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Autore: Eeureka    25/05/2017    1 recensioni
– [[ нιdeĸane ]] [[ AU ; croѕѕover / parzιalмenтe ιѕpιraтa a deaтн noтe ]]
Ken è uno shinigami che si è stancato del suo lavoro. Non sopporta più l'apatia, il buio e la mancanza di emozioni che la sua routine comporta.
Istaurando un'amicizia proibita cerca di scoprire il mondo colorato degli umani, con l'intenzione di trovare un po' di sollievo sulla Terra. Il problema è che rimane intrappolato lì.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaneki Ken, Nagachika Hideyoshi, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.:Chapter two;




Il loro mondo era monotono non solo per come funzionava, ma anche per il suo aspetto. Non era altro che un'enorme distesa di sabbia grigia, con rocce e crateri qua e là sul terreno. Uniformità interrotta di tanto in tanto dalle abitazioni degli shinigami, tutte uguali e distanti l'una dall'altra parecchi chilometri, in modo che ognuno potesse godersi la propria solitudine indisturbato.
Era un mondo anche piuttosto piccolo, il numero degli shinigami non avrebbe mai potuto eguagliare quello degli umani. Era un pianeta per lo più vuoto.
Touka non poteva aver fatto molta strada, in genere gli shinigami preferivano restare in zona vicino alla propria abitazione. E Ken non si sbagliava, la trovò quasi subito: era seduta davanti a uno di quei portali che mostrava quel che accadeva sulla terra, aveva le ginocchia al petto e le braccia incrociate, lo sguardo poco interessato per quel che aveva dinnanzi.
« Ehi. » La shinigami sussultò, colta di sorpresa. Ken le si sedette vicino, elargendole un sorriso gentile. Touka non si voltò verso di lui, voleva che la sua rabbia trapelasse.
« Ehi » ripeté Ken.
Touka sospirò. « Che vuoi? »
« Senti » esordì lo shinigami, cercando lo sguardo della collega « mi dispiace per prima. »
Touka esitò un po' prima di incrociare gli occhi dell'altro - o meglio, l'unico occhio, dato che Ken indossava sempre una benda su quello destro.
« Lo sai bene che non dovresti dire cose del genere » lo riprese, « non so che farmene delle tue scuse. Non so se stessi mentendo o no e, onestamente, credo che sia meglio per tutti non saperlo... Solo... Non cacciarti nei guai, okay? »
Annuì poco convinto, lei se ne accorse.
« Non vorrai mica fare la fine di Shuu... Almeno spero. »
Ken sussultò. Shuu era uno shinigami che si era invaghito degli umani e che per questo era stato punito a dovere. Aveva cominciato ad assentarsi al lavoro per trascorrere il tempo sulla Terra e in ben poco tempo gli shinigami maggiori se ne erano accorti e avevano informato il re Arima sulla situazione. Quest'ultimo aveva mandato Shuu sotto processo, dandogli l'opportunità di difendersi, ma per il filantropo non c'era stata salvezza. Nell'esprimersi a parole le sue frasi erano arzigogolate, ricche di fronzoli e con termini assurdi. Gesticolava, plateale, con un entusiasmo inconcepibile: era diventato folle.
Ormai anche questa memoria per Ken era quasi svanita, ma riusciva ancora a ricordarsi di Shuu che per convincere della sua innocenza narrava di arte, dipinti, teatro, poesia e anche di libri.
Essendo che gli shinigami ottengono gli anni di vita dagli umani che uccidono, non c'è modo di uccidere un dio della morte se non che sottraendogli per sempre il proprio death note. E questa era stata la condanna per Shuu.
Per un certo periodo era andato in giro cercando di inculcare le sue idee anche agli altri, ma veniva evitato come se potesse contagiare con qualche grave malattia. Ormai da circa qualche secolo non si era più visto in giro: forse si era rinchiuso nella propria abitazione (dalla quale tutti giravano alla larga) o forse era morto. La verità era che a nessuno interessava davvero la sua sorte, Shuu serviva solo come esempio di quel a cui potevano andare incontro in base alle scelte sbagliate.
« Ken? Rispondi! »
L'interpellato sobbalzò.
« Ah, scusa... Stavo pensando... »
Touka inarcò un sopracciglio, poi sospirò.
« Non voglio che ti finisca così, okay? Lo sai bene che tempo fa hai avuto comportamenti sospetti. Ora le acque si sono calmate... Non le agitare di nuovo. »
Ken ripensò a Shuu e a come forse avrebbe davvero dovuto tenersi alla larga dal mondo degli umani.
« Non accadrà » affermò, quasi convinto « non mi finirà come lui. »
Si mise in piedi e spolverò via dalle gambe la sabbia che gli era finita addosso.
« Penso che andrò a dare un'occhiata più da vicino ai nuovi abitanti della Terra. Vieni con me? »
Touka accennò un sorriso. « D'accordo » acconsentì, « ma solo per tenerti d'occhio. »





La popolazione sulla Terra si stava ancora sviluppando. Erano nel periodo dell'Antichità, dove non esistevano veri e propri stati, ma solo territori che venivano conquistati, rinominati e frazionati in continuazione da diversi popoli.
In genere gli shinigami venivano divisi in gruppi di quattro (in base alla vicinanza delle proprie abitazioni) e ogni gruppo riceveva una zona sulla Terra di cui occuparsi. Quella in cui erano appena apparsi Ken e Touka, attraversando il portale che li collegava al mondo umano, doveva essere la loro area. Ken era rimasto all'oscuro delle vicende umane per svariato tempo per fingere indifferenza, e ora non sapeva se si trovassero in un regno, in un impero o in chissà cos'altro. Quel che era certo era che erano apparsi nel bel mezzo di un villaggio di campagna circondato da mura.
Era da così tanto tempo che non scendeva sulla Terra che dovette socchiudere gli occhi, ferito dall'abbagliante luce del sole. Si sentiva - se gli era concesso utilizzare i vocaboli umani - emozionato, trepidante. Gli shinigami non respiravano, eppure lui ebbe l'impressione di essere investito da una forte ondata di aria fresca. Il buio non lo circondava più, ora attorno a lui c'erano solo colori: prevaleva il verde delle piante, il marrone della terra, il beige, l'ocra, il grigio delle pietre incastonate nei sentieri, il celeste dell'ampio cielo e la luce diffusa ovunque che filtrava tra le foglie degli alberi.
Non lo fece apposta, ma le sue labbra si piegarono in un sorriso.
Touka lo notò, ma mantenne il silenzio.
« Diamo un'occhiata in giro? » propose e lo shinigami annuì con un po' troppo entusiasmo.
Si addentrarono nel villaggio, e i sentieri cominciarono ad essere perimetrati da tante modeste case in mattoni l'una accanto all'altra. La gente passeggiava frenetica, alcuni presi dal lavoro, altri semplicemente chiacchieravano. I bambini giocavano a chiapparello, correndo a zig zag tra gli adulti. Indossavano tutti semplici stoffe raffazzonate l'una sull'altra, per lo più tuniche strette in vita con un filo di un altro tessuto che fungeva da cintura. Dall'erba, di tanto in tanto, sbucavano fiori fatti di gemme luminose di colore rosso. Ken non aveva mai visto fiori così nelle generazioni precedenti, era di certo una novità apportata da Terra. Ebbe l'impulso di coglierlo, poi si ricordò di non essere solo e soprattutto di essere nella sua forma di shinigami, il che comportava il non poter interagire direttamente con nulla di quel pianeta. Era come uno spirito che galleggiava nell'aria.
I due giunsero in quella che era di sicuro la principale piazza del villaggio. C'erano gruppi di anziani che discutevano su chissà cosa, bambini che giocavano anche lì, donne che trasportavano vasi colmi d'acqua e botteghe differenti al di sotto di un colonnato, dove gli artigiani lavoravano in bella vista, mostrando di cosa erano capaci.
Quel che attirava più di ogni altra cosa l'attenzione era la fontana che si stagliava al centro. Era di base circolare, fatta in marmo bianco e purissimo ed era ricca di elementi floreali. La parte al centro imitava il movimento dell'acqua stessa, come quando vi si lascia cadere un sassolino e le gocce schizzano tutto intorno. Era come se da fiori di marmo nascesse acqua di marmo e da questa scorresse l'acqua vera che andava a congiungersi all'interno della fontana.
« Wow » soffiò Ken non riuscendo a trattenersi. Gli umani trovavano sempre modi alternativi di esternare i propri sentimenti. Uno di quei modi era l'arte.
Ken voleva sentirsi parte di tutto quello e non osservarlo solo da dietro una teca di vetro. Così prese sembianze umane.
« Cosa fai?! » domandò Touka allarmata.
« Faccio un giro. »
Prendere sembianze umane per uno shinigami voleva dire rendersi visibili agli abitanti della Terra. Era una pratica non rara, apprezzata da alcuni, disprezzata da altri.
La forma umana di Ken era decisamente ridicola a parer suo. Assumeva il corpo di un ragazzino sui vent'anni che pareva anche più giovane. Era esile, i capelli gli diventavano neri e la benda che portava sempre con sé svaniva, dando mostra di due grandi occhi incolori.
Il contro di trasformarsi momentaneamente in umani era che il death note si poteva solo portare in mano, senza nessun posto dove poterlo trasportare, e quindi diventava di estrema importanza fare attenzione a non lasciarlo da nessuna parte.
Era già accaduto in passato che uno shinigami perdesse il proprio death note, e il peggio avveniva se era un umano a trovarlo. Se un uomo ne entra in possesso e scopre come utilizzarlo allora il dio proprietario è condannato a stare a fianco di costui finché vive. E, non potendo utilizzare il proprio death note poiché in mano dell'umano, non si può far nulla per accelerare il processo.
Ken si avvicinò alla fontana e si sedette sul bordo. Piccoli spruzzi di acqua gli solleticarono la schiena, e lui prese a guardare il cielo con aria rilassata. Touka si mise accanto a lui, restando però incorporea a tutto di quel mondo.
A un certo punto un uomo dall'aria piuttosto entusiasta raggiunse la piazza con il fiatone. Ansimò un po', poi riprese fiato ed urlò: « Sono tornati vittoriosi! »
La gente si voltò verso di lui, subito dopo si sentì il suono di trombe. Tutti gli umani lì a quel punto abbandonarono le loro attività per stringersi davanti all'ingresso della piazza in attesa di chissà cosa, febbricitanti. I bambini smisero di correre l'uno dietro l'altro e si intrufolarono tra quel corteo di adulti, anche loro con il medesimo entusiasmo.
Ken si ritrovò incuriosito. Ebbe l'impulso di alzarsi per andare a vedere cosa stava succedendo, ma poi decise che era meglio restare lì con Touka, il più lontano possibile dalla folla.
A un certo punto tutta quella gente chiassosa si zittì. Il loro vociare fu sostituito da un altro rumore, simile a quello di oggetti pesanti che vengono continuamente poggiati sul terreno e accompagnati dallo stridio di pezzi di metallo che si urtano l'uno con l'altro. Sempre più forte, sempre più vicino.
La gente continuò a lanciarsi occhiate entusiaste, e Ken comprese che qualsiasi cosa stessero aspettando stava per arrivare. Tese l'orecchio, cercando di captare di cosa si trattasse.
Quando dalla scalinata che portava alla piazza cominciarono a vedersi svariati visi, la folla urlò in preda all'emozione. Ken vide man mano profilarsi dinnanzi a sé (per quel poco che riusciva a vedere dal suo posto) i volti di diversi uomini, vestiti di pesanti armature e che sottobraccio portavano un elmetto. Dovevano sicuramente essere l'esercito. Avanzavano fieri, coordinati, marciando a testa alta. I loro volti erano stanchi, ma vittoriosi.
Si fecero spazio tra la folla verso un imponente edificio. Passarono pure davanti alla fontana, alcuni mantennero il capo alto, altri incrociarono i suoi occhi confusi come se si stessero chiedendo chi potesse essere.
Ken restò immobile a fissarli, accorgendosi che fossero un numero più grande di quanto avrebbe creduto.
Giunsero davanti all'edificio, dove vi era una nicchia contenente la statua di una donna. Fecero una sorta di saluto militare dopodiché ruppero le righe. Avevano smesso di camminare diritti e composti e ora parevano più persone tornate stanche dal lavoro, che si concedevano fra loro qualche chiacchiera e sospiravano sfiniti.
Era evidente che la battaglia non avesse portato feriti o morti. Ken sfruttò uno dei suoi poteri da shinigami e lesse sulle loro teste la loro durata vitale, ossia quanto tempo ancora restava loro da vivere. Scoprì che la maggior parte se ne sarebbe andata all'aldilà molto presto.
« Ehi, mi senti? » Ken sobbalzò. Non si era accorto che qualcuno lo stesse chiamando. Si guardò intorno e scoprì che i soldati si erano sparsi per la piazza per conto loro. Alcuni stavano riabbracciando la propria moglie e i propri figli, altri i propri genitori, altri ancora discutevano tra amici.
« Mh, ci senti? » Ken si accorse solo in quel momento che davanti a sé c'era proprio uno di quei soldati. L'armatura scintillante avvolgeva il suo corpo, e Ken poté notare quanto fosse rifinita con cura: con striature e solchi che creavano un motivo artistico, come se la bellezza di un armatura potesse essere in qualche modo funzionale in guerra.
La cosa che però lo colpì di più fu il viso dell'umano. Era un ragazzo sui vent'anni, aveva i capelli biondi e spettinati, più scuri sulla cute più chiari sulle punte, e due grandi occhi caldi che lo fissavano con curiosità.
Era raro, anche quando prendeva forma umana, che qualcuno gli si avvicinasse per parlare. In genere con quello sguardo da sempliciotto non attirava facilmente l'attenzione.
Ken se ne diede una colpa, ma non poté evitare di considerare il ragazzo davanti a sé molto bello. Forse erano i lineamenti giovani a colpirlo, oppure l'energia che emanava nonostante i suoi occhi fossero piegati dalla stanchezza. Sprigionava una grinta e una voglia di vivere talmente elevate che, quando Ken incrociò la sua durata vitale, si sentì un po' triste per lui per quanto poco tempo gli rimanesse sulla Terra.
« Sai parlare? » fece interrogativo. Ken si accorse in quel momento di essere rimasto a fissarlo con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse.
« Oh, scusa... » mormorò.
« Allora sai parlare! » fece entusiasta, dandogli una pacca sulla schiena e sedendoglisi accanto. Touka si scostò, fissando l'uomo con aria scocciata.
« Sì, certo... » Ken era immensamente confuso e in imbarazzo. Era vero che lo affascinavano gli umani, ma di rado aveva parlato con uno di loro. Percepì un forte disagio per questo.
« Non sarai mica qui per arruolarti, vero? »
Ken strabuzzò gli occhi. « N-No! » urlò fin troppo repentino.
« Ah, okay, menomale! »
« Menomale? »
« Beh insomma, sei un po' gracilino. Se hai bisogno di soldi ci sarebbero lavori più adatti per te. Questo sarebbe un po' rischioso. »
Ken non comprese il motivo, ma quel commento lo offese, soprattutto perché Touka ridacchiò.
Era vero, non era molto imponente, però nella sua versione da shinigami di certo aveva qualche muscolo in più.
Il ragazzo lo afferrò per un braccio così velocemente che Ken non ebbe il tempo per opporsi. Tastò i lembi di pelle e carne umana che non appartenevano realmente allo shinigami con aria indagatrice. Touka, da dietro, non poté evitarsi di sussultare preoccupata.
« Oltre a essere gracile sei anche freddissimo, oddio. »
Ken prese a osservare il proprio braccio con curiosità, pose una mano su di esso e constatò che la sua massa muscolare era pari a zero, così come anche la sua temperatura corporea.
« Che fai? Controlli anche tu? » ridacchiò e Ken ritrasse la mano, riconoscendo che quel che aveva fatto dovesse senza dubbio risultare stupido.
Si sentì imbarazzato e infastidito, gonfiò le guance e si voltò dal lato opposto per rendere la cosa visibile (quel gesto per lui era atipico, ma forse agiva così perché era nella sua sembianza umana.)
L'umano se ne accorse e il sorriso di scherno che aveva sulle labbra scomparve.
« Scusa, stavo solo scherzando, non volevo offenderti » disse « non prendertela. » Gli rivolse un sorriso genuino.
« È che il tuo viso mi è nuovo, ti ho visto tutto solo e spaesato e non sono riuscito a non avvicinarmi. » Ken provò ad allontanarsi un po', ma non fece in tempo che si ritrovò il braccio dell'altro attorno alle spalle. Sussultò.
« Ricominciamo da capo, okay? » L'umano continuò a sorridere radioso e rassicurante.
« Il mio nome è Hideyoshi, ma in genere i miei amici mi chiamano Hide. Puoi farlo anche tu se vuoi. »
Ken riuscì solo a pensare che non era mai stato così pericolosamente vicino ad un umano prima d'ora. E che lo sguardo con cui Touka lo ammoniva rendeva la situazione anche peggiore di quanto già non fosse.
« Il tuo nome invece è? »
Non aveva alcun obbligo di rispondere, eppure lo fece: « Mi chiamo Ken. »
« Ken? Mi piace Ken! È semplice e non difficile da ricordare » ridacchiò. « E dimmi, Ken... »
« Scusa, ma devo andare » e scostò il braccio di Hideyoshi.
« Ehi, solo una domanda. » Ken deglutì e si arrestò mentre si allontanava. Era come se ci fosse una calamita che lo obbligasse a rimanere, e di certo quella forza di attrazione era dovuta a quanto lo incuriosisse la vita degli uomini.
Deglutì. Sentì una strana scossa passargli per il corpo.
« Dimmi. » Si voltò di nuovo verso l'altro.
« Prima, oltre che per l'averti visto solo e spaesato, c'era un altro motivo per cui mi sono avvicinato. Perdonami se sono indiscreto, ma in parte mi hanno attirato i tuoi occhi tristi. »
Occhi tristi? si chiese Ken. Era così che appariva agli umani?
« Scusami, ma devo proprio andare. » Si sforzò di non voltarsi mentre andava via, ma Hideyoshi lo prese per il polso.
Ken non riuscì a comprendere se fosse infastidito o spaventato da quella situazione. Si voltò di scatto.
« Che c'è ancora? » chiese con le sopracciglia corrugate.
« Scusa, capisco che tu non voglia rispondermi e non voglio impedirti di andare, né tantomeno voglio infastidirti. Ma ti è caduto questo; è tuo, no? » Hide, con il viso più ingenuo e dispiaciuto mai visto, si stava rigirando tra le mani un oggetto di forma rettangolare di colore nero. Ken sbiancò.
Hide osservò il quaderno, ebbe giusto il tempo di passare i polpastrelli sulla scritta "death note" quando Ken glielo strappò di mano.
Sul volto dello shinigami si profilò la disperazione, si diede dello stupido. Come poteva aver fatto una cretinata del genere? Ma soprattutto... Hideyoshi l'aveva toccato, aveva preso fra le mani il suo death note. Cosa sarebbe accaduto adesso?
« Ehi, Ken... Tutto bene? Amico, vuoi che chiami qualcuno? Ti stai sentendo male? »
Aveva sempre sentito dire che se un death note viene toccato da un umano questo diventa automaticamente sua proprietà. O forse questo accadeva se un umano il death note lo usava? Non riusciva a ricordare.
« Ken? »
« Perdonami. » disse e, senza alcun preavviso, corse via.
Hide resto lì fermo in mezzo alla piazza ad osservarlo, confuso più che mai.

« Ken! » urlò Touka, ma lui non si fermò, almeno finché non fu certo che con loro ci fossero solo alberi e vegetazione. Aprì in fretta un varco per il suo mondo e, solo quando ebbe messo piede su quel terreno arido e familiare si sentì in salvo.
« Ken! » da un portale accanto apparì Touka. Non credeva di averla mai vista tanto arrabbiata.
« Ma che ti salta in mente? »
Non c'era molto contatto fisico tra shinigami, ma questo non le impedì di saltargli letteralmente al collo per scuoterlo con foga.
« Ha toccato il mio death note! »
« Sì, ho visto! Ma datti una calmata! »
Ken cercò di seguire il suggerimento. Aveva ancora la mente troppo in subbuglio per pensare logicamente.
« È colpa tua, » sentenziò Touka « non dovevi parlargli e, soprattutto, non dovevi prendere sembianze umane in un luogo così fittamente pieno di umani! »
Ken sospirò, abbassò lo sguardo.
« Hai ragione » disse, « ma ora, ora che facciamo? »
Touka si schiarì la voce e rimase per qualche secondo a pensare. Quella situazione le metteva addosso più agitazione del previsto, soprattutto nel vedere Ken in quello stato, così confuso e preoccupato.
« Ha visto il death note, è vero, ma non l'ha usato. Quindi è ancora ufficialmente di tua proprietà. »
Ken sospirò di sollievo.
« Ciononostante, ora c'è sicuramente qualche vincolo che ti lega a quell'umano, e lui sarà capace di vederti anche nella tua forma di shinigami se scendi sulla terra. »
« È davvero tutto qui? » domandò Ken. « Non ci saranno conseguenze più gravi? »
Touka deglutì. « Non lo so, spero di no. L'importante è che il death note sia ancora tuo » affermò, lieta di vedere l'altro tranquillizzarsi. Era davvero arrabbiata con Ken, non riusciva a credere che fosse andato incontro a un rischio così grande.
« Senti... » esordì « fingiamo che nulla di tutto ciò sia accaduto, okay? Tu non lo dirai in giro, io non lo dirò in giro. Resterai al di fuori dei guai, lontano dalla Terra, e tutto sarà apposto. Aspetteremo che quell'umano muoia, o, anzi, guarda: lo uccido io ora! »
« No! » la risposta fu così repentina che Touka rimase sconvolta.
« Perché no? »
« Mi va bene il tuo piano. Davvero, starò lontano dai guai e dalla Terra. Ma non vale la pena di ucciderlo, tanto quel ragazzo non ha molti anni di vita davanti a sé. »
Touka rilassò le spalle, gli lanciò un'occhiata sospetta. « Prometti che starai lontano dai guai. Promettimelo. » disse.
Ken deglutì. « Prometto. »
Eppure, improvvisamente, il gusto del proibito era più invitante di prima e nei suoi pensieri si materializzò l'immagine dei caldi occhi di Hideyoshi.








note: Oh, dunque. Ecco il secondo capitolo~
Mentre il primo era quasi un prologo, questa è la lunghezza standard di ogni capitolo che seguirà. Come potete capire la generazione che c'è ora sulla Terra non coincide con la nostra, non ha a che vedere con il nostro mondo. Ci troviamo semplicemente in un'Antichità/inizio medioevo. Non è la nostra Grecia, non è la nostra Roma. Ci sono cavalieri che sembrano quasi quelli delle fiabe, fiori fatti di gemme... Insomma, pian piano vi svelerò questo mondo (anzi, i due mondi, visto che anche sugli shinigami c'è altro da dire.)
E finalmente abbiamo la comparsa del n0stro caro Hide.
Per qualsiasi dubbio comunque non esitate a farmi sapere!
ringrazio chi sta seguendo la storia♥
Saluti,
Eeureka
  
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