era nel suo laboratorio, pulito come uno specchio dove non c’era traccia di nulla di quello che aveva fatto. 

La dottoressa le porse una cartellina con dentro i fogli del suo lavoro, ma Beckett nemmeno li guardò.

- Dov’è? - Chiese all’amica.

- Sei sicura che lo vuoi vedere? - La dottoressa era preoccupata dell’effetto che potesse avere su di lei.

- Sì, Lanie. Sono sicura. Io… gli devo molto. Merita almeno un saluto.

La dottoressa Parish si diresse verso la parete e da una delle celle fece scivolare fuori il ripiano con il corpo del detective Price: aveva fatto del suo meglio per non sfigurarlo oltremodo. Si fece in disparte lasciandola vicino a Nick. A Kate sembrava quasi che sorridesse. Gli accarezzò il volto e poi gli sussurrò il suo saluto.

- Grazie Detective Nicholas Price, di tutto. Ora sei finalmente libero di stare con la tua Claire ed amarla per sempre.

   
 
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