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Autore: Blacket    23/05/2017    1 recensioni
Fermo, lettore, non andar così veloce! Ho qui in grembo un' anfora di ricordi e digrignare di denti, di quel vecchio uomo che visse fra le foreste e si sfamò del buio e degli echi lontani delle vittorie, che strinse in mano saette e che teneva più ad un albero che un uomo, che era onorevole e che era ignorante, che era freddo ed un focolare acceso nella notte.
Magari lascio al Signor Magna Germania le mie parole, la mia raccolta ed un augurio di buona sorte, giacché Gilbert è più un magnitudo forza nove che un bambino.
[...] -il vecchio aveva mani grandi quanto vanghe, e spesso le usava in nome della misericordia. Divina, per carità, per Thor e Wotan, purché dessero più forza e coscienza ad ogni sberla andata a segno.[...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Antica Roma, Germania Magna, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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erano sporchi e rozzi 21 Personaggi: Ariovisto (Magna Germania), Gilbert (Prussia)

Erano sporchi e rozzi
-XXI-

V'erano le Norne*, dal triste manto ombroso, che si diceva venissero dalla terra di Ponto: esse aggrappavano le imprese degli eroi alle anche, e nulla di ciò che può vedersi poteva loro far male, poteva irretire.


Ariovisto decorava la mano destra con nove dita e mezzo- come i mondi di cui si circondava il cosmo e un eccesso che faceva intendere solo la mancanza. Si tratteneva sul palmo come fosse pronto ad andarsene, ed era mangiato via in tale maniera che volle più di una cicatrice a cucirlo, più d'un lamento all'odore bestiale della carne bruciata; s'attaccava alla memoria, e che si dicesse pure al groppo, così da provocare i conati.
"Non lo ripresi, Padre?", Gilbert era una stella prepotente, e che vi fosse la bruma umida e gonfia a bagnar lui gli stivali s'infiammava di una curiosità luminosa e frenetica, tremolante pure nel concedersi un sospiro: rubò una qualche stella, credendo di poterla guidare se la mise negli occhi.
Il demone bianco toccava la mano del Re, lui ed il suo scranno ubriaco di pioggia, grigio ove i tronchi avevano avuto tempo persino di far su corazza, le effigi che raccontavano di maestà ed onori e l'odore d'un focolare bruciacchiato. L'aveva costruito Heimdall** alla maniera così rialzata, così che guardasse l'orlo di Mitgard e vegliasse con lui.
Mi chiamò Odino e Tuisto, diceva a quel punto il padre, chinandosi sulla mano come fosse segreto, e non lo era, "Tre volte, sul vagare della buona stagione, e fece seccare la mia corona di rovi e bacche"- terribile, splendida voce di Ariovisto! Nel racconto così satura, che parlandovi sopra non si sarebbe udita la propria voce!
Eppur come era solito Gilbert spalancava gli occhi, e vi lasciava enrare ogni meraviglia di cui era in grado; si baganavano del nome di Erthog***, della crine ispida e orribile, delle froge bagnate e lerce, delle zanne sozze di tempo, terra, bile. Gli occhi grigi ed infossati nel cranio torto da cinghiale, il muso spaccato da violenza altrui e propria- ed il suo giovane padre! Ritto e pronto, ricco della linfa degli eroi più belli, un braccio solo occupato da uno stiletto di bronzo e le gambe nude, nervose a tingersi di freddo.
Disse, "Mi prese mezzo dito, ed io il suo cadavere", e sul mio capo crebbe nuova corona, forgiata dall'acciaio rubato alle nostre miniere, e forte e portentosa sedeva sul mio capo: divenni Re, sul suo dorso incisi il mio nome.

V'era, per pochi, un sospiro meno pago, che diceva a proposito di qualche cenno di nostalgia verso un copricapo ben più spoglio e molto più povero. Ché la bacca germoglia, lievita, e le sue piume verdi con lei- non segna il capo, è dolce e libera.


Note:
*Norne: tre vecchie che conoscono il destino di ogni uomo. Ricorda qualcosa? Sono difatti la versione norrena delle Moire -appunto, dal ponto!- che con ogni probabilità hanno passato la loro influenza.
*** Heimdall, dio norreno posto a guardia di Asgard, suonerà i corni il giorno del Ragnarok, quando vedrà arrivare i giganti. Per informazioni ulteriori, vi invito a cercare la sua pagina! Si tratta di un Dio generalmente molto amato.
***Nonostante il nome scelto da me, si tratta di un animale simbolo nella cultura germanica: il cinghiale è simbolo di forza, di passaggio. Uno spirito di questo genere viene quindi affrontato da Ariovisto affinché diventi Re.
Il cinghiale era inoltre la merce germanica più sfruttata nellìImpero romano!

Come vedete, non ho mollato: non ancora. Mi chiedo, tremolante e tirubante, se questo capitolo sarà buono come altri, se sarà peggiore a loro. Gli impegni, la costanza che viene e che va, fa dubitare di DIMENTICARSI di come si scrive- siamo soggetti anche a questo!
Avevo, per altro, intenzione di scrivere una raccolta (o one shot) su Fem!Roma e Ariovisto, dato l'interessante risvolto delle donne romane e delle loro abitudini. Fatemi sapere!
Baci, Blacket. 
  
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