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Autore: Eeureka    24/05/2017    0 recensioni
– [[ oneѕιde!мaĸoнarυ ; ғeм!нarυĸa ; rιnнarυ ғaмιly ]]
– [[ preѕenza dι oc ; ιncoмpιυтa ; ιnтroѕpeттιvo ; ѕenтιмenтale ]]
– daʟ тeѕтo: « questo è un pensiero più che sbagliato e che andrebbe estirpato dalla sua mente: perché lui è figlio di due nuotatori che dietro al nome si trascinano la storia di una grande e indissolubile carriera. Non può neanche ipotizzare che il nuoto non gli piaccia: l'acqua dovrebbe essere il suo elemento, la sua seconda casa.
« Qualcosa non va, Mizu-chan? » è la voce di Makoto, suo istruttore e grande amico dei suoi genitori, a ridestarlo dai propri pensieri [...]»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Incompiuta
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Jealousy.


Trecce turchine ornate di riflessi di luce increspano la superficie dell'acqua e, nonostante la loro indubbia bellezza, non bastano a convincerlo a tuffarsi. Mizu continua a osservare il liquido davanti a sé non convinto, e realizza che quella piscina non è seducente e invitante come per lui dovrebbe essere. Anzi, più soppesa la vasca con lo sguardo più si accorge che nel muovere le braccia e le gambe lì dentro non ci sia nulla di divertente. E questo è un pensiero più che sbagliato e che andrebbe estirpato dalla sua mente: perché lui è figlio di due nuotatori che dietro al nome si trascinano la storia di una grande e indissolubile carriera. Non può neanche ipotizzare che il nuoto non gli piaccia: l'acqua dovrebbe essere il suo elemento, la sua seconda casa.
« Qualcosa non va, Mizu-chan? » è la voce di Makoto, suo istruttore e grande amico dei suoi genitori, a ridestarlo dai propri pensieri.
Mizu si rende conto solo in quel momento di essere rimasto fermo impalato sulla pedana, a muovere freneticamente i piedi – avanti e indietro, in punta e sui talloni – e arricciando le dita indeciso sul da farsi.
Gli occhialini gli fanno male al naso, mentre la cuffia di plastica gli tira la fronte. Ciononostante la prospettiva di quello che lo attende rimane la cosa più fastidiosa.
Rimane zitto, fa solo un lieve e veloce cenno indicando l'accessorio sul viso.
« Oh, ti fanno male? » si preoccupa Makoto, e in tutta risposta Mizu si limita ad annuire timidamente, sperando di poter perdere un po' di tempo prima di doversi abbandonare alle fauci gelide e volubili dell'acqua.
« Li hai messi al contrario. Ma non c'è problema, li aggiustiamo subito » ridacchia Tachibana, levandogli gli occhialini con cura, attento a non ferirlo, per poi rimetterglieli nel verso giusto « Va meglio? »
Mizu annuisce, perché il dolore al naso è del tutto scomparso, eppure sente ancora un malessere da qualche parte dentro sé – probabilmente nel petto – che gli impedisce di credere d'esser pronto a nuotare.
Makoto pare accorgersene, coglie il guizzo preoccupato negli occhi del figlio della sua migliore amica. Ormai è abituato a stare con i bambini e gli riesce piuttosto bene capirli. In più Mizu è ben diverso dai suoi coetanei, avendo ereditato buona parte del suo particolare carattere dalla madre possiede modi di fare e di recepire che Tachibana conosce benissimo.
« Qual è il problema Mizu? » lo interroga, senza giri di parole. « Se qualcosa non va puoi dirmelo. »
Il piccolo mantiene lo sguardo ceruleo verso il basso, e riflette sulla scusa da inventarsi.
« Non ricordo come si fa il tuffo a pesce. » afferma poi, sperando di essere credibile.
Makoto ha spiegato solo una volta quel tipo di tuffo, essendo i bambini di quel corso molto piccoli e soprattutto non a livelli agonistici. Non ha mai preteso che loro si tuffino proprio in quel modo, ma li lascia liberi di entrare in piscina come preferiscono – anzi, se scendono dalle scalette è ancora meglio.
« Mizu... Sul serio, qualunque cosa non va in questo momento me ne puoi parlare » ripete, non abboccando alla bugia del bambino.
Mizu è riluttante, corruccia le sopracciglia e gonfia leggermente le guance.
« Non c'è niente che non va » protesta, incrociando le braccia al petto e ritraendosi di qualche passo. Sente le lacrime che iniziano a pizzicargli gli occhi, per via del brutto vizio che gli ha lasciato il suo papà.
« Mizu, ti prometto che non lo dirò a nessuno. » tenta Makoto. Ed è a quel punto che il piccolo Matsuoka, senza sapere da dove gli giunge il coraggio, inizia a guardare negli occhi il suo allenatore. È quella la frase incoraggiante di cui necessitava per essere sicuro di poter rivelare il suo complesso interiore. Perché lui è il figlio di Haruka e Rin, che amano l'acqua, amano il nuoto, e con questo stesso nome lo hanno battezzato: Mizu, acqua. Lui può forse permettersi di odiare quello sport? Come potrebbe mai rivelare ai suoi che le lezioni di nuoto non lo divertono affatto, senza provocare in loro una grande delusione?
« Io... » esordisce e per l'insicurezza si morde il labbro « A me non piace l'acqua » riesce infine a confessare.
Makoto non riesce a trattenere un sorriso. Non perché sia felice, ma perché si aspettava che il motivo del turbamento interiore del bimbo fosse quello. Difatti, non è la prima volta che gli capita un caso simile: quella era stata con il fratellino di Kisumi, e in seguito nel corso della sua carriera da allenatore sempre più frequentemente aveva trovato bambini che si trovavano in piscina senza comprenderne neanche loro il motivo. Tachibana lo evinceva dal loro comportamento svogliato e dall'assenza di sorrisi per le intere lezioni, e quando loro decidevano di confidargli questo segreto l'istruttore andava per prima cosa alla ricerca della motivazione.
« Come mai non ti piace? »
« Non mi piace e basta » risponde semplicemente il piccolo, certo che non ci sia nulla da spiegare sulla sua repulsione per l'acqua.
« Capisco. » Makoto si mostra piuttosto comprensivo. « Perché non provi a dirlo ai tuoi genitori? » e propone quella che è l'unica soluzione. Il problema è come reagisce Mizu: prima alza lo sguardo sul suo allenatore, strabuzzando gli occhi come se sia stato appena tradito, poi, inesorabile, inizia a piangere.
Tachibana si da dello stupido mentalmente. Prende il bimbo da sotto le ascelle per sollevarlo e metterselo in braccio, e lascia che si sfoghi sulla sua spalla mentre lui gli da amorevoli e pazienti pacche sulla schiena.
Si allontana dalla pedana e attende che si calmi un po'. Mizu è introverso e sensibile, ma non è bravo a mentire, così quando l'adulto ha toccato quella fragile corda è stato impossibile per lui non scoppiare in lacrime.
« Ohi » lo chiama a un certo punto Makoto, mettendolo a terra e chinandosi fino ad arrivare alla sua altezza. Per fortuna sono distanti dalla piscina e gli altri bambini sono occupati ad esercitarsi con l'istruttrice, o intorno a Mizu si sarebbe formato un gruppetto di curiosi che avrebbe peggiorato la situazione.
« Mizu, la tua mamma e il tuo papà ti vogliono bene anche se non vuoi nuotare . »
È probabile che Rin e Haruka ci restino un po' male, ma non ne faranno una tragedia: l'amore per uno sport non è mica una cosa ereditaria.
Mizu si è quasi calmato, ha ripreso a respirare regolarmente anche se di tanto in tanto ancora tira su col naso.
« Ma... » protesta, non ancora del tutto persuaso da quell'idea. Sposta gli occhi sulla piscina, in preda a pensieri che a Makoto sono sconosciuti. Allora l'adulto prova a seguire la direzione dello sguardo del piccolo e improvvisamente tutto si fa più chiaro.
« Ah » fa, quando nel suo campo visivo rientra l'altro piccolo Matsuoka, con i suoi occhi pimpanti, il perenne sorriso e i ciuffetti di capelli rossi che fuoriescono a tratti dalla cuffia. « E quindi c'entra Sakura, eh? » domanda Makoto, sperando di non farlo piangere di nuovo.
Mizu abbassa il capo con le guance imporporate, vergognandosi di essere tanto trasparente. Poi annuisce, e si sforza di far uscire le parole che soggiornano nella sua gola.
« Sakura è più bravo di me a nuotare perché a lui piace. E papà e mamma sono contenti di questo. »
Makoto di fronte a quella rivelazione sorride intenerito e divertito al contempo, realizzando di trovarsi davanti uno dei tanti casi di gelosia tra fratelli. In fondo c'era d'aspettarselo però: Sakura è l'esatto contrario di suo fratello maggiore. È estroverso, rumoroso, e a quanto pare ha ereditato la passione per il nuoto – o almeno, finora dà quest'impressione. Mizu invece sembra non provare sin dal principio nulla per quello sport, e ha l'impressione che questo, nel suo caso, sia un difetto o qualcosa che lo faccia risaltare meno rispetto al fratello, per questo fino a quel punto si è ostinato a venire alla lezioni pur non divertendosi.
Makoto sospira, e affonda affettuosamente la mano tra i capelli del bimbo.
« Ma la tua mamma e il tuo papà ti vogliono bene anche se non ti piace nuotare. Credimi, non è importante amare l'acqua, loro ti vogliono bene lo stesso » spiega.
Il bambino lo guarda con un misto di speranza e incertezza « Sicuro? »
« Sicurissimo. »
E Mizu riesce a sorridere, anche se in modo impercettibile – come prima della sua nascita solo Haruka era in grado di fare.
« Facciamo così Mizu: quando viene la mamma a prendervi glielo diciamo assieme che non vuoi più nuotare, okay? » propone per assicurarlo ulteriormente, e il bimbo annuisce.

***

Haruka arriva all'Iwatobi solo quando quasi tutti i bambini, eccetto per ovvi motivi i suoi figli, se ne sono già andati. Mizu e Sakura frequentano l'ultimo turno, così ogni volta che vanno a cambiarsi negli spogliatoi possono avere a disposizione Makoto, che li aiuta a prepararsi e ad asciugarsi i capelli. Rin e Haruka avevano spesso protestato per questo, affermando che non fosse necessario, ma Tachibana aveva insistito fino all'ultimo finché non era riuscito a convincerli – del resto, gli piace credersi come una sorta di zio per quei due splendidi bambini.
« Ciao Haru-chan » saluta, quando dalla porta d'ingresso entra la suddetta donna. Makoto l'ha attesa per qualche minuto lì, tenendo per mano entrambi i suoi figli.
« Ciao. » Haruka indossa la sua solita espressione apatica, e Makoto si stupisce per l'ennesima volta di quanto i suoi occhi siano profondi nonostante l'inespressività.
« Mamma, mamma! » Sakura si divincola in fretta dalla presa dell'uomo e si butta a capofitto su sua madre, stringendole le gambe in un abbraccio « Mamma, mi sono divertito tantissimissimo! Mi piace nuotare! » quasi lo urla.
Haruka è colta da una sensazione immensa di tenerezza, e per quanto restia a mostrare le sue emozioni non può vietarsi di sorridere.
Mizu davanti a quella scena sente il cuore che gli si stringe e perde in parte il coraggio ottenuto. Va alla ricerca degli occhi rassicuranti di Makoto, che gli sorride incoraggiante e con un cenno del capo lo esorta a fare il primo passo.
« M-Mamma » gli trema la voce ed ha appena sussurrato. Ciononostante Haruka lo sente e alza lo sguardo verso Mizu.
« Sì? » chiede, incoraggiando il piccolo a continuare.
Mizu è piuttosto nervoso, e sente il cuore che gli palpita veloce. Con la manina intensifica la stretta con Makoto, come se questo potesse infondergli coraggio.
Passano alcuni secondi, in cui gli occhi dei presenti sono tutti puntati su di lui, dopodiché si decide a dirlo: « Mamma a me non piace nuotare invece, non voglio venirci più qui. »
Haruka rimane in silenzio come se stia elaborando dentro di sé quell'informazione.
« Ah, va bene » dice infine. Non sembra né delusa né arrabbiata, né altro. A essere sinceri, non manifesta proprio nulla, e questo confonde e allarma il bambino.
« Sei arrabbiata mamma? » domanda ingenuamente. Haruka, che non è brava a esprimere i suoi sentimenti, ma che ci tiene che il suo bambino capisca che è tutto apposto, si china e allarga le braccia per invitarlo ad abbracciarla. Mizu lo capisce, e non se lo fa chiedere due volte prima di correre dalla sua mamma e stringerla.
« Non sono arrabbiata » mormora Haruka accarezzandogli i capelli.
« Anch'io mamma! » si lamenta Sakura, che viene poi incluso nell'abbraccio.
Makoto assiste alla scena sorridendo intenerito, anche se pare che qualcosa dentro di sé si stia inspiegabilmente incrinando.
Haruka si alza e prende tutti e due i suoi figli per mano, volge lo sguardo verso Makoto. « Grazie per tutto Makoto » dice un po' imbarazzata. Perché sa che è merito di quell'uomo se Mizu gli ha rivelato quel che da tempo Haruka sospettava.
« Di niente, Haru-chan. » Il ragazzo le sorride, lei vorrebbe farlo pure, ma non le riesce.
« Adesso noi andiamo. Papà ci sta aspettando in macchina » annuncia. « Ciao Makoto. Salutatelo anche voi. »
I bambini fanno come gli è stato ordinato, uno agitando la mano con timidezza, l'altro urlando saluti di ogni genere l'uno dopo l'altro.
« Ciao Haru-chan! E ciao anche a voi! » lo dice con gentilezza Makoto, anche se il suo sorriso vuole spegnersi. Appena i tre sono scomparsi dietro la porta d'ingresso, Makoto abbandona il suo buon umore sfumato.
Si accorge che quel "papà ci sta aspettando" lo ha ferito. Pensa che sebbene sia lieto di aver aiutato il piccolo Mizu a superare la sua paura, improvvisamente riesce a comprendere la sua gelosia.
Realizza che quei bambini non sono figli suoi e di Haruka, no, ma di Haruka e Rin; e questo, anche se ormai è l'effettiva realtà da svariato tempo, a tratti fa ancora male.
Makoto scuote la testa e allontana rimpianti, cose mai dette e soffoca per l'ennesima volta l'amore che prova per la sua migliore amica.
Pensa che la gelosia è una brutta bestia, ma cerca di non curarsene più di tanto. Semplicemente, come al solito, ignora quel che sente dentro lui e sorride.





{{ blaterazioni. }
che dire, è la prima volta che scrivo su free! Cioè, non proprio la prima... Diciamo la prima volta dopo tanti insuccessi e tentativi.
Non c'è molto da dire su questa fic. Ammetto che come esordio per questo fandom avrei voluto scrivere qualcosa che mi soddisfacesse un po' di più, ma questa idea mi è ronzata in mente per tempo e alla fine l'ho concretizzata del tutto.
È incompiuta, ovvero, sì, è un po' lasciata incompleta, e quindi potete immaginare che Makoto abbia continuato a soffrire in silenzio per la vita intera o che alla fine abbia fatto qualcosa per cambiare la situazione. Io immagino che lui abbia scelto la prima per non ferire nessuno, ma ogni vostro trip mentale è ben accetto :D (?)
E niente, dopo queste blaterazioni più che inutili spero che la fic vi sia piaciuta e se è così vi invito a lasciarmi un commentino con il vostro parere e magari possibili consigli.
Saluti,
Eeureka
  
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