Chapter 17 – I like
pizza - Do you like pizza? – I’d
really like a pizza right now, like, so badly
Nella
bianchissima sala
dove si riunisce l’Organizzazione 92 (I membri sono un
po’ aumentati di numero
negli ultimi tempi) ferve la discussione fra Xehanort, Xehanort,
Xehanort e un
altro Xehanort. Per comodità li chiameremo solo con i numeri
da uno a quattro.
“Le
cose procedono
esattamente secondo il piano. Eh eh eh”, dice Uno.
“Eh
eh eh”, fa Due;
“proprio così. Siamo dei geni. Cioè,
sono un genio! Come peraltro è stato più
volte ribadito!”
“Un
momento, un momento”,
interviene Tre; “ma era parte del piano che il ragazzo
incontrasse quei due
animali parlanti?”
“Certo
che lo era!”,
esclama Quattro, apparentemente irritato dalla sola impudenza della
domanda.
“Ma
a me non pareva…”,
insiste Tre; “scusa, Xehanort…”
“Sì?”,
rispondono in coro
gli altri tre.
“Sì,
cioè, intendo quello
che c’ha il librone col piano. Mi pare sia tu”, ed
indica Due; “potresti controllare
se nel piano c’era scritto che dovevano
incontrarsi?”
Due tira
fuori il ‘PIANO
SEGRETO DI XEHANORT PER FARE IL MALE’ e lo sfoglia
rapidamente.
“In
effetti non c’è
scritto, mi sa che non era nel piano…”, dice dopo
averlo esaminato.
“Ma
sì che era nel
piano!”, interviene Quattro; “me lo ricordo
chiaramente!”
“Eh,
però qui non c’è
scritto”, lamenta Due.
“Eh
be’? Che problema c’è?
Scrivicelo ora”, esorta Quattro.
“Concordo
con Xehanort…
quello che ha appena parlato, intendo”, dice Uno;
“scrivicelo adesso!”
“Momento
momento
momento!”, fa Tre; “ma questa cosa non ha senso! Se
nel piano non c’era scritto
non è che ce lo possiamo scrivere ora e poi far finta che ci
sia sempre stato, i
giocatori si sentiranno trattati da scemi!”
“Mio
caro, tu non conosci
il potere più immenso che possediamo, molto più
grande sia dell’oscurità che
della luce che del nulla: noi possediamo il potere della retcon!”,
dice Quattro; “ci abbiamo fatto cinque videogiochi con
questo trucchetto, figurati se non possiamo applicarlo anche
ora!”
“Sapete
che vi dico?”,
interviene Due; “mi avete convinto: ce lo scrivo”;
prende una penna è
scribacchia sul librone. “Ecco qui, fatto. Tutto è
andato esattamente secondo i
nostri piani, si sa che pianificavamo da anni che quei tre si
incontrassero, perché
siamo dei geni superintelligenti e superpotenti e siamo pure sexy e
quindi
sappiamo sempre tutto in anticipo.”
“Va
bene…”, dice Tre,
poco convinto; “allora qual è la prossima parte
del piano?”
“Ma
che ne so, ce la
inventiamo quando esce il prossimo capitolo e poi diciamo che
l’abbiamo sempre
pianificata così”, dice Due; “ora
scusate ma ho la seduta dall’estetista.”
“Sì,
anch’io devo andare
che ho promesso a me stesso che questa sera avrei badato al mio
cagnolino, il
piccolo Xehadog”, dice Quattro.
“Mi
sa che possiamo
sciogliere la seduta allora”, dice Uno; “ciao ciao,
ragazzi”
E tutti
scompaiono,
tranne Tre che ha ancora qualche inspiegabile dubbio.
“Grazie
mille per essere
venuto con noi”, dice Paperino a Nixon a bordo della
gummiship.
“Questo
si chiama
sequestro di persona!”, replica quello, arrabbiato,
“e mi avete fatto perdere
l’amore della mia vita! Non rivedrò mai
più quel leggiadro sederino
tentacolato…”, sospira.
“Senti,
la trama doveva
pur andar avanti in qualche modo”, replica il papero;
“ciò detto, visto che noi
diventeremo amici, forse è il caso che ci presentiamo,
no?”
“Ho
scelta?”, chiede
Nixon.
“Ovviamente
no”, risponde
il volatile; “nome, please?”
“Nixon…”,
risponde
quello, poco convinto.
“Che
strano. Non è un
anagramma di Sora o qualche altro gioco di parole. Credo.
Be’, comunque io sono
Paperino.”
“Piacere”,
fa Nixon,
tutt’altro che convinto.
“E
io Pippo!”, fa il
cane.
“Okkey…”,
risponde Nixon;
“grazie dell’informazione. Come ti
chiami?”
“Pippo!”
“Sì,
questo l’ho capito,
voglio sapere il tuo nome.”
“Te
l’ho già detto,
Pippo!”
“Sì,
pure io, ma voglio
sapere come cavolo ti chiami!”
Paperino
interviene per
interrompere quel penoso dialogo.
“Pippo
è il suo nome,
Nixon, si chiama Pippo.”
“Ah!”,
fa Nixon,
illuminato; “ora è chiaro. Quindi non è
vero che pippa.”
“Questo
non l’ho mai
detto”, precisa Paperino.
“Vabbe’”,
dice Nixon, con
aria rassegnata; “e quindi ora che si fa?”
“Visto
che siamo
diventati grandi amici, adesso faremo quello che fanno tutti i grandi
amici!”,
esclama Pippo, sorridente.
Il viso
di Nixon si
illumina di un’impercettibile speranza:
“Giochiamo
a D&D? Ci
ubriachiamo? Ci confidiamo i dettagli dei nostri rapporti sessuali?
Andiamo a
puttane? Ci masturbiamo insieme? Ce lo buttiamo in culo a
vicenda?”
“Ma
no, chiaro che no,
yuk!”, replica Pippo; “andiamo in giro per i mondi
senza una missione precisa
combattendo mostri, in modo da riempire un’altra decina di
capitoli.”
“Ah”,
si limita a fare
Nixon, sempre più depresso; “ed è
previsto che ci divertiamo?”
“Ma
proprio no!”; dice
Paperino, con aria quasi scandalizzata; “ci limiteremo a
ridacchiare ogni tanto
senza un valido motivo.”
“Evvai”,
dice Nixon, ma
il suo tono mostra ben poco entusiasmo.