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Autore: Heihei    24/05/2017    3 recensioni
Bethyl-AU
Quegli stupidi degli amici di Beth sono determinati a rendere il suo diciottesimo compleanno memorabile, peccato che le loro buffonate la faranno restare bloccata in un brutto quartiere di una città sconosciuta, attualmente pattugliato dall'Agente Shane Walsh. Minacciata sia dagli agenti che dai criminali, dovrà rassegnarsi alla compagnia di un gruppo di zotici, tra cui un certo redneck particolarmente scontroso.
**Questa storia NON mi appartiene, mi sono limitata a tradurla col consenso dell'autrice**
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Maggie Greeneunn, Merle Dixon
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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XV. Trovata

 

 

Gli occhi di Beth erano fin troppo luminosi mentre guardavano i suoi. Aveva fatto tutto così in fretta.
Quando rimasero da soli nella stanza, lasciò che un respiro di sollievo sfuggisse alle sue labbra sigillate.
“Non credo che...” Incredibilmente consapevole del fatto che fosse completamente nudo sotto quella coperta, cercò di lottare contro i suoi impulsi per tenerli sotto controllo. Perché diavolo l’aveva lasciata entrare? “Non dovresti essere qui, Beth”, disse tra i denti, “non puoi stare con me.”
“Non m’importa delle regole.” Il fatto che stesse parlando a bassa voce, lasciò intendere che, nonostante quello che aveva appena detto, non voleva assolutamente che qualcuno scoprisse che si trovava lì. “Voglio stare qui. Con te.”
Lo superò e si andò a sedere ai piedi del letto, tirandosi consapevolmente giù la maglietta finché non incontrò il suo sguardo e smise di agitarsi.
Per un momento restò impalato lì dov’era ad osservare la sua espressione, la quale man mano che i rumore dei passi proveniente dal corridoio aumentava diventava sempre più tesa, quando d’un tratto cessò. Per un secondo, la luce visibile da sotto la porta fu oscurata da un’ombra che se ne andò così com’era venuta, probabilmente portando via con sé i suoi vestiti.
Quando tornò a guardare Beth, stava trattenendo il respiro gonfiando il petto, per poi lasciarlo andare. Riposò lo sguardo su di lui e sorrise, rilassando le spalle.
“Vieni”, suonò più a suo agio di quanto non sembrasse. “Se non mi trovano sarò io quella a finire nei guai, e poi nessuno si aspetta di vederti lasciare questa stanza prima che sarai vestito. Nel caso, dirò che ti ho messo alle strette per farmi raccontare come e dove avessi trovato Penny… che alla fine è la verità.” Le sue guance si colorarono di rosso.
“Non voglio che tu finisca nei guai a causa mia”, brontolò Daryl.
Lei non rispose, ma gli rivolse un sorriso smielato e lo guardò in un modo a cui non era per niente preparato.
“Non c’è molto da dire, comunque.”
Sapeva quella risposta non le sarebbe bastata e sentì già la sua convinzione cominciare a sgretolarsi davanti a quel suo sguardo limpido e innocente.
“Ha solo… visto una cerva e un cerbiatto. Voleva dar loro un’occhiata più da vicino e pensava di ricordarsi la strada del ritorno, ma poi le sue prede sono scappate e...”
“Prede?”, Beth lo interruppe confusa, scuotendo la testa. “Voleva solo guardarli.”
Daryl sollevò e abbassò una spalla sforzandosi di non far cadere la coperta, stringendola di più quando stava per sfuggire alla sua presa. “E’ l’abitudine, credo. Se mi parli di inseguire un animale, penso a una battuta di caccia.”
“Oh”, lei annuì, continuando a fissarlo in attesa che continuasse.
“E quindi… si è persa. Ha cercato di tornare alla fattoria convinta di star seguendo la pista giusta, ma poi è iniziato a piovere. Il torrente lì vicino ha alzato il livello dell’acqua e così si è arrampicata su un albero per non bagnarsi i piedi. L’ho trovata aggrappata al suo ramo come una piccola scimmia.”
Il sorriso di Beth si allargò.
“E’ una brava bambina. Non è neanche stupida, solo che magari io al posto suo avrei gridato aiuto quando la pioggia cominciava a peggiorare.”
“Siediti”, gli disse, “o stenditi… devi essere stanco.” Non riuscì a dirlo senza arrossire di nuovo, sempre che non fossero solo le rimanenze di quella corsa sotto la pioggia.
Daryl era rimasto in piedi davanti alla porta, pensando che vi ci sarebbe gettato contro se qualcuno avesse provato ad entrare, ma era un piano completamente impulsivo e insensato. Sapeva che così facendo avrebbe solo reso quella situazione ancora più equivoca.
Beth non se ne sarebbe andata e, in tutta onestà, non voleva che lo facesse.
A passi pesanti, la raggiunse, prendendo posto accanto a lei.
“Va bene, mi siedo”, mormorò.
Cercò di fissare una buona distanza tra i loro corpi, ma Beth non sembrò curarsene, perché quando il suo peso affondò nel materasso, approfittò di quel movimento per spostarsi più vicino a lui.
“Scusa per Maggie, è un po’… difficile”, rise nervosamente.
“Fa bene.” A guardarla con la coda dell’occhio, era solo una macchia bianca e dorata. “Si sta solo prendendo cura di te.”
“Non so neanche cosa pensa che siamo.”
Anche senza girarsi completamente, la vide muoversi. La sua mano si allungò lentamente verso il suo viso per togliergli un filo d’erba che doveva essere rimasto attaccato lì.
“Cosa siamo?”, chiese timidamente.
E che cazzo ne so.
Daryl non riuscì a muovere la mascella per darle una risposta e pensò che probabilmente era meglio così. Dubitava di poter riuscire a dire qualcosa di sensato, dato che in quel momento nella sua mente regnava il caos.
“Scusa”, Beth cominciò a indietreggiare, e solo in quel momento si rese conto di quanto il suo silenzio avesse solo peggiorato la situazione.
Non riusciva a capire che cosa volesse da lui.
“Non voglio restare in un posto di cui non posso far parte.”
“Ma non è così”, disse lei con fermezza. “Nessuno vuole che tu te ne vada… neanche Maggie. Io vorrei che restassi, e sono sicura che anche il signor Blake e Penny siano stati molto contenti della tua presenza qui.” Gli rivolse un altro timido sorriso.
Lui deglutì, col cuore che gli batteva un po’ più forte del solito. “Era normale… e giusto che io andassi a cercarla.”
Adesso era Beth a stare in silenzio. Aveva un’espressione pensierosa e preoccupata, i suoi occhi blu lo osservavano pungenti come chiodi. Era uno sguardo privo di ogni tipo di giudizio, che lo spinse a continuare a parlare.
“Quando ero piccolo, nessuno è venuto a cercarmi. Forse non si erano neanche accorti che non c’ero.”
Si ricordò della paura di non essere mai ritrovato, così costante e profonda soprattutto quando pensava che forse nessuno voleva ritrovarlo. Si era addentrato nei boschi per stare da solo e così l’avevano lasciato.
“..Merle era in riformatorio e mio padre… anche se non se ne fosse andato a casa di non so chi in quel periodo, magari non si sarebbe neanche accorto che mancavo.”
Smise di parlare quando riposò gli occhi sul volto di Beth, ancora aperto e interessato, ma contorto in una smorfia di dolore.
“E’ terribile”, disse, accarezzandogli il viso con lo sguardo.
Daryl si strinse nelle spalle e distolse lo sguardo dal suo, con lo scopo di ristabilire almeno per un attimo il suo equilibrio. “Stavo bene.”
Era stato bene nel bosco. Era addirittura arrivato a pensare di appartenere più a quel posto che al calore di una casa.
“Ho ritrovato la strada dopo alcuni giorni.”
Giorni?!” Lei allungò di nuovo la mano verso di lui, ma questa volta la posò sulla sua spalla, cominciando a massaggiargli il muscolo in tensione con più forza di quanta se ne aspettasse da lei.
“Non sapevo ancora muovermi nei boschi come so fare adesso.” La coperta continuava a scivolargli di dosso e cercò di rimetterla a posto, ma la tirò con troppa forza e scoprì una parte della spalla che lei stava accarezzando. “...Non sapevo ancora che tracce seguire per tornare in mezzo alla gente. Da quel momento, sono diventato un cacciatore.”
Beth aveva la fronte corrucciata e lo sguardo fisso su un punto preciso della sua schiena. La mano aveva smesso di muoversi.
S’irrigidì in un istante appena capì che cosa significasse, appena capì che cosa stava guardando. In ansia, tirò la coperta più in alto. Pochissime persone avevano visto la sua schiena nuda ed era successo solo quando era troppo fatto per curarsene. L’unica eccezione era stato un tatuatore, che l’aveva guardata impassibile. Dalla paura improvvisa e dal disgusto che si erano fatti prepotentemente strada nel suo sguardo, Daryl capì che non erano i due demoni che aveva sulla spalla ad aver catturato la sua attenzione.
“Daryl...”
Sentì una forte sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Si ripiegò le labbra in bocca e prese a guardare il pavimento, cercando di ignorare il modo in cui lei lo stava osservando. Sembrava che stesse guardando qualcosa sul punto di rompersi.
“Ma come ha…?”, la sua mano delicata raggiunse la parte posteriore del suo collo.
“Smettila.” Parlò più duramente di quanto avesse voluto fare e si ritrasse dal suo tocco. “E’...”, cercò di ammorbidire il tono per evitare che pensasse che fosse arrabbiato con lei. “E’ solo una cosa brutta. Tutto qui.”
“No”, sussurrò, provando a sorridere. Ma sembrava troppo triste per farlo funzionare. “Scusa, non ho alcun diritto di...” Per un momento si zittì e tirò un respiro profondo. D’un tratto, una scintilla determinata si accese nei suoi occhi. “...Per favore, posso vederle?”
Daryl non riuscì neanche a figurarle nella sua mente. Le aveva intraviste solo per caso, una volta, nello specchio appannato di un albergo mentre usciva dalla doccia. Sapeva solo dov’erano le peggiori e ricordava ancora con quanto disgusto si costrinse a guardarle. Non riusciva a rivivere quel dolore, ma poteva ancora avvertire vagamente la sensazione della pelle della cintura sulla sua schiena. Ed ogni volta era peggio di quanto ricordasse.
Allentò la presa sulla coperta, lasciandola scivolare fino ai gomiti. Quel gesto parlò da sé.
Il materasso si piegò sotto di lui quando Beth si alzò sulle ginocchia e si spostò dietro la sua schiena. Le sue dita erano così leggere che a momenti non sapeva dire se lo stessero toccando per davvero o se fosse solo la sua immaginazione a fargli formicolare la pelle. I suoi capelli umidi e freschi lo solleticarono finché non sentì prima il suo respiro e poi le sue labbra posarsi sulla spina dorsale, proprio su una delle cicatrici peggiori. Gli ultimi rimasugli di freddo svanirono, lasciando spazio a un calore sempre più intenso. Lei non si ritrasse, al contrario, sentì il suo peso abbandonarsi contro la sua schiena, per poi girare la testa e far scivolare le mani sul suo corpo, fino a farle incrociare sul petto.
“Mi dispiace per quello che ti è successo.”
Lentamente, Daryl poggiò il mento sulle sue mani giunte e lasciò che il suo corpo, a poco a poco, cominciasse a rilassarsi. Non gli importava del cielo che fuori continuava a infuriare, o del fatto che fossero ancora circondati dalla sua famiglia. Riuscì a dimenticare tutto per quell’istante, godendosi a pieno la magnifica sensazione del corpo di Beth stretto al suo.
Ma poi, qualcuno bussò alla porta.
“Daryl?”
Era la voce di Hershel, la cui ombra comparve sotto la porta.
Così veloce che avrebbe potuto lasciare la sua scia nell’aria, Beth balzò giù dal letto e si nascose sotto di esso.
Quando i suoi piedi sparirono, Daryl rispose a voce un po’ troppo alta: “Sì?”
“Stai bene, figliolo?”
“Abbastanza.”
Non voleva che Hershel entrasse nella stanza. Il suo cuore era completamente impazzito, attentando alle sue costole a ogni pesante battito. Non riusciva a pensare a un modo efficace per fermarlo. Non riusciva a pensare a nulla se non a quanto fossero state dolci le labbra di Beth premute contro la sua pelle e a quanto dannatamente avrebbe voluto assaggiarle.
La porta si aprì ed Hershel entrò. Quando si fermò di fronte a lui, notò che aveva portato con sé un piatto con un sandwich. Daryl scese dal letto per prenderlo e per lasciare che il materasso si alzasse un po’, dando a Beth un po’ più di spazio per respirare: se lui stava avendo problemi di respirazione, non voleva immaginare come si stesse sentendo lei a stare schiacciata lì sotto.
“Hai fatto un gran lavoro oggi per questa fattoria, Daryl. Per non parlare di quello che hai fatto per la piccola.”
Se solo avesse saputo, non avrebbe mai usato quel tono gentile con lui.
Senza lasciar trasparire il suo senso di colpa, si strinse nelle spalle. “Grazie.”
Prese il piatto col sandwich. Delle vistose fette di tacchino fuoriuscivano da due pezzi di pane; fino a quel momento non si era neanche reso conto di essere così affamato.
“Non potevo lasciarla lì fuori da sola”, aggiunse quando notò che Hershel non se n’era ancora andato.
“No”, rispose lentamente il fattore, allungando quella sillaba all’inverosimile, tanto da creare uno strano clima di tensione. “Non potevi.”
Daryl si limitò a fare di nuovo le spallucce, fuggendo dal suo sguardo penetrante.
“La polizia, a malincuore, mi ha chiesto di ringraziarti da parte loro.”
“Beh, non c’è di che”, rispose, con la bocca piena di tacchino.
Hershel accennò una risata. “Hanno una bella faccia tosta, ma credo che sia uno dei requisiti fondamentali per fare un lavoro del genere. Se ne sono andati solo adesso, e mi hanno avvertito che avrei potuto ricevere delle telefonate dai giornali locali, che evidentemente avrebbero voluto sapere qualcosa in più sull’incidente. L’hanno saputo troppi civili, basti pensare anche solo ai bambini e ai loro genitori. Alla fine, ho ricevuto la telefonata ancora prima che tu la trovassi.”
“Giornali?”, si riempì la bocca con l’ultimo pezzo di sandwich.
“E’ una storia interessante”, disse pensieroso. “Le persone che leggono gli articoli locali esistono ancora, e io sono una di quelle.”
Daryl si leccò le dita, pensandoci un momento. “Non ne ho mai letto uno… ma credo che al padre di Penny non piacerà.”
“E’ un uomo difficile da capire”, ammise Hershel. “Si è trasferito da poco in città, dall’inizio dell’anno scolastico. Insegna storia al liceo, alla classe di Beth. Stasera ho capito che non è da molto che fa il professore, lo è diventato a causa della sua ossessione per la storia. In particolare, è appassionato di storia militare. Ha detto di averlo fatto anche per far fronte alla perdita di sua moglie. Penny è tutto ciò che gli resta.” Si fermò per prendere il piatto vuoto dalle mani di Daryl e sospirò accigliato. “Tu non hai figli, vero Daryl?”
“No.”
“Sono sicuro che, quando un giorno ne avrai, riuscirai a capire quello che sto per dirti. Non si può esprimere il modo in cui si sente un padre a sapere che i suoi figli sono in pericolo. Il male che si prova è impensabile. Tu stanotte hai risparmiato al signor Blake una tale follia, trovandola subito e riportandola qui.”
Ogni parola era stata come un pugno nello stomaco. Non riusciva a sentirsi gratificato per quello che aveva fatto quella notte. Non significava niente, chiunque avrebbe potuto farlo, anche se lui- ma anche Otis- sapevano come farlo nel minor tempo possibile. Il fatto che si fosse trovato a fare il suo stesso percorso era stato un semplice colpo di fortuna. E poi, mentre Hershel parlava di quanto ci tenesse ai suoi figli, la minore era nascosta proprio sotto al suo letto. Non poteva accettare nessun ringraziamento. Si sentiva un verme.
“Come fattore, ti sono grato per averti salvato da eventuali situazioni imbarazzanti e per esseri preso la responsabilità della nostra negligenza quando non eri tenuto a farlo...”, Hershel lo guardò dritto negli occhi, con una sincerità tale che avrebbe potuto ucciderlo da un momento all’altro. “Ma come padre, devo dirti che sei stato una manna dal cielo.”
In quel momento, non sarebbe riuscito a dirgli nulla che non sfociasse in una confessione, quindi gli rivolse un unico, nervoso cenno del capo e cercò di evitare il suo sguardo.
“Riposati pure”, disse poi, con la mano sulla maniglia della porta, in procinto di uscire. “Devi essere esausto.”
In realtà, non lo era. Si sentiva solo un po’ nervoso, ma borbottò comunque un mentre il fattore lasciava la stanza.
Voltandosi, vide Beth strisciare fuori da sotto il letto con un po’ di polvere rimasta attaccata alla maglietta. La spazzò via, poi lo guardò e nei suoi occhi non c’era alcuna traccia di vergogna. Era semplicemente innocente, com’era sempre stata.
“Beh”, mormorò a voce ancora più bassa e con più accortezza rispetto a prima che arrivasse suo padre, “lui te l’ha detto meglio di come avrei potuto fare io.”
Daryl riuscì solo a scuotere la testa.
Lei lo raggiunse e si aggrappò a entrambi i lembi della coperta come se stesse stringendo un bavero. “Hey, tutto quello che ha detto su di te è la verità, e non solo. In nome di tutte le bambine che si perdono nel mondo… grazie.”
Stava per baciarlo di nuovo, poteva vederlo nei suoi occhi. Magari sarebbe stato un altro semplice bacio sulla guancia, ma non sapeva se quella volta sarebbe riuscito a trattenersi.
“Sei un eroe a tutti gli effetti.”
La voleva così tanto.
“...Credo che tu debba andare.”
Beth esitò per un secondo, ma poi lo lasciò andare e indietreggio, nascondendo le mani dietro la schiena. “Sì, hai ragione. Si staranno chiedendo che fine io abbia fatto.”
Le sue guance erano colorate del più lieve rossore, ma al di là di quello non sembrava che si fosse sentita respinta.
“Fammi controllare”, Daryl la superò e raggiunse la porta, sporgendosi con la testa per assicurarsi che in corridoio non ci fosse nessuno. “Libero”, disse, facendole spazio per passare.
Senza aggiungere altro, Beth corse via. Lui la chiuse fuori non appena varcò la soglia e restò con la schiena incollata contro la porta per un tempo interminabile.
Hershel si fidava di lui e dovette riconoscere, con sua immensa sorpresa, che significava molto per lui e non voleva tradire la sua fiducia. Ma allo stesso tempo, una vocina spaventosamente simile a quella di Merle- anche se forse era pure più inquietante- continuava a ricordargli che anche se agli occhi di suo padre continuava a essere una bambina, Beth era una donna. Lei poteva e voleva prendersi le responsabilità delle sue scelte. Suo padre non poteva più farle al posto suo, e neanche lui.
A quel punto, non restava che decidere quale invece sarebbe stata la sua di scelta.








Angolo traduttrice
Sì, lo so. Sto pubblicando sempre due capitoli alla volta perché sono molto brevi, ma questa volta ho deciso di fare un'eccezione, sia per lasciare un po' di suspence, e sia perché i prossimi due capitoli saranno più densi di avvenimenti e non volevo che scopriste tutto in una botta. Perdonatemi.
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e anche solo chi l'ha letta. Fatemi sapere cosa ne pensate! :D
Aggiornerò presto, un bacio!


PS: Se state leggendo questa nota e non avete ancora mai letto
"Da Capo al Coda" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3592593&i=1) di vannagio (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=79904) fatelo ORA. Sul serio, non ve ne pentirete. E' una bellissima storia e merita di essere letta.

 

   
 
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