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Autore: WolfieIzzy    28/05/2017    0 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Eleanor's POV*

Non mi resi nemmeno conto di essere arrivata alla Corte dei Miracoli correndo, scossa ancora dalla rabbia e dalle lacrime.

Avrei voluto sfogare tutto il dolore che mi stava facendo ribollire il sangue verso qualche rivoluzionario, in quel momento.

Ma mi ritrovai da sola, in mezzo a una strada quasi deserta in quel quartiere di poveri e mendicanti.

Con ancora gli occhi gonfi e offuscati dal pianto entrai in un locale dal quale si udiva un vociare, e dal quale proveniva una luce.
Era una locanda, frequentata da quella che era probabilmente la gente peggiore della città.
Ma non mi importava per nulla.

Mi feci spazio ancora incappucciata fra i tavoli e le persone in piedi, e mi sedetti al banco.

Tirai giù il cappuccio e mi presi la testa fra le mani.
Si, avevo decisamente bisogno di alcol.

Dopo essermi scolata una bottiglia intera di vino rosso cominciai a sentirmi più leggera, a sentire il dolore fisico e psicologico farsi più lievi... ma erano ancora lì. E volevo farli sparire completamente, almeno per stanotte.

'Hei, hei tu... dammene ancora.' biascicai al cameriere, che mi guardò divertito.

'Non ho mai visto una signorina reggere così bene l'alcol! Questa bottiglia la offre il Marchese lì infondo.' disse e indicò con un sorriso il fondo della sala.

Mi girai seguendo il suo dito e vidi probabilmente una delle ultime persone che avrei voluto vedere in quel momento salutarmi con un ghigno soddisfatto. 

'De Sade, lurido basta...' mormorai tentando di scendere dallo sgabello, ma inciampai brutalmente a causa del vino e finii tra le sue braccia.

'Cosa? Ma eravate lì in fondo un secondo fa.' dissi cercando di staccarmi da lui.

'Mia cara, credo che le vostre facoltà cognitive siano leggermente alterate al momento.' disse guardandomi divertito, mentre mi adagiava su una sedia di fronte a lui.

Cercai di impormi minacciandolo con la bottiglia piena che tenevo in mano.

'Voi... devo ricordarvi che fine mi stavate facendo fare quando ho tentato di aiutarvi? Dovrei spaccarvi questa bottiglia in testa, ma non lo farò solo perché me l'avete offerta.' 
Non uscì esattamente minaccioso quanto avrei voluto.

'Oh, Eleanor, come siamo aggressive.... Se avessi saputo che lì sotto Lagarde e i suoi scagnozzi vi avevano teso una trappola non vi avrei di certo fatto andare nelle fognature!' disse recitando bene la parte dell'innocente.

Io scossi la testa.
'Siete credibile quanto quello che scrivete, De Sade.' sbottai, e bevvi ancora dalla bottiglia. 

Gli causai una sonora risata.
'Questo significa che conoscete i miei scritti?' alzò un sopracciglio indagando nel mio sguardo.

Io diventai paonazza, e distolsi gli occhi.
'Ehm, io... cioè... assolutamente no!' scossi la testa cercando di risultare credibile, ma mi resi conto che in quel momento mi era un po' difficile.

Il Marchese rise ancora di gusto, battendo le mani.
'Quando siete ubriaca siete più simpatica, lo sapete?' ghignò avvicinandosi a me e sfiorandomi il mento con il pollice.

'Potreste diventare la mia nuova Musa...' disse fissandomi con due occhi che probabilmente mi avrebbero mangiata in quell'istante.

'Io non credo proprio.' una voce familiare mi giunse all'orecchio.

Alzai lo sguardo allontanandomi da De Sade, e cercai di riconoscere la figura che mi si era parata davanti.
Avevo la vista leggermente annebbiata, quindi non riuscii a distinguere bene chi fosse.

Dopo che si tolse il cappuccio, fu abbastanza evidente.

'Ciao, Etienne.' dissi fingendo un sorriso, come se non fosse evidente il fatto che ero decisamente brilla.

De Sade roteò gli occhi.
'È arrivato il principe azzurro, non é così?'

Etienne non lo ascoltò nemmeno e mi prese per il braccio, strattonandomi. 

'Piano, piano! Mi stavi facendo cadere!' risi aggrappandomi al suo collo. Facevo davvero fatica a reggermi in piedi, e mi girava la testa. 
Ma mi sentivo tranquilla e leggera.

'Cristo, Eleanor, ma sei ubriaca fradicia! Cosa diavolo è successo?' sbottò lui tentando di reggermi sotto le braccia.

'Ve ne siete accorto, mh?' commentò il Marchese, sorseggiando dal suo calice.

'Voi farete meglio a stare zitto se non volete quel calice piantato sulle gengive.' disse Etienne a denti stretti.

'E tu, ti ho fatto una domanda. Vuoi dirmi cos'è successo?'

Io risi. 'Ehm, è un po' lunga da raccontare.'

Etienne sbuffò e scosse la testa.
'Non puoi tornare al Cafè in queste condizioni. Vieni, andiamo a casa mia.' mi prese in braccio causandomi una risata.

'Non ci sarei tornata comunque, al Cafè.' dissi imbronciata, pensando ad Arno.

'Ma ora portatemi in salvo, mio cavaliere!' decantai allargando il braccio destro, mentre con l'altro mi tenevo al collo di Etienne.

'Arrivederci, mia cara! Forse un giorno la smetteremo di essere interrotti così brutalmente...' disse il Marchese salutandomi.

Io risi.
'Arrivederci, Marchese! E grazie ancora per la bottiglia. Tra l'altro, dov'è finita?' chiesi mentre Etienne usciva dal locale.

'È rimasta lì, Eleanor. E sappi che domani mattina mi racconterai tutto quello che è successo per filo e per segno. Intesi?' disse lui seriamente.

La sua espressione mi fece ridacchiare.
'Va bene, va bene! Come sei autoritario.' 
Improvvisamente fui presa da un sonno incredibile, così mi appoggiai alla sua spalla.

'Mi dispiace, Etienne. Avrei dovuto ascoltarti.' sussurrai tornando per un attimo sobria, prima di addormentarmi fra le sue braccia.

'Cosa? Ah, non importa. Ne parleremo domattina.' fu l'ultima cosa che sentii.

Mi svegliai non so dopo quanto, sentendomi atterrare su una superficie morbida e fresca che mi fece riacquistare i sensi.

'Etienne?' chiamai con ancora gli occhi mezzi chiusi, allargando un braccio. 

Incontrai quella che speravo fosse la sua mano, e la avvicinai a me.

'Devi dormire, Eleanor.' disse lui, sedendosi al mio fianco.

'Non posso dormire. Io devo...' mi alzai seduta, ma un giramento di testa dovuto all'alcol mi fece ripiombare sul cuscino.

'Oddio.' dissi, sentendomi mancare.

'Che hai?' mi chiese Etienne prendendomi per il mento e scrutandomi il volto.

Io ammirai il suo viso dai lineamenti dolci, che conservavano ancora la freschezza di un ragazzo ventenne.
I suoi occhi, di un verde azzurro chiaro, riflettevano la flebile luce della candela sul comodino ed erano velati dai ciuffi dorati dei suoi capelli.
Non l'avevo mai guardato con attenzione fino a quel momento, ma era davvero un bel ragazzo. 
E nonostante lui lo sapesse benissimo, io me ne stavo rendendo conto soltanto ora da ubriaca.

'Te l'ho mai detto che sei davvero bellissimo?' gli dissi cercando di avvicinare la mia mano al suo viso, ma fui interrotta dalla sua risata.

'No, ma in ogni caso lo so, mia cara. Io invece te l'ho mai detto che dovresti essere ubriaca più spesso?' disse ridacchiando e mi prese la mano fra le sue, facendomi rinsavire.

'A quanto pare non sei l'unico che lo pensa.'
Sbuffai, e tentai nuovamente di mettermi in posizione eretta, ma stavolta fui presa da un conato di vomito.

'Io... credo di aver bisogno di...' mormorai cercando di non vomitare addosso ad Etienne.

'Ferma lì, vado a prendere un secchio. Non vomitarmi sul letto!' disse e si fiondò nell'altra stanza, tornando con un secchio di legno nel quale riuscii a rimettere quel poco che avevo mangiato e tutto l'alcol che avevo bevuto poco prima.

Etienne mi passò un bicchiere d'acqua che bevvi fino all'ultimo sorso, cercando di recuperare i liquidi che avevo perso.

La testa mi faceva meno male, e nonostante avessi perso anche le ultime forze che mi rimanevano, 
sentii la mia mente tornare più lucida.

'Mi dispiace tanto, Etienne...' mormorai.

'Avanti, ora devi riposare sul serio. Almeno domani mattina starai meglio.' disse, e si alzò. 

Mi lasciai cadere sul cuscino, e dopo essermi asciugata il sudore dalla fronte, caddi in un sonno profondo.

*Flashback*

Frontiera di John's Town, 1789.

'Che avevamo detto sulla lezione di Filosofia, Eleanor?' disse Winston incrociando le braccia. 
Lo sguardo dell'uomo si posò sulla ragazza che aveva cresciuto in quegli anni e che ormai era diventata quasi una donna.

Eleanor sbuffò e gli prese la mano, implorandolo.
'Eddai, Winston! La faremo oggi pomeriggio la lezione, hai visto che bella giornata c'è fuori? Non possiamo rimanere chiusi in casa.' disse imbronciata.

Winston roteò gli occhi e si mise a posto gli occhiali, rassegnandosi alle volontà della quindicenne.

'E va bene! Tanto tuo padre sarà contento, dato che pensa che tu abbia bisogno di stare di più ad allenarti all'aperto che chiusa in casa a studiare. Pero' i cavalli li prendi tu stavolta.' disse, e la ragazza gli gettò le braccia al collo.

'Certamente! Evviva! Stavolta ti batterò brutalmente al galoppo fino al lago, sappilo.' rise e dopo essersi infilata gli stivali si precipitò giù dalle scale in un fruscio causato dalla stoffa bianca del suo vestito primaverile.

'Non ne dubito, Eleanor, anzi per te sarà facile, dato che la mia schiena mi sta impedendo di muovermi oggi. Probabilmente sto diventando vecchio sul serio.' commentò Winston, grattandosi la barba che stava diventando sempre più grigia.

Posò i suoi libri sul tavolo e si precipitò giù dalle scale, per raggiungere la ragazza che lo aspettava sorridente davanti alla tenuta in compagnia di due cavalli già sellati e imbrigliati.

'Avanti, signor Bradford! Non vorrete far aspettare la vostra dama?' 

Winston scosse la testa divertito e salì sul suo cavallo, per poi imboccare insieme ad Eleanor, al suo fianco, il sentiero che portava al lago.

'Avevi ragione, mia cara. Abbiamo fatto bene a fare un giro a cavallo, oggi è proprio una bella giornata. Platone può tranquillamente aspettare oggi pomeriggio.' disse Winston.

Eleanor rise. 
'Wow, l'hai detto sul serio? Hai ammesso che ho ragione, questa devo segnarmela.' 

'Lo sai che quando ti comporti bene te lo faccio sempre notare. E poi per un giorno possiamo anche cambiare le nostre abitudini.' 

Solitamente Eleanor studiava con Winston la mattina, e il pomeriggio si allenava. Ma oggi era riuscita a convincerlo a cambiare i turni della giornata... questo perché sapeva, in cuor suo, che quel pomeriggio avrebbe piovuto. 

Ogni mattina infatti, al sorgere del sole, la ragazza scrutava il cielo ed ascoltava i rumori della natura che la circondava dal tetto della Tenuta, come le aveva insegnato a fare suo padre. E riusciva spesso, da questi, a indagare su come sarebbe mutato il tempo nell'arco del giorno. 

'Winston... tu e mio padre prima che partisse stamattina presto, stavate parlando di me. Vero?' chiese la ragazza, indagando nell'espressione del suo tutore.

Winston scosse la testa.
'Quante volte ti ho detto che non devi origliare i discorsi che non ti riguardano, signorina?' la riprese.

'Oh, andiamo Winston! Non stavo origliando, eravate nell'atrio all'ingresso e io ero appena uscita dalla stanza per fare colazione! Stavate parlando di una mia ipotetica partenza, non è così?' chiese la ragazza, lievemente scocciata per tutte le volte in cui aveva dovuto sentirsi esclusa dai discorsi di Winston e suo padre.

Winston le rivolse uno sguardo contrariato, quasi pensando al fatto che l'avrebbe persa, che ormai era cresciuta e avrebbe scoperto la verità prima o poi. E lui non poteva fare nulla per impedirlo, se non continuare a posticipare il momento in cui sarebbe successo.

'... Si, Eleanor. Ci stiamo pensando. Ma non farti strane idee, non è nulla che succederà presto. Non sei ancora preparata fisicamente e mentalmente.' rispose l'uomo, aggiustandosi il tricorno sul capo.

Eleanor abbassò lo sguardo sul suo cavallo, che a fianco di quello di Winston continuava ad avanzare sul sentiero sterrato che portava al lago.

'Posso almeno sapere dove avreste intenzione di mandarmi, quando il mio addestramento qui sarà completo?' chiese ancora.

'Sicuramente in Europa. Londra, Parigi, Vienna... non lo sappiamo ancora. Ci sono molte cose da valutare, Eleanor. Sai che dopo aver compiuto la tua educazione e le basi del tuo addestramento insieme a me dovrai concluderlo altrove all'interno di una Confraternita, tuo padre te ne ha già parlato.' Winston sapeva, e avrebbe voluto che sapesse anche Eleanor. Avrebbe voluto dirle la verità, finalmente. Era da quando l'aveva tenuta in braccio da appena nata che l'aveva considerata come sua figlia, ed era orgoglioso di come fosse riuscito ad educarla. Anche Jeanine, sua madre, sarebbe stata orgogliosa di lei se l'avesse vista in quel momento. 

'Lo so, Winston. È che... mi preoccupa. Non sono mai uscita dal Continente Americano. Non so se sarò capace di cavarmela, da sola in una grande città per la prima volta... quando dovrò partire.' 

'Non devi preoccuparti. Non dovremmo nemmeno parlarne, dato che manca ancora molto alla tua partenza e io non ho nessuna intenzione di salutarti ora. Non credo la avrò nemmeno fra due, cinque o quanti anni ci vorranno finché partirai. So solo che dovrà succedere prima o poi, ovviamente spero il più tardi possibile. Ma ora non pensiamoci, dobbiamo arrivare al lago. Non ho fatto preparare a Lizzie questi manicaretti per nulla, e poi so che il tuo amico ti aspetta lì vicino.' la stuzzicò.

'Winston!' esclamò la ragazza arrossendo. Jack, un ragazzo che aveva conosciuto da qualche mese e che si era trasferito nella frontiera con la sua famiglia, era colui al quale si riferiva il suo tutore. 
Era ragazzo simpatico insieme al quale ultimamente passeggiava attorno al lago.
Non aveva mai pensato a lui in un modo diverso da un semplice amico, eppure parlarne con Winston la metteva in imbarazzo. 

'Sei diventata più rossa di un papavero, Eleanor! Ho detto qualcosa di sbagliato, per caso?' continuò a provocarla. Winston sapeva che le sue ultime frequenti passeggiate erano dirette al lago, e che probabilmente aveva fatto amicizia con quel ragazzo. Non era geloso o contrariato - beh, forse un po' - ma era felice quando la ragazza riusciva a trovare compagnia nei luoghi in cui si trasferiva abitualmente. Da quando era cresciuta le lasciava più tempo libero, perché era giusto così.

Eleanor comunque fece finta di nulla. 

'Farai meglio a spronare il tuo cavallo Winston, prima che ti batta al galoppo fino al lago!' disse la ragazza e spronò il suo cavallo al galoppo, assaporando ogni respiro di vento fresco nella frontiera. 

'Ehi, signorina! Così non vale, ti stai approfittando di un uomo anziano! Beh non così anziano, ma comunque...' rispose Winston seguendola con il suo destriero, ma la ragazza ormai non riusciva a sentirlo. 

Aveva dimenticato la conversazione appena avuta con lui come quasi tutte quelle che riguardavano argomenti simili, ed ora il suo unico pensiero era quello della libertà che poteva sentire sulla sua pelle mentre si dirigeva al galoppo verso il lago. 

*Fine del flashback*

*Angolo dell'autrice*

Eccoci qui con un nuovo capitolo! Scusate il ritardo ma gli impegni scolastici sono quelli che sono :(
Allora, che dire... la povera Eleanor stava per cacciarsi di nuovo in un guaio con De Sade, ma fortunatamente è arrivato 'il principe azzurro' Etienne a salvarla hahahaha credete riuscirà a riprendersi dopo tutto quello che le è successo?
Ah, poi finalmente conosciamo un po' di più il caro Winston grazie ad un altro flashback. Che ve ne pare di lui? Pensate che a un certo punto salterà fuori anche nella storia vera e propria?
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,

Izzy
  
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