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Autore: VogonPoet    23/05/2017    1 recensioni
Dicono che quando uno trova il vero amore, il tempo si fermi.
Ecco, questa è una cosa che non ho mai capito. Quella del tempo che si ferma, intendo. Oddio, forse anche quella del vero amore, ma quella è tutt'altra storia.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Dicono che quando uno trova il vero amore, il tempo si fermi.
Ecco, questa è una cosa che non ho mai capito. Quella del tempo che si ferma, intendo.
Oddio, forse anche quella del vero amore, ma quella è tutt'altra storia.

 
-Parte 1-
 
Quando ero bambino ci pensavo un sacco, al tempo. Mi immaginavo come sarebbe stato fermarlo. Rimanere lì, imbambolato, a guardare le cose perfettamente immobili. Che poi, mi chiedevo, chissà se quando fermi il tempo puoi spostare gli oggetti. Quella classica scena in quel film in cui lui sposta i popcorn con la mano mentre guarda dritto negli occhi il suo vero amore, quella mi ha sempre lasciato perplesso. Secondo me, se il tempo si ferma allora tutto è fermo. Tutto, naturalmente, tranne te. Che ti muovi, te ne vai in giro, ma non puoi fare nulla, perchè tutto è cristallizzato lì, a mezz'aria. Facce in smorfie che non credevi possibili, vecchi soprammobili in bilico tra il loro posto e l'inevitabile rovina sul parquet.
Un'altra cosa che mi ha sempre stupito del fermare il tempo è che chissà se è mai successo. Voglio dire, magari qualcuno lo ha fermato e noi siamo stati immobili per ore, mesi, magari anni, mentre qualcuno gironzolava per il mondo. E poi, quando questo qualcuno ha fatto ripartire tutta la faccenda, eccoci di nuovo impegnati nelle piccole cose di tutti i giorni, come se nulla fosse mai accaduto.
 
Ora, questa cosa è una cosa che chiunque con un minimo di tempo da perdere può pensare. Perlomeno, è il genere di cosa che se ti capita di pensarci – che so – mentre stai cagando – allora lasci vagare la fantasia e ti ci perdi.
Il problema è che io la stavo pensando in tutt'altro contesto. Precisamente, in quei tre-quattro secondi che passano dal momento “ok ora la saluto e vado a casa, mi stappo una birra e mi metto a letto” alla realizzazione, spesso strana, che ti dice che anche se per te un appuntamento non è stato il massimo, non è sempre detto che per lei sia lo stesso.
 
Lei era lì, davanti a me. Vicina. Così vicina che potevo vedere nelle lenti dei suoi occhiali il riflesso di quel brufolo bruttissimo che ho sulla fronte da un paio di giorni.
Così vicino che sentivo il suo respiro leggermente agitato, sulle mie guance.
Era caldo di cose buone. Caldo come quel soffio d'aria che ti accoglie quando, in una giornata d'inverno, entri a casa di qualcuno a cui vuoi bene dopo un viaggio infinito.
Caldo come un abbraccio che attendi da tanto e che, quando arriva, proprio non te lo aspetti e rimani lì, come un bischero, a chiederti se devi stringere di più o se va bene così.
Quello era il momento in cui pensavo a tutte queste cose sul fermare il tempo.
Questa è una storia che è successa in quattro secondi circa.
 
Quei quattro secondi che passano tra i respiri agitati prima di un bacio.
 
-Parte 2-
 
Non sono un bel ragazzo. Non lo sono e basta. Sono il classico tipo neutro. Magari, ecco, vengo bene in qualche foto ma finisce lì la storia. Niente di più, davvero. Forse potrei essere meglio: se curassi di più il mio aspetto fisico ne uscirei in modo perlomeno più dignitoso. Ma, in generale, non mi interessa. Dopo due o tre brutte scottature in ambito amoroso, non mi va di attirare l'attenzione.
Questo presupposto per dire che non faccio assolutamente nulla per essere attraente agli occhi delle ragazze.
 
Quindi, quando una ragazza che è venuta a lavorare nel tuo ufficio per circa un mese e con cui hai parlato si e no tre volte ti guarda negli occhi e ti chiede “vuoi uscire con me? non puoi che rimanere stupito. Ero sul terrazzo a fumare quando è successo. Ero lì, tranquillo, fumavo.
Lei esce tutta trafelata e mi dice che la faccio stare bene. Che non si sente così bene con un ragazzo da una vita.
 
Non mi sento un campione in queste cose. Ho messo in bocca la sigaretta che avevo in mano, ho tirato una boccata di fumo, poi l'ho soffiato verso l'orizzonte. “Forse non è meglio se prima ci conosciamo un attimo?”
Silenzio. Mi guarda. “Ma quindi è un si o un no?”
“Non lo so, diciamo che ci organizziamo?”
“Si o no?”
“Ci organizziamo, dai. Ok”.
 
Lei a quel punto è corsa via, forse a dirlo ai colleghi che frequenta più spesso. Io sono rimasto lì, con la sigaretta in mano, a pensare che queste cose non possono succedere alle nove di mattina, quando hai sei ore di sonno – e diverse notti insonni arretrate – e non sai neanche da che parte sei girato.
Ho spento la sigaretta e sono tornato al lavoro.
 
-Parte 3-
 
Background.
Ho perso qualcosa. Precisamente, un anno fa ho perso la mia ombra. È successo così, una mattina. Io mi sono alzato, lei non c’era più. È una cosa che non ho notato subito. Mi sono sentito più leggero e nel frattempo più pesante. Una sensazione strana, come stare sott’acqua.
Lì per lì non ci ho fatto troppo caso. Sarà andata a fare un giro, pensavo.
Fatto sta che, da quel giorno non è più tornata. Intendiamoci, non è una cosa che le persone notano. Nessuno ci fa caso quasi mai. Quando però succede, le persone si fermano a guardare e se ne stanno là, imbambolate, come se mi mancasse qualcosa che è naturalmente dovuto a tutti. Che ne so, come il naso. Mi fissano, aspettando che dica qualcosa. Io non dico mai nulla. Di fatto, non so neanche io perchè sia andata via. So solo che, appunto, una mattina era sparita.
Ora, perdere l’ombra non comporta niente di che. Nessun effetto collaterale, nessun particolare disturbo. Eccetto una piccola cosa.
Non sono un esperto di queste cose, sia chiaro. Però, in qualche misura, sembra che manchi la profondità delle cose. Delle relazioni, in particolar modo. Ho molti amici per cui darei l’anima, beninteso, ma quando si tratta di relazioni amorose, la faccenda si fa complessa.
È come se mi bloccassi. Come se le ombre di due persone vicine che, toccandosi, formano un unico, c’entrassero qualcosa con l’effettiva riuscita di una relazione. Sembra folle, però è così. Io non riesco ad avvicinarmi alle relazioni. Vado nel panico, mi perdo in pensieri, corro il rischio di pensare a me, senza mettere necessariamente davanti l’altro. Senza pensare a lei.
Non che sia egoista, semplicemente non riesco a toccare l’animo di chi mi è di fianco. Non entro in risonanza. Naturalmente, ho avuto qualche relazione da quando l’ombra è scappata. Ma sono sempre finite, perchè pareva che io fossi da qualche altra parte, incapace di prendermi cura dell’altra persona. Incapace di vivere la relazione in modo profondo.
È una cosa strana, a cui non ho dato peso per molto tempo, a cui neanche facevo caso. Ma alla lunga, forse è questo quello che mi manca. La possibilità di essere unito a chi mi ama, nell’abbraccio concreto di due ombre che si sovrappongono.
 
-Parte 4-
 
Presente.
Quel bacio era lì, nell’aria. Lo vedevo, mi chiamava. Mi diceva “ehi dai, che ti costa darle un bacio. È lì, davanti a te, non aspetta altro che quello. Poi, vedrai, sarà tutto in discesa.”
Non ho voluto crederci. Non questa volta. L’ho guardata negli occhi e le ho detto che non ho l’Ombra. Mi ha detto non importa, ci sono persone che hanno relazioni lunghissime anche senza Ombra. Mi sono fermato a pensare se la mia non fosse solo una scusa.
Una di quelle cose che ti racconti, quando ti rendi conto che le cose, per davvero, sono troppo difficili da affrontare.
Una maschera stupida per tutte quelle seghe mentali di insicurezza sul futuro che tutti noi ci facciamo in continuazione.
 
Ma che stronzata è quella dell’ Ombra, dopotutto. Mi sono guardato i piedi. Quella se ne stava lì, al suo posto, bella definita nel bagliore del lampione che illuminava quello strano abbraccio, in cui una ragazza aspettava un bacio ed io che, inebetito, mi fissavo i piedi.
È una scena strana, a vederla.
Lei mi ha guardato tristemente. Non se l’aspettava, una cosa così. Non si aspettava di avermi detto che per lei io ero speciale e sentirsi rispondere una cosa stupida come “io non ho l’Ombra.”
 A rifletterci, è una cosa piuttosto sciocca.
Ha fatto un passo indietro. La mia ombra non si è mossa di un millimetro. La sua, invece, sembrava più piccola.
 
 
Le ho preso la mano. Non sapevo bene che fare, ma tanto chi lo sa mai.
Le ho preso la mano e l’altra gliela ho passata sulla nuca, tra i capelli morbidi e castani.
L’ho presa così e le ho dato un bacio. Senza preavviso.
La parte di me razionale ha pensato “Ecco, hai fatto una cazzata. E ora?”
Il resto di me ha pensato solo che è bello, se qualcuno ti dà amore, provare a ricambiare.
 
Siamo rimasti avvolti in quel bacio per chissà quanto tempo.
Sotto i nostri piedi, non si distingueva più quale ombra appartenesse a chi.
 
 
 
   
 
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