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Autore: nikita82roma    26/05/2017    3 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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- Ehy Castle! Cosa ci fai qui? - gli chiese Esposito vedendolo arrivare con i suoi soliti due caffè in mano.

- Ragazzi, non avrete già dato via la mia sedia! - Esclamò sporgendosi per vedere oltre la scrivania di Beckett e trovò confortante vederla sempre lì. 

- Come vanno le cose con la bambina? - Ryan fece scivolare le ruote della sua sedia spostandosi dal monitor per salutare lo scrittore.

- Direi bene. Oggi ha ripreso la scuola per questi ultimi giorni. I suoi insegnanti avrebbero voluto lasciarla a casa ma lei è voluta tornare a tutti i costi.

- Castle ma come mai tutti le ragazzine che hai intorno sono più responsabili di te? - Rise Esposito.

- Ehy questa è una battuta da Beckett, ma a proposito, lei dov’è?

- Ha chiamato prima dicendo che andava all’appartamento degli Austin, doveva controllare una cosa alla quale aveva pensato nel week end. - Riferì l’ispanico.

- Sì, un’ora fa circa. - precisò Ryan.

- Ok. Allora io la raggiungo lì, così approfitto per prendere le altre cose di Joy. Non mi piace che torni lì.

- Ehy Castle e i caffè? - Chiese Javier indicando le tazze sulla scrivania di Beckett

- Prendeteli voi! - Rispose scrollando le spalle, ma non fece in tempo a finire di parlare che era già lì.

 

- Devo andare nell’appartamento degli Austin. - Disse Castle al portiere.

- In qualità di?

- Collaboratore della polizia di New York. 

Il vecchio gli aprì non molto contento bonficchiando qualcosa a proposito di come tutta la polizia di New York quel giorno era lì, che quello era un posto rispettabile e che non gli piaceva tutto quel via vai. Rick lo ascoltò appena mentre aspettava l’ascensore. Aveva visto la macchina di Beckett parcheggiata lì vicino, si aspettava di trovarla dentro a studiare la scena in silenzio da tutte le prospettive. Avrebbe sicuramente protestato della sua intrusione, ma era certo che in fondo non le dispiacesse poi tanto averlo tra i piedi, aveva imparato a conoscere lei ed il suo modo di punzecchiarlo e lui con lei stava volentieri al gioco.

Vide i sigilli strappati e la porta chiusa. Bussò più volte con vigore chiamandola.

- Beckett sono io aprimi! 

Nessuna risposta.

- Dai Beckett non ti disturberò, vado solo a prendere le cose di Joy. 

Ancora nulla. Si insospettì, era impossibile che non la sentisse, perché qualcuno da uno degli appartamenti vicino era uscito protestando ma lui se ne era fregato. La chiamò al cellulare, facendolo suonare a lungo e nel silenzio di quel palazzo sentì la sua suoneria provenire dall’interno. I suoi sospetti diventarono più forti e quando per l’ennesima volta non rispose né al telefono né alle sue chiamate a voce scese al piano terra per parlare con lo scorbutico portiere.

- Devo entrare nell’appartamento degli Austin, mi serve una copia delle chiavi! 

- Lei è della polizia?

- No cioè, sono un collaboratore.

- Allora mi dispiace, non gliele posso dare.

- La mia partner è là dentro e non mi risponde! Devo entrare! - disse Castle concitato.

- Ne è sicuro? Due poliziotti sono usciti poco fa, ma potevano anche essere tre, non c’ho fatto molto caso.

- Due poliziotti? 

- Sì hanno detto anche loro che dovevano fare un sopralluogo. Da questa mattina è un via vai. - borbottò ancora l’uomo.

Rick si allontanò da lui e chiamò al distretto. Raccontò concitato a Ryan quanto stava accadendo e lui disse che nessuno dal distretto era andato lì quel giorno tranne Beckett e di aspettarlo, sarebbero arrivati subito.

Castle, però, non aveva alcuna intenzione di aspettare.

- O mi da le chiavi o le butto giù la porta. - Urlò al portiere senza sapere nemmeno come avrebbe fatto in caso di risposta negativa. Lui non era uno che sapeva fare quelle cose, ma in un modo o in un altro l’avrebbe fatto. Per sua fortuna non ne ebbe bisogno, perché il portiere con fin troppa calma decise di accompagnarlo ed aprirgli la porta. 

Quando si precipitò dentro vide subito il corpo di Kate riverso a terra. Urlò al portiere di chiamare un ambulanza e si inginocchiò vicino a lei e notò che il sangue che vedeva non era frutto di uno sparo e si tranquillizzò. La voltò delicatamente e la chiamò ancora accarezzandole il viso.

- Ehy Beckett svegliati per favore… Beckett… ti prego svegliati…

- Castle… - Sussurrò aprendo gli occhi a fatica - dove sono? Perché sei qui?

- Dagli Austin… siamo nell’appartamento degli Austin! - Kate chiuse di nuovo gli occhi e Rick si spaventò. - Beckett! 

- Mi fa male la testa… - disse sofferente - … due uomini vestiti da poliziotto. Mi hanno aggredita come una pivella.

Provò a tirarsi su con il busto ma lo fece troppo velocemente e perse l’equilibrio e oscillò fino a quando non si fermò appoggiata al petto di Castle che istintivamente la strinse a se per un attimo, per poi lasciarla non appena si rese conto di quanto quel gesto era troppo. Troppo tutto. Però le disse di rimanere così.

- Stanno arrivando Ryan ed Esposito ed anche un ambulanza.

- Non c’è bisogno dell’ambulanza. Tra qualche minuto starò bene.  - Sospirò ancora.

- Facciamolo giudicare a loro, ok? Intanto rimani così, non ti muovere.

Fu stranamente accondiscendente ed aspettò con la testa poggiata sul petto di un Castle insolitamente silenzioso e gli occhi chiusi l’arrivo dei colleghi e dei paramedici. Lo scrittore prese il suo fazzoletto e lo poggiò sulla tempia ferita nella caduta della detective per tamponare il sangue che continuava ad uscire e si chiese se lei potesse sentire il battito accelerato del suo cuore per lo spavento che gli aveva appena fatto avere.

Ryan ed Esposito arrivarono contemporaneamente all’ambulanza. Appena Beckett sentì le voci degli amici nel corridoio si staccò da lui e per un attimo i loro sguardi si incrociarono imbarazzati.

- Grazie Castle. - Bisbigliò Kate tenendosi da sola adesso il fazzoletto sulla tempia e nel farlo sfiorò appena la mano di lui. Non erano mai stati tanto vicini e non era solo una questione fisica.

- Di niente Beckett. Io… - le avrebbe voluto dire che si era spaventato nel vederla a terra ma non fece in tempo. I due detective varcarono la soglia seguiti da due paramedici che obbligarono Kate a stendersi su una barella e ad andare in ospedale.

I tre la seguirono ed aspettarono fuori nel corridoio del pronto so corso il responso dei medici. Castle riferì loro le poche parole dette da Kate: due uomini vestiti da poliziotto l’avevano aggredita e stordita. Mentre attendevano un dottore videro uscire Beckett dal una stanza, si stava riallacciando un polsino della camicia ed aveva una vistosa benda sulla tempia.

- Allora? - Chiesero i tre in coro.

- Niente di che, solo una botta alla testa e qualche punto. - rispose indicando il cerotto.

- Quindi? - fu Castle a parlare.

- Torniamo al distretto dovrò fare rapporto, la mia auto?

- È qui, l’ha portata Kevin - disse Esposito.

- Detective, come le ho detto non può guidare adesso. Anzi non dovrebbe nemmeno andare a lavoro ma riposarsi. - Un medico era uscito dalla stessa stanza di Kate e l’aveva ripresa davanti a tutti mettendola in evidente imbarazzo.

- Ma dottore…

- Per favore Beckett, altrimenti la dovrò tenere sotto osservazione, non vorrei che la sua situazione peggiori. Non possiamo ancora dirlo con certezza, quindi si faccia accompagnare a casa, si riposi e domattina mi faccia sapere come va.

 

Si era offerto Castle di riaccompagnarla, così i due detective potevano tornare al distretto. Kate gli aveva descritto sommariamente la situazione che aveva affrontato ed anche l’uomo. Alla fine raggiunsero il compromesso che sarebbe tornata al dodicesimo solo per fare l’identikit dell’uomo con il quale aveva parlato prima che l’altro lo colpisse.

La memoria fotografica di Kate aiutò a fare il lavoro velocemente, ma come lei già sospettava, non esisteva nessun agente Sullivan. Lasciò quindi la sua auto al distretto e salì su quella di Castle, poco convinta a fare da passeggero mentre lui guidava.

- Mi posso fidare Castle? Non è che peggiori il mio trauma cranico? - scherzò allacciandosi la cintura di sicurezza.

- Sono un pilota perfetto Beckett! Lo scoprirai quando verrai a fare un giro sulla mia Ferrari!

- Hai una Ferrari? - chiese stupita

- Devo pur togliermelo qualche sfizio. Ora scommetto che sei tu a voler guidare la mia auto! - Rise Castle - Se mi farai guidare la macchina della polizia con le sirene accese ti farò guidare la mia Ferrari.

- Nei tuoi sogni Castle! - rispose lei seccata

- Uh peccato! Ti avrei visto bene alla guida: tacchi a spillo, giacchetto di pelle, pantaloni attillati.

- Castle, sono una detective, non una squillo! - lo zittì per qualche istante.

- Però ti vesti così! Cioè non da squillo, non è un abbigliamento da squillo… insomma tu stai bene vestita così. - si stava palesemente incartando da solo.

- Ok Castle, rilassati ho capito… Qui gira a destra.

Gli indicava la strada indirizzandolo verso casa sua.

- Questa mattina ho accompagnato Joy a scuola. Sta andando bene, sai? Più di quanto pensassi. È una bambina adorabile.

Kate sentì di nuovo quella morsa allo stomaco e riuscì solo a deglutire rumorosamente e poi annuì.

- Sì, lo è. Si vede… 

- Già… Siamo stati al cinema ed anche al ristorante giapponese. Le hanno regalato delle bacchette per esercitarsi ed era tutta felice. Mi stupisce come riesca ad essere così contenta anche delle piccole cose. È bello, non trovi.

- Sì bellissimo… - Kate sentì gli occhi pizzicare e li chiuse stringendoli con forza. Quando si fermò al semaforo Rick si voltò a guardarla e si preoccupò.

- Cosa c’è stai male? - le chiese allarmato.

- No va tutto bene, ma forse ha ragione il dottore è meglio se mi riposo un po'. 

Finì di dirgli la strada guidandolo fin sotto casa sua. Rick insistette per accompagnarla fino alla porta di casa, nonostante lei volesse andare da sola. 

- Ehy Beckett non ci sto mica provando! - provò a rassicurarla ottenendo solo il risultato di farla sorridere. 

L’appartamento di Beckett era molto più confusionario di quanto lui pensasse.

- Sai, credevo che tu fossi una metodica che tiene tutto assolutamente in modo preciso e schematico! - Esclamò Rick guardandosi intorno.

- Visto Castle? Riesco anche a sorprenderti!

- Eh già! Ehy ma… questi sono tutti i miei libri! - Disse entusiasta guardando la libreria e toccando con il dito le copertine. - E dell’ultimo di Storm ne hai due copie e se io te l’ho regalato quando ancora non era uscito vuol dire che tu lo avevi già ordinato! Beckett ti ho beccato tu sei sempre stata una mia fan!

- Non ti esaltare scrittore, potrei sempre aver cambiato idea dopo che ti ho conosciuto!

- Ma non lo hai fatto! - Lasciava trasparire la sua soddisfazione da tutti i pori. - Pensa, potrai dire di essere la musa del tuo scrittore preferito! A quante capita eh?

- Non. chiamarmi. Musa. - scandì Beckett

- Ok. - Rick fece silenzio per un attimo. - Però nei fatti lo sei in quanto persona che mi ispira a scrivere e a narrare le tue gesta romanzate in versione di…

- Castle, ok, stop. Basta.

Rick cominciò a girovagare per il piccolo, per i suoi standard, appartamento di Kate, frugando un po' ovunque.

- Castle mi stai facendo venire mal di testa più di quanto già non ho!

- Ma hai qualcosa da mangiare? Perché nel tuo frigo c’è l’eco! È solo il cimitero dei contenitori di polistirolo vuoti! - ne aprì uno dove c’erano gli avanzi di qualcosa di non sapeva quando. - No era meglio se fossero stati vuoti!

- Non ti preoccupare non morirò di fame. Non devi andare adesso? 

- Oh mmm sì già… tra un po' uscirà Joy da scuola ed è dall’altra parte… 

- Beh meglio che vai e non la fai aspettare.

- Sì, certo, meglio.

Rick stava per aprire la porta quando Kate lo richiamò.

- Castle! Salutami… salutami Joy. Ed anche Alexis, ovviamente.

- Certo, Beckett. Se vuoi domattina ti passo a prendere quando ho portato Joy a scuola, se stai bene.

- Non ti disturbare Castle, prenderò un taxi.

- Non è un disturbo. A domani, Beckett.

- Buona giornata, Castle.

   
 
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