CAPITOLO
42
David
rimase lì con loro a parlare tutto il pomeriggio.
Esattamente
come nel futuro, si era trovato completamente a suo
agio con loro, sia con la famiglia di Bulma che con quella di Rose.
Erano
tutti ovviamente molto più giovani rispetto alle persone che
lui era abituato a vedere; in particolare, aveva notato che mancavano
moltissime persone all’appello, come la madre di Rose e,
ovviamente, tutti i
bambini che in quel tempo non erano ancora nati.
Prima
che avesse avuto l’occasione di osservare per bene tutti,
una ragazzina dai capelli neri con la frangetta e una bandana arancione
sulla testa
gli chiese:
«Hai
nominato più volte questo “George”. Ma
chi è?»
David
guardò bene la ragazza, la stessa che prima aveva spiegato
agli altri chi lui fosse, ma alla quale fino a quel momento lui non ci
aveva
fatto particolarmente caso. Subito il suo viso si illuminò
dallo stupore:
«No…
Rose, non dirmi che lei è Pan?»
Pan,
che anziché una reazione del genere si aspettava invece una
risposta alla sua domanda, fu colta alla sprovvista e
arrossì leggermente,
guardando i due ragazzi imbarazzata.
«Proprio
lei» rispose Rose.
«Non
ci posso credere!» esclamò lui, continuando a
fissarla «E’
così piccola! Quanti anni ha?»
«Quasi
quindici!» rispose Pan imbronciata: evidentemente, essere
stata definita “piccola” da quel ragazzo
l’aveva infastidita.
Il
ragazzo sorrise di fronte alla sua reazione.
«Scusami
tanto, Pan, è che nel nostro futuro sei molto più
grande di
noi, quindi quasi non ti riconoscevo»
Pan
si sciolse subito di fronte alle scuse che le aveva fatto David,
per cui il broncio le passò.
«Quindi
tu mi conosci nel futuro?» gli chiese lei, emozionata.
«Sì.
Conosco praticamente tutti voi» disse il ragazzo scorrendo
con
lo sguardo tra i presenti.
In
particolare, il suo sguardo si soffermò qualche secondo in
più
su Goten, ma, quando David notò che Goten si era accorto del
suo sguardo, lo
tolse subito.
Goten,
in realtà, era stato a fissarlo quasi per tutto il tempo,
senza neanche avergli mai detto una parola. Il ché faceva
molto strano a David,
in quanto nel futuro lo conosceva abbastanza bene, e poteva dire di
essere
sempre andato d’accordo con lui, con il padre della sua
(ormai ex) ragazza.
Forse,
pensò tra sé e sé, Goten in quel
momento non lo conosceva e
lo stava in qualche modo “studiando”, per capire
che tipo fosse.
Nello
stesso tempo, però, temeva il tipo di reazione che avrebbe
potuto avere. D’altro canto, però, si chiese se
lui sapesse che Rose era sua figlia…
Proprio
mentre era immerso in quei pensieri, Goten all’improvviso
gli domandò:
«Conosci
anche me, vero?»
«Beh,
sì» rispose lui, leggermente imbarazzato.
«Quindi
tu saresti – se ho capito bene – il fidanzato di
Rose?»
gli chiese Goten, come se volesse indagare a fondo sulla faccenda.
David
non riusciva ad interpretare la sua espressione: nonostante
nel futuro lo conosceva come un padre non eccessivamente geloso, adesso
temeva
una reazione diversa da parte sua. Chissà, magari quando era
più giovane era
diverso!
«E’
il tuo futuro genero, Goten!» intervenne Chichi entusiasta,
prima ancora che David potesse aprir bocca. Evidentemente, David le era
piaciuto fin da subito, in quanto generalmente era molto diffidente nei
confronti degli eventuali pretendenti dei suoi familiari, che siano i
suoi
figli oppure i suoi nipoti.
«Beh,
non esageriamo!» disse David, forse ancora più
imbarazzato
di prima.
Genero?
Un giorno gli sarebbe piaciuto diventarlo. Anzi, per
essere più corretti, prima gli
sarebbe tanto piaciuto diventarlo: ora come ora, infatti, lui e Rose
non
stavano più assieme. Già da quasi tre mesi.
Gli
venne subito in mente ciò a cui avrebbe tanto preferito non
pensare in quel momento, l’argomento che più gli
faceva male a lo stesso
argomento al quale, mentre era nascosto per via di Ludir, aveva
riflettuto per
lungo tempo: ciò che era successo a Rose qualche tempo
prima, nonché il motivo
stesso per cui si erano lasciati.
Il
tradimento di Rose.
L’argomento
gli faceva male solo a pensarci, ma in quel mese di
vagabondaggio mentre scappava da Ludir aveva avuto sia il modo che il
tempo di
pensarci su e di rielaborare la cosa, quindi adesso gli faceva un
po’ meno male
rispetto a prima.
Ma
gli faceva comunque male.
Rose
notò subito lo sguardo intristito di David, e lo conosceva
talmente bene ormai da sapere il motivo del suo repentino cambiamento
d’umore.
Non
ci poteva fare niente, ma sapeva già che lui stava pensando
al
fatto che loro due non stavano più insieme, ed
automaticamente a ciò che era
successo tempo addietro.
Qualche
istante prima, appena l’aveva visto, si erano scambiati un
caloroso abbraccio, e lei avrebbe tanto voluto baciarlo, ma sapeva che
quell’abbraccio non aveva risolto niente tra di loro: in quel
momento, infatti,
entrambi avevano solamente accantonato ciò che era accaduto
prima, per
concentrarsi solamente sul momento presente, ovvero sul fatto che non
si erano
visti per molto tempo, ma soprattutto sul fatto che si fossero rivisti.
Nessuno
dei due, infatti, prima di rincontrarsi, sapeva come
sarebbero andate le cose: se sarebbero morti prima senza riuscirsi a
rivedere
oppure se invece ce l’avrebbero fatta.
Per
fortuna, era accaduta la seconda opzione, ma questo non voleva
assolutamente dire che le cose tra di loro si fossero risolte.
«Dai,
poverino, così lo metti in imbarazzo, Chichi!»
intervenne
Bulma.
«Ma
è un bravissimo ragazzo, vorrei tanto che diventasse il
marito
di mia nipote!» disse ancora Chichi.
«Ma
cosa dici mamma, sono ancora troppo giovani!» disse Goten.
Chichi
lo guardò un po’ perplessa, ma nello stesso tempo
incuriosita: non si aspettava da lui quel tipo di reazione.
Anche
Rose lo guardò, questa volta però un
po’ sorpresa: conosceva
abbastanza bene suo padre da capire che in quella frase c’era
un pizzico di
gelosia, che però non voleva dare a vedere.
Quella
reazione non le sarebbe sembrata particolarmente strana se
pronunciata da suo padre nel futuro, ma dal Goten si quel tempo non se
lo
sarebbe aspettata: dopotutto, loro due, nonostante avessero passato
parte del loro
tempo assieme, si conoscevano comunque ben poco. O, per lo meno, era
lui che la
conosceva poco, visto che lei lo conosceva come le sue tasche.
Guardando
il suo futuro padre, le vennero in mente tutte quelle
volte in cui lui e sua madre avevano invitato David a mangiare a casa
loro: se
da una parte lo avevano fatto per cortesia, dall’altra lo
avevano fatto anche
per conoscerlo meglio, per capire se fosse un bravo ragazzo, ma
soprattutto per
assicurarsi che potesse stare con la loro figlioletta primogenita. Dopo
si
furono assicurati che il ragazzo ebbe passato il
“test”, David era praticamente
diventato parte della famiglia e lo avevano sempre trattato come tale.
In
particolare, rivide nella mente suo padre che non perdeva mai
occasione per scherzare con David; erano sempre andati molto
d’accordo.
Le
mancavano moltissimo quei momenti.
«Nonna,
noi non stiamo più insieme» decise di chiarire
Rose,
rimarcando la frase con un tono che sperava le facesse capire di
interrompere
il discorso: non era proprio il caso di parlare di quell’argomento
proprio in quel momento.
«E
come mai?» domandò Chichi.
Notando
l’imbarazzo che si era creato in quel momento tra Rose e
David, Bulma decise di prendere in mano la situazione:
«Beh,
saranno affari loro Chichi, non credi?»
Chichi
la guardò torva, e, incrociando le braccia stizzita, non
disse più nulla.
Al
suo posto, inaspettatamente, intervenne ancora una volta Goten:
«Beh,
non conosco il motivo per cui vi siete lasciati, però spero
che tu non le abbia fatto niente di male»
David
lo osservò: nonostante Goten lo avesse detto con un tono
molto tranquillo e pacato, manteneva comunque uno sguardo risoluto.
Provò un po’
di timore di fronte a quell’affermazione, ma sapeva che la
aveva detta
solamente perché effettivamente non lo conosceva, per cui
non sapeva che tipo
di ragazzo lui fosse: nel futuro, infatti, il padre di Rose era sempre
stato
tranquillo nei suoi confronti.
Rose,
dal canto suo, osservava la situazione un po’ divertita.
«No,
non ti preoccupare, lui
non ha fatto niente» disse Rose a Goten, sorridendogli.
Goten
non disse più nulla e l'argomento, fortunatamente, non fu
più toccato per il resto del pomeriggio.