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Autore: GabrielTrish    28/05/2017    0 recensioni
Ian Kirkland, chi è mai riuscito a cedere al suo fascino? Quelle bellissime ciocche rosse che gli ombreggiano lo sguardo hanno fatto capitolare più di un cuore.
Ma è lo stesso scozzese a non sopportare che la sua chioma cresca troppo o che sia, al contrario, troppo corta. Deve sempre essere della lunghezza giusta. Ma perchè?
"Ian ama i propri capelli.
Li ama come amava quelli del padre, e sono diventati proprio come desiderava, uguali alle ciocche ribelli che adorava da bambino. (...) Rigorosamente sciolti, decorati da qualche treccia e sempre pronti a schermargli lo sguardo come le feritoie di un elmo in ferro. Certo, Ian non è stupido, sa bene che non danno la minima protezione. Ma combattere i nemici vedendoli cadere tra lingue di fuoco lo fa sentire sicuro, forte, invincibile."
/Presenti OC!Celt e OC!Glasgow, appartenente ad una mia carissima amica./
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Kirkland's family, Nuovo personaggio, Scozia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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July 1335 - Perth

Non vede niente.
Non vede assolutamente niente se non il rosso del sangue sulle ciglia e dei propri capelli davanti al viso. Ostinato, continua a tenersi sulle proprie gambe tese, e sente i muscoli lacerarsi dallo sforzo ma non gli importa, non cadrà, non davanti a /lui/.
Apre meglio gli occhi, deve alzare la testa, non può continuare a guardarsi i piedi.  Il respiro è pesante ed entra a fatica nei polmoni, facendosi largo a gomitate tra fatica e ferite, e a stento di rende conto delle mani inglesi e sudicie e schifose che lo tengono fermo per le braccia. Uno di queste è evidentemente rotto, a giudicare dalle fitte di dolore che l'avambraccio destro gli invia prepotentemente alla testa. Stringe i denti, quasi li frantuma per riuscire a sollevare il viso e percorrere gli stivali e i parastinchi sporchi di fango che incontra con gli occhi.
Merda.
Non si aspettava un'incursione di questa portata dopo l'attacco fallito di pochi mesi prima, Edward III,  /quella persona/ e il loro esercito di maiali avidi non hanno avuto scrupoli, i danni sono incalcolabili. Tuttavia, non riesce a non provare un forte senso di sollievo al pensiero di aver nascosto bene Glashu nell'accampamento vicino a Cardowan prima di partire. Non sono riusciti a trovarlo, nemmeno dopo giorni di ricerche.  
Non si trattiene nello snudare un sorriso feroce mentre lo sguardo percorre l'armatura fino a raggiungere un viso magro ma ancora giovane, attraversato da scintille di soddisfazione e disgusto, che si tingono di rabbia non appena il proprietario di quel viso dai lineamenti sottili intravede il sorriso dello scozzese, seminascosto tra quelle lingue rosso fuoco che non si spengono. Non si spengono mai.
Un improvviso dolore costringe Ian a sollevare ancora di più la testa, fino a sentire il collo scricchiolare inquietantemente ed il fiato spezzarsi in gola improvvisamente. Le dita di suo /fratello/ sono artigliate ai suoi capelli. Glieli ha sollevati dal viso liberandolo da quella protezione che sentiva necessaria, tirandoglieli indietro con violenza  fino ad esporre del tutto il viso tumefatto.
Ed è adesso che due paia di occhi gemelli si incontrano senza barriere, e Arthur sembra voler prosciugare fino all'ultima goccia la profondità delle lagune che gli ricambiano lo sguardo con arroganza, come se fosse nella posizione di guardarlo in quel modo, come se la sconfitta non gli pesasse più di tanto.
Ma la cosa peggiore è che sa bene che è così. Lo conosce fin troppo bene.
La Scozia non si arrende mai, mai, mai, è la sua dannazione e lo fa impazzire e disperare e c'è sempre un'altra dannatissima Alba dopo la notte.
Invincibile anche se vinto, anche se distrutto, sanguinante e /schiacciato/. Il suo corpo non cade mai, non si spezza, non si arrende.
Quelle spalle, quello sguardo, quei /capelli/.
Quei capelli dietro i quali si protegge e con i quali ti distrae. Lingue di fuoco pericolose ed imprevedibili che ondeggiano sul suo collo e guidano un esercito intero e ti incantano per poi bruciarti vivo.
L'inglese lascia la presa disgustato e quasi spaventato, come se si fosse scottato all'improvviso. O come se avesse paura di prendere fuoco.

-Sei diventato un vero selvaggio, fratello. Se ti cresceranno un altro pò, con quella gonna che portate voi, finirai per somigliare ad un'adorabile donzella.-

L'ilarità dei soldati attorno a lui lo deconcentra, Ian aggrotta le sopracciglia, incassa l'insulto ma non riesce a capire. Si, certo, non si aspettava rose e fiori, ma quella frase lo mette in allerta. Non sa perchè, non ha capito ancora e fa per rispondergli -o magari, per risparmiare fiato, sputargli un grumo di sangue in faccia- ma una mano dell'inglese ferma i suoi propositi afferrandogli di nuovo una ciocca di capelli con violenza.
Alba stringe i denti senza emettere un fiato, mentre con lo sguardo segue i movimenti dell'altro per capire cosa diavolo gli sia venuto in mente. La realizzazione lo colpisce come un fulmine, letteralmente. Il corpo si tende fino a fargli desiderare di non averlo più, gli occhi si spalancano e dopo decine di minuti di silenzio totale, dalle labbra schiuse sfugge un ringhio.
Tra le dita del minore un coltello fa brillare la sua lama sotto un sole gelido, e all'improvviso anche la terra sotto i suoi piedi diventa gelida, e le mani dei soldati che gli stringono gli avambracci e il vento e l'aria e il sangue e il proprio respiro.

-Arthur... No.-

La voce è bassa, roca e rotta in mille pezzi, ma è certo che l'inglese l'abbia sentita.
Non sta pregando, non sta supplicando, sta solo dicendo di no.
Non può farlo. Non può perchè sarebbe troppo, non può perchè Arthur /sa/ ma fa finta di nulla, lui /sa/ e per questo ha deciso di farlo.
Deve fermarsi. Deve fermarsi prima che-

Una ciocca di capelli rossi cade a terra, scivolando dalla mano dell'inglese e raggiungendo il suolo. Si impastriccia di fango, ed Ian la guarda come ipnotizzato perchè quelli sono i suoi capelli e non c'è dubbio, non c'è dubbio perchè sente la fronte libera -troppo libera- e fredda e scoperta.
Il corpo teso si irrigidisce fino a potersi frantumare, Ian inizia a tirare con violenza le braccia per liberarsi dalla presa, non riesce a pensare, non riesce a guardare, non riesce a respirare, sembra una fiera ferita e folle, ringhia, e servono altri due soldati per tenerlo fermo dopo averlo fatto crollare in ginocchio nella terra. Dio, è così gelida.
Nessuno capisce.
Lo guardano, ridono, due mani gli afferrano la testa per tenerla immobile e solo allora l'Inghilterra si avvicina ed è tutto terribilmente soffocante.
Il coltello taglia un'altra ciocca, ed un'altra, poi un'altra ancora ed inizia ad odiare il suono tagliente e fastidioso della lama che lacera ogni filo ramato. Ne vede piovere sempre di più davanti ai suoi occhi e dura tutto troppo, troppo, troppo.
Non sa quanto tempo sia passato, quando le mani del fratello si allontanano dalla propria testa - una landa di desolate fiammelle irregolari, pronte a spegnersi con il soffio di un bambino - non si accorge nemmeno dei soldati che si allontanano da lui per lasciargli libere le braccia. D'altronde non serviva più, non riesce a muoversi. Il suo sguardo è fermo a terra, percorre quelle ciocche e quelle trecce galleggianti in quella pozzanghera di fango e non respira.
E' il piede di suo fratello a risvegliarlo, il tallone affonda nella pozzanghera, la pianta soffoca le ultime scintille ramate facendole affondare nella terra e nell'acqua, e ora altro non fanno se non schifo.
Fanno schifo.
E' disgustoso.

-Domattina il sole dell'Alba avrà i raggi spezzati... Ian.-

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