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Autore: Inevitabilmente_Dea    25/05/2017    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Inutile dire che dopo nemmeno due minuti, Minho mi trascinò fuori dall'acqua con la scusa di dover tornare con gli Esploratori per un altro turno di ricerca. Protestai e cercai di resistere, ma dopotutto era il ragazzo a trasportarmi, perciò non avevo scelta.
Il ragazzo mi appoggiò a terra con poca delicatezza, probabilmente senza volerlo, e poi si precipitò a raccogliere i suoi vestiti, rimettendoli in fretta e furia nonostante fosse bagnato.

"Minho!" lo chiamai preoccupata, osservandolo diventare sempre più arrabbiato per colpa dei pantaloni che, a contatto con la pelle bagnata, non ne volevano sapere di andargli più in su del polpaccio.
"Minho fermati!" lo supplicai ancora, notando la sua ossessione crescere a dismisura. Il ragazzo non mi aveva nemmeno sentito e ora stava dando dei veri e propri strattoni ai suoi indumenti che, dopo l'ennesimo tentativo, si appiattirono bagnati anch'essi alla sua pelle.
Guardai in basso sulla sabbia e accanto alla mia mano trovai un bastone di piccole dimensioni. Senza nemmeno pensarci troppo su lo afferrai e lo lanciai su Minho, colpendo il ragazzo sul bicipite. "Minho! Smettila, mi stai mettendo paura."
Il ragazzo sollevò immediatamente lo sguardo e punto i suoi occhi infuriati e lucidi di rabbia su di me. Il suo volto era pieno di tormento e angoscia, velato a qualche tratto da delle sfumature di tristezza, mentre i suoi occhi erano fuoco vivo e rabbioso che mi incenerirono in un istante.
"Perchè fai così?" domandai con un tono più dolce, cercando di tranquillizzarlo.

"Perchè faccio così?" chiese Minho irritato, con un tono di voce più acuto del normale, segno che la rabbia gli era sfuggita decisamente fuori controllo. Il ragazzo incrociò infuriato i miei occhi e, dopo neanche qualche secondo, parve accorgersi del suo atteggiamento e mutò completamente. Il suo volto diventò paonazzo e strinse la mascella, ma questa volta percepivo che la rabbia non fosse rivolta verso di me. I suoi occhi diventarono lucidi e il ragazzo si morse impercettibilmente il labbro, affibbiandomi un'occhiata piena di pentimento. "Scusami, non so cosa mi sia preso." ammise il ragazzo portandosi una mano sulla fronte e trascinandola poi sul viso. "Tu non..." scosse la testa e sbattè le palpebre più volte. "Mi dispiace di averti trattata in quel modo. Oggi è una brutta giornata per me." 
Lo osservai senza sapere cosa dire e, quando incontrai il suo sguardo, capii che in fondo non mi stesse mentendo, ma nonostante questo sapevo che doveva per forza esserci un motivo sotto tutto ciò che il ragazzo aveva detto e fatto. Non lo avevo mai visto così angosciato e turbato, come se qualcosa lo stesse logorando internamente in modo lento.

"Va bene, anche io ultimamente non sono del mio umore migliore." ammisi. "E' solo che..." mi bloccai, cercando le parole adatte da dire. Sapevo che se avessi continuato ad insistere non avrei ottenuto nulla dal ragazzo, se non rabbia e distacco. "Minho..." lo chiamai sovrappensiero, ottenendo le attenzioni del ragazzo. "Lo sai che se qualcosa non va o se semplicemente hai voglia di parlare io sono qui, vero?"
Sul volto del ragazzo si abbozzò un sorriso sincero, ma anche pieno di tristezza e malinconia. "Certo, bambolina." mi assicurò il ragazzo dirigendosi verso di me. "Non ti arrendi mai, neanche con i casi persi, vero?"
"Nah, mi piacciono i casi complicati." lo stuzzicai, afferrando la mano che il ragazzo mi stava porgendo e sentendomi sollevare senza nemmeno avere il tempo di appoggiare i piedi. "E comunque, se c'è qualcosa che posso fare per risolvere una brutta situazione, mi fa sempre piacere aiutare."
Dopo un attimo di esitazione, il ragazzo mi rispose evitando il mio sguardo. "Come vorrei poter dire lo stesso."
Cercai di ristabilire un contatto con i suoi occhi, ma tutto sembrò inutile. "Vuoi che ti riporti in..."
"Assolutamente no." mi affrettai a rispondere. "Se per te non è un problema io resto qui ancora un altro po'."
"Va bene." acconsentì il ragazzo. "Immagino di non dover dire nulla a Matthew."
"Assolutamente no." ripetei ridacchiando.

"Caspio, sto avendo una pessima influenza su di te, huh?"
Feci spallucce e mi feci aiutare a risedermi a terra. "Aspetta ancora qualche giorno e inizierò a fare battute sarcastiche."
Sentii il ragazzo ridere alle mie spalle e poi il suo saluto appena accennato. Continuai a fissare le onde del mare ed evitai di voltarmi verso il ragazzo anche solo per salutarlo per paura che dalla mia bocca potesse uscire qualche domanda inopportuna o troppo azzardata che avrebbe rovinato i progressi che avevo compiuto fino ad allora con il ragazzo.

Rimasi a fissare il mare con uno sguardo vuoto, cercando di perdere i miei pensieri tra quelle piccole onde che, delicate come una carezza, ogni tanto infrangevano la superficie piatta e calma. Osservare quel paesaggio mi metteva una sorta di tranquillità addosso e sentire il rumore delle onde contro la sabbia non mi faceva sentire sola.

A vedere tutta quella distesa di acqua limpida e senza troppe increspature che terminava con una linea sottile all'orizzonte che rendeva il mare appena distinguibile dal cielo, non potevo non pensare a quanto io e quel mare fossimo diversi. Io non ero per niente una persona tranquilla, calma e aggraziata come invece lo era la superficie dell'acqua.

Se proprio dovevo paragonarmi al mare, allora come minimo potevo definirmi un mare in burrasca o in tempesta che rovescia ogni nave e affoga chiunque prova a nuotarem.

Certo, era una visione alquanto esagerata della mia personalità, ma alla fine io ero veramente così: irrimediabilmente pessimista, sempre agitata e preoccupata, inghiottita dai problemi e dai pensieri rigorosamente negativi, totalmente impacciata e alla ricerca di guai con cui riempire il mio tempo.
Sono un casino totale. Pensai sospirando e lasciandomi cadere con la schiena sulla sabbia. Chiusi gli occhi e inspirai a fondo quel profumo di sale e acqua, sentendo una tranquillità a me estranea nuotare nelle mie vene e scaldarmi come stava facendo il sole.
Aprii bene le orecchie e mi concentrai su quel suono così dolce e rilassante, quasi come una ninna nanna. 

Poi percepii un rumore. Passi lontani ma non per questo silenziosi. Sentii qualcuno camminare tra l'erba, calpestando a volte dei rametti e respirando in modo profondo.

Avrei riconosciuto quel respiro tra mille.
"Ciao, Gally." bisbigliai aprendo una piccola fessura tra le palpebre.

Il ragazzo si fermò non appena mi sentì pronunciare il suo nome, poi mi guardò di sottecchi e lo vidi arrossire impercettibilmente.

"Mi dispiace, non volevo disturbarti." borbottò il ragazzo continuando ad avvicinarsi e raggiungendomi con due o tre falcate veloci. Lo osservai lasciarsi cadere a terra accanto a me per poi portarsi le ginocchia al petto e cingerle con le braccia. 
Il ragazzo rimase ad ammirare quella distesa di acqua per qualche istante, senza dirmi nulla, poi quasi distrattamente volse lo sguardo verso di me, muovendo impercettibilmente la testa e guardandomi di sottecchi con la coda dell'occhio.
Indugiò per un attimo sulla mia pelle pallida e nuda e sulle goccioline che, illuminate dal sole, sembravano un abito di diamanti, poi quasi con fatica alzò lo sguardo verso i miei occhi che mi premurai a chiudere velocemente per evitare l'imbarazzo.
"Allora..." il ragazzo tossicchiò e lo sentii muoversi sulla sabbia accanto a me. "Matt ti ha lasciata andare?"

Abbozzai un sorriso e aprii gli occhi, sorprendendomi quando lo trovai a due palmi dal mio volto, steso a terra su un fianco e sostenendosi la testa con un braccio. Sbattei le palpebre sorpresa, ma stranamente non sentii la solita sensazione di disagio o la vocina che mi diceva di allontanarmi e ripristinare le distanze. Il mare aveva proprio un effetto calmante su di me.
"Mi ha permesso di farmi un bagno e diciamo che ne sto approfittando." ammisi facendo spallucce e mettendomi nella sua stessa posizione, stando bene attenta a non muovere troppo la gamba rotta.
"E della tua amica lì sotto cosa mi dici?" domandò poi allungando uno sguardo sulle assi di legno che mi tenevano ferma la gamba.

" Ti dico solo che se respirare avesse comportato l'uso delle gambe, probabilmente Matthew mi avrebbe proibito anche quello." 
"Woh... Quindi immagino che in questi giorni tu non abbia avuto la possibilità di girare tanto, giusto?" chiese Gally alzando un sopracciglio e abbozzando un sorrisetto furbo, segno che aveva in mente qualcosa.
"Giusto." constatai, annuendo impercettibilmente.
"Bene così. Vorrà dire che questa volta sarò io a farti fare il tour della Radura." mormorò il ragazzo mettendosi in ginocchio per poi saltare in piedi. "Sperando solo di non fare un altro autoscontro. Ancora mi ricordo la testata che mi hai dato sul petto..." ammise massaggiandosi il torace e facendo una smorfia di dolore. Sorrisi a quel ricordo e mi venne da ridere quando ripercorsi i miei pensieri quel primo giorno nella Radura. 
Veramente avevo sperato di fuggire andando nel Labirinto? Pensai scuotendo la testa.

Gally mi porse la mano e titubante la afferrai. "Se non ti metti nella mia strada non succederà di nuovo." ridacchiai dandogli una piccola schiaffa sulla spalla e saltellando sulla gamba ancora buona. "Comunque prima devi aiutarmi a vestirmi." lo informai, gettando un'occhiata ai miei vestiti ancora abbandonati sulla sabbia.

Senza fare storie e senza avanzare nessuna battutina, il ragazzo si chinò per afferrare i miei pantaloni e si avvicinò a me, dicendomi di aggrapparmi alla sua spalla mentre lui cercava di infilarmeli senza farmi troppo male. A parte qualche piccolo inconveniente nel far passare i pantaloni sulle due assi di legno attorno almeno alla metà della mia gamba, il ragazzo fu abbastanza delicato e la cosa mi sorprese. Era strano come, facendo il lavoro di Costruttore che consisteva nell'abbattere alberi, tagliare, mettere chiodi e faticare per caricarsi le assi sulla spalla, il ragazzo avesse sviluppato quella delicatezza e precisione che invece dovevano essere propri di un Medicale. Una delicatezza di cui io, tra parentesi, non ero dotata.

Dopo essere riuscito a farmi arrivare i pantaloni fino a sopra il ginocchio, Gally si tirò indietro, lasciandomi lo spazio di concludere da sola e, anche se non glielo dissi esplicitamente, gli fui immensamente grata. Il ragazzo nel frattempo si chinò a raccogliere la mia maglietta e, dopo essersi alzato, me la lanciò sul volto, iniziando a ridacchiare sotto i baffi.
"Vestiti, scostumata." mi punzecchiò il ragazzo. 
"Come se tu facessi il bagno con i vestiti." gli risposi lanciandogli un'occhiata di rimprovero, ma sempre scherzando.

"Oh, no..." disse il ragazzo scuotendo la testa. "Io non me lo faccio proprio il bagno."
"Ew, che schifo. Ecco perchè puzzi." lo stuzzicai, ridendo come non facevo da tempo e dandogli una gomitata. Mi infilai la maglietta e nel frattempo il ragazzo mi parlò, confidandomi una cosa intima e forse approfittando del fatto che, avendo la testa incastrata dentro la maglia, non avrei potuto guardarlo negli occhi.

"In realtà è perchè non so nuotare." ammise lui con un tono di voce basso, quasi come se si vergognasse. 

Mi sbrigai a far passare la testa attraverso il buco della maglietta e poi gli lanciai uno sguardo per capire se il ragazzo fosse effettivamente serio. Quando incontrai i suoi occhi sinceri e notai il lieve rossore sulle sue guance, mi diedi della stupida per non esserci arrivata prima: Gally aveva passato tutta la vita nella Radura, dove non aveva mai visto nemmeno un lago o un fiume, perciò era ovvio che non avesse mai imparato a nuotare.

"Ti posso insegnare io." proposi, facendo spallucce e facendogli capire con lo sguardo che non saper nuotare non era una cosa poi così grave. "Tu mi aiuti a camminare, io ti aiuto a nuotare. Mi sembra uno scambio equo."
Gally abbozzò un sorriso sincero, pieno di gratitudine per un gesto così semplice. "Sali sulla schiena e tieniti forte." mormorò il ragazzo, accettando implicitamente la mia proposta.
"Agli ordini, mio prode cavaliere." borbottai. "O forse sarebbe meglio dire cavallo? Se ti devo montare in schiena dovrei essere io ad impersonare il cavaliere."

"Fingerò di non aver sentito." contestò il ragazzo, scuotendo la testa e abbozzando un sorriso. Appoggiai le mani sulle sue spalle e vidi le mani del ragazzo allungarsi dietro, segno che era pronto per prendermi al volo. Aggrappandomi bene su di lui e posizionando bene la gamba sana sul terreno, piegai il solo ginocchio funzionante e saltai sulla sua schiena, sentendo subito dopo le sue mani afferrarmi per le cosce e tirarmi un po' più su.
Mugugnai quando per sbaglio le nocche del ragazzo inciamparono sulla trave in legno, appiattendomela contro la gamba, ma il dolore fu immediato e veloce e ben presto mi scordai perfino di averlo provato.

Il ragazzo si scusò e subito si mise in marcia, camminando veloce e chinato leggermente all'avanti.

Gally mi ricondusse verso le abitazioni e una volta arrivato più o meno vicino alla Grande Casa, il ragazzo si fermò e si guardò attorno, poi riprese a camminare. Mi sorpresi quando compresi la sua direzione: stava camminando verso una casetta, a mio parere la meglio fatta. Si fermò davanti alla porta costruita in assi di legno ben allineate e sistemate tra loro e con un piccolo calcio la aprì, rivelando una stanza più grande di quanto sembrasse dall'esterno. Il ragazzo entrò e con un altro calcio all'indietro richiuse la porta, facendola sbattere leggermente. 
La stanza era pavimentata sempre con assi di legno e l'unica cosa presente oltre ad un piccolo armadio in legno erano due letti, su uno dei quali era stesa con una coperta marrone, fatta probabilmente da pelle di animale. 
"Come avete..."

Gally non mi fece finire la frase ed entusiasta iniziò a spiegare. "Bella, vero?" mormorò avvicinandosi al letto e appoggiandomi delicatamente su di esso. "Gli Esploratori qualche giorno fa sono riusciti a cacciare un vero e proprio orso. E' stato assurdo!" esclamò euforico il ragazzo. "Devo dire che abbiamo avuto una fortuna pazzesca: in un solo colpo ci siamo procurati cibo, corde elastiche e perfino delle coperte."
"Corde elastiche?" domandai curiosa, accarezzando la coperta e rabbrividendo al pensiero che quella una volta era stata la pelle ed il manto di un animale vivo.
"Sì, Minho mi ha raccontato che hanno scuoiato l'orso dall'inguine fino al collo, facendo attenzione a non tagliare anche le fasce muscolari e le viscere interne. Poi lo hanno spellato completamente e hanno eliminato il grasso e le interiora. Dopo gli hanno tagliato la carne a pezzi e hanno sfilato i tendini in modo che potessimo utilizzarle come corde elastiche e..."
"Sì, mi basta così, grazie." lo fermai, sentendo la nausea montare in me. Era proprio necessario darmi i dettagli?

"Sta di fatto che ora abbiamo messo la carne ad essiccare, in modo da farla conservare per più giorni." finì il ragazzo facendo spallucce ed ignorando la mia faccia disgustata. "In ogni caso questo è solo un esperimento per ora." mormorò Gally indicando la coperta di pelle. "Dobbiamo trovare il modo per non farla puzzare e soprattutto per non farla marcire."
Annuii lentamente mi guardai attorno, cercando di capire il motivo per cui il ragazzo mi aveva portata proprio lì.
"Benvenuta a casa." borbottò Gally sorridendo e aprendo le braccia, subito chiarendo i miei dubbi.

Accennai un sorriso e, senza neanche avere il tempo di ammirarla ancora un pochino, Gally mi fece segno di risalire in groppa perchè, secondo lui, avevamo ancora molto da vedere.
Il secondo luogo che Gally mi fece vedere fu il bosco vicino all'infermeria. Ci inoltrammo nel fitto degli alberi e per un attimo mi sembrò di essermi immersa nel boschetto della Radura. 
Mi aspettai di trovare le Facce Morte da qualche parte lì intorno, ma in realtà l'unica cosa che notai non essere una pianta fu un piccolo ruscello di acqua limpida e probabilmente fresca che Gally decise di seguire. Dopo qualche minuto arrivammo alla fine del piccolo fiumiciattolo che sfociava in un lago di piccole dimensioni, al massimo cinque o sei metri di diametro.
Gally me lo indicò con un cenno del mento e mi informò che quell'acqua era potabile e perciò la nostra fonte maggiore di vita.

Il ragazzo non si soffermò troppo su quel luogo e continuò a camminare lungo il bosco, fino a quando non raggiunse la fine di questo, soffermandosi quando tra i cespugli si intravide una caverna incavata in quello che supponevo essere il lato di una delle montagne che avevo visto quando avevo aperto gli occhi per la prima volta in quel posto.
"Be' credo che siamo arrivati alla fine." borbottò Gally, guardandosi attorno.
"Dici che in questa caverna ci stesse l'orso che hanno ucciso?" domandai curiosa, allungando il collo per sbirciare oltre la spalla del ragazzo.
"Probabile."

"E come fanno gli Esploratori a sapere che quell'orso non avesse una famiglia?"
"Non ho mai detto questo. In un certo senso Minho e gli altri Esploratori sperano ci siano altri orsi. Dicono che almeno possiamo ricavare ancora cibo e altro." spiegò il ragazzo.

"E gli Esploratori non hanno trovato altro di cui cibarsi? Che ne so, tipo bacche, frutti, erbe..."
"Non credo che abbiano scoperto molto. Hanno paura di raccogliere qualcosa di velenoso senza saperlo, non sanno molto in fatto di piante."
"E Matthew? Lui ne sa parecchio in fatto di piante."
"Oh, sì. Peccato che non si scolli mai dai suoi intrugli. Di solito va a prendere le piante che gli servono per la medicina e basta. Non credo che abbia intenzione di istruire gli Esploratori."

"Magari potrei chiedergli di insegnarmi." proposi. "Potrei imparare bene ogni pianta e il suo utilizzo in modo da poter fare la Medicale e l'Esploratrice allo stesso tempo, che ne dici?"
"Dico che non è una pessima idea. Dopotutto ti servirà tempo per far guarire questa gamba, no? Potresti impiegare queste settimane nello studio e io nel frattempo potrei parlarne con Minho e gli altri Esploratori." continuò il ragazzo mentre si rimetteva in cammino.

"Certo, sarebbe fantastico."
"Allora siamo d'accordo." sancì Gally. "A proposito... Chiederò a Matthew di trasferirti dall'infermeria alla casa. Non credo che sia bello stare lì tutto il giorno, giusto?"
"Veramente lo faresti?" domandai con occhi sognanti, immaginando ad occhi aperti la libertà che quel cambiamento avrebbe comportato. Certo, in ogni caso non potevo camminare da sola, ma avrei avuto più privacy e di certo non avrei dormito sola, ma in compagnia di Gally. 
"Ovvio. Per te questo e altro." ridacchió Gally con un tono scherzoso.
Già il fatto che non sarei stata isolata dagli altri mi rassicurava. Il pensiero di poter trascorrere qualche ora delle mie giornate con Gally era quasi un sollievo, dato che con lui non avrei avuto modo di ancorarmi ai soliti ricordi e ai pensieri negativi.
Forse dopotutto, quelle settimane di guarigione non sarebbero state così pesanti.

*Angolo scrittrice*
Hey pive!

No, contro ogni aspettativa non sono morta e sì, so ancora scrivere (almeno spero). Il motivo della mia assenza in questi giorni (lo ammetto, è passato troppo tempo dall'ultima pubblicazione) è la scuola.
Sapete com'è: gli ultimi di maggio, lo spirito organizzativo dei professori (si fa per dire) che alla fine di ogni anno si accorgono magicamente che mancano i voti, le verifiche per recuperare o per alzare i voti. Insomma, in una sola parola, l'inferno.

Non solo mi sono ritrovata la mattina stessa della verifica a studiare perchè non avevo altro tempo a disposizione, ma sono stata alzata fino a tardi per fare un dannatissimo video sulla gita che ho fatto i primi di maggio con la scuola.

So, I'm back and I hope I'll never leave this story again.

Ora le verifiche stanno finendo e me ne mancano poche, perciò ho più tempo per scrivere e le pubblicazioni dovrebbero tornare come erano pri...

No. Non lo dico che magari porta sfiga.

Comunque volevo solamente dirvi che per ora la storia è proceduta abbastanza lenta perchè Elena doveva ambientarsi, scoprire il nuovo luogo in cui vive, conoscere persone e soprattutto guarire.

Vi avviso già che nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale di qualche settimana, sia perchè voglio accelerare e arrivare al bello della storia, sia perchè non posso raccontare tanto dato che Elena avendo la gamba rotta non può muoversi.

Spero che la storia non vi stia annoiando.
Se avete suggerimenti sono tutta orecchi!
Baci,

Elena ♥

   
 
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