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Autore: Liv49    23/05/2017    0 recensioni
Avete mai immaginato come sarebbe la storia di Ade e Persefone se fosse ambientata ai giorni nostri? Cosa succederebbe se Persefone fosse una ragazza distrutta dalla perdita e Ade un uomo rassegnato alla vita? Dal testo: "L'acqua le fece aderire i vestiti al corpo, gravandola di un peso che era una carezza. La pioggia la toccava come non aveva più permesso a nessuno di fare. Per la prima volta da tanto le venne da sorridere. L'acqua stava lavando via il dolore, permettendole di respirare. Con gli occhi chiusi, rivolti ad un cielo che prometteva la notte, non si accorse della macchina che le si avvicinava."
Genere: Dark, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto nel giardino era morto. Più toccava la terra arida, l'erba bruciata dal sole e più sentiva che non c'era più nulla per lei lì. Provò a sfiorare i petali dei fiori che si sgretolavano tra le sua mani, la loro purezza persa per sempre. Il sole aveva distrutto tutto. Kore prese la valigia ai suoi piedi e se ne andò. Non pensò a sua madre che piangeva al piano di sopra, la sua mente era via prima che i suoi scarponi toccassero l'asfalto della lunga strada che aveva davanti. Camminò a lungo, non era sicura di dove andare, ovunque si girasse l'odore di bruciato la seguiva: le strade erano deserte, le persone chiuse in casa, vinte dal caldo. Kore aveva smesso di sentire il caldo: in lei solo il gelo regnava.
Non sapeva quanta strada avesse percorso, ma abbastanza perchè si mettesse a piovere. L'acqua le fece aderire i vestiti al corpo, gravandola di un peso che era una carezza. La pioggia la toccava come non aveva più permesso a nessuno di fare. Per la prima volta da tanto le venne da sorridere. L'acqua stava lavando via il dolore, permettendole di respirare. Con gli occhi chiusi, rivolti ad un cielo che prometteva la notte, non si accorse della macchina che le si avvicinava. Fu il clacson a svegliarla, per avvisarla di spostarsi dal centro della strada, e mentre si scostava, lentamente, l'uomo alla guida uscì e un brivido la scosse in tutto il corpo: il suo, un volto che non poteva dimenticare. Il volto di un uomo troppo giovane per quell'espressione composta, gli occhi troppo freddi per appartenere a qualcuno che doveva essere poco più di un ragazzo. -Che stai facendo qui? Non sei la figlia di Jonas Handerson?
A questa, di  domanda, sapeva già rispondere, glielo leggeva negli occhi.-Devo prendere un treno.
-E tua madre lo sa?
-Se la cosa ti riguardasse, ti direi di sì- mentire era diventato molto più semplice da quando non sentiva più nulla.
-Sta piovendo.
-Grazie dell'interessante osservazione.- lui fece finta di non sentirla.-Sali, ti accompagno, non puoi andare in giro a piedi con questo tempo.
-Non mi sembra di aver chiesto la tua opinione.
-Infatti.  Forza, sali. Non ho tempo da perdere.
- Grazie, ma no grazie.- Continuò a camminare, la pioggia che attutiva il rumore dei suoi passi. Si aspettava da un momento all'altro di vedere la macchina superarla, ma quando si voltò vide che la stava seguendo. Era Ade Havern, il becchino che si era occupato della tumulazione di suo padre. La sua agenzia di pompe funebri era schifosamente costosa, ma a sua madre non era importato, si muore una volta sola, diceva ridendo tra le lacrime. Aveva comprato il pacchetto completo, con tanto di rose rosse e bara in mogano. Non era sorpresa che si ricordasse di lei: al funerale, un mese fa, aveva inziato a urlare al momento di chiudere la bara, aveva cercato di buttarsi addosso a suo padre per impedire che lo portassero via. Via da lei. Dal loro giardino. Era stato Ade a trattenerla, almeno aveva risparmiato a sua madre l'imbarazzo, non potendo risparmiarle il dolore. Lo avrebbe anche ringraziato dopo, se solo il suo fosse stato un gesto dettato dalle emozioni. Ade l'aveva fermata perchè assicurarsi che tutto procedesse senza problemi era il suo lavoro, un lavoro che evidentemente svolgeva molto bene, per lei o sua madre non aveva provato pietà,  e certamente non provava rimorso per i lividi che le aveva lasciato, stringedola troppo forte.
-Se non te vai chiamo la polizia e dico che c'è un maniaco che mi sta seguendo.
-Prego, così potrò fargli chiamare tua madre. Sono sicuro che sarà felice di sapere dove sei. Magari mi ringrazierà anche, chissà, è ancora una bella donna in fondo.
-Mi fai schifo, e ti ho già detto che sa dove sono.
-E io dovrei anche crederci, secondo te?
-Credi quello che vuoi, non mi interessa.
- Io la vedo così: puoi salire in macchina e lasciare che ti accompagni dove diavolo hai deciso di scappare, così magari mi assicuro che non ti vendano al mercato nero, o puoi restare dove sei e guardarmi mentre chiamo tua madre. Ho ancora il numero.
-Scappare? Scusa se te lo dico, ma sono libera di fare come voglio.
-Certamente, ma i minorenni sono sotto la responsabilità dei genitori.
-Beh allora è davvero una fortuna che io abbia 19 anni- Tra 13 mesi.
-Ah, sì? 19 anni? E io che te ne davo 16. - non mi contraddice ma so che non mi crede. Probabilmente si ricorda anche quando sono nata, tutte informazioni che gli abbiamo dovuto dare.-Allora dall'alto della tua età, donna matura, sono certo che capirai che un passaggio in macchina in mezzo alla pioggia è un colpo di fortuna.
- La pioggia mi piace, grazie.
-Oh certo, anche a me, ma credo che la febbre alta, presa durante un tentavo di fuga, ti piacerà molto meno.
- Se salgo mi porterai dove dico io? Senza fare domande?
-Ovunque tu mi dica, ma non prometto sulle domande.
-Non prometti?- inziò davvero ad alterarsi.
-Non faccio mai promesse che non sono sicuro di poter mantenere.
​Lo guardò per qualche istante, in quegli occhi grigi come la rugiada e freddi come il ghiaccio, e salì in macchina, senza dire niente. -Ti chiami Kore, giusto?
​Kore, si direbbe che un nome si consumi dopo essere stato pronunciato molte volte, ma per lei Kore era il simbolo del dolore, della perdita. Aveva sentito tante volte quel nome pronunciato dalla bocca di suo padre, e ora era stanca. -Chiamami Persefone.
​Allora Ade la fissò intensamente, in un modo che la faceva sentire nuda.- Va bene.
   
 
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