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Autore: Damisa    28/05/2017    4 recensioni
Cosa succede se Kara porta Lena fuori a bere qualcosa...nel bar alieno?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor, Maggie Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un drink di troppo!
 
 
La punta di un piede che batteva ripetutamente a terra, in preda all’impazienza. Uno sbuffo sonoro che ruppe il silenzio della stanza.
Un angolo della bocca si alzò, andando a formare un mezzo sorriso sul volto di Lena, stava facendo di tutto per ignorare la ragazza che aveva di fronte, ma stava iniziando a diventare davvero difficile. Spostò lo sguardo dai fogli che aveva davanti posandolo su Kara, aveva un’espressione buffamente corrucciata, le labbra lievemente arricciate in una smorfia di fastidio e gli occhi fiammeggiavano, cercando di rimproverarla.
«Hai finito sì o no?», il tono era alquanto scocciato, non voleva aspettare ancora.
Di tutta risposta Lena, senza scomporsi minimamente, con un gesto vistoso cambiò foglio e ritornò a controllare i bilanci che le avevano mandato quella mattina. Voleva godersi un altro po’ la reazione che stava avendo Kara.
La bionda portata quasi all’esasperazione, roteò gli occhi e decise che era giunto il momento di agire, altrimenti sarebbero rimaste così ancora per ore. Inclinò il busto in avanti e allungò un braccio, strappandole da mano quei pezzi di carta che stavano intralciando i suoi piani per la serata.
«Mi avevi promesso che questa sera saremo uscite!»
Lena strabuzzò gli occhi per l’irruenza di Kara, rimanendo a fissare quell’intenso celeste che aveva amato dal primo momento in cui vi si perse. Alzò il braccio e con l’indice andò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli biondi.
«Non sono solita dimenticare una promessa…», si sollevò quel tanto che bastava per avere il volto di Kara vicino al suo, «…soprattutto se l’ho fatta a te.», le soffiò sulle labbra per poi sfiorarle appena, solo per il semplice gusto di provocarla ancora.
Kara socchiuse gli occhi, il cuore iniziò ad accelerare, il profumo di Lena era qualcosa che le faceva perdere semplicemente la testa, per non parlare del suo sapore, che in quel momento le aveva diabolicamente negato.
Lena si umettò le labbra e sorrise per quell’espressione delusa che aveva assunto.
«Allora perché stiamo ancora qui?», domandò leggermente confusa, cercando di riprendere il controllo di sé.
La mora le si avvicinò e il respirare normalmente risultava più complicato di quel che credesse, riusciva ancora a farle quell’effetto, nonostante stessero insieme già da parecchio, la prese per i fianchi attirandola a sé.
«Perché sei venuta con un’ora di anticipo.», le sussurrò nell’orecchio e le morse il lobo per poi allontanarsi, lasciandola ancora una volta piena di insoddisfazione.
Sì, aveva deciso di…torturarla, così imparava a rispettare gli orari e a non metterle fretta, quando lavorava.
«Lena…hai deciso per caso di uccidermi?»
Prese il cappotto e la borsa, si mise a ridere, tanto valeva approfittare dell’ora che Kara le aveva abilmente rubato e uscire prima.
«Ucciderti? Per così poco?», scosse lievemente il capo, per poi intrecciare le loro dita, «Non dovresti essere la ragazza d’acciaio?»
Kara gliela strinse. Si limitò a farle una linguaccia in risposta al suo sarcasmo.
Finalmente potevano uscire da quell’ufficio.
 
 
Andarono nel bar solitamente frequentato dagli alieni abitanti di National City, raggiungendo Alex e Maggie. Lena rimaneva sempre affascinata da tutta quella varietà di forme di vita, così diverse da lei, ma, in fin dei conti, così estremamente simili. Notò Winn con Lyra e sorrise, trovava quel ragazzo una sorpresa continua.
Appena Alex le scorse, le invitò a giocare a biliardo insieme a loro. Le due ragazze si guardarono per un attimo.
«Sappi che non è proprio il mio forte quel gioco.», commentò Lena.
«Tranquilla, neanche io so giocarci bene, l’importante è divertirsi, no?», Kara le rispose, donandole uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.
Vero, quando stavano insieme quello che contava era semplicemente lo stare bene, non doveva dimostrare niente.
Come era prevedibile, le stavano letteralmente stracciando, così Kara decise di movimentare un po’ le cose, quando fu il turno di Lena, con estrema nonchalance soffiò verso il tavolo in modo da guidare la palla verso la buca.
Maggie si mise a ridere, notando l’imbroglio della bionda.
«Okay, ve la do buona, solo perché siete veramente tremende.»
Alex incrociò le braccia al petto, «Sei una vergogna, non dire mai a chi sei sorella.», la canzonò con il sorriso sulle labbra.
Lena posò la stecca, guardando Kara che cercava di difendersi, facendo la finta tonta, vederle litigare la divertiva sempre, «Credo che sia giunto il momento di bere qualcosa.»
La poliziotta annuì, «La trovo una splendida idea.»
«Ecco, fai qualcosa di utile e portaci delle birre.», Alex la spinse leggermente, incitandola a muoversi.
«Va bene, va bene, vado, sfruttatrice.»
Andò al bancone ordinando due birre e… cosa avrebbe preso per lei e Lena? Si fece consigliare dal barista qualcosa di nuovo e particolare.
Raggiunse le ragazze al tavolo, posando le birre e due bicchieri contenenti un liquido ambrato molto chiaro con una polverina sul fondo. Lena lo prese e lo scrutò con curiosità, «Cosa sarebbe?»
Fece altrettanto Kara, facendolo, però, roteare, così che la polverina muovendosi, desse l’impressione che un fumo ramato fosse intrappolato in quel liquido.
«Non lo so, il barista mi ha detto che ne vanno tutti matti, si chiama inferno segreto…Ah va anche bevuto tutto d’un fiato.»
Lena imitò il movimento di Kara, creando quel vortice di fumo, era quasi ipnotico. Se lo portò alla bocca e bevve.
Una smorfia di disgusto comparve sul suo viso, «Ma sa di…zolfo.»
Alex si mise una mano davanti alle labbra, per non scoppiare a ridere nel vedere come il volto di Lena stesse lentamente andando a fuoco, «Kara, volevi per caso avvelenarla?»
La bionda strabuzzò gli occhi, vedendo la reazione di Lena, le pupille le si erano dilatate, gli occhi erano lucidi ed effettivamente era diventata rosso peperone…Cosa le aveva dato? Svuotò anche lei il bicchiere, strinse le palpebre e cacciò la lingua, «Bleah… sa davvero di zolfo, ma cosa diamine mi ha dato quel barista. Avevo chiesto qualcosa di particolare, non di schifoso.»
Maggie passò la sua birra a Lena, «Tieni, almeno ti togli il saporaccio di quest’intruglio.»
«Stare in un bar di alieni e chiedere qualcosa di particolare.», la sorella non riuscì più a trattenersi, ora ridendo apertamente.
Lena cercò di mandare giù un sorso di birra, ma sentiva come se il cervello stesse fluttuando, iniziava a vedere i contorni sfocati, tutto le sembrava incredibilmente buffo e Kara con quella faccia strana che stava facendo… Beh sputò tutta la birra addosso alla sua ragazza, non riuscendo a contenere le risate.
«LENA!», venne colta di sorpresa e non riuscì ad evitare quello spruzzo.
«È completamente andata», commentò divertita la poliziotta, si voltò verso Alex, «Che dici la filmiamo?»
L’agente assunse un’espressione pensierosa, «L’idea mi alletta davvero molto, ma temo molto per la nostra incolumità, quando poi lo scoprirà.»
«Chi…vuole…filmare…cosa?? Dobbiamo…girare un film??», Lena si sollevò, poggiando le ginocchia sulla panca, «Dove…sono le telecamere…io non le vedo…Ehiiii non abbiate pauraaaa.»
Kara cercò di farla sedere di nuovo, «Lena, che fai, ci stanno guardando tutti, torna giù.», si girò verso le Alex e Maggie, «Mi devo preoccupare?»
«Ma dai, è solo ubriaca. Quella bomba l’ha stroncata.», le rispose la sorella, tranquillizzandola.
«Allora la riporto a casa. Noi ci vediamo domani», le prese le mani e la fece alzare, «Su, amore, è ora di tornare.»
«Qualsiasi cosa, chiamaci.», le disse la sorella.
Lena iniziò a protestare, «No…perché…voglio rimanere…qua c’è un sacco di gente buffa…guarda quello là.», per indicare un alieno poco lontano, per poco non perse l’equilibrio, «…è fluorescenteeeeee, voglio essere anche io fluorescente. Secondo me se riesco a prendere un campione della sua pelle, poi potrò sintetizzare il processo e renderci tutti così.»
Kara sorrise, era la prima volta che la vedeva in quello stato e decise che questa volta sarebbe stata lei a divertirsi alle sue spalle.
«Oh, davvero? E di che colore vorresti essere?», decise di assecondarla.
Lena arricciò le labbra e sollevò lo sguardo, si stava sforzando di pensare.
«Rosa shocking!», quasi urlò, entusiasta della sua scelta.
Trattenne una risata, «Ros…mmh molto molto sobrio. Un colore veramente adatto per una Luthor.»
«Ti piace???»
«Assolutamente, non vedo l’ora di poterti vedere.»
La portò fuori dal bar, Lena osservò il cielo, «Kara, guarda…le stelleeee, sono così luminose.»
«Lo sai che se le fissi per molto tempo, vengono attirate dal tuo sguardo e si avvicinano alla terra?», cercò di mantenersi seria.
Lena la guardò sbalordita, qualcosa le diceva che quello che le stava dicendo era una sciocchezza, ma l’idea di avere una stella l’elettrizzò.
Kara si accorse che avevano dimenticato la borsa della mora nel bar, «Lena, ascoltami, vengo subito, non muoverti da qua, hai capito?»
Annuì, muovendo un po’ troppo vistosamente la testa e il mondo iniziò a girare, cercò di non staccare mai gli occhi da quei punti luminosi e nella sua percezione, ormai, completamente distorta della realtà, quelle stelle si stavano davvero avvicinando. Avanzò di qualche passo, barcollando, non si accorse della strada dissestata e un tacco le si ruppe, facendole piegare in maniera poco naturale la caviglia.
Kara uscì dal bar nel momento in cui la mora stava rovinosamente cadendo a terra.
«Lena, ma che hai combinato? Ti sei fatta male?», si accovacciò per rendersi conto del danno, voleva davvero preoccuparsi, ma la scena a cui aveva appena assistito aveva un non so che di esilarante. Si morse il labbro.
La mora non smetteva di ridere, mantenendosi la gamba, «Mi sa che ho rotto il tacco!»
 Kara notò che la sua caviglia si stava gonfiando, «Mi sa che invece ti sei slogata qualcosa. Avanti ti porto al DEO, loro sapranno cosa fare.», la prese in braccio e spiccò il volo.
Lena si avvinghiò a lei, anche se ubriaca, svolazzare in quel modo le metteva sempre una certa fifa, così rimase tutto il tempo con gli occhi chiusi.
Appena arrivarono alla sede la consegnò in mano ai medici. Non era nulla di grave, una leggera distorsione della caviglia, ma andava fasciata e doveva portare per un certo periodo il tutore.
Lena mentre la medicavano, farfugliava cose senza un apparente senso, come se stesse ragionando su chissà quale strabiliante teoria, quando si accorse di quel coso che le avevano messo al piede, sollevò la gamba e chinò il busto in avanti per guardare meglio. Kara dovette prenderla al volo per i fianchi, altrimenti sarebbe caduta sicuramente faccia a terra dal lettino.
«Kara...non mi piace questa scarpa che mi hanno messo! Toglimela!», disse contrariata.
«Ma cosa dici, se è l’ultima moda del momento, ti sta benissimo.», la prese in giro e la parte più divertente era lo guardo basito che aveva, non rendendosi conto di quello che stava succedendo.
La bionda la riprese in braccio. Lena la guardò negli occhi con una strana intensità, assottigliò le palpebre.
«Sai...da quando ti conosco, inizio a pensare che la teoria del quantum entanglement possa valere anche per sistemi macroscopici...»
Eccola che ricominciava a blaterare su cose scientifiche che lei non avrebbe capito nemmeno in un milione di anni, dovette sforzare tutto il suo essere per non riderle in faccia.
«Oh sì, il famosissimo quantum enqualcosa.»
Lena le prese il volto tra le mani, «Il mio genio con te è sprecato, ecco! Non conosci quella teoria per cui se due sistemi interagiscono per un certo lasso di tempo, poi, una volta scissi, non possono essere più descritti singolarmente...diciamo che è come se diventassero un unico sistema. Però tutto questo dovrebbe valere solo per i sistemi microscopici…forse.», con estrema pazienza cercò di dare una veloce spiegazione.
Kara fece finta di capire e annuì per accontentarla, «Come ho potuto dimenticare una teoria del genere.»
«Ho come l’impressione che tu ti stia prendendo gioco di me. Sto cercando di dirti qualcosa di importante!»
La bionda le diede un leggero bacio sulle labbra, «E io ti sto ascoltando.»
Lena socchiuse gli occhi, i pensieri erano davvero un groviglio e mettere un po’ d’ordine era una vera impresa.
«Che se questa teoria fosse valida io e te saremmo un unico sistema.»
Mentre parlavano di fisica quantistica, Kara volteggiava tra i palazzi della città.
«Quindi tutto questo per dirmi che ormai siamo incapaci di stare lontano l’una dall’altra e che siamo un’unica cosa?», provò a semplificare il concetto.
«Esatto!», per l’entusiasmo iniziò muoversi un po’ troppo.
«Per sapere questo non c’era mica bisogno di questa stramba teoria, amore. Io l’ho sempre saputo.», le sorrise dolcemente.
«E da quando che conosci la fisica tu??», poi si fermò di colpo, portando una mano sulle labbra, «Kara...non mi sento molto bene...»
Kara sgranò gli occhi, vada per lo sputo di birra, ma...altro decisamente no.
«Siamo arrivate, resisti.»
Aumentò la velocità e in pochi minuti raggiunsero il loro appartamento, la portò direttamente in bagno. Le tenne la fronte, mentre Lena si liberava lo stomaco.
«Perché la mia bocca sa di zolfo?», riuscì a dire, prima di rimettere ancora una volta.
«Okay, stasera abbiamo appurato che non reggi per niente i drink alieni.», le massaggiò la schiena, aspettando che finisse.
La mise a sedere e le diede un bicchier d’acqua, che bevve docilmente.
«Questa è la cosa più buona che ho ingerito stasera.»
Kara ridacchiò, «È lo speciale della casa.», la struccò, lavandole poi il volto. Si portò il suo braccio attorno al collo e la prese per il fianco sollevandola, non voleva farle poggiare il piede.
La mise sul letto e la spogliò, mettendole il pigiama. Lena, ormai, stava lentamente scivolando verso un sonno profondo, ma prima di crollare riuscì a dire.
«Non pensare che non mi sia accorta che mi hai preso in giro per tutto il tempo. Non voglio mai più vedere quella roba aliena, tranne te ovviamente. Tu sei la mia roba aliena preferita e ti amo.»
Kara le sorrise, anche se con quell’aria completamente sfatta e gli occhi semi chiusi, continuava ad essere bellissima.
«Basta roba aliena, promesso. Ti amo anche io, ma ora a nanna.», le diede un bacio sulla fronte, la fece stendere, le sistemò un cuscino sotto al tutore e la coprì.
Si preparò anche lei per andare a dormire, per poi mettersi al suo fianco, abbracciandola e addormentarsi perdendosi nel suo dolce profumo.
 
 
Qualcuno le stava martellando nelle tempie, non facendola più riuscire a dormire, aprì lentamente gli occhi per capire chi la stesse disturbando in quel modo. Si ritrovò da sola nel letto e comprese che la testa le stava scoppiando non per colpa di fattori esterni. Provava uno strano senso di nausea e aveva la bocca con un saporaccio che non riusciva ad identificare. Si sollevò lentamente in mezzo al letto, si portò una mano sulla fronte, cercando in qualche modo di alleviare quella morsa che le stava spappolando il cervello. Avrebbe voluto alzarsi, ma sentiva uno strano peso al piede destro, spostò la coperte e vide che era intrappolato in un tutore. Spalancò gli occhi, estremamente confusa.
Cosa diamine era successo ieri sera?
Lei e Kara erano uscite, su questo era certa, erano andate al bar e...ecco, aveva bevuto quella schifezza aliena dal sapore improponibile e quello che vedeva era sicuramente il risultato della sua possibile sbronza.
Mentre cercava di ricordare tutto quello che aveva fatto e detto, Kara entrò nella stanza, portando con sé un vassoio.
«Buongiorno bell’addormentata.», la raggiunse, sedendosi accanto a lei sul letto, «Sono andata a comprarti la colazione, ma prima prendi questo.», le passò un’aspirina, «Ti servirà sia per la testa che per la caviglia.»
Lena prese la medicinaa, osservando Kara che stava indiscutibilmente ridendo sotto ai baffi.
«Avanti, cosa ho combinato?», sospirò sconsolata, iniziando a mangiare una ciambella.
Il sorriso sul volto di Kara si allargò, «Beh, diciamo che hai detto di voler diventare rosa fluorescente, sei caduta per provare ad afferrare una stella, credo, e hai blaterato su una teoria di cui non ricordo più nemmeno il nome.»
Man mano che le diceva i punti salienti di ciò che aveva fatto, le immagini cominciarono a scorrerle nella mente. Scosse il capo, quasi incredula.
«Amore sei divertentissima, quando sei ubriaca.», si sporse e catturò le sue labbra.
«Oh, immagino che parte del divertimento sia stato prendermi per i fondelli.», le scoccò un’occhiataccia, facendo finta di essersi offesa.
«Vale per tutte le volte che tu fai lo stesso con me.», e ancora una volta la baciò.
Lena sarebbe rimasta tutto il giorno così, ma, purtroppo, aveva altro da fare.
«Kara, dovrei andare in ufficio.»
La bionda la guardò come se avesse appena detto la più grande sciocchezza del mondo, «Non andrai proprio da nessuna parte. Ho già chiamato la tua segretaria, dicendole che oggi non saresti andata e mi sono presa anche io un giorno libero dalla CatCo. In questo modo potrò fare quello che amo di più al mondo.»
Lena sorrise, immaginava già cosa fosse, ma voleva sentirlo da lei, «E cosa sarebbe?»
Kara la guardò con gli occhi che le brillavano, le accarezzò dolcemente la guancia.
«Prendermi cura di te, amore mio.»
 



 
 
 
 
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Nota: Buona sera ^^ spero che questa piccola oneshot vi sia piaciuta. L’idea in realtà è nata dalla mente della mia manager, mentre stavamo sclerando su Katie e su come si fosse fatta male il piede, io mi sono limitata a darle forma e a ricamarci sopra, aggiungendo qualche dettaglio. Quindi questa volta va ringraziata lei ;)
Ah il drink che ho descritto esiste davvero, forse il nome non è lo stesso, e sa veramente di zolfo, una zozzeria unica XD 
L'immagine non è nostra, è stata trovata nel vasto mondo di internet (sicuramente tumblr, ma non conosciamo l'artista, sorry) 
Beh vi saluto, sperando di poter condividere, a sorpresa, ancora storie con voi :)

Ps. Ho appena trovato quest'immagine che sembra fatta proprio per questa one shot e volevo condividerla *-*

   
 
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