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Autore: _povery    28/05/2017    1 recensioni
"C'è chi in principio, vaga per la vita senza una direzione, senza una ragione. Ma sa che, per qualche motivo, ogni passo che compie da quando ha imparato a camminare, sarà un passo verso qualcun'altro. Quel qualcuno cui si è destinati ad incontrare, ad amare."
Una storia mai scritta, mai neppure saputa ma in realtà raccontata. Una storia d'amore, fraterno e possessivo; d'amore verso la conquista, verso la vita. Una di quelle storie prive di lieto fine, benché è la fine stessa a mancare.
AVVERTENZE: Portuguese D. Ace GENDER; SPOILER; aggiornamenti saltuari.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Barba nera, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender, Incompiuta
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Quello della famiglia è un concetto che i Whitebeard sono incapaci di spiegare. Ann lo sa benissimo, vi si è trovata invischiata per mera casualità. Il suo piano era quello di sconfiggere Oyaji, l’uomo considerato il più forte del Mondo. Ma a lei poco importava: una pirata che a nemmeno vent’anni rifiuta il diretto invito da parte del Governo ad entrare nella Flotta dei Sette, non teme la morte e non contempla neppure la sconfitta. Inevitabilmente però ciò avviene, per mano di un nemico neppure previsto.
Poco importa, si disse. In ogni caso, l’inesperienza stavolta aveva affrontato un ostacolo troppo alto da riuscire a superare e lei si era ritrovata prigioniera, per mano di quei nemici che voleva invece conquistare.
“UCCIDETEMI!”
Preferiva morire anziché essere sfamata benché fosse loro reclusa. E i suoi uomini, invece? Ad anche loro fu risparmiata la morte. Ann non riusciva ad accettarlo, tantomeno concepire una simile scelta. Perché graziare il nemico, che se solo potesse ti truciderebbe senza pietà!? Perché la capitana dei Pirati di Picche era così: nessuno scampo per chiunque osasse intralciare il proprio cammino, nessuna remora. Soltanto morte e fiamme. I propri uomini l’avrebbero seguita in capo al mondo perché consci che quella rabbia, niente e nessuno sarebbe stato capace di arrestarla.
Eppure.
Eppure si sbagliavano, erano stati sconfitti dalla maestosità di un Imperatore. Dal sentimento che, oppostamente al loro, li spingeva. Niente voglia di popolarità, di conquista, di distruzione ma fratellanza, libertà, amore. Edward Newgate aveva scelto, a loro insaputa, di concedere una nuova chance ai suoi nemici, di portarli con sé per farli vivere da una prospettiva diversa. Perché vi è sempre speranza nel dolore; il rancore non l’avrebbe sfamata per sempre, ma Ann non voleva saperne di capirlo. Si isolava, non mangiava, tutt’al più tentava sempre di attentare alla vita dell’Imperatore quando le si presentava anche la più piccola occasione. Il proprio orgoglio reclamava la sua rivalsa, ma più tentava di sforzarsi per allontanarlo e più l’imperatore dal baffo Bianco tendeva amichevolmente la sua mano.
Non solo lui, ma chiunque su quella nave sembrava non temerla, altresì tentavano a loro volta di conoscerla. Cos’era, quello strano calore? Non derivava dai propri poteri, dal Mera Mera No-Mi, Ann lo sapeva perché già in passato era riuscito a percepirlo. Un lontano passato, fatto di caccia e sopravvivenza, di alberi e famiglia. Rufy, Sabo, Dadan, Makino … Un calore mai più percepito, se non in quel preciso istante.
“Oyaji è fatto così. Vede qualcosa in te… e non si arrenderà, sin quando non deciderai di avvicinarti a lui non per piazzargli un coltello nella schiena, ma per chiedergli: cos’è che vedi?”
Passarono altri giorni, altre settimane di assoluto silenzio e sofferenza, ma quella domanda infine fu posta.
Marco non era un tipo particolarmente espansivo, questo la ragazza di fuoco lo ha capito sin dal primo istante in cui l’aveva guardato. Quell’espressione costantemente ammonente, il suo perpetuo isolarsi, i primi periodi la mandava continuamente in bestia. Ann lo spronava, voleva renderlo partecipe delle proprie pazzie, del proprio ridere, ma nulla. Niente di niente! Anzi, spesso e volentieri, l’eccessiva “magnanimità” della fanciulla veniva poi punita con mansioni di pulizia particolarmente ferenti al proprio orgoglio. Il loro battibeccarsi però cominciò ben presto a divenire una vera e propria routine, piacevole per l’umore di entrambi e di chi vi era attorno.
<<Cos’è quel muso lungo, Marco?! Andiamo, almeno per questa sera vedi di bere un po’ di birra in più che ti fa bene!>>
<<
Questa sera.>> Puntualizzò, prima di imboccare la via per gli alloggi del capitano. Newgate era nelle sue stanze a riposare, lo avevano informato, e per questo Marco lo avrebbe raggiunto per fargli presente dell’arrivo di tutte le Flotte. <<Prima di allora, c’è del lavoro da fare e ti esorto a non trascurare i tuoi doveri.>>
La corvina roteò contrariata gli occhi al cielo non appena l’altro si fu allontanato, ed è proprio nel riflettere sulle incombenze da fare che un mugugno angoscioso abbandona le proprie labbra. Rapporti da leggere, scrivere, mansioni da assegnare, rotte da calcolare;  il lavoro di un comandante non era poi tanto semplice come la ragazza l’aveva immaginato da ragazzina. Ann, inoltre, aveva l’erronea tendenza a posticipare continuamente i suoi compiti, ritrovandosi poi inevitabilmente a dover affrontare l’accumulo fatto, tutto in una volta.
Agli addobbi per la festa, avrebbe pensato qualcun altro.

<<Stanotte avremo molto di cui festeggiare!>>
Mancano poche ore per la celebrazione della riunione di tutte le sedici flotte, ed è il cuoco ora a rivolgersi ai propri fratelli comandanti, Izou e Haruta, che più degli altri potevano probabilmente ritenersi adatti ad organizzare il tutto. Non che vi occorresse particolari doti nascoste, ma la cura maniacale del Sedicesimo e Dodicesimo per i dettagli, contribuivano a rendere unica e godibile la ricorrenza.
<<Cos’è quella faccia, Thatch? Sembri più felice del solito a dover cucinare agli oltre mille e seicento uomini della nostra ciurma.>>
<<Eh eh eh… ho come l’impressione che il bel cuoco abbia finalmente deciso di accasarsi, mio caro Haruta.>>
Ma topparono alla grande, od almeno in parte.
Il castano amava il proprio mestiere di pirata nonché cuoco della Quarta Flotta. Egli sin da ragazzino aveva avuto una forte predisposizione a tale forma d’arte, prim’ancora delle armi o della musica, in cui spesso e volentieri intratteneva i propri uomini in giocose danze e distrazioni, da lui definite necessarie per la serenità e dunque efficienza dell’intera ciurma. Senz’altro, Thatch, tra esperienza e maturità, gode di una forte autorevolezza anche tra gli altri Comandanti.
<<Izou, trovare una donna che faccia per me è un evento persino più raro ed imprevedibile della scoperta del tesoro di Roger!>>
Ribatté prontamente l’uomo, lasciandosi andare in sonore risa. Thatch, a suo dire, ha “Troppo amore da dare, per riservarlo ad una sola fanciulla!” ed è per tale motivo che s’è guadagnato il titolo d’indomabile gigolò tra i compagni.
E’ sul ponte della nave madre che i tre pirati, aiutati dai loro rispettivi sottoposti, stanno disponendo le botti d’alcool (“Ciò che più di tutto non deve mancare, Zehahaha!”), luci dalla ricercata atmosfera e le lanterne necessarie per l’illuminazione della serata. Anche se, aveva suggerito Vista in un primo momento: “A quello ci penserà la nostra fiammella.”
<<Voi non avete idea, fratelli, di quanto la dea bendata mi abbia assistito nell’ultimo viaggio compiuto.>>
Riprende dunque il cuoco, sopraggiunto nuovamente sul ponte dopo essere momentaneamente sparito nei propri alloggi, dal quale ha ritenuto necessario dover prendere il bottino ottenuto di recente, gelosamente custodito in un legnoso quanto elaborato forziere. Su quest’ultimo, vi è inciso: “Deest enim libertas. Sunt liberi homines.”
E proprio come un trofeo Thatch mostrò il forziere agli uomini presenti sul ponte, la cui attenzione venne totalmente catturata e dunque le preparazioni sospese al momento.
<<Cosa potrà mai esserci, là dentro?>>
<<
Monete e gioielli, cos’altro!?>>
<<Ciuffetto e le sue manie di grandezza, starà blaterando!>>
Una folla ad attorniarlo, la curiosità che sovrana regna in quei frangenti il cui cuoco è protagonista indiscusso, al seguito però dello scrigno che poggia su di una cassa. Haruta fece per sfiorare con le affusolate dita l’incisione in basso rilievo ivi riportata, ma prontamente lo interruppe il proprietario stesso, scoccandogli un leggero colpo sul dorso della sua mano.
<<E bene, questo baule cos’ha di tanto pregiato?>>
<<Non il baule, fratello, ma ciò che contiene lo è!>>
<<Non cincischiare ulteriormente, cuoco. Mostraci il tuo tesoro!>>
Ed Izou fu dunque accontentato.
I frutti del diavolo sono vere e proprie rarità, consentono al possessore di acquisire le particolari ed uniche abilità cui il frutto è dotato. Ann, come per esempio, od anche Marco, ne sono possessori e nessuno potrà quindi vantare i loro medesimi poteri. Thatch ha trovato per mera casualità quel frutto dall’aspetto violaceo, grande poco più del palmo della sua mano, composto da pezzi simili a gocce nel quale sono disegnati simboli simili a spirali.
Tra stupore e ammirazione, l’orgoglio del cuoco crebbe.
<<E’ un frutto del mare! Dov’è lo hai trovato??>>
<<Varrà milioni, fratello!>>
<<Ma quale sarà mai il suo potere?>>
Domande che non hanno ricevuto risposta. Thatch preferì tener per sé la mastodontica “avventura” che lo vide protagonista nel recupero del frutto (“No, non sono accidentalmente inciampato sulla radice di un albero durante un inseguimento, ritrovandomi quel strano oggetto viola davanti agli occhi. No, no!”); al tempo stesso, ancor non seppe trovar risposta alle domande circa il valore effettivo del frutto, così come al suo nome stesso. Per quanto uomo colto e sapiente, lo studio dei Frutti del Diavolo non rientrava nelle proprie conoscenze.
<<Yami Yami No-Mi, ragazzo.>>
L’attenzione di tutti si spostò stavolta su Marshall Teach, il quale si fece spazio tra la folla proprio per poter ammirare più da vicino il tesoro. Ma quando tese la rozza mano per poterne saggiare col tatto la consistenza, l’altro ritrasse il frutto e nuovamente lo richiuse all’interno dello scrigno. Che si trattasse di eccessiva meticolosità tutti glielo fecero presente, ma Teach fu l’unico in realtà a tacere, celando un fastidio resosi però evidente dallo sguardo che lanciò al compagno.

<<Eh eh… ma come siam zelanti, cuoco! Rilassati, nessuno poserà anche solo gli occhi sul tuo bel gioiello.>>
Fu nuovamente Izou a parlare, commentando il fare dell’uomo al seguito della reazione sull’avvicinarsi di Teach. Potè intuire il cruccio di Barbanera, derivato proprio dal comportamento scrupoloso dell’altro.
<<Yami Yami No-Mi, eh? Cos’altro puoi dirci del frutto, compagno?>>
Haruta si rivolse proprio a quest’ultimo.
<<Oh, beh, solamente ch’è di inestimabile valore… ci farà una fortuna, Zehahaha!>>

   
 
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