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Autore: Meissa    28/05/2017    2 recensioni
"Ho parlato con il generale Grumman, qualche giorno fa," le riferì con leggerezza.
Riza non fece una piega, e controllò che le pagine del documento fossero in ordine prima di metterglielo davanti, implacabile.

Missing moment post capitolo 25, dopo la partita a scacchi tra Mustang e il generale Grumman. Royai implicita.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note in breve
Sarebbe un missing moment post capitolo 25 del manga, quando Mustang gioca a scacchi con Grumman e quello scherzando gli dice che non gli dispiacerebbese Roy sposasse sua nipote. In teoria volevo fare una cosa Fluff e carina su Roy e Riza, e poi Maes Hughes e Central City, e ciaone, è diventata una roba triste e malinconica e il fluff si è un po' suicidato. Sorry, sorry, ma ho letto FMA in tre giorni e feels. Btw non so se supererò mai la morte di Maes Hughes. MAI.
Il titolo è una gentile concessione di Ecate che ha unito la mia incapacità dei titoli (dai, indovinate da dove viene Storia notturna n. 1) a qualcosa che c’entrasse effettivamente con la storia e la schacchiera. Ed è un titolo che mi piace un sacco ed è venuto un sacco bene, so, ringraziate Ecate. 
Plus, happy birthday to me. Dieci anni su EFP, wowone (che poi non siano continuativi manco per una fava e io non abbia scritto/pubblicato nulla per i passati sei anni è TUTTA UN’ALTRA STORIA)

 
 

 
Storia notturna n.1: regina in E7
 
 

Il suo trasferimento a Central City sarebbe avvenuto solo una settimana più tardi. Roy Mustang era così impaziente che fosse stato per lui avrebbe preso il primo treno nel momento stesso in cui il generale Grumman gli aveva dato la comunicazione ufficiale; ovviamente, la burocrazia ha i suoi tempi.
Il tenente Hawkeye si sarebbe trovata a ricordare con rimpianto di quei giorni, quando il colonnello si era seduto spontaneamente alla scrivania per firmare pratiche e permessi, archiviare i documenti e controllare che tutte quelle noie burocratiche fossero in ordine, non ho voglia che qualcosa possa ritardare il nostro arrivo.
Le passò l'ennesima valutazione di un cadetto che aveva iniziato a prestare servizio un paio di mesi prima -fatta totalmente a caso, o almeno così aveva detto, anche se Riza non ci aveva creduto per nemmeno mezzo secondo. Il tenente controllò tutti i fogli della valutazione, poi la sistemò tra quelle che aveva già sul tavolo.
"Avremmo impiegato molto meno tempo se lei avesse seguito l'ordine alfabetico dall'inizio, invece di farle a simpatia, signore."
Roy ignorò le sue parole, impermeabile al rimprovero, come sempre. Poggiò la penna sulla scrivania e gettò un breve sguardo oltre la finestra: era tardi, di lì a poco anche gli ultimi bagliori del crepuscolo sarebbero scomparsi. Si domandava se anche le notti di Central City fossero buie e dense e silenziose come quelle di East City, o se i colori e le luci e i rumori della città continuassero imperterriti anche quando il resto del mondo dormiva.
"Ho parlato con il generale Grumman, qualche giorno fa," le riferì con leggerezza.
Riza non fece una piega, e controllò che le pagine del documento fossero in ordine prima di metterglielo davanti, implacabile – quando sarebbe finita quella tortura? Lei era pure in piedi, non era stanca?
"Quando le ha comunicato il trasferimento, immagino."
Roy riprese la penna in mano e lesse velocemente qualche riga, giusto per avere un'idea di cosa si trattasse; non che dubitasse del tenente, era lei l'adulta responsabile. Firmò svogliatamente e le ridiede i fogli.
"Già. Mi ha detto che accetterebbe volentieri che prendessi in sposa sua nipote. Così diventerebbe la moglie del futuro comandante supremo..."
Roy le gettò uno sguardo, che lei non ricambiò, impegnata a controllare le singole pagine. Gliene rimise in mano una.
"Qui manca una firma, signore."
Roy si limitò a eseguire, restituì il foglio e si mise a guardarla mentre faceva lo rimetteva, precisa e ordinata, l'emblema dell'efficienza.
"E lei cosa gli ha detto?" chiese, casuale, prima di alzare lo sguardo dalle pratiche e incrociare il suo.
Roy si concesse un sorriso sornione, prima di scrollare appena le spalle. "Gli ho domandato se non stesse correndo troppo," riportò ligio.
Riza annuì, compita, senza fermarsi, ma sorrise pacifica, i suoi gesti divennero meno rigidi e  il tono di voce meno formale. "Una buona risposta. C'è ancora molto lavoro da fare."
Il sorriso di Roy si allargò, compiaciuto, e guardò di nuovo oltre la finestra: i palazzi di Central City si stagliavano sullo sfondo, alti, ingombranti, carichi di aspettative.
“Già, proprio così,” commentò piano, mentre le risate delle persone nei locali si facevano sempre più forti, le luci delle macchine fuori dal teatro più accecanti, e la cabina sporca del sangue di Maes Hughes – il telefono, la parete, il pavimento, le vetrate- diventava sempre più vivida, e i palazzi si piegavano su se stessi, grondando sangue, c’era sangue ovunque a Central City. Si passò una mano sugli occhi, stanco. Aveva bisogno di dormire. “Per oggi abbiamo finito, giusto, tenente?”
Riza gli dedicò un’occhiata breve ma attenta, si soffermò sulle occhiaie pronunciate e l'aria distante – era sempre così da quando il generale Hughes era morto. Non importava che fosse lì, guardava sempre altrove, lontano.
"Nossignore. Deve firmare ancora questi." E gli sistemò davanti una ventina di fascicoli, perfettamente impilati.
"Hawkeye, tu mi vuoi morto." Sentenziò prima di fare quello che gli veniva chiesto, gli edifici di Central City che si dissolvevano di fronte ai suoi occhi mentre prendevano consistenza la scrivania di legno scuro su cui aveva passato gli ultimi anni, i fogli autenticati con l’emblema dell’esercito, la divisa militare del tenente Hawkeye, la sua quieta preoccupazione.
"Le preparo un tè signore?"
"Un'ottima idea, tenente."






 
   
 
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