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Autore: apollo41    24/05/2017    1 recensioni
Prompt: "Non si è stati buoni spettatori della vita se non si è vista la mano che, lentamente, uccide."
Dal testo:
Dylan si era sempre sentito come se fosse un semplice spettatore della sua stessa vita, forse perché gli era sembrato di non aver mai avuto molta scelta in nulla che riguardasse il suo passato, presente o futuro. La sua vita era stata programmata prima dai suoi nonni, poi dal sistema affidatario, da un parte di sé che non era mai riuscito davvero a considerare Dylan e infine dal sistema giudiziario.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 


 

PROMPT (Casella #8, Prompt canzone/citazione 5):
"Non si è stati buoni spettatori della vita se non si è vista la mano che, lentamente, uccide." - Friedrich Nietzsche

NOTE: nonostante le caselle delle citazioni siano considerate più semplici, questa è senza dubbio stata ben più difficile da scrivere della altre one-shot che ho già pubblicato per questa iniziativa (che credo sia il motivo per cui è così breve). Non penso sia molto originale o accurata come interpretazione della citazione, ma non ho mai studiato filosofia quindi ci si accontenta.

 

Control

 

Dylan si era sempre sentito come se fosse un semplice spettatore della sua stessa vita, forse perché gli era sembrato di non aver mai avuto molta scelta in nulla che riguardasse il suo passato, presente o futuro. La sua vita era stata programmata prima dai suoi nonni, poi dal sistema affidatario, da un parte di sé che non era mai riuscito davvero a considerare Dylan e infine dal sistema giudiziario.

Qualcuno, quando era stato arrestato, gli aveva detto che la sua era soltanto una finta per passarla lisca, per non essere condannato a morte, ma per Dylan non era così. Mai come in qualsiasi altro momento, Dylan si era sentito spettatore mentre quella parte a lui estranea, che aveva visto cresce e che tuttavia non era mai riuscito a fermare, prendeva il sopravvento e sfogava la sua voglia di controllare la vita altrui. Non sapeva perché di preciso, ma gli sembrava ironico che il momento in cui si fosse sentito meno in controllo, fosse l’istante in cui le sue stesse mani avevano rubato la vita di qualcun altro.

Si era sentito spettatore anche durante il lungo processo, all’udienza che lo aveva decretato colpevole e all’udienza che aveva confermato la pena di morte; non aveva potuto scegliere neppure il suo ultimo pasto. Dylan odiava la carne al sangue, ma quel lato a lui estraneo a cui piaceva giocare con la vita e la morte degli altri aveva voluto tenere per sé anche quell’ultima scelta.

Dylan, in un certo senso, aveva sempre saputo che sarebbe andata a finire così. Aveva visto il proprio destino avvicinarsi lentamente, passo dopo passo, mentre perdeva senza rendersene conto sempre di più il controllo su qualsiasi cosa, compreso il suo stesso corpo e la sua stessa mente. Non aveva mai potuto fare molto al riguardo, in realtà, come non poteva fare nulla in quel momento per fermare l’esecuzione della sua sentenza.

Quindi rimase inerme, forse per la prima volta davvero in controllo mentre accettava il suo destino e accoglieva la sua morte come una benedizione, come la fine di un’esistenza di cui era riuscito a essere soltato silenzioso spettatore. Forse, in un altro mondo e in un’altra vita, avrebbe potuto essere uno spettatore meno talentuoso.

 



Note bis: Non sono esperta di malattie mentali e non ho davvero fatto ricerche per scrivere questa flash-fic, quindi prendete tutto molto con le pinze perché potrebbero essere cazzate belle e buone.

   
 
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