Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Arydubhe    24/05/2017    0 recensioni
Schesta, una recluta del 100° corpo di addestramento, non sapeva che il suo peggior problema stava per trasformarsi nella sua più grande fortuna. Ma perchè stupirsi sapendo che da mezzo c'è lo zampino di Hanji Zoe? Quali altarini permetterà di scoprire l'incontro tra le due? Quali magnifiche storie la pazza studiosa saprà raccontare?
-----------Dal testo:
Vista da vicino, la pelle di quella ragazza metteva davvero i brividi. Liberando la presa, aiutandola a mettersi seduta, Hanji la squadrò con occhio clinico.
«Come ti chiami?»
Per tutta risposta, la ragazzina abbassò gli occhi, mordendosi le labbra.
Con un sospiro, Hanji le si fece ancora più vicina.
«Ascolta, lascia che ti aiuti. Come ti ho detto, non dovrei essere nemmeno qui, io. Quando sarò uscita da quella porta, potremo tranquillamente fingere che tu non abbia detto niente a nessuno. Ma adesso fatti vedere: per tua fortuna sono la cosa più simile a un medico che potresti desiderare in questo momento…e decisamente ne hai bisogno…»
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Rico Brzenska
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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RECLUTE

« Schesta? Schesta sbrigati! Ci farai fare tardi…»
«Ehm…andate ragazze! Io vi raggiungo dopo in refettorio!»
La voce di Schesta emerse, esitante, da dietro la porta delle docce dentro cui era rintanata da quasi un’ora oramai. Alcune sue compagne di divisione, reclute come lei, già rivestite di tutto punto, erano pronte a dirigersi verso la tanto agognata cena.
Leela, la ragazza che l’aveva chiamata, gettò un’occhiata preoccupata alle altre prima di risponderle. Tara, al suo fianco, si limitò a scuotere la testa, alzando le spalle.
«Io ho fatto anche in tempo ad asciugarmi i capelli e sono entrata venti minuti fa…» osservò Tessa sventolando le sue lunghe ciocche corvine.
Il comportamento di Schesta era diventato improvvisamente strano durante la sessione di allenamento del pomeriggio. A un tratto si era fatta taciturna, assente, poco partecipativa e aveva preso a evitare di parlare con tutti i compagni. Si era persino guadagnata qualche insulto da parte dell’istruttore Shadis per aver ripetutamente sbagliato l’esercizio di calcolo metrico dinamico sul quale si stavano allenando da ore, ma che la ragazza aveva di punto in bianco inspiegabilmente cominciato ad eseguire malissimo. Alle ripetute richieste di spiegazione dell’istruttore, aveva però preferito chiedere semplicemente scusa piuttosto che avanzare giustificazioni di qualunque tipo, lasciando insoluto il quesito su quale fosse il problema; quando poco dopo Shadis aveva ordinato di rompere le righe e, dopo il saluto finale,  li aveva congedati, Schesta senza dire nulla si era diretta di gran carriera verso i quartieri femminili, precedendo le altre ragazze senza aspettarle, senza indugiare a intrattenersi con nessuno, un’espressione indecifrabile sul viso. Incerte su cosa stesse succedendo, loro avevano cercato di dirimere da distante il mistero dietro a tutta quella fretta.
Tessa aveva trovato il suo armadietto appena accostato, il 3DMG accatastato alla bell’e meglio anziché riposto nella sua apposita valigetta, la pila di vestiti di ricambio scomposta e la chiave ancora appesa alla toppa, alla mercé di tutti. Strano, per una ragazza metodica e scrupolosa come lei.
Quando erano entrate nel capanno che assolveva la funzione di locale docce, le ragazze avevano sentito l’acqua già sciabordare dentro uno dei cubicoli in cui avevano dedotto che Schesta si fosse immediatamente fiondata. La porta in legno troppo alta impediva di vederla in viso, ma il ciondolare del secchio fino a poco prima ricolmo d’acqua era indicativo; da essa pendeva un asciugamano con una “S” ricamata a confermare, assieme agli stivali abbandonati a lato, la presenza di un occupante e la sua identità. Della divisa sporca che Schesta doveva essersi levata prima di andarsi a lavare, invece, neanche l’ombra.
Per quanto stranite e irritate dal suo comportamento -anche perché non era carino appropriarsi di una doccia e farsi gli affaracci propri-, le compagne avevano deciso di non disturbarla quando a Leela era sembrato di udire un singhiozzo seguito da una nuova secchiellata d’acqua. Ma, in tutto quel tempo in cui Schesta era rimasta rintanata, appena una volta o due avevano visto e sentito rovesciarsi il contenitore, sempre seguito da qualche gemito e suono soffocato.
Non sembrava, la ragazza, per il resto affatto intenzionata ad uscire da lì dentro.
«Schesta, tutto bene?» le avevano chiesto a un certo punto, in pensiero.
«Sì, tutto a posto.» si era però affrettata a rispondere quella, fin troppo alla spicciolata per i loro gusti, un tono così neutro da sembrare forzato, finto, e con una nota appena più alta del normale.
Non ci aveva creduto nessuna, fondamentalmente, ma a nessuna di loro era parso il caso di stare a sindacare la questione. Si erano quindi arrangiate a lavarsi facendo a turno come al solito, solo una doccia in meno a loro disposizione e l’enorme quesito di cosa diavolo stesse combinando Schesta a far loro tendere le orecchie a ogni minimo rumore proveniente dal suo angolino.
Non ci voleva un genio per capire che Schesta voleva essere lasciata in pace; che di aiuti non ne voleva. Le compagne avevano pensato che un’oretta passata sola con sé stessa le sarebbe bastata per ritornare l’allegra ragazza di tutti i giorni. Succede, del resto. Si erano quindi comportate come se nulla fosse, chiacchierando, ridendo tra loro; anche se un orecchio era sempre stato pronto a cogliere qualche segnale di Schesta, i gesti di tutte più lenti del normale, in attesa che la loro compagna aprisse la porta della doccia.
Adesso però arrivava questo laconico rifiuto ad uscire da lì dentro anche per la cena…
«Che facciamo?» sussurrò Vivian a Leela, indicando la porta.
«Non mi sembra giusto fare finta di niente a questo punto…» s’intromise Tara in tono accorato.
Maia annuì «È sospetto e non può rimanere chiusa lì dentro per sempre…»
«Adesso la tiro fuori io…»
«Tessa, no! – la fermò Leela, Tessa era già pronta a sfondare la porta in legno della doccia - Avviatevi, voi…io vedo di scoprire cosa sta succedendo…»
«Ragazze, vi sento. Non sta succedendo niente- Andate, davvero.» Le interruppe Schesta dall’interno del cubicolo-doccia.
«Ma noi…»
«Andate! Non c’è mica nulla di grave…Io arrivo. Ho solo bisogno di qualche minuto ancora. »
«Però… io…»
«Anche tu, Leela.»
Il tono perentorio della ragazza zittì Leela bruscamente.
Qualcosa decisamente non andava se Schesta si rifiutava di parlare anche con lei.
«…»
«Ok. Ci vediamo dopo. E farai bene ad avere una buona giustificazione. Vieni, Leela.» rispose per tutte Tessa, trascinando Leela con sé.
«A dopo!» rincarò Leela, come a chiedere a Schesta nuovamente conferma che l’avrebbero davvero vista spuntare a cena. Non era proprio un’affermazione, non era una domanda, il tono di preoccupazione però risuonava chiaramente.
«A dopo» confermò Schesta con tranquillità.
Leela gettò un’ultima occhiata alla porta della doccia, prima di uscire dal bagno, per ultima.

La voce di Tessa sembrò risuonare più forte del normale, marcata di finta noncuranza, mentre il gruppetto si avviava al refettorio: «Affari suoi se arriva e il primo è già finito. Oggi c’è la pasta al forno»
«Pasta al forno, mmmh» gli occhi quasi brillarono a Babe a quella improvvisa rivelazione.
«Potremmo tenergliene da parte un pezzo…» propose Vivian.
«Col cavolo, ho fame!» escluse Tessa.
«Tessa che si priva del cibo? Tzk, impossibile» ironizzò Nadir, sino ad allora rimasta in silenzio, suscitando una sequela di insulti da parte di Tessa.
«A te piace la pasta al forno, Leela?» chiese Vivian, cercando di attirare l’attenzione della ragazza, che fu però colta improvvisamente alla sprovvista.
“Eh?”
Non aveva sentito nulla dello sproloquiare fintamente allegro delle compagne.
La mano di Vivian si strinse attorno al suo braccio, premendo con forza, infondendole calore. Leela era palesemente ferita dal comportamento di Schesta; c’era stato, sin dal primo giorno, un rapporto speciale di amicizia e affiatamento tra loro due. Si erano sempre dette tutto. Sia di faccende serie come stupide. Per qualche ragione, invece, ora, Leela si sentiva come se il filo che le legava fosse stato spezzato…Era normale che la cosa la impensierisse...e seccasse.
«Poteva dirlo almeno a me che ha. A questo punto non staremmo tutte in ansia…»
«Vedrai che non è nulla, non crucciarti; è solo un momento un po’ così, magari vuole solo rimanere un po’ sola. Non è poi così strano...»
«Già… - tentò di spiegare Leela - ma non capisco: perché tutto questo mistero se si tratta di una stupidata?».
«Per me si vergogna per la tirata di orecchie che le ha dato oggi Shadis» provò ad avanzare come ipotesi Babe.
«Avrebbe senso…» annuì Maia.
Ma Leela non era convinta. «Mmm non credo, o forse in parte sì, ma aveva cominciato a comportarsi stranamente da prima…E poi non è il tipo da prendersela per così poco. È che proprio non capisco il perché tutti questi misteri.» mormorò lasciando trasparire un pelo di delusione.
«Per me si sta facendo chissà che pensieri per una cazzata e lo sa. Sicuramente non vuole che tu ti preoccupi inutilmente o te ne avrebbe parlato» confermò bonaria Tessa, lasciando da parte i discorsi su pasta al forno, pasta pasticciata e pastasciutta e mollando una sonora pacca sulla spalla di Leela «magari dopo cena si sarà schiarita le idee e verrà a illuminarti su qualche grande realizzazione esistenziale...ce la vedo».
Maia e Nadir ridacchiarono alla scena: se Leela non fosse stata di costituzione robusta, la delicatezza di Tessa sarebbe stata sufficiente a farla finire a terra, a quel punto. Era quasi tenero come la spilungona dai capelli bioni non fosse capace di esprimere il proprio affetto se non malmenando la gente.
Massaggiandosì là dove Tessa l’aveva colpita, Leela riflettè un attimo sulle parole della compagna «Spero sia così», poi sospirò un mogio «Può essere» e a questo pensiero, come a riacquistare fiducia e un po’ di ottimismo, annuì con convinzione entrando nel refettorio. In effetti, nessuno faticava a immaginare Schesta saltar su con qualche diavoleria in mente...
«Sicuro! Vedrai che sarà così!» confermò Tessa, spingendola per le spalle con un gran sorriso e un occhiolino alle altre, che scambiarono un'occhiata in silenzio.
«È così strano vedere Leela abbattuta…» disse Maia, esitando un secondo fuori dalla porta.
«Spero che Schesta ritorni presto normale… » annuì Nadir «mi fa strano non averla qua tra noi mentre spara cavolate…».
«Chissà però davvero che le è preso…» mugugnò Tara, le braccia incrociate dietro la testa, lasciando che le sue parole si perdessero nel vento, prima di seguirla, richiudendo infine la porta. 

--------------------------------------Autor's corner--------------------------------
Salve a tutti, lettori! Spero che questo inizio vi abbia incuriosito almeno un po' :) 
In questa ff sto esplorando generi e argomenti per me nuovi nel versante scrittura...e spero di non deludervi.
Anzitutto l'inserzione di questo pg nuovo, Schesta, in genere non invento MAI pg nuovi, ma a questo giro ho voluto provare; e anzi, ne ho inserita una pletora...In secondo luogo sto cercando di evitare il più possibile il guilty pleasure dell'intospezione psicologica, che ci sarà, ma giuro la sto tenendo a bada ahahaha Per terzo si parlerà di ingiustizie sociali, malattie, cose brutte della vita. Non sarà per niente allegra a tratti. E, quarta cosa, non ci saranno relazioni sentimentali, argomento sul quale sono invece ben rodata.
Diciamo che questa ff nasce dal mio desiderio di mettere per iscritto alcune riflessioni e seghe mentali che mi son fatta leggendo Snk. E niente, si sa, io le seghe mentali le trasformo in ff.
Quindi niente, GRAZIE per aver letto...e ci vediamo nel prossimo capitolo!
  
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