Capitolo
14
“Non
sono abbastanza maturo da
lasciar correre”
L’indomani
mattina cammino avanti e indietro nella mia stanza, incapace di
prendere una
decisione. L’invito di Kuroko ronza nella mia testa come un
fastidioso insetto
estivo, alterando continuamente i miei stati d’animo.
Qualunque forza
soprannaturale abbia operato il suo sortilegio su di me, può
ora dirsi
soddisfatta: senza pensare oltre, raccolgo le mie cose ed esco dalla
stanza.
Il
mio arrivo a scuola è presto accolto dagli occhi ridenti e
compiaciuti di
Kuroko. Ma non è lui a venirmi incontro, bensì
una ragazza con i capelli corti
e un fischietto appeso al collo.
«Mi
chiamo Aida Riko e sono il coach della squadra», si presenta.
Ha uno sguardo
brillante, che suggerisce un ottimo spirito di osservazione.
«Io
sono Eiko Wadsworth, molto piacere».
I
suoi occhi si illuminano dopo avermi osservata con più
attenzione e un sorriso
di pura simpatia mi conferma che ancora una volta il mio tenero aspetto
è
riuscito a conquistare un’altra ragazza.
«Kuroko
mi ha parlato di te», riprende subito dopo aver recuperato
una certa
compostezza.
«Spero
di non
essere stata troppo indiscreta nel presentarmi qui senza
preavviso».
«Chiunque
ami il basket è il benvenuto e poi fa piacere avere
un’altra ragazza nel
gruppo».
Dopo
un breve giro di presentazioni generali, il capitano, Hyūga senpai,
annuncia
che raggiungeremo la scuola Kaijō usando i mezzi pubblici. Ovviamente
Arthur
non è felice della notizia e tenta in tutti modi di
convincermi a salire sulla
limousine.
«Non
sarebbe gentile da parte mia utilizzare la limousine e purtroppo
l’auto non è
abbastanza spaziosa per ospitare tutta la squadra. Oggi sono solo un
ospite e
non voglio creare problemi a nessuno», confesso sinceramente,
sperando di
dissuaderlo.
«In
questo caso
non mi lascia altra scelta, signorina: verrò insieme a
lei», dichiara Arthur,
irremovibile. «Ho il dovere di accompagnarla personalmente
ovunque vada quindi,
se è decisa a prendere i mezzi pubblici, lo farò
anch’io».
Concordando
con lui che sia la soluzione migliore, ci aggreghiamo alla squadra per
raggiungere
insieme la meta.
***
La
prima impressione che la scuola ha lasciato su di noi è
assolutamente positiva.
Tutti i membri della squadra non smettono di guardarsi attorno con aria
di
meraviglia e, forse, un po’ di invidia. Il complesso
scolastico sembra di
costruzione abbastanza recente ed attrezzato per ospitare le
più disparate
discipline sportive. Assomiglia a uno di quei campus gestiti dalle
grandi
associazioni agonistiche che ogni anno preparano quelli che saranno
sicuramente
dei futuri campioni mondiali. Ho convinto Arthur ad aspettarmi fuori ai
cancelli: la sua divisa avrebbe dato troppo nell’occhio e
tradito
immediatamente il mio status sociale. Non riesco ancora a capacitarmi
di essere
qui, insieme a Kuroko, nella stessa scuola di Kise. Sta succedendo
tutto troppo
in fretta e comincio a pentirmi di essere venuta. Mi sento angosciata
all’idea
di non sapere come reagirà Kise vedendomi. Prendo un lungo
respiro sperando che
mi aiuti a calmarmi ma il suono che odo subito dopo fa schizzare il mio
cuore
in gola.
«Ehi,
ragazzi!».
Mossa
dall’istinto, mi porto dietro Kagami, per nascondere la mia
presenza. Se
potessi rimpicciolirmi come Alice mangiando semplicemente un pezzetto
di fungo.
Ma questo non è il paese delle meraviglie e io non sono
l’eroine di un romanzo.
Sono solo una ragazza che ha commesso un errore e che ora
dovrà accettarne le
conseguenze.
«Kise!».
La voce di Kagami riporta la mia attenzione sul ragazzo che ora corre
verso di
noi.
«Questo
posto è enorme così ho pensato di venirvi a
prendere».
«Ti
ringrazio». Aida-senpai si fa avanti per esprimere la propria
gratitudine a
nome della squadra, ma viene completamente ignorata.
Senza
degnare di uno sguardo gli altri ragazzi, Kise indirizza il suo
esclusivo
interesse a Kuroko.
«Kuroko-cchi,
da quando hai rifiutato il mio invito, ho passato tutte le notti a
piangere nel
letto».
Come
un bimbo capriccioso, incurva le labbra in una smorfia di delusione. Il
piagnisteo è prontamente accompagnato da qualche lacrima di
scena, degna del
più esperto attore, mentre il tono petulante della lamentela
si guadagna presto
un commento del capitano Hyūga.
«Si
può sapere qual è il suo problema?».
Dall’espressione
irritata che sta mostrando, direi che la sua prima impressione di Kise
non è
delle migliori.
«Piantala
e facci strada!».
«Nemmeno
una ragazza mi ha mai rifiutato», continua Kise, senza badare
minimamente al
commento di Kagami.
Al
contrario, per nulla turbato dall’atmosfera, Kuroko prende
infine la parola.
«Potresti
evitare di fare del sarcasmo?».
L’espressione
nei suoi occhi è
rilassata, ma non indulgente. Il suo atteggiamento nei confronti di
Kise non è
mutato nemmeno per un secondo. L’impassibilità con
la quale ha pronunciato il
suo implicito rimprovero mi lascia perplessa. Davvero Kuroko non
è capace di
esprimere alcuna emozione?
«Ora
sono proprio curioso di saperne di più sul ragazzo che
è riuscito a far parlare
Kuroko-cchi in questo modo».La voce di Kise è ora
improvvisamente grave e
seria. Nei suoi occhi c’è un intenso luccichio di
gelosia e curiosità mentre si
rivolge a Kagami. «Non mi importa molto del titolo Kiseki no
Sedai, ma non
posso certo ignorare una sfida tanto ovvia. Non sono abbastanza maturo
da
lasciar correre. Perdonami, ma ho intenzione di distruggerti usando
tutte le
mie forze».
L’atmosfera
scherzosa e infantile di pochi attimi fa ha lasciato il posto a una
pericolosa
e palpabile tensione. Kagami è riuscito a catturare
l’interesse di Kise e dalle
sue parole traspare già una profonda rivalità nei
suoi confronti.
«Interessante»,
appoggiata alla schiena di Kagami, sento vibrare le sue parole sotto la
sua
pelle.
Lanciata
la dichiarazione di guerra, Kise sembra finalmente pronto a dare le
spalle a
Kagami per scortare la squadra all’interno della palestra
dove si terrà la
partita. Pensando di aver scampato il pericolo, mi rilasso emettendo un
sonoro
sospiro, ma la mia imperdonabile leggerezza diventa presto causa della
mia
rovina.
«Uh,
Eiko-cchi?».
Al
pronunciare del mio nome il mio corpo inizia a tremare.
«Eiko-cchi,
sei davvero tu!».
Ancora
una volta la
voce di Kise cambia per passare a toni euforici. Sapevo che venire qui
sarebbe
stata una pessima idea. Kise sarà infuriato di vedermi e non
posso dargli
torto. Speravo almeno di non dovermi esporre davanti ai membri della
squadra. Cosa
penseranno di me dopo che Kise avrà spiattellato del mio
passato alla Teikō per
vendicarsi del mio tradimento? Potrei provare a scappare per attirarlo
lontano
e vedermela poi con lui in privato, ma con le sue abilità
atletiche mi
catturerebbe dopo il primo passo. A questo punto non posso fare altro
che
accettare stoicamente la mia sorte e preparami al peggio.
Mi
stringo nelle
spalle, serrando i pugni lungo i fianchi in attesa che Kise faccia
qualunque
cosa abbia in mente di fare. La sua reazione, però, mi
lascia assolutamente di
stucco. Le sue braccia si stringono attorno alla mia vita e mi
sollevano in
aria. Prima di rendermene conto, la bocca di Kise è
incollata alla mia guancia
in un bacio pieno di affetto.
«Ki-Kise,
per
favore, mettimi giù adesso», lo imploro dopo aver
notato gli sguardi sbigottiti
dei miei compagni di scuola. L’unico che sembra invece
compiaciuto della
situazione è Kuroko.
«Pensavo
che non
ti avrei mai più rivista», piagnucola Kise con il
solito tono infantile,
accettando di rimettermi sulla terraferma, sebbene contro voglia.
«Io…non
so che
dire. Non sei arrabbiato con me?», lo interrogo, confusa.
«Arrabbiato?
Semmai ero preoccupato. Dopo che te ne sei andata, non abbiamo avuto
più
notizie di te. Avevo paura che ti fosse successo qualcosa di terribile.
Sai
dopo quella sera…». I suoi occhi d’ambra
si socchiudono in un’espressione di
tenera compassione. «Sono così felice di vedere
che stai bene».
Una
lacrima
scivola sulla sua guancia e so che questa volta è vera. Fino
a questo momento
ho temuto di incontrarlo e fino all’ultimo ho pensato di
fuggire. Senza sapere
nulla, ho immaginato le più terribili parole uscire dalle
sue labbra. Mi sono
focalizzata così tanto sul mio senso colpa da non prendere
in considerazione
neanche una volta le persone che ho tradito. Non mi sono mai soffermata
davvero
sulle loro emozioni, sulla tristezza generata dal mio comportamento
egoistico.
Ogni volta che immaginavo il mio incontro con ognuno di loro, vedevo
soltanto
la mia sofferenza, la mia paura di essere rifiutata, disprezzata,
odiata. Ero
ossessionata dall’opinione che avrebbero avuto di me e dalla prospettiva di
un futuro senza
amici, perciò ho mentito. Ho mentito a me stessa ripetendomi
che il cambiamento
non era nella mia natura, che non avevo bisogno di loro, né
di diventare una
persona diversa, migliore. Ma erano solo menzogne per nascondere la mia
solitudine e la mia insicurezza. Se, nonostante i miei errori, Kuroko e
Kise mi
considerano ancora loro amica, che diritto ho di privarli di questa
piccola
gioia? Loro non mi hanno mai abbandonata, neppure quando ho voltato
loro le
spalle per andarmene. Li ho feriti, li ho respinti quando hanno provato
a
raggiungermi di nuovo, eppure riescono a versare lacrime di gioia per
me.
«Mi
dispiace,
Kise. Se puoi, perdonami», mi piego in avanti, portando la
testa il più in
basso possibile. Mi sento così piccola davanti alla
sincerità di Kise.
«A-Ah,
che cosa
fai, Eiko-cchi? Alza la testa!».
Il
mio amico prova
a risollevare il mio busto afferrandomi per le spalle, ma io oppongo
resistenza
per rimanere in posizione. Ho troppa vergogna per guardarlo negli occhi
e
troppa riconoscenza per esprimerla a parole.
«E
va bene, allora
mi scuso anch’io».
La
testa di Kise
si abbassa fino al mio stesso livello in un inchino profondissimo.
«Kise,
no!
Perché…», non ho il tempo di finire la
frase.
«Perché
anch’io
voglio chiederti scusa. Non sono stato in grado di proteggerti quando
ne hai
avuto bisogno. Sono un pessimo amico!».
«Non
è vero! Sei
il migliore amico del mondo, invece. Quando Kuroko mi ha inviata qui
oggi, non
ho accettato subito perché avevo paura di incontrarti.
Temevo che mi avresti
odiata e che non avresti voluto più avere nulla a che fare
con me».
«Eiko-cchi».
«In
tutta onestà,
non sono ancora sicura di meritare il tuo perdono o quello di Kuroko,
ma la
vostra generosità mi ha ridato speranza . Perciò
posso solo esservi grata di
avermi concesso una seconda possibilità».
Un
groviglio di
emozioni si addensa nella mia gola e nel mio cuore. So purtroppo di non
poter
ricambiare pienamente la loro sincerità a causa del segreto
che devo custodire,
ma questo non vuol dire che il mio affetto sia una menzogna. Voglio
davvero
bene a questi due ragazzi, se non latro per la fiducia che hanno avuto
in me
fino a oggi, ed è quindi giusto che mi impegni a ricambiare
provando a
ricostruire la nostra amicizia.
«Ora
che è tutto
chiarito, vi faccio strada», sollevato dalle mie parole, Kise
mi rivolge un
largo sorriso e ci invita a seguirlo verso il luogo del match.
***
Il
primo incontro
con il coach del Kaijō non è per nulla amichevole, come
invece prevedeva il
contesto della partita. Al nostro arrivo in palestra, infatti, il campo
di
gioco era diviso in due mezzi campetti. Questo perché
l’allenatore della
squadra avversaria non ha ritenuto necessario utilizzare il campo
regolare per
una partita contro una squadretta di seconda categoria come il Seirin.
Come era
facile prevedere, né Aida-senpai né Hyuga-senpai
hanno preso bene l’affronto.
Come se non bastasse il coach Takeuchi ha impedito a Kise di giocare,
reputando
la sua presenza in campo eccessiva. Di sicuro l’inizio non
è stato promettente
per i ragazzi del Seirin, in modo particolare Kagami sembrava sul punto
di
scoppiare per la rabbia e l’evidente umiliazione. Tuttavia,
pochi secondi dopo
il fischio d’inizio, è stato proprio lui a mandare
a segno il primo punto della
partita, portando così in vantaggio la nostra scuola.
L’unico problema è che
adesso la nostra squadra deve un canestro nuovo al Kaijō. Nonostante
Aida-senpai
sia corsa a scusarsi con il coach Takeuchi, sta trattenendo a stento un
sorriso
compiaciuto e soddisfatto. A questo punto saranno costretti a giocare
sul campo
regolare. Aida-senpai torna a sedersi sulla panchina mentre Kise fa il
suo
ingresso in campo. I suoi occhi si focalizzano sul nuovo giocatore e le
sue
labbra si lasciano scappare un commento di preoccupazione.
«C’è
qualche
problema, senpai?», la interrogo.
«Kise
è un atleta
fuori dal comune. Non sarà facile avere la meglio su di
lui».
Che
Kise avesse
del talento, non era un segreto, ma gli occhi esperti della senpai
devono aver
sicuramente notato qualcosa che nessun altro sarebbe in grado di
cogliere.
L’arrivo
in campo
di Kise ha dato una svolta definitiva all’andamento del
match. Perfino io sono
in grado di capire quanto il ritmo di gioco sia vertiginosamente
aumentato a
tal punto da costringere Aida-senpai a chiedere un timeout a soli
cinque minuti
dall’inizio. I ragazzi sembrano già stremati e mi
domando se riusciranno a
reggere fino alla fine. L’umore generale è
piuttosto basso, ma non disperato.
Purtroppo gli avversari si stanno rapidamente abituando allo stile di
gioco di
Kuroko e questo costringerà il Seirin a rivedere i propri
schemi.
Passata
una prima
fase di assestamento, la partita prende una nuova piega. Le azioni
combinate di
Kuroko con il resto della squadra riportano il Seirin in una posizione
vantaggiosa. Hyūga-senpai ha appena segnato un canestro da tre punti,
accorciando così le distanze dal Kaijō.
L’improvvisa rimonta del Seirin ha
sicuramente impressionato gli avversari, ma è soprattutto
Kise ad essere stato
colto di sorpresa dal gioco di squadra di Kuroko. Non capisco bene, ma
Kise
sembra davvero scosso dal comportamento di Kuroko, dal suo cambiamento.
Non so
a cosa si stia riferendo, ma potrebbe avere a che fare con quanto
successo alla
Teikō dopo il mio trasferimento. In tal caso è normale che
io non sia a
conoscenza dei dettagli.
La
tensione
agonistica fra Kise, Kuroko e Kagami non ha fatto che crescere negli
ultimi
minuti di gioco. I miei due compagni di classe sono incredibilmente
affiatati e
la loro sintonia è riuscita a mettere sotto pressione gli
avversari. Kise
appare visibilmente frustrato, soprattutto dopo l’ennesimo
tentativo di attacco
andato a vuoto. È troppo ansioso, non ha più il
controllo della situazione. il
ritmo frenetico del gioco ha condizionato anche me. Mi sembra di
camminare su
una lastra di ghiaccio scricchiolante. Ogni passo rischia di farmi
sprofondare
nelle acque gelide, ma è il fischio dell’arbitro,
invece, a gelare il sangue dì
nelle mie vene.
«Kuroko-kun!».
Il
grido di
Aida-senpai guida i miei occhi fino al centro del campo. Kuroko giace
sul
pavimento, immobile. Senza volerlo, Kise lo ha colpito violentemente
alla testa
e probabilmente non sarà in gradi di continuare a giocare.
Osservo il mio
compagno mentre viene riportato a bordo campo dal capitano.
È molto pallido e a
stento si regge sulle proprie gambe. Una macchia di sangue fresco copre
metà
del suo volto e la sola visione è sufficiente a farmi
sussultare di paura. Prima
di oggi, non avrei mai creduto il basket uno sport tanto pericoloso.
Per
fortuna le
condizioni di Kuroko sono migliorate e Aida-senpai ha accettato di
farlo
rientrare. Confesso di non essere molto d’accordo con la sua
decisione, ma al
so posto avrei forse fatto la stessa cosa. Questa partita ha un
significato
speciale per Kuroko e, conoscendo la sua testardaggine, non sarei
riuscita ad impedirgli
di rientrare in gioco. Ma questa volta è Kise a
preoccuparmi. Dopo gli ultimi
minuti di smarrimento, dovuti forse al senso di colpa per aver ferito
Kuroko,
il suo sguardo è cambiato. La provocazione lanciata dal
ritorno di Kuroko ha
infiammato il suo spirito combattivo. Non ha alcuna intenzione di
perdere e
francamente mi sembra un po’ strano. Non l’ho mai
visto dare così tanta
importanza alla vittoria. Il suo desiderio di trionfare su Kagami e
Kuroko è
quasi morboso. Da quando vincere è l’unica cosa
che conta? Forse è a questo che
si riferiva Kuroko quando ha detto che erano cambiati, che il loro modo
di
giocare non era più quello che ricordavo. In effetti in
questo momento non
riconosco il mio vecchio compagno di classe. Mi sembra di vedere una
persona
completamente diversa. Il ritmo di gioco è di nuovo
frenetico. Mancano pochi
secondi al fischio di chiusura e nessuna squadra è
intenzionata a cedere. Il
punteggio è di 98 a 98, con meno di venti secondi alla fine.
Il cuore potrebbe
scoppiarmi da un momento all’altro per la tensione. Porto le
mani al petto e
inizio a tamburellare nervosamente con il piede. Dieci secondi
è sarà tutto
finito.
Kagami
avanza col
pallone alla mano, affiancato da Kuroko. Kise è subito
davanti a loro per
fermarli, ma è da solo, i suoi compagni si trovano
all’altro lato del campo. I
miei occhi si dilatano alla scena che segue. Kuroko è sotto
il quadrato e
sembra prepararsi a tirare. Kuroko non ha mai tirato a canestro e con
tre
secondi tempo non ha alcuna possibilità di segnare. Il
pallone lascia le sue
mani e vola fino alla rete, ma il tiro è troppo corto.
L’intera panchina resta
col fiato sospeso, pregando per un miracolo.
Quando
tutto
sembra perduto, una luce arriva a portare speranza. Kagami è
sospeso in aria.
Il suo braccio teso intercetta il pallone catturandolo nella sua solida
presa.
Il tempo attorno a lui sembra essersi congelato. Solo
l’ultimo fischio dell’arbitro
spezza l’incantesimo decretando la fine del match.
***
Kise.
Devo trovare
Kise. Nella mia testa non c’è altro pensiero,
nonostante Kuroko, Kagami e il
resto della squadra stiano ancora esultando per la vittoria. Niente di
tutto
questo è importante per me. Devo vedere Kise. I miei occhi
cercano frenetici la
sua figura in mezzo al campo. Quest’ansia non è
normale. In fondo è solo una
partita, perché dovrebbe preoccuparmi tanto? Eppure
l’idea di vedere la
disperazione sul volto di Kise mi angoscia.
Eccolo
laggiù. Le
sue spalle sono leggermente curvate in avanti e le sue mani coprono il
viso.
Stringo una mano sul petto, per soffocare la fitta al cuore. Le lacrime
sgorgano dai miei occhi, condizionate dal pianto del mio amico. Non ho
mai
visto tanta disperazione sul suo viso. Era davvero così
importante vincere?
Cosa è successo da farti pensare che la vittoria sia tutto?
Come può una
piccola sconfitta farti piangere in quel modo? Il ragazzo che ricordo
non
avrebbe mai mostrato un’espressione tanto avvilita. Non si
sarebbe lasciato
piegare dallo sconforto. Allora perché? Ogni lacrima che
nasce dai suoi occhi
d’ambra appesantisce il mio cuore. Non riesco a pensare
lucidamente. Mi sento
strana. Perché la sofferenza di Kise mi opprime al punto che
mi sento mancare
il respiro nei polmoni? Non riesco a fermare queste lacrime, questi
pensieri,
questi sentimenti. Il pianto sgorga dai miei occhi ma sembra nascere
contro la
mia volontà. La mia mente è confusa. Se provo a
concentrarmi su qualcosa, il
mio pensiero è costretto a ritornare su Kise. Non mi
è permesso distogliere lo
sguardo dalla sua figura perfetta, dai suoi capelli dorati, dai muscoli
definiti che risaltano sotto il tessuto della divisa. Vorrei toccare le
sue
mani, bagnate dalle lacrime, e intrecciare le sue dita alle mie. Vorrei
accarezzare la sua guancia e asciugare il suo pianto con la mia pelle.
Vorrei
portare la sua testa sul mio petto e nascondere il suo bellissimo
volto. Vorrei
che fosse mio, solo mio. Vorrei sentire il calore del suo corpo
contaminare il
mio mentre le sue braccia mi attirano a sé. Vorrei che le
sue labbra
desiderassero le mie e…
«Eiko-san,
dobbiamo andare».
A
cosa stavo
pensando? Cos’erano quelle immagini così
imbarazzanti? Perché sto piangendo? Kuroko?
Da quanto tempo è qui? non ricordo cosa stavo facendo.
Abbiamo vinto la
partita, allora perché non stavo festeggiando con i miei
compagni. Perché mi
sento così triste?
«Va
tutto bene?».
La
mia testa si
abbassa lentamente sulla mia spalla, sulla mano di Kuroko.
«Certo
che sto bene:
abbiamo vinto!», esclamo con un largo sorriso. Non ho tempo
di pormi domande.
Devo riprendermi o rischio di insospettire qualcuno.
«Stiamo
per andare
via», mi avvisa Kuroko.
Nonostante
la
vittoria sembra piuttosto tranquillo. Beh, non dovrei meravigliarmi ma,
considerando quanto importante fosse per lui questa partita, mi sarei
aspettata
una reazione un po’ più energica. Alzando le
spalle rassegnata, seguo Kuroko
all’esterno della palestra.
«Visto
che siamo
in due distretti diversi, se ci incontreremo di nuovo sarà
all’Inter High».
«Ci
saremo
sicuramente. Non voglio confessare il mio amore con le chiappe al
vento»,
dichiara Hyūga-senpai, tremando al pensiero dell’umiliante
punizione.
I
due capitani si
stringono infine la mano e ogni squadra prende la propria strada.
Quanto a
Kise, è sparito subito dopo la partita e non si è
più fatto vedere. Spero solo
che stia bene.
Il
rientro a casa
non è per me dei più sereni. Non riesco infatti a
togliermi dalla testa quello
che è successo in palestra, al termine del match.
Più ci penso e più sono
spaventata. Ricordo perfettamente la sensazione. La situazione di
questa
mattina è la stessa di quella sera e non promette nulla di
buono. Di una cosa,
però, sono abbastanza sicura: non credo che
c’entri Meiko. Anche se si è
trattato di pochi secondi, i sentimenti di quel momento
erano
completamente diversi da quelli provocati dal risveglio di Meiko. Ma
sono
ancora troppo confusa per sostenere con certezza la peggiore delle
ipotesi. Per
questa sera andrò a dormire, cercando di non rimuginarci
troppo su.