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Autore: Luxanne A Blackheart    28/05/2017    2 recensioni
"Noi due siamo uguali, anche se diversi, Zafiraa. Siamo uguali perché siamo stati rinnegati. Siamo diversi perché distruttivi in modo differente: tu come la neve, io come il fuoco."
Zafiraa ha diciotto anni e due problemi. È albina e una piratessa, una delle più temute ed odiate dei sette mari. Fattori questi che rendono il sopravvivere,  in una società fortemente maschilista e  superstiziosa, molto difficile.
Zafiraa ha un rivale che cerca di catturarla, direttamente imparentato con il sultano, che la vuole morta dopo il torto subito.
Ma non appena le loro spade affilate si incontreranno, capiranno di essere due animi affini i cui destini e passati sono fortemente collegati fra di loro.
Sono neve e fuoco.
Sono rinnegati dalla stessa terra.
Sono un uomo e una donna che non hanno un posto nel mondo e che cercheranno di crearselo. Insieme, separatamente, chi può dirlo?
L'importante è che due occhi verdi da cerbiatta e capelli rossi come il fuoco non muovano le carte in tavola, girandole a proprio favore. Perché il tempo passa per tutti, ma le abitudini restano.
Segreti mai rivelati, bugie, odi repressi e amori proibiti e immorali... siete pronti a rientrare a Palazzo Topkapi e vivere una nuova avventura?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rinascimento
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Costa della Grecia, due anni prima.
-Ditemi cosa ho che non va. Sarei capace di pagare qualsiasi cifra, il denaro non mi manca. - La ragazza guardò la vecchia strega dalla pelle rugosa e giallastra, sperando in una risposta, in qualcosa che stava cercando da fin troppo tempo, ma che nessuno era stato in grado di soddisfare. Aveva i capelli bianchi come la neve, la pelle pallidissima dalla quale si scorgevano le vene e due occhi talmente chiari, di un azzurro/verde molto particolare. Il sole le faceva molto male, le era impossibile uscire  di giorno, quando i raggi illuminavano la terra, perché le sembrava di andare a fuoco.
Era il futuro capitano di una nave di pirati. Doveva trovare una soluzione, non poteva vivere ancora così. Le sembrava di essere un animale notturno che poteva uscire solo di notte.
-Sedetevi e datemi la mano. - Zafiraa si sedette, porgendo la mano pallida, dalle belle dita affusolate, ma dalle unghia rovinate, alla strega che la esaminò, facendo scorrere il suo ruvido dito sul palmo, seguendo le linee della pelle. -Mh... -
-Che cosa c'è? Che cosa vedete? -
-Grande dolore, vedo. C'è una coppia unita da un grande amore, ma da un grande dolore. Intorno a loro c'è odio, gelosia e sangue, tanto sangue. Una maledizione, lanciata alla donna, da una strega potente prima che tu nascessi... -
-I miei genitori? State parlando di loro, non è vero?-
-Sì, dei vostri genitori. -
-C'è qualcosa che voi possiate fare per togliermela? Come posso fare per ritornare una persona normale e non questa... questa persona talmente debole? -
-Non potete fare nulla, mia cara, la maledizione è troppo forte. Avrei dovuto agire prima della vostra nascita per spezzarla, ma adesso il danno è fatto e voi dovrete convivere con questa maledizione fino alla fine dei vostri giorni. -
-Ho del denaro, se solo faceste una prova! Vi prego, sono disperata. - La strega la guardò con compassione, lasciandole andare la mano.
-Non importa il denaro, mia cara, per voi non posso fare nulla. -
Zafiraa abbandonò sul tavolo, che a malapena si reggeva in piedi, due monete d'oro e si nascose sotto il pesante mantello nero, evitando che i suoi particolari capelli uscissero dal cappello. Le armi, che portava attaccate alla cintura dei pantaloni, tintinnavano pericolosamente ad ogni suo passo, mentre i pesanti scarponi schiacciavano il terreno rumorosamente. Quando era in pubblico cercava di non attirare l'attenzione. La gente era molto superstiziosa e avrebbe potuto prenderla e bruciarla sul rogo come strega. Era stupido discriminare una persona solo per il colore della sua pelle o dei suoi capelli, pensò la ragazza, quando passò vicino ad un gruppo di uomini che la guardavano con interesse. Li guardò disgustata, afferrando il manico della sua spada affilata, ma prima che potesse succedere qualsiasi cosa, suo padre Drake la raggiunse, afferrandola per le spalle.
-Allora, com'è andata, mio raggio di luce? -
-Non ne voglio parlare, padre, perdonami. - Drake la fece fermare, prendendola per le spalle. Le tolse il cappuccio dalla testa, facendo sì che i suoi lunghi capelli bianchi le ricadessero sulla schiena in morbide onde bianche, le stesse onde che facevano muovere la loro amata nave in modo pericoloso sulle acque salate dei mari.
-Non mi importa cosa quella strega ti abbia detto. Sei mia figlia, la mia piccola bambina dall'animo ribelle che ho cresciuto, a cui ho voluto bene dal primo momento in cui l'ho vista. Non mi importa se i tuoi capelli siano diversi da quelli miei, da quelli di tua madre o da quelli di tuo fratello, hai i miei stessi occhi, il carattere di tua madre e il senso del dovere di mio fratello. Sei sangue del mio sangue a tutti gli effetti, mi hai capito? Sei la mia erede, il futuro capitano di quella nave e sei destinata ad essere molto potente per tutte le parti uniche del tuo carattere. -
-Ma padre, i tuoi uomini mi accettano perché hanno imparato a volermi bene, ma una futura ciurma non credo lo farà mai, solo perché ho queste caratteristiche e sono una donna! -
-E allora perché la rispettano tua madre? -
-Perché lei è forte, io non so se lo sarò mai, padre. -
-Lo sarai di più. Ti insegnerò tutto ciò che c'è da sapere e tuo fratello ti proteggerà sempre, proprio come io ho fatto con Fiammetta. I pirati hanno molti difetti, mio raggio di luce, ma l'unico pregio che ci contraddistingue e il nostro accettare qualsiasi essere umano, indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche e preferenze sessuali. E sai perché ? Perché siamo stati tutti rinnegati dalla società e dal mondo. Quindi sii te stessa, sii forte, sii la donna che abbiamo cresciuto e sii orgogliosa di essere ciò che sei. -

Costantinopoli, Palazzo Topkapi, due anni prima.
-Mustafà, figlio mio! - Il sultano spalancò le braccia, accogliendo il figlio, finalmente di ritorno dal suo apprendistato di Manisa. La consorte Hurrem era al suo fianco, invecchiata dall'ultima volta che aveva visto l'erede al trono, ma ugualmente bella. I suoi capelli rossi erano ancora motivo di invidia e paura in tutto l'impero.
-Padre. - L'erede al trono si inginocchiò davanti al sultano in segno di rispetto, baciandogli la veste rossa. - E' bello rivedervi dopo tanto tempo. Mi siete mancato. -
-E voi siete mancato a noi, Mustafà Sultan. - Era la sultana ad aver parlato, che si era avvicinata al figliastro, porgendogli la mano, che egli prontamente afferrò baciandole l'anello reale. -Spero che questo palazzo vi sia altrettanto confortevole, rispetto a quello a Manisa. -
-Dimenticate forse che vi ho già vissuto prima del mio apprendistato, Hurrem Sultan?- Mustafà la guardò con freddezza e uno sguardo altrettanto freddo gli fu restituito dalla sultana.
-Certo che no, figliolo, eravamo molto legati, ricordate? -
-Come potrei dimenticare, mia cara Hurrem. Padre, adesso se non vi spiace vorrei andare a salutare i miei fratelli e la zia Hatice e Ibrahim. - Selim lo guardò, notando di essersi perso la sua crescita come uomo nell'ultimo anno e mezzo. Era attraente, aveva ereditato la bellezza di sua madre, ma gli occhi marroni, i capelli neri e la corporatura era quella del sultano. Un degno erede al trono per il più potente impero al mondo, pensò orgoglioso.
-Certo figliolo, puoi andare. Ti aspettano tutti con grande ansia.-
Mustafà si inginocchiò, accennando un sorriso e correndo a salutare gli altri.
Hurrem si avvicinò al sultano, prendendolo sotto braccio e guardandolo con disapprovazione.
-Lascerai ancora che tuo figlio mi risponda in modo così irrispettoso? -
-Suvvia, mia cara, tu sapresti tenere testa ad un toro. Sai come sono i giovani, tu stessa te  ne ricordi meglio di me, considerato che sei più giovane e io vecchio. -
-Ho trentatré anni, Selim, e tu solo quarantasei, non mi sembra il caso di fare la vittima. Ai miei occhi sei ancora il bell'uomo di sedici anni fa. - La sultana lo abbracciò, poggiando il capo sull'ampia spalla del marito. - Anzi sei ancora più bello, le rughe e i capelli bianchi ti donano. -
-Donano anche te, mio amore. - Hurrem alzò il capo, afferrando il viso barbuto del marito e baciandogli delicatamente le labbra. - Oggi sono l'uomo più felice della terra, poiché quasi tutta la mia famiglia è riunita sotto lo stesso tetto. Cosa potrebbe desiderare di più un umile uomo come me? -
-Perché quasi, Selim? -
-Manca Ibrahim, il mio caro fratello. - Hurrem si irrigidì all'improvviso, staccandosi dal caloroso abbraccio del marito.
-E' meglio rientrare ora, mio caro, si sta facendo buio e non vorrei che ti prendessi qualche brutta influenza. -
Selim la guardò, rintristendosi, erano passati sedici anni da quando Ibrahim era morto, sedici anni e lei non lo aveva ancora dimenticato. Ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome lei si irrigidiva e cambiava argomento, sorridendo falsamente. Era da sedici anni che lui si sentiva incompleto ed era da sedici anni che lui, sua moglie e sua sorella, piangevano in camere separate ogni anno, il giorno in cui era nato suo nipote, Ibrahim I del suo nome. 
Erano passati sedici anni e nessuno l'aveva dimenticato.

-Padre, mi avete chiamato? -
-Sì, figliolo, desidero che tu prenda subito in mano il tuo destino e mi dimostri quanto vali e quanto hai imparato. - Gli occhi stanchi del sultano, incorniciati da rughe scavate sulla pelle olivastra, lo guardavano in modo serio, non riuscendo a celare però tutto l'amore che prova un padre per un figlio.
-Tutto ciò che mi ordinerete sarà eseguito, padre. -
-I pirati infestano le nostre acque come orribili squali affamati e hanno minacciato più volte la capitale. In questo mese hanno saccheggiato e distrutto molte nostre città, seminando il panico fra il popolo. Desidero che tu metta fine a tutto ciò e combatta questi maledetti in mare. Devi dar loro la caccia, ucciderli e portarmi qualcuno di loro in cambio. Non mi importa quanto ci vorrà, voglio che il Capitano Drake e tutto il resto dei suoi pirati vengano fermati. Non sopporterò una delusione, mi sono
spiegato? -
-Certo padre, sarà un onore per me eseguire questo tuo ordine. -



 
   
 
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