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Autore: verichan    24/05/2017    0 recensioni
La storia di come il giovane Jesse McCree è entrato in Overwatch.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel 'Reaper' Reyes, Jesse Mccree
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PARTE 2 di 5


Dopo una chiacchierata con il boss Rosa, uno spuntino e un sonno ristoratore, ti ritrovi comodamente steso su una branda dell'ala del magazzino adibita a dormitorio a esaminare la pagina di Wikipedia di Gabriel Reyes sul telefono. È ancora dentro Overwatch, spodestato però da occhioni blu e sorriso smagliante. Che smacco, con tutte le medaglie e i riconoscimenti ottenuti. Malgrado i meriti, non ha avuto chance contro lo stereotipo americano d'élite. Ecco il perché di quella perenne faccia scontrosa, povero Gabe.

Trascorrono quattro giorni dalla fuga. La polizia è la barzelletta dei notiziari mentre voi continuate i vostri affari come al solito. Rosa, donna forte sulla quarantina, è un jefe identico a Randy, manco fossero gemelli: intelligente, paziente e spietata. I due erano cugini e tra loro correva un affetto sincero, credi, considerato che hanno fatto la pelle a Joseph, il boss precedente, e governato insieme e in armonia la banda triplicando i profitti. I Deadlock la rispettano.

Rosa non ti ha salvato per compassione. La tua evasione spettacolare ha creato vittime tra civili e forze dell'ordine, scatenato il panico nella popolazione, indebolito le figure politiche, istigato l'insofferenza dei giornali verso l'incompetenza degli addetti alla pubblica sicurezza. La Deadlock Gang ha aggiunto peso alla sua fama, come se le impiccagioni, i disgraziati sotterrati fino al collo nel deserto, le abitazioni e i negozi incendiati, le minacce, i pestaggi e le sevizie non fossero sufficienti. Non siete semplici contrabbandieri, siete gente che mantiene i patti e punisce chi vi ostacola. Deadlock: un nome, una garanzia.

Tuttavia c'è dell'agitazione tra le vostre fila. I ragazzi pensano che il colpo inflitto manchi di personalità.

«Dovremmo buttare giù un pesce grosso.»

«Tipo il sindaco?»

«Chissenefrega del sindaco. Dobbiamo appendere chi ha ammazzato Randy.»

«Jes. Jesse!»

«Sono al cesso.»

«Sbrigati e vieni qui.»

Sospiri seccato, pettinandoti i capelli indietro con una mano. Inutilmente, visto che un paio di ciocche castane ti ricadono sugli occhi. Joe lo Spillo ti ha tagliato la chioma fino alle orecchie, salvandoti da un look hippy, ma si è dimenticato della fastidiosa frangia. Attorcigli un ciuffo sull'indice e il ricciolo rimane a livello delle sopracciglia. Lo specchio e la luce a soffitto dell'angusto ma lindo gabinetto mettono in risalto le occhiaie violacee, rimasuglio delle tossine che la tua assassina ti ha iniettato. Non ti lamenti, hai ripreso le forze e non assomigli più a un cadavere che girovaga per la base indossando maglione e berretto di lana con trentadue gradi all'ombra. Ti concedi un attimo vanitoso, apprezzando il tuo giovane riflesso, scontento, capelli a parte, soltanto del pizzetto sul mento che non si decide a crescere decentemente. È dura essere adolescenti.

Tornato dai tuoi, ti siedi di traverso su una sedia, incrociando le braccia sullo schienale. Al tavolo sono riuniti una decina di banditi che hanno consumato già due birre ciascuno durante la partita a carte. L'odore di tabacco inquina l'aria dello stanzone-dormitorio, impregnando le brande, e non vedi l'ora di uscire a prendere una boccata d'aria, nonostante tu stesso indulgi in quella robaccia di tanto in tanto. Sarà infantile, ma ti fa sentire adulto e figo.

«Sei sicuro di non aver visto chi ha ucciso Randy, Jes?»

Ci risiamo. Tu e gli altri due sfuggiti ai piedipiatti siete costantemente bombardati di domande idiote. Cerchi di non essere troppo scorbutico, anche se vorresti rispondere a tono. Gli animi sono caldi, meglio non portarli a ebollizione.

«Sono sicuro. Non ho visto.»

Fra i borbottii annoiati Marissa ti fissa compiaciuta. Il tuo status all'interno della gerarchia è calato col fiasco a Santa Fe e la ragazza, poco più vecchia di te, è in agguato nella corsia di sorpasso. È stata tua rivale sin dal principio e le bruciature di sigaro sul tuo stinco destro sono opera sua, ricambiate da te con la cicatrice da taglio verticale che le scende dall'attaccatura del naso, attraverso le labbra, fino al mento. Non escludi che Albuquerque verrà assegnata a lei e la cosa ti brucia parecchio. Le invii un bacio, a cui la sfregiata sbuffa dalla narici, contraccambiando con una smorfia di disprezzo.

Abbandoni la discussione superflua ed esci dall'edificio. La base, composta di quattro grandi depositi più un hangar circondati da un recinto sorvegliato, è tranquilla. L'aridità del pomeriggio si è mitigata a sera, e passeggiare il misero centinaio di metri fino al capannone dove avete predisposto un poligono di tiro non ti arrostisce come ti arrostirebbe nel caldo torrido. Mikey ti saluta alla guida di un carrello elevatore e non puoi fare a meno di domandarti se Alida gli abbia tagliato i coglioni dopo l'offesa di ieri. Dal suo sorriso spensierato non sembra, comunque, una volta indossate le cuffie, ti concentri sui bersagli olografici che appaiono sul campo. Non ne manchi uno.

Sparare ti piace. Se non fosse uno stile di vita, sarebbe un hobby, uno in cui eccelli. I pensieri scivolano via insieme ai bossoli, sostituiti dall'istinto della caccia e dalla perfetta coordinazione oculo-manuale. Le dita sono guarite bene e l'esercizio aiuta a risvegliarne la sensibilità, passando dalle pistole ai fucili, concludendo con il lanciagranate e guadagnando una manciata di spettatori, attratti dal tuo puro talento. Centri la stringa finale di obiettivi ed esali un sospiro soddisfatto.

Marissa non è migliore di te.

Sei giovane, eppure non c'è fratello che non ti tratti da pari. Quando qualcuno nuovo curiosa sulla tua storia, tra le risposte che ottengono c'è solitamente questa: «È uno dei bambini di Joseph.». Joseph, il vecchio jefe, il figlio di puttana che di punto in bianco ha voluto sperimentare, reclutando una ventina di poppanti per plasmarli secondo la sua teoria darwiniana: adattati, evolvi o muori. L'iniziazione per entrare nei Deadlock, è l'esempio perfetto per descrivere il genere d'uomo che era stato. Joseph chiamava il container la Scatola. La regola era che si entrava in due, disarmati, e dopo un'ora, alla riapertura della Scatola, doveva esserne rimasto solo uno. In caso contrario entrambi i candidati venivano... scartati. Nessuno strizzacervelli riuscirà mai a cancellare dalla tua memoria le emozioni che hai provato in quei sessanta minuti. A volte, nel buio pesto, mentre i fratelli dormono attorno a te, è solamente grazie al coltello o alla pistola sotto il cuscino che riesci ad addormentarti. La loro solidità è la conferma che non sei nella Scatola, a brancolare nell'oscurità all'inseguimento di un respiro disperato quanto il tuo.

Hai superato il test il giorno stesso in cui ti sei presentato alla banda, impossibilitato a rifiutare. Avevi tredici anni. Marissa, entrata dopo il golpe, non ha idea di cosa potresti arrivare a fare per ottenere la vittoria nella stupida faida che lei stessa ha provocato.

Rimetti in ordine l'armamentario utilizzato, chiacchieri con Therese e Anton della nuova merce, poi insieme vi dirigete alla mensa per cena. Ti aggreghi alla gente con cui bazzichi più spesso, condividete il cibo, gli scherzi, il calore. In questi pacifici frangenti la Deadlock Gang è davvero una famiglia. Tuo padre se l'è squagliata perché non riusciva più a sopportare tua madre; tua madre ti considerava il frutto di una gravidanza indesiderata; i nonni vedevano in te il genero detestato. Nessuno ti voleva, perciò te ne sei andato in cerca d'altro. Una banda di farabutti non è la famigliola perfetta, anzi, ma te la sei scelta tu, nel bene o nel male.

«RAGAZZI!»

Rosa è in piedi su un podio di tre casse di tequila, il che di per sé è abbastanza per catturare l'attenzione di chiunque. Un'espressione maliziosa danza sul viso della leonessa indomita dal naso schiacciato e mancante di un orecchio, mentre lo sguardo abbraccia la trentina di mascalzoni lì radunati. Ti giri sulla panca per non darle la schiena. Sam si siede sopra il tavolo, dietro di te, affiancandoti il corpo con le gambe lunghe e posandoti le mani sulle spalle. Gli passi la tua birra mezza vuota, che lui tracanna, e accomodi le braccia sulle sue ginocchia. I fratelli fremono impazienti ma si quietano a un gesto del boss.

«È passata quasi una settimana da che quei bastardi hanno ammazzato il nostro Randy.»

Sei tra quelli a cui sfugge un'esclamazione. Lanci un'occhiata eccitata a Sam, che non sta nella pelle, uguale a te, e come ragazzini vi date pacche concitate. Rosa si è finalmente decisa a menzionare la morte del cugino e questo significa una sola cosa: vendetta. Il nuovo jefe vi esalta con la promessa di una lezione che le autorità non dimenticheranno, grazie al carico di esplosivi che aspetta solo di essere posizionato nella sede del municipio e dell'FBI di Santa Fe. Il nome dell'assassino è stato scoperto, Danielle Anderson, insieme alla locazione della sua residenza. Tre gruppi scelti partiranno alle quattro di domattina. La sala si riempie di grida feroci e l'alcool scorre a fiumi.

Rosa ti sorprende strappandoti ai festeggiamenti e conducendoti nel suo ufficio spartano. Con un cenno ti fa accomodare sulla sontuosa poltrona di pelle gemella alla sua, unici accessori di lusso della base. Era stata di Randy e sedercisi è un onore. Tra voi un tavolino da caffè ricavato da un tavolo metallico del magazzino. Il tablet su di esso è per te e all'accensione dello schermo compaiono due paia di occhi innocenti, i due figli della Anderson. Non è vero, ma ti sembra che la temperatura della stanza sia scesa a livelli polari.

«Vedo che hai capito.» Rosa ti inchioda con iridi inclementi. «Consideralo un test: superalo e Albuquerque è tua.»

«Credevo di aver già superato ogni test.» rispondi con una calma che non senti.

«Mmpf. Che c'è, Jes? Mi guardi come se tu non avessi mai ammazzato marmocchi prima.»

«Non sto dicen-»

«Non ti far crescere una coscienza proprio adesso, cariño. Randy sta marcendo in un obitorio federale e tu e gli altri due incapaci scampati alla morte siete responsabili. Ora, non ho bisogno di loro, di pisciasotto il mondo è pieno. Di te, invece...» Lascia la frase in sospeso. Conoscete entrambi il tuo valore. «Mi occorrono persone fidate.» continua. «C'è puzza di fogna. Un fottuto ratto nella nostra casa. Capisci il mio dilemma, Jes?» Un groppo in gola ti impedisce di spiccicare parola. Annuisci. «Sei uno dei pochi figli di puttana indispensabili in questa organizzazione. Non voglio spedirti al Creatore, se posso evitarlo. Fai fuori Anderson e famiglia, dimostrami quanto ci tieni, alla tua pellaccia e alla Deadlock Gang. Pensi di riuscirci, tesoro?» Annuisci di nuovo, ma alla sua alzata di sopracciglio ti sforzi di disfare il nodo vocale.

«Claro, jefe

«Bravo ragazzo. E ora regalami un bel sorriso, Jessito. Dio solo sa quanto è bello il tuo sorriso.» ti prende bonariamente in giro.

Le mostri il tuo marchio di fabbrica a denti bianchi mentre muori dentro.

Tornato alla mensa, hai tutta l'intenzione di sfasciarti di tequila. Non sei un gran bevitore, perciò non ci vorrà molto per vomitare l'anima e svuotare la mente da quello che ti aspetta l'indomani. Rosa ti toglie anche questa consolazione, dato che vi vuole bei vispi senza i postumi di una sbornia colossale. Allora fumi un sigaro all'aperto, appoggiato al muro del deposito, il viso rivolto verso l'alto senza però notare la maestosità del cielo stellato, un privilegio visibile soltanto lontano dai centri abitati. Tiri su col naso dalla punta fredda e ti stringi nel serape che hai preso da qualcuno, non sai chi, non hai chiesto.

Ti eri convinto che sparito Joseph non avresti più dovuto fare... certe cose. Non avete toccato bambini dal rovescio di governo, dopotutto. Non direttamente, giusto danni collaterali. Forse Rosa sta calcando la mano per Randy, un'eccezione che non si ripeterà. Osservi la brace luminosa all'estremità del cilindro costoso.

Sei un codardo, Jesse McCree, menti a te stesso per sentirti meglio e tirare avanti.

Getti il sigaro e lo calpesti stizzito, sollevando una nuvoletta di sabbia che viene trascinata via dal vento. Prendi un respiro profondo, che in un attimo raffredda i polmoni scaldati dal fumo, e soffochi il lamento da animale ferito che ti artiglia la gola. Diventa sempre più arduo metterlo a tacere, non importano i soldi che guadagni o le distrazioni che compri.

Rimani lì ancora un po', ascoltando distrattamente il concludersi dei festeggiamenti all'interno. Non per la prima volta ti senti solo, ma ormai ci sei abituato e la sensazione non ti fa male come quando eri uno scricciolo e piangevi con la testa infossata nel cuscino. Sei grande ormai, non un bambino.

Steso sulla branda, reciti mentalmente uno dei motti di Joseph, uno di quelli utili: i problemi si affrontano, non si delegano o rimandano. Domani ucciderai quella famiglia e la tua vita andrà avanti. Magari esiterai, magari mormorerai delle scuse, ma lo farai, come hai fatto tante altre brutte cose in passato.

Dio.

Come puoi avere solo diciassette anni e trovarti in questa merda?

 

Jefe = capo, boss

Golpe = colpo di stato (lo si usa anche in italiano)

Cariño = appellativo tesoro, amore

Claro, jefe = Certo, capo

Jessito = vezzeggiativo di Jesse

  
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