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Autore: fosca_flowers    23/05/2017    0 recensioni
"Io ho sempre saputo che Manolo non era, insomma, non era del nostro mondo. Lui era una creatura invisibile, che io avevo evocato e di cui io, solo io, potevo prendermi cura. E lui era stato messo al mondo da me per aiutarmi, per tenermi ancora in vita per quel poco che mi restava."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Era un tardo pomeriggio, la fioca luce invernale a malapena si affacciava alla nostra finestra, mentre io restavo rannicchiata sul letto. I suoi capelli morbidi e color del fieno mi solleticavano appena la spalla, mentre la sua mano destra esplorava, dietro di me, la mia schiena sotto la maglietta. Mi sussurrò di girarmi ed io, con ancora gli occhi chiusi, mi voltai per tuffarmi nel suo sguardo. Potevo, nonostante avessi gli occhi chiusi, distinguere chiaramente, come si percepisce il calore, ogni sua lentiggine. Iniziò a baciarmi dolcemente e ad accarezzarmi una guancia, mentre la mano destra continuava a percorrere la mia schiena. «I miei sono nella stanza accanto, ti ricordo» sussurrai, mentre sospiravo di piacere per il fresco della sua mano sulla mia pelle. «E se ti dicessi che non mi importa?» disse scendendo con le labbra sul mio collo. Sussurrai il suo nome, strizzando gli occhi per non spezzare l’incantesimo che avevo creato, per continuare a guardarlo. Ma la mia stessa voce mi fece trasalire, risvegliandomi dal sogno. Non c’era nessuno con me, ero sola. Lui non esisteva. Me ne accorsi e piansi lacrime amare. Immagino che avrete pensato di star leggendo un racconto erotico soft per adolescenti. Poi avrete letto le ultime frasi e avrete capito che c’era qualcosa che non andava. In effetti era così, io e Manolo (questo è il nome del mio ragazzo) avevamo un sostanziale problema: lui era frutto della mia fantasia. E vi svelo un altro segreto, la storiella che avete sentito prima era soltanto pura finzione letteraria, volevo conquistare la vostra approvazione scrivendo qualcosa di romantico e che potesse risultare interessante per voi imberbi. Con ciò, non sto dicendo che non ci sia un fondo di verità, ma intendo spiegarvi che io ho sempre saputo che Manolo non era, insomma, non era del nostro mondo. Lui era una creatura invisibile, che io avevo evocato e di cui io, solo io, potevo prendermi cura. E lui era stato messo al mondo da me per aiutarmi, per tenermi ancora in vita per quel poco che mi restava. Ma iniziamo con ordine. Manolo non è apparso magicamente tra le lenzuola del mio letto come vi starete aspettando, ma è stata un’idea maturata con il tempo. Avete presente quando una coppia riflette sulla scelta di avere un bambino o meno, e tiene in considerazione, per esempio, se saranno in grado di prendersene cura? Ed io, mi chiedevo, avrei potuto prendermi cura di una creatura invisibile? Ne sarei stata capace? Capii che ero pronta quando un giorno mia madre mi disse «Tu hai un amore infinito da dare, e fortunato sarà chi ti sposerà.» Quindi ero in grado, secondo lei, di amare e di proteggere! Il giorno dopo, mentre aspettavo il treno in metropolitana, il 14 dicembre 2016, arrivò lui. Era alto circa un metro e novantacinque (novantatre, mi disse poi lui), era biondo e aveva gli occhi azzurri. Ciò che mi colpì di più di lui fu il firmamento, la costellazione di nei che si stagliava sulla sua pelle candida, anche sul viso, dai lineamenti estremamente delicati e quasi femminili, e la sua magrezza, tanto che avevo paura che, all’arrivo del treno, il vento l’avrebbe spazzato via. Stringeva Goethe, “I dolori del giovane Werther”, in una mano, e l’altra ricadeva mollemente lungo i fianchi. Si accorse che lo guardavo e mi sorrise, senza dire nulla. Salimmo sullo stesso vagone del treno, e continuammo a guardarci in silenzio. In cuor mio sapevo che non avrei potuto rivolgergli la parola in pubblico, dunque preferii aspettare. Consapevole del fatto che mi avrebbe seguita, continuai per la mia strada, guidandolo con i miei piccoli passi, mentre lui, teneramente, rimpiccioliva i suoi per non superarmi. Quando mi voltai per vedere se mi seguiva, mi accorsi che lui, timidamente, cercava nel mio sguardo una conferma, il permesso per continuare a camminare dietro di me. Gli feci un piccolo cenno del capo, e mi voltai riportando i miei occhi alla strada. Non esito a dire che quelli furono i quindici minuti più belli della mia vita: mi capirete quando, la persona di cui vi siete innamorati a prima vista, e perdutamente, starà pregustando con voi l’attesa del vostro primo bacio. Arrivammo al vialetto desolato del mio palazzo, anch’esso desolato, e ci sedemmo ai piedi di un pesco rinsecchito, che ormai del pesco non aveva neanche più il vago odore. Ma questo non ha importanza, che importa a voi del pesco, che importa a me del pesco? Guardandomi negli occhi pronunciò, con la voce più soave che avessi mai udito, tali parole «Perdonami, ma penso di essermi innamorato di te e di non poter esprimere a parole le sensazioni che ho provato quando ti ho visto. È comune per gli innamorati dire che i loro sentimenti sono ineffabili, ma in questo caso neanche Leopardi riuscirebbe ad esprimere quello che provo per te.» Arrossii violentemente ed ebbi il coraggio di dire solamente «Non immagini quanto vorrei che tu fossi mio, in questo momento» «Ma io sono tuo» rispose lui, si accostò a me e mi baciò. Avete presente i bastoncini scintillanti che si bruciano a capodanno? Il mio cuore sfrigolava e palpitava esattamente in quel modo, mentre il ragazzo dei miei sogni continuava a baciarmi, e quando gli posai una mano sul petto sentii distintamente il suo battito accelerato. Quando ci staccammo ci alzammo, ci prendemmo per mano e ci avviammo per il vialetto spoglio. ------------------------------------------------------------------------------------ Penso che l'avrete capito, il ragazzo della protagonista è... immaginario
   
 
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