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Autore: Inveterate Dreamer    27/05/2017    1 recensioni
Un uomo si aggira per le strade di Camelot e cerca vendetta.
Cosa potrà mai essere successo di tanto grave da sconvolgere completamente il destino di Albion?
[AU dove Balinor resta a Ealdor]
Genere: Angst, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balinor, Gaius, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Occhio per occhio


Camelot si preparava per una nuova giornata. Il sole era sorto, le porte della città erano state aperte, la corte iniziava a svegliarsi e il mercato era già pieno di gente. Il vociare allegro dei venditori si mescolava ai versi degli animali e al chiacchiericcio vivace della gente. Contadini e mercanti da tutto il regno arrivavano per vendere e comprare merci, chiedere udienza a re Uther o semplicemente scambiarsi notizie.
Tra la folla camminava un uomo sulla quarantina, dai capelli scuri e la faccia cupa. Doveva essere straniero, poiché si guardava intorno come se non conoscesse la direzione da seguire. Eppure aveva un obiettivo, altrimenti non si spiegavano le lunghe occhiate lanciate alla folla, come se cercasse un viso conosciuto. Girovagava già da un bel pezzo quando si arrese a chiedere indicazioni.
«Mi scusi» fermò un’anziana signora diretta chissà dove «Saprebbe gentilmente indicarmi dove posso trovare Gaius, il medico di corte? Ho urgente bisogno di parlargli».

***

Le tende nella camera del principe Artù vennero scostate delicatamente.
«Vostra Altezza? Sire, è ora di alzarsi»
Il giovane biondo nel letto gemette, ma si tirò su con uno sforzo. Ancora intontito dal sonno, esaminò il servitore che gli stava davanti col tipico atteggiamento sottomesso che tutti tenevano in sua presenza. Per quanto si sforzasse, Artù non riusciva a ricordare il nome del ragazzo moro, che ora riordinava la disordinatissima stanza. Per qualche motivo la cosa lo irritò. Anche il suo atteggiamento lo irritava: troppo servile. Decise all’istante di doverselo levare dai piedi.
«Molto bene, uhm...»
«George, sire»
«George, certo. Puoi andare, non sono più richiesti i tuoi servigi»
Il servitore si inchinò profondamente.
«Naturalmente, sire. La vostra colazione è sul tavolo. Se avete bisogno di qualunque cosa non esitate a chiamarmi.» detto questo, uscì, stando bene attento che la porta si richiudesse dolcemente senza sbattere.
Il principe sbuffò sonoramente, poi si alzò e comincio a vestirsi.
Non si poteva certo dire che Artù avesse avuto una vita triste, eppure da un po’ di tempo a quella parte sentiva come se gli mancasse qualcosa. Per un po’ aveva ignorato quella sensazione, ma poi s’era fatta più intensa e allora aveva cominciato a riflettere. Cosa poteva mai essere sbagliato nella vita di un principe? Dopo molto pensare era giunto alla conclusione che quello che mancava era qualcuno di cui potersi fidare completamente, un amico. Nessuno all’interno di Camelot era di rango tanto elevato da potersi ritenere suo pari. Certo, c’era Morgana, ma lei era una donna, certe cose non poteva capirle. E poi, ad essere sincero, Artù aveva un po’ di paura a confidarsi alla ragazza.
Artù non poteva veramente fidarsi di nessuno. Invidiava non poco la pupilla di Uther, che era riuscita a stringere un legame molto forte con la sua serva. Sarebbe piaciuto anche a lui poter sperimentare qualcosa di simile, ma non gli era concesso. In gioco c’era la sicurezza di Camelot, il principe ereditario non poteva certo andare a dire in giro le sue debolezze. Chiunque sarebbe potuto essere un nemico.
Bastava pensare a quello che era successo non più di tre giorni prima. Una strega si era infiltrata fin dentro il castello, tramutata con la magia in quella cantante che suo padre apprezzava tanto. Solo per un colpo di fortuna ne erano usciti tutti indenni. Le guardie, ispezionando il lampadario caduto, avevano scoperto che la catena spezzatasi era arrugginita. Avevano anche notato che la strega aveva tentato di lanciare un pugnale, forse per colpire lui o suo padre, ma non aveva fatto in tempo. L’accaduto non aveva certo smorzato l’odio di Uther verso la magia o la sua diffidenza verso chiunque e anche Artù non era del tutto tranquillo. Cominciava a capire i veri pericoli che un re corre.
Il principe sospirò e uscì, lasciando la colazione intatta sul tavolo.

***

Gaius stava sistemando le sue scorte quando sentì bussare alla porta. Appoggiò il barattolo pieno di bava di Acromantula e andò ad aprire. Quello che vide lo fece rimanere di stucco.
«Tu qui? Che cosa ci fai tu qui?» chiese incredulo.
L’uomo che prima girovagava per il mercato si guardò intorno, preoccupato.
«Fammi entrare e ti spiego tutto, ma in nome della nostra vecchia amicizia, ti prego, non mi tradire»
Gaius si scostò dalla porta e lo fece entrare velocemente, senza dire una parola.
 
***

«I segugi di Uther mi hanno raggiunto, alla fine. Io ero a caccia, perciò non mi hanno preso. Ma mia moglie e mio figlio...»
«Mi dispiace. Mi dispiace così tanto... Come se non ne avessi passate già abbastanza»
«Quando sono tornato il villaggio era in fiamme... Non-non ho... potuto... fare nulla. Era già troppo tardi»
«Perché sei tornato qui?»
«Lo sai. Puoi immaginarlo, quantomeno»
«La vendetta non porterà a niente di buono»
«Ma davvero? Forse dovresti dirlo al re. Io e mille altri, che male gli abbiamo fatto? È stata solo quella cagna di Nimuhe a mentirgli. Magari avrebbe dovuto prendersela solo con lei. Quello che accadrà sarà stata solo colpa sua. Capirà, troppo tardi, cosa si prova a vedere il proprio popolo bruciare»
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Vattene, Gaius. Lo dico per il tuo bene. Sono venuto ad avvertirti. Vattene entro il tramonto, non voltarti indietro e non tornare mai più»

***

«Salve, Ultimo Signore dei Draghi. È parecchio che non ci vediamo»
«Tu sai perché sono qui, Kilgharrah»
«Sì. Ma tu devi sapere che in questo modo distruggerai l’ultima metà rimasta, l’ultima speranza di Albion»
«Non mi interessano le antiche profezie. D’altronde, se Emrys è già morto, cosa può fare Artù da solo? Albion è già condannata»
«Come desideri. Procedi allora. Farò la mia parte con molto piacere»
«Liberati dalle tue catene, o Drago, e distruggi Camelot. Che non rimanga pietra su pietra. Che non rimanga anima viva»

***

A lungo i druidi cantarono del giorno più nero della storia, quando ogni profezia si spezzò e le tenebre presero il controllo. A lungo piansero la morte di Artù, Re Una Volta e Re in Futuro, e della sua Regina. A lungo rimpiansero Albion e il compiersi della Grande Profezia.

***

Uther bruciò la prima metà della medaglia, ed era quindi destino che Balinor facesse lo stesso con la seconda.
 
 
  
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