Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: Carlo Di Addario    26/05/2017    4 recensioni
[...] Ma Ada era l’unica, con la quale aveva instaurato un profondo rapporto di affetto.
Si, perché Annabel era stata, fin da fanciulla, una persona incredibilmente bizzarra: estremamente distratta, meditabonda e introversa, aveva sempre sofferto vivere un’esistenza priva di privacy, in una famiglia con una triste mentalità borghese… chiusa e organica al regime egemonico di Francia.
-------------------------------------------------------
(Primo racconto della serie "Metafisica Musicale")
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Metafisica Musicale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Annabel Watson era nata in una famiglia molto numerosa: ottava di nove figli, aveva due fratelli e sei sorelle. I suoi genitori facevano parte della bassa borghesia: il padre possedeva una modesta industria tessile, con ben dodici impiegati, mentre la madre traghettava, con una piccola imbarcazione, le persone da un capo all’altro del Po.

Non erano ricchi, ma benestanti. Tuttavia, con nove figli a carico, questo benessere economico Annabel non lo aveva mai percepito.

Certo, vivevano in una villa nella periferia della città… ma ci vivevano in undici: Annabel non aveva mai avuto il lusso di dormire in una stanza tutta sua, per esempio. Oppure quello di indossare vestiti di prima mano, che non fossero passati più e più volte fra le mani delle sorelle maggiori. O di usare giocattoli nuovi, o di leggere libri nuovi, o di usare una qualunque cosa che non fosse logorata dal tempo e dall’utilizzo, che non fosse passata di moda e che avesse potuto scegliere lei, di persona. Perfino la sua amata chitarra, era appartenuta prima a sua sorella Ada, che Dio solo sapeva quanto le voleva bene per averle trasmesso e per averla incentivata a coltivare la sua passione per la musica.

Ma Ada era l’unica, con la quale aveva instaurato un profondo rapporto di affetto.

Si, perché Annabel era stata, fin da fanciulla, una persona incredibilmente bizzarra: estremamente distratta, meditabonda e introversa, aveva sempre sofferto vivere un’esistenza priva di privacy, in una famiglia con una triste mentalità borghese… chiusa e organica al regime egemonico di Francia.

Liti continue, freddo distaccamento dei genitori, coercizione di gruppo nei suoi confronti quando si trattava di decidere giochi, gite o una qualunque attività in famiglia… senza contare gli scherzi di pessimo gusto che aveva subito continuamente durante l’infanzia, e che avevano aumentato quella sua latente tendenza a estraniarsi e a isolarsi. Nel tempo, avevano iniziato addirittura a fargli sviluppare una sorta di blanda misantropia… oltre che a farle mutuare un concetto tutto suo di famiglia, in netta antitesi con quella dove aveva avuto la disgrazia di nascere: un solo figlio, un’unica creatura alla quale riservare tutto l’amore e tutte le attenzioni possibili, alla quale dare ogni risorsa… quella era l’unica forma di famiglia veramente giusta e felice.

Ma, in una società dove c’era il culto della donna fertile e della prole numerosa, era rischioso per una piccola borghese, donna per di più, esprimere certe idee…

Nel quartiere dove viveva, le pochissime famiglie che sapeva avere un unico figlio o, peggio, non averne nonostante il matrimonio, erano tutte oggetto di brutte e sconce dicerie: una vera e propria emarginazione sociale, che ad Annabel faceva imbestialire! Ma come si permetteva la gente, di sparlare e pretendere di decidere quanti figli dovesse avere una donna?! Era un qualcosa che la rampolla dei Watson, oltre a trovare angosciante e riprovevole, non riusciva in nessun modo a comprendere.

Neppure avendo provato quell’insensato disprezzo sulla sua pelle.

Si, perché due anni prima, era stata vittima anche lei di un tremendo fenomeno di bullismo psicologico: una sua compagna particolarmente infida, una tale Sofia, si era messa a sparlare della docente di storia, una povera donna con un unico figlio. Aveva intimato come fosse diventata sterile dopo il parto, cosa considerata vergognosa per una donna nel fior degli anni e quindi, particolarmente odiosa da insinuare, soprattutto se priva di un vero e proprio fondamento e solo con la volontà di andare a infierire.

Anche perché, quando iniziava a radicarsi l’idea che una donna fosse sterile, vero o falso che fosse, spesso si veniva emarginate o, comunque, viste di malocchio.

Normalmente Annabel se ne sarebbe stata in disparte, a covar in cuor suo un profondo risentimento. Ma il primogenito della professoressa, il motivo per il quale stava venendo svergognata dalle malelingue, era in quel momento arruolato come soldato nella Legione Straniera, sul fronte nord-africano… e le parve così crudele e impietoso, insultare una donna che probabilmente piangeva ogni giorno l’unico figlio, che non riuscì a non intervenire, iniziando a sua volta a prendere a male parole la mitomane per farla tacere.

Ovviamente, tutte le sue splendide compagne l’avevano circondata, iniziando a dirle cose orribili: chi aveva insinuato fosse una donna di facili costumi, chi che sarebbe rimasta sola e zitella a vita, chi come fosse una lecchina della professoressa… addirittura, una se ne era uscita fuori sbraitandole contro come fosse anche una comunista, e che dovessero fucilarla.

Veniva arrestato e torturato in prigione, chi era sospettato dallo stato maggiore di esser comunista… era una cosa terribile accusare una persona di esserlo, le si auguravano implicitamente cose turpi e la morte, oltre che a ripercussioni sulla famiglia…

Quel giorno era tornata a casa disperata, in lacrime: desiderava solo essere abbracciata e coccolata dai genitori ma questi, come al solito, erano troppo indaffarati fra il lavoro e il resto dei fratelli, e la trattarono con sufficienza.

E lei, come al solito, si era rifugiata nell’angusta e sporca soffitta, a singhiozzare solitaria e silenziosa.

Ricordava che Ada, che ben conosceva il suo fatiscente e polveroso rifugio, era venuta con dei biscottini e del tè, a consolarla, e che aveva passato il pomeriggio ad ascoltarla e a lasciarla sfogarsi.

Era stata molto dolce e comprensiva… anche se l’aveva messa in guardia: lei aveva idee che non erano tollerate dalla società, e non era ne’ ricca ne’ uomo. In una società fascista, capitalista e maschilista come la loro, lei non aveva diritto di opinione. E non avrebbe mai più dovuto ostentare una qualunque idea sovversiva.

Annabel aveva provato a spiegarle che non le aveva ostentate, che non aveva avuto alcuna intenzione di sovvertire alcunché, ma che aveva semplicemente voluto difende il buon nome della docente da ingiuste e crudeli dicerie!

Ma Ada era stata categorica: non avrebbe più dovuto far si che gli altri potessero intuire cosa realmente pensasse, qualunque fosse stato il motivo. Qualunque.

E poi l’aveva abbracciata.

Lì per lì, Annabel era rimasta un poco afflitta che perfino la sorella le stesse dicendo, pur con tutta la dolcezza del mondo, di non esternare le proprie idee e conformarsi, silente e abnegata.

In ogni caso, pur con tutto lo sconforto del mondo, promise che non avrebbe mai più espresso le sue idee sulla famiglia. E così aveva sempre fatto, fino a quel momento.

Solo col senno di poi, comprese che gliel’aveva detto con il solo fine di proteggerla e tutelarla.
 

Copyright: All right reserved  (Tutti i diritti riservati​)

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Carlo Di Addario