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Autore: Tati Saetre    25/05/2017    3 recensioni
Bella ha diciassette anni, vive a Forks e conserva un segreto di cui nessuno dovrà venire a conoscenza.
Edward ha - apparentemente - diciassette anni, una bellezza eterea e si è appena trasferito nella città più piovosa di Washington.
Cosa li accomunerà?
I segreti di Bella verranno a galla, prima o poi?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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“Papà, io vado

Primo capitolo - Bella

 

“Papà, io vado!” Dico, prendendo lo zaino e il pranzo.

Fuori piove, come ogni santissimo giorno a Forks.

“Ci vediamo dopo, tesoro.” Risponde Charlie dalla cucina.

Esco, con il cappuccio del giacchetto ben saldato sulla testa, e mi dirigo verso il pick up rosso di dubbia provenienza.

Charlie non è mai stato d’accordo: ‘un rottame del genere tu non lo guidi, Bells’. Eppure le sue lamentele non sono valse a niente. L’ho trovato ad un prezzo stracciato, e grazie all’aiuto di Jacob sono anche riuscita a farlo sistemare a dovere.

Mi protegge dalla pioggia, dal freddo ed è grande abbastanza per portare tutti in giro il sabato sera.

Salgo, e con un gran frastuono metto in moto.

La strada che mi divide dalla scuola è ghiacciata, e ringrazio mio padre per aver provveduto alle ruote, per come sono sbadata, io non ci avrei mai pensato.

Arrivo, adocchiando subito il mio gruppetto riparato sotto l’entrata.

C’è Mike, che tra due dita tiene una sigaretta accesa.

Vicino a lui, la sua presunta fiamma Jessica, che lo guarda con aria sognante. Davanti a loro due, Eric e Angela, fidanzati dal primo anno delle scuole medie.

Sì, se Mike e Jess decidessero di mettersi insieme, io diventerei ‘l’arreggi moccolo’ del nostro gruppo.

Li conosco da... sempre.

Forks è una piccola cittadina nello stato di Washington, nuvolosa e piovosa tutti i giorni dell’anno. Le stagioni non esistono. E’ un inverno perenne.

In teoria sono nata e cresciuta qui, insieme a mio padre e a mia madre Renée. Lei si è ammalata quando avevo due anni, ed è morta. Charlie mi è stato accanto per un po’ di anni, poi – troppo distrutto dal dolore -, ha accettato il trasferimento in Alaska, diventando così il Capo della polizia. La sua piccola Bella, che aveva appena compiuto sedici anni invece aveva deciso di restare a Forks con la zia Sue.

In pratica, invece, sono nata e cresciuta qui – sì -, ma la realtà è ben diversa.

“Bella!” Scuoto la testa, ridestandomi dai miei pensieri.

Mi avvicino al mio gruppetto, stampando un bacio sulla guancia delle ragazze.

“Che dite?”

“Filosofia alla prima ora.” Mike alza gli occhi al cielo, sbuffando.

“Ginnastica alla prima ora.” Dice invece Jessica ridendo, indicandomi.

Sanno tutti benissimo che il mio precario senso dell’equilibrio è un problema in qualsiasi gioco di squadra.

Grazie alle mie schiacciate, Eric e Mike sono finiti due volte in infermeria. Da quel giorno, non hanno mai più giocato a pallavolo con me. Come biasimarli.

“Mi rincuora soltanto che domani è venerdì. E un’altra settimana finirà.”

“Vai da tuo padre?” Annuisco.

Perché quando i tuoi amici non possono sapere tutta la verità, qualcosa devi pur inventarti. Ma comunque è vero, che io e papà partiamo per l’Alaska.

“Torno domenica sera.”

“Ci sei per il cinema?”

“Su Bella! E’ una tradizione!” Ed è vero anche questo: da quando abbiamo creato questo gruppetto, la Domenica è diventata la serata della pizza e del cinema.

“Probabile. Se torno ad un orario decente, sì.”

“Vai con l’aereo?” Annuisco di nuovo.

Se solo sapessero il reale modo con il quale andrò in Alaska.

“Oh, Bella! Non ci inviti mai!” Sorrido a Jessica, perché non è la prima volta che lo chiede. E non è nemmeno la prima volta che le rifilo questa risposta studiata.

“Lo sai, Jes-”

Ma almeno stamattina, la campanella riesce a salvarmi.

“Su forza! Non possiamo fare tardi.”

Ed entriamo tutti e cinque nel grande edificio, dividendoci per poi rivederci a pranzo.

 

 

“Voi. Non. Potete. Capire.”

La mattinata è filata liscia.

La professoressa di educazione fisica ha accettato senza fare domande la mia giustificazione, conoscendomi ormai da anni.

Seconda e terza ora invece le ho passate a fare Letteratura inglese, la mia materia preferita.

Ora sono in mensa, seduta con Eric e Angela, e travolta dall’uragano Jessica.

“Che succede, Jess?”

“Ho una notizia bomba. Qualcosa che la Forks High School non vedeva da… quanto? Forse mai!” Non smette di gesticolare, ed ha le guance in fiamme.

Eric si protende in avanti, e sembra ascoltare davvero Jessica.

Io resto impassibile, perché conosco la mia amica.

“Insomma?” Chiede Mike, spuntando dietro di lei.

“E’ arrivata una nuova famiglia a Forks.”

“Cosa?” Anche Angela, ora, è interessata. E devo dire che Jess è riuscita a suscitare anche il mio, di interesse.

“Chi te l’ha detto?”

“Allora!” Si accomoda, accavallando le gambe. “Alla terza ora avevo Geometria, ma non mi andava. Così ho finto un semplice mal di pancia, e con la scusa me ne sono andata.”

“Taglia corto.” Dice Eric.

“Maleducato.” Lo fulmina con un’occhiataccia. “Dicevo: me ne sono andata da Geometria. Però non potevo andare in infermeria, con il mio finto mal di stomaco. Quindi, ho avuto la brillante idea di andare a scambiare due chiacchiere con Miss Robinson.”

“La segretaria?” Domanda Angela, arricciando le sopracciglia.

“Bravissima! Sapete, da lì passano tutti. Miss Robinson conosce tutti e tutto! Volevo rifarmi un po’ le orecchie, ecco qua.”

“Jess, forza!”

“E lì, ho visto le creature più belle di sempre.”

Creature?” Chiedo ora io, interessata.

“Sì! Voi non potete capire! Erano bellissimi! Un maschio e una femmina. Stavano chiedendo a Miss Robinson l’orario di questo semestre.”

“E?”

“Angie, non puoi domandare. Li devi vedere. Sono… sovrannaturali! Qualcosa di… bellissimo! Delle divinità.”

“Tu stai farneticando.” Borbotta Mike.

“Quindi, appena se ne sono andati, ho chiesto informazioni a Miss Robinson.”

“E?” A differenza di Mike, Eric è tutte orecchie.

“Non mi ha detto i nomi. Comunque, si sono trasferiti da nonsodove, perché il padre ha avuto una promozione. E’ un medico, ed ha cinque figli. Tutti adottati, tre maschi e due femmine. Da quello che sono riuscita a capire, sono fidanzati. Stanno insieme, capito? Insieme insieme. Soltanto uno, è solo. Miss Robinson ha detto che gli ha visti tutti quanti, anche la moglie del Dottore. Ed ha confermato la mia teoria: quelle persone non possono essere umane!”

“E cosa sono, Jess? Alieni?” Domanda, ridendo.

“No, Eric. Certo che no. Ma sono… troppo belli. Dio, devo scoprire chi è il fratello single, e accaparrarmelo subito!”

“Hey, Bella! Dove vai?”

Prendo lo zaino ed il vassoio, alzandomi in fretta.

“Ho biologia, e devo finire di ricopiare un compito. Ci vediamo all’uscita.” Faccio un semplice cenno con il capo, buttando il pranzo intero dentro il secchio.

Belli… bellissimi.

Adottati.

Sovrannaturali.

Non umani.

Non è possibile, mi dico, avviandomi verso l’aula di biologia.

Il padre è un medico.

No. Non è possibile.

Stai delirando, Bella.

 

 

“Buongiorno.”

“Swan, sempre in anticipo.” Sorrido al professor Banner, lasciando sulla cattedra le cassette di Biologia avanzata che mi ha prestato la settimana scorsa, per la mia ricerca.

“Signorina Swan, il posto accanto al suo era l’unico libero.” Spiega, prima che possa sedermi. “C’è un nuovo ragazzo, ed ho deciso di metterlo vicino a lei. Ho i suoi voti dell’altra scuola, e non credo che abbia problemi in Biologia, ma sempre meglio metterlo vicino alla più brava della classe. Per qualsiasi cosa, conto sul suo aiuto.” Annuisco, sapendo perfettamente che il nuovo ragazzo è uno dei cinque.

Mi siedo pochi secondi prima che la campanella suoni e che l’aula venga invasa da una calca di studenti stanchi alla penultima ora.

Non ho nemmeno il tempo di rendermene conto, che alla mia destra è seduto il nuovo ragazzo.

Mi giro lentamente, scrutandolo.

La prima cosa che noto, sono i suoi occhi: neri come la pece. Ha i capelli rossi, disordinati. Delle ciocche ricadono sulla fronte.

La pelle è bianca, come quella dei fogli dei quaderni che ho davanti a me.

E il suo odore è dolce, che mi porta ad avvicinarmi ancora di più. Al mio gesto, lui scatta, ritraendosi e strusciando la sedia per terra di qualche centimetro verso la finestra.

Lontano da me.

“Ragazzi, silenzio!” Dice Banner. “Volevo presentarvi Edward Cullen.” Lo indica, e venticinque paia di occhi si voltano verso il nostro banco.

Verso di lui.

Compresi i miei.

“Signor Cullen, vuole venire qui e presentarsi?” Non dice una parola, nemmeno si muove.

E’ una statua.

“Okay.” Il professore si gratta la testa, sconsolato. “Il signor Cullen si è trasferito qui con la sua famiglia, dall’Inghilterra. Seguirà questo corso per tutto il semestre. Cercate di essere ospitali, come tutti i buoni abitanti di Forks.”

Alcuni annuiscono, altri continuano a fissarlo.

Io mi volto, guardando fissa la lavagna.

Banner inizia a spiegare, e sembra essere l’ora più lunga di tutta la mia vita.

Edward… non dice una parola.

Non si presenta, anzi, sembra allontanarsi sempre di più da me.

Mi sforzo di prendere appunti, poi inizio ad arrotolare gli angoli del quaderno.

Fallo, Bella.

Fallo.

“Io son-”

Ma si alza di scatto, ed in meno di un secondo è già fuori dall’aula.

Proprio mentre suona la campanella che annuncia la fine dell’ora.

 

 

“PAPA’! PAPA’!” Inizio ad urlare già dal pick up, cercando di non ammazzarmi sul ghiaccio, mentre corro verso la porta e cerco le chiavi nella borsa.

Dove sono? Dove…

“PAPA’!” Apre la porta, mentre tiro fuori le chiavi.

“Bella?”

“Oh, papà!” Entro, richiudendomela alle spalle.

“Che succede?” Mi scruta in silenzio, aspettando una spiegazione.

T-tu… t-u… non puoi capire!” Dico, con il fiato corto.

“Hey, Bella.” Si avvicina, mettendomi le mani sulle spalle. “Che c’è? Qualcuno ti ha fatto del male?”

“No, papà! Tu non sai cosa sta succedendo!”

“Bella, spiegami.” Ora il suo tono è perentorio.

C-ci…” Respiro, deglutendo. “Ci sono dei vampiri.”

“Come?”

“Papà, ci sono dei vampiri. Sono arrivati dei vampiri a scuola. Sono cinque. Una famiglia si è trasferita dall’Alaska. Lui fa il medico. Dicono di essere stati adottati. In totale, sono sette.” Butto fuori, sentendo gli occhi fuori dalle orbite.

“Bella, cosa stai dicendo?”

“Papà, ci sono dei vampiri a Forks. Dei nuovi vampiri.” Mi strofino le mani, gelide. “Dei vampiri.” Ripeto ancora. “Proprio come te.”

   
 
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