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Autore: nikita82roma    27/05/2017    2 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Kate il giorno successivo era tornata normalmente al distretto. Era rimasta sveglia ben più di quanto consigliato dai medici. Di fatto non aveva chiuso occhio tutto il giorno e gran parte della notte. La sua mente era focalizzata su quanto accaduto nell’appartamento degli Austin ma non, come sarebbe stato normale per lei fino a qualche giorno prima, su quello che era accaduto con i due tizi grazie ai quali portava i segni in fronte, ma su quanto aveva visto nella camera di Joy. Si era tuffata senza rete di protezione nella vita di sua figlia e ne era uscita con segni ben più profondi di quelli visibili. L’aveva vista in pochi minuti ritornare quella bambina neonata di cui conservava un breve ma vivido ricordo nella sua mente e poi crescere fino ad essere quella ragazzina che aveva ritrovato da pochi giorni. Era stato tanto, era stato forse troppo anche per lei.

Castle come promesso era passata a prenderla scherzando sul fatto che finalmente poteva essere lui a farle da autista e parlandole per tutto il tempo che erano in auto di Joy, trovando similitudini con Alexis per la dedizione allo lo studio e per molti gusti simili su cosa guardare in tv, cantanti preferiti e molto altro ancora.

Kate ascoltava in silenzio rispondendo a monosillabi ai suoi racconti entusiastici. Era contenta che grazie a lui scopriva nuove cose di sua figlia ma allo stesso tempo tutto le sembrava solo dei colpi ben assestati alla sua emotività. Si ritrovò più volte sul punto di piangere quando Rick le raccontava di come fosse brava in inglese e le piacesse scrivere (lo aveva scoperto anche lui, quindi), non sopportasse la matematica, anche se si sforzava di fare del suo meglio. 

- Sai che anche a me non piaceva matematica ma ero bravo in inglese? - Le disse Castle tutto contento. - A te invece? Cosa piaceva di più?

- Non avevo preferenze. Più o meno tutto. - Tagliò corto Beckett, ma non era vero. Anche lei odiava matematica ed amava inglese, come la maggior parte degli studenti americani, pensò non era una gran similitudine.

- Uhm eri una secchiona allora! - La schernì

- No. Studiavo e basta. - La risposta fu più netta di quanto Kate volesse e Rick immaginasse. Era un discorso innocuo in fondo, non capì perché a Beckett non andasse di parlarne ma si adeguò, cambiando subito argomento.

- Vuoi che torniamo a fare un giro nel Golf Club nei prossimi giorni? Magari ti posso essere utile e scoprire qualcosa in più, che ne pensi?

- Che al momento non abbiamo motivo per tornare lì e che già l’altra volta non erano molto felici di avere la polizia tra i piedi, non penso saranno collaborativi.

- Con te no. Però magari con Richard Castle, nuovo socio del Club che ha bisogno di conoscere l’ambiente, sì! - disse tutto soddisfatto. 

- Sei socio? E da quando in quanti piace il golf, Castle? - chiese sorpresa.

- Uhm da un paio di giorni! Anche se non mi piace proprio, ma è utile, no? Così ho chiesto a Bob, il sindaco, di presentarmi ed hanno fatto uno strappo alla regola, facendomi entrare subito. Anzi, io avrei un appuntamento per oggi a pranzo con Bob ed alcuni suoi amici al circolo, però ho un problema…

- Sarebbe?

- Devo andare a prendere Joy a scuola e non so se tornerò in tempo e Martha è fuori città con delle amiche. Non è che ci potresti andare tu?

- Io? Castle io lavoro!

- Sì lo so! Ma ho già parlato con Montgomery, ha detto che è ok e in cambio mi ha solo chiesto se poteva diventare anche lui socio del Golf Club, così andremo insieme.

- Hai già organizzato tutto alle mie spalle quindi! - Era stata presa alla sprovvista. Non si aspettava di dover vedere Joy, non così presto, non da sola. 

- Non essere così drastica Beckett! 

Kate scosse la testa mentre lui era decisamente allegro. Il mal di testa le aumentò seguito da un profondo senso di nausea. 

 

Montgomery per sicurezza le chiese di evitare di andare sul campo per un paio di giorni, così a lei era toccato tutto il lavoro noioso arretrato, mentre Kevin e Javier erano andati fuori ad esaminare una scena del crimine. Guardava di tanto in tanto Castle pensierosa per quel che le aspettava, avrebbe voluto ancora più tempo per capire come comportarsi, per rimettere nel giusto ordine i suoi sentimenti. Non era del tutto certa che sarebbe stata capace di tenerli a bada, si trovava in una posizione del tutto nuova e non aveva ricevuto nessun addestramento per fronteggiarla.

Castle si era aggiornato su tutto quello che avevano scoperto in sua assenza, poco a dire il vero, le aveva preparato un ottimo caffè per il quale lo aveva ringraziato cercando di nascondere il suo nervosismo, ma lui non ci mise molto a capire che qualcosa non andava.

- Beckett, Joy è solo una bambina con la quale dovrai passare al massimo un paio d’ore, non un criminale incallito da tenere! - cercava di prenderla in giro, toccando inconsapevolmente tasti dolenti.

- Avrei preferito, sarei stata più a mio agio! - rispose sincera.

- Andiamo detective! Mica vorrai farmi credere di avere paura di una ragazzina di 10 anni! 

- Taci, Castle! - lo zittì e proprio in quel momento si presentò Montgomery in tenuta decisamente più informale, pronto per seguire Rick.

- Allora noi andiamo, mi raccomando Beckett non ti far mettere sotto da Joy!  - Kate scosse la testa mentre i due sparivano dietro le porte dell’ascensore. 

 

Aveva compilato gli ultimi rapporti poi era uscita, in anticipo, per andare alla scuola di Joy. Aveva ripreso la sua auto al distretto e si era diretta verso la casa degli Austin, la scuola di Joy non era molto distante da lì. Castle le aveva detto che aveva avvisato la preside che oggi sarebbe andata Beckett a prendere la bambina, ma era certa che anche senza avrebbe avuto i giusti argomenti per convincerli, pensò toccando il distintivo appuntato sulla cinta dei pantaloni.

Parcheggiò proprio davanti al cancello di uscita, ancora non c’era nessuno, ed aspettò pazientemente l’orario della fine delle lezioni, appoggiata alla sua auto, guardando la porta della scuola, cercando di non pensare a nulla. Si ritrovò ben presto circondata da altre auto e genitori e baby sitter che la guardavano con fin troppa attenzione. 

Quando i bambini cominciarono ad uscire Kate cercò tra quella moltitudine di piccoli urlanti e poi la vide incamminarsi piano verso l’uscita insieme ad altre due bambine, mentre un gruppetto di altri bambini che correvano le urtò senza scusarsi. Represse il suo istinto di andare a prendere quei ragazzini per insegnargli le buone maniere ed aspettò che arrivasse fuori con le sue amiche. Joy si guardò intorno cercando la figura ormai familiare di Castle ma non lo vide.

- Ciao Kate, Rick?

Joy se ne stava davanti a lei con le sue amiche che la stavano studiando. Ingoiò a vuoto senza riuscire subito a risponderle e fu preceduta dalla domanda di una delle due.

- È la tua nuova mamma? - Chiese a Joy una bambina bionda con gli occhi azzurri.

- No, lei è Kate, è della polizia, è amica di Rick. - Rispose Joy.

- Castle aveva un impegno con il capitano, farà un po' tardi, quindi ha mandato me a prenderti, ti dispiace? - Le chiese mentre prendeva dalle sue spalle quello zaino che le sembrava troppo pesante per lei.

- No, va bene. Grazie Kate.

- È un piacere Joy. - La osservò salutare le sue amiche e poi la invitò ad entrare in macchina. Se ne stava seduta composta osservando la strada. Kate si girava di tanto in tanto ad osservarla, cercando non sapeva nemmeno lei cosa tra i suoi lineamenti.

- Ti va se andiamo a mangiare qualcosa insieme? - Le chiese e la vide annuire timidamente. Cambiò strada, allontanandosi dalla direzione distretto, per andare in un quartiere per lei familiare che però non frequentava più molto spesso. Si fermò nel parcheggio antistante ad un piccolo ristorante familiare: era rimasto tutto più o meno uguale da come ricordava, tranne le insegne, rosse molto accese di sicuro cambiate da poco. Kate aprì la porta e un campanello tintinnò sopra le loro teste annunciando il loro arrivo. Il locale era più spazioso di quanto sembrasse dall’esterno, con i tavoli in legno scuro e le poltroncine con le rifiniture rosse, le tovagliette tutte ben allineate. Le si avvicinò un giovane ragazzo che le fece accomodare in un tavolo apparecchiato per quattro, portando via i coperti in eccesso. Lasciò loro i menu e Kate si fermò ad osservare Joy che leggeva attentamente il suo, assorta in quell’attività che sembrava richiederle particolare attenzione. 

- Signore, siete pronte per ordinare? - disse una voce gentile e gioviale che poi sussultò nel vedere il volto di Beckett. - Kate? Kate Beckett? Sei proprio tu?

- Ciao Mike, sì sono proprio io. - Rispose lei quasi imbarazzata mentre Joy osservava attenta la loro conversazione.

- Piccola Katie da quanto tempo era che non venivi più qui? Dieci anni forse? - Mike era un signore un po' avanti con gli anni, stretto nella sua camicia bianca e nei pantaloni neri, un cameriere di quelli vecchio stile, che era lì da sempre. 

- Anche un po' di più.

- Jim ogni tanto viene, si siede sempre a quel tavolo laggiù, ricordi? Dice che lo fa stare bene. Volete spostarvi anche voi?

- No, grazie Mike, va benissimo anche questo. - Disse Kate con uno sguardo malinconico verso il fondo della sala in un tavolo vuoto.

- Ehy Kate… mi dispiace per tua madre… quella sera… beh, è stato un brutto colpo per tutti. So che è passato tanto tempo però non ti avevo più visto e… l’ho detto anche a Jim…

- Grazie Mike. - cercò di tagliare il discorso Kate che un attimo prima che i suoi occhi si riempissero di lacrime focalizzò l’attenzione su quelli di Joy che la guardavano curiosi di capire cosa stesse accadendo. - Cosa ci consigli per mangiare? Io e la mia piccola… amica… siamo molto affamate!

- Beh, per te Katie, il solito se non hai cambiato gusti, polpette e purè! 

- Perfetto! - gli sorrise gentilmente.

- E alla tua piccola amica cosa portiamo?

- Anche a me polpette e purè! - Esclamò Joy, salvo poi guardare Kate con aria interrogativa. - Posso?

- Per oggi sì, poi lo dico io a Castle, non ti preoccupare.

- Bene! Due belle porzioni di polpette e purè per queste due splendide signorine! - Mike riprese e menù e trotterellò verso la cucina, tornando poco dopo con dell’acqua e del pane per poi lasciarle sole di nuovo.

- È bello qui. Sono tutti gentili anche con me. - disse Joy guardandosi intorno.

- Perché di solito non sono gentili con te? - Le chiese Kate seria.

- Non tanto. Dove mi portavano Lauren e Ethan secondo me guardavano un po' male i bambini. Nemmeno mi rivolgevano la parola. Erano tutti posti molto silenziosi.

- Sono contenta che qui ti piace. È un posto con tanti ricordi per me.

Le due rimasero in silenzio per un po'. A Kate piaceva osservare Joy guardarsi intorno e a Joy piaceva scoprire posti nuovi. Era naturalmente curiosa, come era lei alla sua età ed ebbe un brivido nel pensarlo.

Mike tornò con i loro piatti e entrambe iniziarono a mangiare. Kate sorrise nel vedere che Joy divideva a metà tutte le polpette prima di cominciare a mangiare, proprio come aveva fatto lei. Poi però aveva anche diviso ognuna in parti più piccole. La guardava mentre con ogni pezzo di carne raccoglieva un po' di purè e le intingeva nella salsa di arrosto che avevano messo in una ciotolina a parte.

- Kate posso chiederti una cosa?

- Certo, Joy, quello che vuoi.

- Perché non sei venuta più qui per tanto tempo? È un bel posto e le polpette sono buone!

Joy aveva tenuto quella domanda per gran parte del pranzo ed era veramente curiosa di sapere perché non era più stata lì. Kate non voleva turbarla con i suoi ricordi. Non voleva dirle che era lì che avrebbe dovuto dire ai suoi genitori di lei, di come era sicura che con il loro appoggio sarebbe riuscita a crescerla da sola, di come con suo padre aveva aspettato invano Johanna tutta la sera e poi quando erano tornati a casa avevano ricevuto la notizia che aveva cambiato la sua vita, non solo la sua. Non sapeva perché aveva scelto proprio quel posto. Forse perché era lì che voleva cominciasse tutto, dove tutto si era fermato, era dove sua madre la portava sempre che voleva portare sua figlia.

- Venivo qui a mangiare con i miei genitori tutte le settimane e nelle occasioni speciali. Poi da quando la mia mamma è morta non ci sono più venuta. Prendevo sempre le polpette con il purè, erano il mio piatto preferito. 

- È anche il mio piatto preferito! Abbiamo qualcosa in comune allora! - Esclamò Joy.

- Già piccola, abbiamo qualcosa in comune. - Le sorrise Kate concedendosi di farle una carezza.

- Perché oggi mi hai portato qui se non venivi da tanto tempo? - Le chiese ancora.

- Perché prima o poi bisogna voltare pagina, no? Che ne dici se ci prendiamo una fetta di torta adesso?

- Io non posso… - ammise Joy tristemente.

- Una piccola, ce la dividiamo, che ne dici? Qui fanno una torta alle carote buonissima, sai, la mia mamma ne prendeva sempre una fetta a metà con me, mi farebbe piacere dividerla con te. - Kate le allungò la mano e Joy la afferrò stringendola.

- Ok. Ma lo dici tu a Rick.

- Affare fatto!

Kate chiamò Mike che aveva già in mano il piattino con la torta con due forchettine, prime ancora che lo chiedesse. Lo mise tra di loro e lo mangiarono insieme, come Kate faceva con sua madre. Come madre e figlia.

   
 
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