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Autore: vero511    28/05/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ZACK’S POV
Aspetto la polizia mentre Ellie continua imperterrita ad urlare il nome del figlio. Sono sicuro che ormai abbia realizzato che lui non è qui, ma il suo istinto materno non le permette di ragionare lucidamente. Sono sempre stato abituato a mantenere la mente fredda in ogni situazione, ma ora, aspettando di udire le sirene, non posso fare a meno di pensare a quel piccolo, dolce bambino che in poco tempo mi ha fatto capire cosa significhi prendersi cura di qualcuno che non fosse me stesso; e il panico inizia a diffondersi anche in me: la voce della donna giunge ovattata alle mie orecchie e solo dopo poco mi rendo conto che ha smesso di gridare e si è accasciata al suolo in lacrime. Senza avere coscienza di ciò che accade intorno a me, mi avvicino a lei e la stringo per quanto il mio intontimento mi conceda. Poco dopo la porta si spalanca e il commissario entra a pistole spiegate insieme ad altri agenti, cerco di spiegare l’accaduto, ma solo Ellie ha capito fino in fondo cosa c’è sotto a questo rapimento. Veniamo scortati in centrale e per tutto il tragitto Ellie resta appoggiata a me piangendo silenziosamente, almeno finché il commissario non decide che è ora di parlare: “So che è molto scossa signorina Wilson, ma più aspettiamo, meno possibilità avremo di trovare suo figlio e catturare chi l’ha rapito”. Capisco benissimo ciò che dice e so che ha ragione, così provo a far ragionare Ellie, la quale non fa altro che piangere e fissare il vuoto sotto shock. “Ehi” prendo il suo viso perché mi guardi negli occhi, “ascolta, so che è difficile e so che hai paura, ma ho bisogno che tu dica tutto quello che sai, adesso” la supplico, ma sembra che non riesca a sentirmi. “Coraggio Ellie! Devi farti forza e devi farlo per Alex” la scuoto, ma nulla.
“Signor Evans” sposto la mia attenzione sull’agente che ho davanti “Ci serve la descrizione del bambino, può fornircela lei?” Annuisco e lanciando un ultimo sguardo ad Ellie, seguo il poliziotto nella sala accanto.

“Zack, l’identikit della babysitter può fornircelo solo la Wilson, e tu lo sai.” Il commissario mi osserva in attesa. “Le ho già parlato, e sono sicuro che lo sa benissimo anche da sola, ma è molto scossa” sbuffo rassegnato. “Ho già mandato delle squadre di ricerca per il piccolo, ma finché non ho in mano qualcosa di più, temo che non servirà a molto.” “La ringrazio commissario Wood” gli stringo la mano e apro la porta, con l’intento di tornare dalla mia dipendente, ma quando giungo a destinazione, la sedia su cui era seduta, è vuota. “Dove è la donna che era qui?” “Qualcuno l’ha vista?” “Avete visto dove è andata?” Ripongo le stesse domande a tutti coloro che mi vengono incontro e che mi trovano in questo stato di pazzia. “Evans! Cos’è questo trambusto?” Wood mi si avvicina e tutto tace. “Ellie è sparita” “Oh maledizione, trovatela!” Lancia un urlo degno di un capo qual è. “M-mi scusi signore…” una giovane donna in divisa, dagli occhi marroni e i capelli castani si avvicina, è persino più giovane di me e sembra spaventata. “Wright, che diavolo c’è?” Sbraita ancora lui. “L-la signorina Wilson è in bagno, l’ho appena accompagnata perché si è sentita poco bene”. All’udire queste parole, rilascio il respiro che stavo trattenendo senza neanche accorgermene. “Può portarmi da lei?” Le domando e l’agente non se lo fa ripetere due volte.
Quando arriviamo ai servizi, busso con enfasi alla porta finché la serratura non scatta e trovo Ellie seduta a terra. Mi guarda, si asciuga il viso bagnato dalle lacrime con l’avambraccio: “Andiamo a salvare Alex”.

Non volevamo rovinare il primo appuntamento di Matt e Jennifer, ma non avvisarli di ciò che è successo non ci sembrava giusto, così telefono loro mentre Ellie fornisce alla polizia tutte le informazioni di cui hanno bisogno.
“Zack” mi giro a guardare la ragazza e alle sue spalle compare il commissario. “È ora di raccontare quello che sappiamo”. “Matt e Jennifer stanno arrivando” affermo, consapevole di ciò che accadrà a breve. “Iniziamo ad accomodarci di là”.
 
“E così avete impiantato un microchip nel cellulare di Allen” teniamo gli sguardi bassi come dei bambini colti dai genitori a rubare caramelle. “Zack, ti avevo esplicitamente chiesto se c’era qualcosa che dovevi dirmi e non l’hai fatto, questo è intralcio alla giustizia”, è notte fonda ed io sono stanco e devastato da questa giornata e  dalle precedenti, conosco la legge e non ho la forza di oppormi. “È colpa mia, gli ho chiesto io di farlo” interviene Ellie. “Il Signor Evans è un adulto, il fatto che sia stata lei a chiederglielo, non lo ha messo in una posizione di obbligo, a meno che lei non lo abbia ricattato, allora è un altro discorso; ma non credo proprio sia andata così.” Spiega sbrigativo Wood. “Oh andiamo commissario, era per una buona causa, non  potrebbe chiudere un occhio?” Sbuffa Matt. “Smith, non mi diverto a mettere i bastoni tra le ruote alle brave persone, so che avete fatto il tutto per salvare un bambino e la madre, ma si tratta comunque di intralcio alla giustizia e io non posso chiudere un occhio, come dice lei.” “Non può fare proprio nulla?” Domanda Jennifer dispiaciuta. Quando ha saputo di Alex, ha avuto un lieve mancamento, e non appena è arrivata qui, è corsa ad abbracciare Ellie così da farsi forza a vicenda. Wood mi osserva con attenzione e per un attimo è come se ci fossimo solo noi nella stanza. “Posso scagionare voi tre e posso fare in modo di avere una riduzione, ma Zack dovrà comunque prendersi la responsabilità delle sue azioni”.
Il silenzio ci ricopre come un mantello e la preoccupazione per Alex, lo rende pesante come un macigno. “Potete andare, Signorina Wilson, lei sarà informata appena scopriremo qualcosa. Per quanto riguarda gli altri, non voglio più sentirvi nominare in questo caso, sono stato abbastanza chiaro?” Annuiamo e lasciamo la centrale.

DUE SETTIMANE DOPO

Siamo tutti in azienda anche se ero disposto a concedere ai miei amici un periodo a casa, ma tutti abbiamo preferito tenerci impegnati. Ho saputo da Matt che Jen è andata a stare con Ellie per un po’così da tenerle compagnia. Non ci parliamo molto, anzi, non parlo praticamente mai con nessuno di loro e la cosa è molto strana. Scorgo Ellie da lontano a volte e ogni giorno che passa, il suo viso è sempre più sciupato, la luce nei suoi occhi sempre più spenta e le occhiaie sempre più marcate.
Ad ogni ora, le speranza di trovare Alex si affievoliscono e se sto soffrendo io, non posso neanche immaginare quanto lo stia facendo lei. Vorrei esserle più vicino, ma non ne sono in grado, non saprei cosa dirle, cosa fare per farla stare meglio; così la evito, come chiunque altro e resto chiuso nel mio ufficio a crogiolarmi nell’attesa snervante di qualcosa che spero accada il prima possibile.

Mentre metto in ordine alcune scartoffie, la porta dell’ufficio si spalanca e Matt fa il suo ingresso: “L’hanno trovato”.  



-N/A-
Buongiorno ragazze! Ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia anche se è solo di passaggio, il prossimo sarà più interessante, promesso. Baaci <3    
  
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