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Autore: VeganWanderingWolf    28/05/2017    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 34

(KARMA CHAMELEON)

 

«Mordecai?» domandò a vuoto Danny, udendo la sua stessa voce uscirgli un po’ più acuta del solito.

L’uomo tornò a guardare lui, poi si portò una mano al viso e si risistemò gli occhiali con calma. «Sì. É il mio nome.» spiegò, come se ritenesse sinceramente che ce ne fosse bisogno.

Danny si sentiva sul punto di non capirci davvero più niente. «E allora quello chi diavolo è?!» esclamò ormai praticamente allibito, indicando con un dito il cadavere poco lontano dai suoi piedi.

«O meglio ‘era’…» commentò a mezza voce Uther. Nonostante il suo sarcasmo, non perdeva di vista il nuovo arrivato, ben consapevole che entrambi erano ancora solidamente incatenati e quindi potenzialmente vulnerabili. L’aspetto perfettamente ordinato e comune dell’uomo appena comparso non avrebbe certo tratto in inganno lui, con tutto ciò che aveva visto a proposito delle apparenze, specialmente da quando aveva fatto parte dei ‘4 di picche’.

«É una domanda interessante.» osservò l’uomo con fare perfettamente compunto. «Dunque, ne deduco che voi non avete idea di chi si tratti, è corretto?» domandò sempre con calma, osservando per qualche istante il cadavere, prima di rialzare lo sguardo su di loro.

«Lui diceva di essere Mordecai.» ribatté Danny, riabbassando il braccio lungo il fianco e fissandolo, con un che di pervicacemente insistente e piuttosto contrariato.

«Ma se lei ha intenzione di liberarci, le garantisco che preferirò la sua versione di Mordecai.» cinguettò Uther, sempre con chiaro sarcasmo.

L’ometto lasciò che un lieve sorrisetto sinceramente divertito gli increspasse le labbra a quelle parole, e poi disse «Lei dev’essere Uther, vero?»

Uther rimase leggermente stupito, e per un momento privo di una pronta risposta.

Colui che affermava di essere Mordecai volse allora lo sguardo su Danny. «E lei… Danny, forse? A meno che non si tratti di Ramo. Ma Kumals mi ha sempre detto che erano più frequentemente Danny ed Uther a trovarsi nelle situazioni più… insolite.» spiegò, scegliendo accuratamente l’ultima parola.

Danny emise qualcosa di molto simile ad un verso di insperato sollievo, e Uther ritrovò la parola con prontezza. «Oh, Kumals finisce sempre per esagerare con i complimenti… Comunque, le stringerei volentieri la mano Mordecai, ma al momento sono piuttosto impedito…» accennò, sollevando significativamente davanti a sé le braccia con i polsi saldamente incatenati «…ma sarà un piacere fare la sua conoscenza se potesse liberarci dalle sue indistruttibili catene.»

Mordecai rise un poco, brevemente e piano, ma sinceramente divertito. «Questo potrebbe essere un ottimo inizio, ne convengo.» concordò, incamminandosi verso il tavolo per prendere le chiavi delle catene.

 

***

 

Mordecai si era chinato appoggiando un ginocchio sul pavimento, aveva appoggiato il suo bastone da passeggio con calma sulle pietre, e studiava con molto serio e paziente interesse il cadavere di quello che si era spacciato per lui, mentre Danny e Uther lo fissavano dall’alto delle loro stature.

Uther si stava massaggiando i polsi un po’ ammaccati dai pesanti anelli delle catene dalle quali erano appena stati liberati, e in qualche modo l’uomo sembrò notarlo senza nemmeno bisogno di alzare lo sguardo. «Sono spiacente per quanto vi è accaduto. Quelle catene erano già qui quando ho acquisito la casa. Non le ho mai usate, ma allora mi sembrò opportuno lasciarle, in caso potessero risultare utili in situazioni di estrema necessità.»

Danny e Uther si scambiarono un breve sguardo, e non trovarono niente di particolare da dire in proposito, anche se probabilmente entrambi stavano pensando qualcosa di molto simile a ‘da un amico di Kumals… questo sembra un ragionamento perfettamente sensato…’.

«Di sicuro non è mia abitudine usarle con gli ospiti.» aggiunse Mordecai.

«Rincuorante. Davvero.» commentò Uther.

«Hem…» si inserì in fretta Danny, imbarazzato «Quindi è stato Kumals ad avvertirla che saremmo arrivati?»

«Oh, no. É stata la signorina Azaziel.» rispose l’uomo, rimanendo concentrato sul suo esame visivo ravvicinato del cadavere.

«Che sarebbe…?» indagò Uther, inarcando appena un sopracciglio con un accenno di curiosità.

«Una delle mie più affezionate clienti.» rispose semplicemente Mordecai, prima di rialzarsi in piedi con calma, raccogliendo il suo bastone da passeggio.

Danny ed Uther lo osservarono afferrare quel bastone con entrambe le mani in due diversi punti e girare in senso opposto, svitandone la punta, che una volta tirata via rivelò una relativamente corta ma ben affilata lama di pugnale fissata alla fine del bastone. Entrambi fecero un piccolo balzo all’indietro di sorpreso riflesso, e non staccarono lo sguardo mentre Mordecai, portata la lama sul viso del cadavere, con molta attenzione e delicatezza vi passava sopra la parte tagliente con una leggera inclinazione.

«Gli sta… facendo la barba?» domandò Uther, con una distinta nota di perplessità dubbiosa.

«Non esattamente.» si limitò a rispondere l’uomo, portandosi la lama vicino al volto e sistemandosi meglio gli occhiali, attraverso i quali la studiò molto attentamente per qualche istante, in silenzio.

Uther e Danny si scambiarono di nuovo un rapido sguardo, non più concludente del precedente, ma tornarono subito a concentrarsi su Mordecai quando questi si rialzò in piedi e porse lentamente e cautamente la lama verso Danny. «Forse il suo fiuto di mezzo lupo potrebbe riconoscere questa sostanza.»

Danny esitò, studiando l’espressione seria e tranquilla di Mordecai, prima di avvicinare cautamente il volto alla lama, dopo aver impugnato abbastanza saldamente a sua volta la parte del bastone non tagliente per sicurezza.

«Mi rendo conto che potrebbe essere superfluo specificarlo, ma le sconsiglio di inspirare troppo forte; sarebbe meglio che non ne inspirasse, anche se credo sia perlopiù innocua.» aggiunse l’uomo.

Danny si fermò per un istante, quindi, dopo un breve accenno di assenso, si concentrò sull’individuare l’odore di quella che a prima vista sembrava essere una polverina molto fine e di un colore singolarmente troppo bruno per poter essere identificata come pelle morta.

Anche l’odore non sembrava affatto quello di pelle morta. Aveva più che a fare con qualcosa di cotto in un forno forse… o meglio…

«Terra… terra cotta… ?» Danny rifletté ad alta voce, perplesso.

Mordecai annuì. «Precisamente.» commentò, agitando un poco il bastone per scuotere via la polverina dalla lama, prima di pulirla con un lembo della leggera giacca del completo che indossava.

«Insomma, questo tizio si sarebbe fatto una rotolata in un forno usato per fare delle terracotte?» domandò Uther, inarcando di nuovo un sopracciglio.

«No. Ci è stato cotto lui.» fu tutto ciò che disse Mordecai, prima di tirare un piccolo calcio al cadavere, che fece alzare un’innaturale piccola nuvoletta di polvere da tutta la superficie d’esso, sotto gli occhi perplessi di Danny ed Uther. «E ora sta tornando al suo stato naturale.»

«Credo di non… capire…» iniziò Danny, piuttosto circospettosamente, come se si riservasse il sospetto che forse in fondo avrebbe preferito non capire del tutto.

«Molto semplice.» interloquì Mordecai, tornando a ri-avvitare la punta del suo bastone per celarne la lama infissa all’estremità, con tono gentilmente disponibile e professionale «Una pratica antica ma banale. Questo è quello che in gergo definiamo un ‘fantoccio’. Quest’uomo è stato trasformato, in un imprecisato tempo fa, in un fantoccio. In parole povere, è stato privato della propria volontà indipendente, ed è stato inumato in un contenitore di terra-cotta, che gli ha permesso di rimanere invariato, cioè di non invecchiare, e di poter eseguire per molto più tempo della normale durata della vita umana i comandi del suo padrone. Uno stregone può fare qualcosa di simile, purché possieda la pazienza e le conoscenze basilari per questo genere di pratica.»

«E che cosa ne è stato di lui… di chiunque fosse lui quando era… prima di essere trasformato in un… fantoccio?» chiese Danny, con una smorfia incerta e affatto entusiasta.

«Oh, questo è un po’ più complicato da spiegare. Difficile farlo senza inoltrarsi in meandri filosofici a proposito dei concetti di vita e di identità individuale. Chi viene sottoposto a questa procedura perde la sua autonomia di pensiero e di azione, ed è costretto a seguire unicamente gli ordini del suo proprietario, ovvero dello stregone che ha fatto di lui un fantoccio. Qualcuno fa coincidere dunque la trasformazione in fantoccio con la morte effettiva dell’individuo che viene reso tale. Tuttavia, tecnicamente colui – o colei – continuano in un certo senso a vivere, materialmente parlando. Credo che l’unica cosa veramente individuale che rimane loro, sia quello che della loro originale individualità riesce a sopravvivere nel corso del tempo pur essendo diventati ‘fantocci’. Qualsiasi cosa originariamente appartenente alla loro individualità sopravviva, rimane tuttavia sempre secondario al volere dello stregone che li ha trasformati. Ad ogni modo, sono molto fragili in realtà, per questo non mi stupisce che lei, Danny, lo abbia rotto applicando una forza appena sufficiente per fare semplicemente perdere conoscenza ad un essere umano.» spiegò ancora Mordecai, guardando Danny con un’espressione di gentile empatia. «Ma chiunque troverebbe opinabile poter affermare se lei ha effettivamente ucciso oppure no qualcuno in questo caso. Tuttavia, sono sicuro del fatto che qualcuno che è stato trasformato in fantoccio non può tornare a non esserlo. Si tratta di un processo incontrovertibile, purtroppo.»

«E cosa ci faceva questo… fantoccio a casa sua?» domandò Uther, con una punta di sospetto.

«Suppongo fosse stato mandato qui dal suo padrone per qualche motivo non particolarmente encomiabile né amichevole nei miei confronti. Sono stato molto occupato lontano da qui nelle ultime settimane, e a quanto pare o lo stregone lo sapeva bene e ha pensato di approfittare della mia assenza per mandare qui il suo fantoccio a chissà quale scopo, oppure lo scopo era quello di attaccarmi in qualche modo, ma forse questo fantoccio non trovandomi ha pensato di rimanere qui ad aspettarmi.»

«Per settimane?» si stupì Uther.

«Quando parlavo di fragilità… non mi riferivo solo a quella materiale.» continuò a spiegare Mordecai, dando un paio di colpetti di lato col suo bastone da passeggio al corpo esanime nonché oggetto in questione della conversazione, sollevando qualche piccolo sbuffo di polvere di terra. «Un fantoccio è fragile anche dal punto di vista del comportamento. Non avendo una sua personalità, anzi essendone di fatto stato privato per poter essere completamente asservito alla volontà del suo padrone, tende a diventare un cumulo confuso e imprevedibile di “varie personalità”. Di solito, finisce per mescolare inconsapevolmente e senza senso né scopo pezzi di personalità del suo carattere originale – per quello che ne è rimasto – con quelli della personalità suo padrone ed eventualmente con quelli di altre persone, anche con quelli appartenenti al carattere delle persone a caccia delle quali sia stato effettivamente mandato, per assurdo. Di solito, nonostante questo sono perfettamente asserviti ad ogni ordine del loro padrone, ma se negli ordini impartiti c’è qualche imprecisione, oppure se capita un imprevisto e soprattutto quando sono molto lontani dal loro padrone che non può pertanto correggere gli ordini a seconda delle eventualità che si presentano, allora possono iniziare a comportarsi secondo questo miscuglio insensato di pezzi di personalità pescati a caso da diverse persone. In questo caso, forse il fantoccio ha iniziato a cercare di impersonarmi per il tempo che ha passato in questa casa e per le informazioni su di me che gli deve aver fornito il suo padrone; d’altro canto, era sicuramente anche rassomigliante in qualche modo al suo padrone, che non deve brillare per avere una personalità animata da buone intenzioni visto che ha creato un fantoccio, e per finire forse quella parte che riguardava il mettere all’asta lei, Danny, apparteneva alla sua vita precedente, quando era ancora un essere umano, forse un commerciante…» teorizzò Mordecai, fissando dall’alto il corpo del fantoccio di cui stava parlando.

Poi, storse appena e leggermente il naso.

«D’altro canto, l’avvento dei commercianti è stata proprio una delle maggiori cause dell’agonizzante naufragio delle nobili arti artigiane.» commentò Mordecai, attirandosi addosso lo stupore di Danny ed Uther. Da quando avevano iniziato a parlare, era la prima volta che sembrava stesse dicendo qualcosa di più personale.

Uther emise un breve sornacchio ironico. «Oh, beh… ma non è proprio ciò per cui venivano disprezzati gli ebrei un tempo? Il luogo comune dell’ebreo commerciante interessato solo alla ricchezza materiale e a tenersela ben stretta?»

«Uther!» esclamò Danny, praticamente scandalizzato.

Ma Mordecai stava sorridendo, di sincero divertimento. «Sì, tra le altre cose. Non lo trovate un paradosso curioso, che il capro espiatorio di turno fosse accusato proprio di cose come l’accumulazione di ricchezze e la cupidigia, ovvero esattamente ciò che connota l’uomo moderno occidentale e capitalista di successo?»

Uther piegò le labbra in un sorrisetto di ammirata complicità. «Lupo mangia lupo. Ops…» e spiò in direzione di Danny con un’espressione di scusa, tirando le labbra in una piccola smorfia colpevole, consapevole di esser caduto in fallo.

«Da che mondo è mondo, è sempre stato più vero piuttosto che ‘uomo mangia uomo’… » sospirò appena Mordecai. «Ad ogni modo, cercherò di capire chi possa avermi mandato questo grazioso pacchetto di terracotta… » continuò, tornando a riferirsi al fantoccio ai suoi piedi, prima di alzare lo sguardo e voltarsi verso di loro «Quanto a voi, che ne direste di una bella tazza di qualcosa di caldo e di non narcotizzato? Magari qualcosa di ricostituente per farvi passare gli ultimi postumi di quel narcotico?»

«Splendido.» commentò Uther, affabilmente «A proposito, può darci del tu.»

«E voi a me, allora. Molto bene. Le formalità sono state sbrigate. Andiamo a rilassarci e a permettermi di trattarvi come veri e propri ospiti.» li invitò Mordecai, precedendoli verso le scale per tornare in superficie.

Mentre salivano, Danny non poté trattenersi dal chiedere «Ma… esiste veramente un mercato nero di oggetti e… creature soprannaturali?»

«Sì. In realtà, solo oggetti inanimati: è la regola generale. Niente di allarmante, comunque. Per la maggior parte si tratta di falsi o invenzioni spacciate per misteriosi oggetti stregati, buona parte delle altre sono anticaglie innocue o inattive da secoli, e per quel che resta, beh, spesso finisce per avere la meglio su chi l’ha acquistato e aveva pensato di tenerselo in casa come trofeo. C’era una storia a proposito di una vecchia cassapanca stregata che aveva ingoiato un ricchissimo ed esimio luminare amante di simili oggetti non appena ci si era accomodato sopra dopo averla acquistata a questo mercato nero. Ma è una storia che amava raccontare Kumals, dunque, potete ben giudicare da voi stessi quanta veridicità si possa concederle.» rispose Mordecai.

Danny ed Uther si guardarono per un momento.

«Un cinquanta e cinquanta?» ipotizzò Danny.

«Oh, personalmente darei un trentatré per cento. La terza possibilità è che sia vera solo in parte.» rispose Mordecai, sorridendo appena.

«Questo qui lo conosce proprio bene Kumals.» commentò in un mormorio rapido Uther all’orecchio di Danny, senza darsi la pena di cercare davvero di non farsi sentire da Mordecai.

Danny scosse la testa e si concesse di sorridere a sua volta.

 

 

Soundtrack: Voglio una pelle splendida (Afterhours feat Samuel Romano)

 

Note per la comprensione – e credits: il titolo del capitolo l’ho preso in prestito da quello dell’omonima canzone ‘Karma Chameleon’ dei Culture Club. Mi è sbucato fuori per via del fatto che Mordecai è l’agente del karma cosmico secondo Uther, e per quanto riguarda il ‘camaleonte’ perché il “fantoccio” che ha sostituito Mordecai ha un che di camaleontico… okay, non davvero, non avendone assunto l’aspetto a tutti gli effetti… ma per il resto… beh, la spiegazione l’ha già data Mordecai nel capitolo ;p

 

Note dello scribacchiatore: non preoccupatevi, conosceremo ancora meglio Mordecai nel prossimo capitolo! Sicuramente è già sulla buona strada per diventare l’idolo di Uther ;p

 

  
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