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Autore: Blue Poison    25/05/2017    3 recensioni
[Sugamon]
«Basta giocare.»
La tensione di Namjoon raggiunse il culmine nel preciso istante in cui assimilò quelle parole, quasi fossero acqua su un terreno arido: dal collo piegato per guardare Yoongi negli occhi nacque un brivido elettrico che guizzò giù lungo la schiena; ogni singolo arto parve paralizzarsi, tanto da donargli l’impressione che lo avessero appena impalato in corrispondenza di ciascuna articolazione.
Il fiato gli si mozzò netto in gola, una ghigliottina calata dall’alto delle sue emozioni totalmente in preda al caos.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chemical
 



Yoongi si trovava al centro di un crocevia di voci: corde vocali intrise di alcol vibravano e producevano suoni rochi simili a gracchi, fastidiosi il doppio dei tali; musica che si attorcigliava attorno alle parole dal tono provocante e dal linguaggio ben poco per bene, incise su di un disco scolorito dalle ripetizioni di una personalità dai pessimi gusti; conversazioni concitate sussurrate sulla pelle, o schiamazzi a distanza che riempivano le stanze. Della sua posizione nel corridoio, spalle contro la parete, piedi congiunti e birbanti che tendevano uno sgambetto involontario ma consapevole e lo stelo di un bicchiere mezzo vuoto incastrato fra le dita callose, Yoongi era piuttosto soddisfatto.
Se avesse dovuto associare tutto quel movimento astratto a qualcosa, avrebbe senza esitazione pensato ai colori: li avrebbe visti danzare silenziosi attorno a lui e mischiarsi in tonalità avanzate, sbattere contro le pareti con una potenza che minacciava di crepare non solo i mattoni, ma i timpani, e volteggiare nell’aria come fantasmi in preda a un’evocazione. Ma lui era ben lungi dall’essere ubriaco e l’unica tinta che gli appannava la retina era un violetto pallido, irradiato da piccoli soli incastonati sul soffitto del corridoio, come stelle di una costellazione, quasi pronta a condurre nella direzione della perdizione, del surreale, dell’oblio e dei segreti, nel modo più innocuo possibile.
Yoongi condusse mollemente il dito sull’aureola circolare del bicchiere, in un equilibrio monotono e stabile, mentre fissava attraverso lo specchio, pigro, la luce gettarglisi addosso e insinuarsi fra i suoi capelli argentei, polvere di luna fra la cenere.
«Yoongi.» fu poco più di un sussurro, quello che giunse alle sue orecchie, paragonabile a un sospiro rilasciato con cautela; delle dita si insinuarono fra le pieghe della sua giacca all’altezza del gomito e gli racchiusero il braccio in una morsa istintiva, decisa.
Namjoon sfoggiava il comportamento di un sempliciotto abbindolato da un trucco di magia, uno di quelli che ti schiarisce la vista e ti mente mostrandoti visioni di realtà parallele; da qui era derivata la sua necessità di un contatto materiale, ancora per non affondare nelle allucinazioni e nei sogni.
«Hai lasciato Sojang a rifarsi il trucco, o l’hai perduta?» mormorò Yoongi, per nulla avverso a quel gesto al confine con l’intimità; la sua voce era così sinuosa e istigante che Namjoon perse metà della sua attenzione per tramutarla in autocontrollo.
«Già.» buttò lì il nuovo arrivato, la mente ormai impegnata in altro invece di controllare il transito della voce attraverso i canali vocali.
La risposta ricevuta parve essere stata prevista, perché Yoongi ridacchiò appena, prendendo tutto il suo tempo –e qualcosa in più del dovuto- per bere un lungo sorso di champagne, dedicando silenziosamente quel piccolo brindisi alla lucidità razionale di Namjoon, che lo guardava estasiato.
«La tua dama sarà triste che il suo principe azzurro sia scomparso.» disse poi, contorcendo un po’ le labbra e la voce in modo che ne uscisse un tono fintamente dispiaciuto.
«E’ rimasto impigliato nei rovi.» delicate quanto la neve che si posa sul terreno, le dita di Namjoon si agganciarono ai passanti dei jeans di Yoongi, quasi come se dovessero reggere i manici di una coppa riempita con l’essenza del frutto proibito.
Yoongi si raddrizzò un poco, togliendo a Namjoon l’illusione di doverlo sorreggere a causa della sua posizione vagamente scomposta e instabile e di donargli, in qualche modo, un aiuto indispensabile.
«Impigliato nei rovi, eh?» fece, un filo di scherno palese intrecciato alle sue parole.
Con un gesto rapido del polso, malintenzionato e secco come il movimento fulmineo di una pugnalata, Yoongi gli rovesciò addosso il restante contenuto del suo bicchiere; il liquido pallido si infranse sul viso di Namjoon, luccicando sulla sua pelle nella strana parodia di un makeup sopra le righe.
«Sicuro non fosse “scottato da un fuoco”?»
E questo fuoco parve riflettersi nelle sue iridi, dischi d’inchiostro torbido che divoravano il minuscolo anello di luce riflessa incastonato al loro interno, portavoce perfetti di un’ingestibile, e imminente, tempesta di fiamme.
Senza volgere lo sguardo altrove, Yoongi avvicinò la sua mano alle labbra umide di Namjoon, sfregandoci contro il polpastrello del pollice; lo fece con una lentezza esasperante, tanto che quest’ultimo ebbe il tempo di realizzare la situazione, nonché di arricciare la bocca quanto bastava per posare un fievole bacio sulla pelle dell’altro.
Proprio allora, Yoongi si ritrasse ripercorrendo sulle proprie labbra lo stesso percorso con il dito e, con la naturalezza tipica dello sbocciare dei fiori e della caduta della pioggia, catturò con la lingua l’essenza dello champagne, il viso che, dapprima imperscrutabile, si sciolse in un piccolo ghigno divertito quando fu chiaro che la sua vera intenzione era ben lontana da quella.
A Namjoon girò forte la testa: palese quanto il ragazzo lo stesse provocando, il totale opposto della timidezza e dell’introversione di Sojang.
Lei era acqua corrente, un flusso rinfrescante di delicatezza e serenità; Yoongi era fuoco ardente, calore bollente che non gli dava tregua.
Ogni qualvolta si ritrovava nei suoi paraggi, Namjoon era attratto da lui senza possibilità di appello, un circolo vizioso, saldo quanto la catena della palla al piede di un condannato, di vagabondaggio mentale verso l’immagine fissa di un viso, la ricerca materiale di esso e il fugace appagamento amaro del suo raggiungimento; questo era, il prigioniero di un’infedeltà velenosa, mascherato ad arte nel fidanzato perfetto.
Momentaneamente perso nel suo labirinto di pensieri che riportava il nome di Yoongi, Namjoon venne ridestato dal suo sognare a occhi aperti proprio da lui, che, silenzioso e possessivo come un felino, aveva intrecciato le dita magre fra i suoi ciuffi biondi per avvicinare i loro visi, affinché entrambi respirassero la stessa aria.
«Basta giocare.»
La tensione di Namjoon raggiunse il culmine nel preciso istante in cui assimilò quelle parole, quasi fossero acqua su un terreno arido: dal collo piegato per guardare Yoongi negli occhi nacque un brivido elettrico che guizzò giù lungo la schiena; ogni singolo arto parve paralizzarsi, tanto da donargli l’impressione che lo avessero appena impalato in corrispondenza di ciascuna articolazione.
Il fiato gli si mozzò netto in gola, una ghigliottina calata dall’alto delle sue emozioni totalmente in preda al caos.
Stava per dire qualcosa, qualsiasi parola o suono, per tentare di darsi un contegno e preparasi a ciò che sarebbe successo di lì in poi, ma si era scordato che, senza difese, non si ha alcuna possibilità contro le tempeste.
Con un solo bacio, Yoongi lo piegò al suo potere e Namjoon si arrese a lui: varcato l’orizzonte degli eventi, non c’era più nessuna resistenza.
Il bicchiere vuoto scivolò sul pavimento, frantumandosi a metà in uno schiocco secco; stavolta, Yoongi vide distintamente dei colori impazziti dietro le palpebre chiuse, un’accozzaglia di tinte e sfumature nate da tutte quelle sensazioni che esplosero dentro di lui come fuochi d’artificio.
Il tocco di Namjoon, impaziente e scivoloso, tracciava sentieri ingarbugliati sul corpo di Yoongi e li ripercorreva all’infinito, calcando nella stoffa e nella pelle, quasi come se volesse inconsciamente creare appigli per non precipitare del tutto in quel segreto chiamato tradimento.
Quella sensazione di salvezza, tuttavia, era una trappola.
I baci si susseguivano, uno ne prevedeva un altro e la fretta di goderseli tutti aleggiava fra loro, si traduceva nei gesti sempre meno studiati di Namjoon e nei passi veloci di Yoongi, che guidava entrambi lungo il piccolo corridoio fiancheggiando il loro ritratto speculare sulla parete di fronte.
Namjoon nemmeno si accorse del cambio di scenario e solo quando calò il buio e la porta della cabina armadio fu chiusa di scatto, concesse qualche secondo al suo cervello per rimettersi in funzione.
La musica giungeva attutita dalle pareti e il battito furioso del suo cuore la eccedeva senza sforzo in un personale sottofondo ritmico; le veneziane della finestra filtravano la luce esterna in lame trasversali e sottili, sezionando la parete e la sagoma di Yoongi in un magnetico effetto ottico.
I capelli argentei e la pelle erano impalliditi, come se fossero coperti di uno strato di gesso, e Namjoon dovette ancora una volta serrare le mani attorno alle braccia del ragazzo per tenerle a bada, per trattenersi dal bruciarsi le dita su quel terreno conturbante.
Le labbra rosee, le clavicole in rilievo che facevano capolino dalla camicia nera e il respiro accelerato che s’infrangeva contro la sua guancia gli provocarono un piacevole calore sul fondo dello stomaco, finché, quasi per sbaglio, il suo sguardo incrociò quello di Yoongi.
Allora tutto si fermò all’istante e la tempesta lo travolse.
Gemiti sommessi si riversarono dalle loro labbra senza limite di contenimento, i vestiti d’impiccio vennero eliminati, o scostati in base alla pressante esigenza; piccoli marchi e graffi lasciarono il segno sotto il nome del piacere crescente, un’onda che sale e sale e alla fine s’infrange con violenza, espandendosi fin dove le era possibile giungere, al massimo della sua potenza, fino a placarsi del tutto.
Scariche elettriche come fulmini pizzicavano la loro pelle a intermittenza e screpolavano il sottile strato di gelo formatovisi a causa della bassa temperatura circostante; l’occhio del ciclone non aveva curve morbide, capelli intrecciati in elastici e nastri, o una maschera di trucco velato, ma Namjoon non poté fermarsi a pensare alla superficialità dei sessi.
Yoongi non era Sojang, ma se avesse dovuto scegliere a occhi chiusi, fra ferro bollente forgiato nelle fiamme e acqua di fonte pura e chiara, fra tempesta e brezza, fra due identità e anime al di là delle loro limitazioni, la sua risposta sarebbe stata nient’altro che un’ustione sulla pelle.




 
Angolo Autrice:
Ho davvero pubblicato una Sugamon? Sì, l’ho fatto. E’ quasi l’unica fra le ship che ho, insieme alla Jikook, e sfortunatamente è moooooolto sottovalutata; ho letto diverse fanfiction straniere su questa coppia, ma volevo darle un’impronta personale anche io.
E’ una one-shot davvero semplice, senza chissà quali messaggi o traguardi; spero possiate comunque apprezzare. Passo e chiudo qui, sperando di poter postare presto uno dei tanti altri progetti che ho in mente :33
Buona serata ^^

Blue Poison
  
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