“Mikasa non starmi sempre addosso non sono più un bambino ormai”; “tu dici Eren?”; si alza offeso e se ne va.. fa sempre così quando viene contraddetto, proprio non riesce a capire quanto io mi preoccupi per lui, dell’importanza che lui ha per me.. rimango lì con la testa tra le ginocchia a riflettere mi viene quasi da piangere.. ma resisto…
 
Mi sveglio con un gran peso sul cuore, stavo sognando un momento di tanti anni fa, ma mi viene da sorridere perché tutt’ora la situazione non è cambiata di una virgola.
Mi alzo dal letto per lavarmi e vestirmi quando sento bussare con foga alla porta e un secondo dopo viene spalancata da Armin:
-Mikasa!! I giganti stanno attaccando un villaggio nelle vicinanze, dobbiamo sbrigarci o per gli abitanti non ci sarà più nulla da fare! -
Rimango frastornata per un momento, ma corro a vestirmi e scendo di corsa per munirmi della mia attrezzatura tridimensionale, dannazione quando finirà tutto questo? Riusciremo mai a liberarci da questi maledetti giganti? Al momento quello che sappiamo non ci aiuta ancora a capire cosa dobbiamo esattamente fare per abbattere il titano scimmia.. se mai sia possibile riuscirci.. quel bastardo riesce a controllare i giganti a suo piacimento.
Mentre rifletto sento una voce chiamarmi con insistenza è Sasha:
-Mikasa!, andiamo forza!-
Montiamo in sella e partiamo, corriamo e corriamo ancora come se stessimo scappando per la nostra salvezza, come se un gruppo di giganti ci stesse inseguendo; il tragitto non è lungo fortunatamente, ma incontriamo un paio di giganti anomali che non ci danno grandi problemi.
 
 
Arriviamo al villaggio e la vista mi nausea come ogni volta, a terra ci sono solo pozze di sangue e arti di persone dilaniate, le immagino urlare dal dolore e dalla paura, le case sono distrutte è uno scenario a cui non ci si abitua mai, ma una cosa è diversa la rabbia cresce ogni volta di più.
Cento metri più sotto vedo un gruppo di giganti intenti a distruggere una casa per catturare quelle povere persone, scendo da cavallo e mi precipito con l’attrezzatura per raggiungerli il più velocemente possibile, estraggo le mie la me e lo colpisco con violenza sulla collottola, poi un altro e poi un altro ancora, le mie lame sono sporche di sangue, e sento quella familiare sensazione di potenza.
Volo nelle case vicine insieme ai miei compagni, vedo Armin dare istruzioni e studiare piani nell’immediato, come mai farà non so, cerco Eren nella confusione e lo vedo intento a lanciarsi sui giganti, la solita testa calda ma so che non c’è da preoccuparsi per cui lo lascio fare.
Raggiungo i vari gruppi e aiuto tutti i miei compagni, ma mi accorgo tardi e non faccio in tempo ad aiutare Conny che viene catturato da un gigante di 30 metri, corro per salvarlo ma davanti a me appaiono cinque giganti, tre piccoli di 10 metri e due più grandi.
 
 
Ci metto un po' a liberarmi, vedo Conny lottare con tutte le sue forze sto quasi per raggiungerlo, quando vedo del sangue… e del gigante che stava per uccidere il mio compagno, per fortuna il capitano Levi è arrivato prima di me:
 - cercate di non farvi fare a pezzi, siamo venuti qui per salvare gli abitanti non voi-, in lui mi rivedo moltissimo, in fondo siamo entrambi discendenti della famiglia Ackerman, faccio segno di si con la testa e ci dirigiamo verso un'altra zona, le urla delle persone che non riusciamo a salvare in tempo so già che popoleranno stanotte i miei  incubi, mi si affiancano Eren Armin e Isabel, è entrata da poco a far parte della nostra squadra lei è proprio tutto il contrario di me, è socievole chiacchierona e ride sempre, ho il presentimento che le piaccia Armin e credo che lui la ricambi, diventa rosso e abbassa il viso ogni volta che lei gli rivolge la parola. Facciamo a pezzi altri due gruppi di giganti, quando dal nulla vedo spuntare un braccio di un gigante che riesco ad evitare a malapena, ma sento un urlo e mi volto ha preso Isabel!.
 
 
Isabel si dimena, urla piange, il terrore nei suoi occhi è palese, il gigante le strappa un braccio e una gamba, urla mentre viene dilaniata, chiedendo pietà, Armin corre in suo soccorso per primo ma manca la collottola, è troppo agitato,sta quasi per staccarle la testa ma riesco ad arrivare in tempo e ad ucciderlo, prendo al volo Isabel e torniamo a terra, ha perso molto sangue, strappo dei lembi del mantello e li lego come un laccio emostatico alla gamba e al braccio, Armin è dietro di me sembra di pietra:
-Armin vieni qui-;
-no, non posso-; mi giro a guardalo e lo vedo tremare è bianco come un lenzuolo;
-Armin non le resta molto non vuoi starle vicino?-, gli dico a bassa voce.
Armin sembra titubante ma lentamente si avvicina, adesso la tiene tra le braccia le accarezza i capelli e il viso e la rassicura:
-ssshh, andrà tutto bene-
Lei gli sorride sa benissimo che non è così, ma ha la forza di portare lentamente l’unica mano rimastale e la poggia sul viso di lui:
-sai, avrei voluto conoscerti meglio, ma andarmene tra le tue braccia è la morte migliore che potessi sperare-.
Un secondo dopo espira e il braccio cade, Armin la poggia delicatamente e senza dir nulla si rialza e si unisce agli altri gruppi con una foga e una rabbia che non gli ho mai visto.
 
 
Quando tutto è finito ci raduniamo, le vittime non sono molte, ma le sulle nostre facce non c’è nessuna espressione di vittoria, dieci dei nostri sono morti, montiamo i cadaveri o quel poco che ne resta e ci avviamo per far rientro.
Armin sta per conto suo, non parla e il suo sguardo sembra diverso, so già che sfogherà il suo dolore solo quando sarà da solo, vorrei aiutarlo ma so che non posso.
 
 
 
Alzo gli occhi al cielo e prometto a me stessa che un giorno tutto questo finirà, e che vendicheremo tutti i nostri compagni e le persone più care che abbiamo perso e questo sarà finalmente un mondo migliore…