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Autore: Rohhh    28/05/2017    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ciao a tutte!
Finalmente un po' di tempo libero per pubblicare!
Spero che questo capitolo abbastanza lungo vi risulti gradito dopo questi giorni di silenzio e come al solito ringrazio tutte coloro che seguono la storia!
Un bacio e a presto, spero!

Cap. 14 Ricaduta libera

 

«Coraggio, puoi farcela! Smettila di comportarti da sociopatica e vai!» ripetè Melissa sottovoce, per quella che doveva essere circa la decima volta, davanti alla sua immagine riflessa allo specchio dell'armadio.

Era un quarto d'ora buono che stava lì come uno stoccafisso, con le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti per la tensione.

Osservò il suo viso pallido, incorniciato dai capelli bruni che creavano un netto contrasto, e si soffermò sugli occhi, insicuri e piegati in un'espressione poco convinta, così demoralizzanti che avrebbe preferito nasconderli sotto la sua lunga frangia, una barriera che la faceva sentire protetta e meno esposta.

Magari era proprio per quello che si ostinava a portarla, nonostante la facesse sembrare più giovane della sua età; forse non era ancora pronta per mostrarsi al mondo per come era davvero.

Prese un lungo respiro e dischiuse le labbra sottili per espirare l'aria.

Perché doveva essere tutto così difficile per lei?

Gesti e azioni, che per la quasi totalità della popolazione mondiale erano normali e scontati, che venivano eseguiti senza nemmeno pensarci, per lei diventavano veri e propri scogli da superare e battaglie da affrontare quotidianamente, che le causavano uno stress non indifferente e la privavano delle forze.

Parlare in pubblico era praticamente un'utopia, farlo con un gruppo nutrito di persone che non conosceva era difficile, anche se ci stava lavorando sù e qualche progresso all'università l'aveva conquistato.

Confidarsi con le amiche non era per nulla semplice, perché l'ombra dei tradimenti subiti negli anni le impediva di fidarsi del tutto.

E poi c'era Luke, con cui misteriosamente era stato naturale aprirsi fin dal primo istante, in compagnia del quale non si sentiva giudicata, poteva ridere senza vergognarsi di sembrare stupida o raccontargli della sua giornata o delle sue preoccupazioni con la certezza di non venire derisa ma, anzi, ottenendo comprensione e qualcuna delle sue battute, capaci sempre di tirarle sù il morale.

Al pensiero del ragazzo le spuntò un sorriso un po' idiota sul volto e, per un attimo, sentì la forza di un leone montarle dentro e la ferma convinzione di poter spaccare il mondo, pur nel suo metro e cinquantotto scarso di maestosità.

Quel momento epico, purtroppo, sparì rapido come era arrivato quando uno dei suoi limiti più grandi la costrinse a deporre le armi.

Non era ancora riuscita a dichiararsi a Luke, a rivelargli i suoi sentimenti o anche solo a tentare di sbrogliare i nodi di quella angosciante situazione.

Tutta la determinazione di prima si sgonfiò più velocemente di un palloncino bucato e la fece apparire minuscola e insignificante.

Una povera stupida che parlava da sola davanti allo specchio per scovare il coraggio di presentarsi dalla sua amica e intrattenere con lei una normale conversazione.

Penosa.

Sbuffò mestamente, poi richiuse l'armadio con un gesto deciso e si avviò verso la camera di Ashley per compiere quell' 'impresa'.

Di fronte alla porta esitò, con la mano sollevata a mezz'aria, prima di bussare: non voleva essere invadente o dare l'impressione di volersi impicciare di questioni personali, ma c'era quel sesto senso che la tormentava e che aveva bisogno di essere seguito, fosse stato per un tentativo solamente.

Di scatto chiuse gli occhi e battè le nocche sul legno chiaro della porta.

«Avanti»

La voce di Ashley giunse attutita dall'interno e Melissa afferrò tremante la maniglia dorata e la abbassò, finche la sua testa riuscì a fare capolino da uno spiraglio.

L'amica era seduta alla scrivania, si era liberata dei vestiti usati quella mattina per il lavoro e indossava dei pantaloncini e una semplice t-shirt grigia, dato che il tempo si stava mantenendo ancora abbastannza caldo, il suo viso era apparentemente disteso e gli occhi la fissavano con una leggera punta di meraviglia.

«Ciao Ashley, come va? - la salutò, impegnandosi in un sorriso tirato – sto facendo una pausa dallo studio e così ho pensato di..beh, passare per fare quattro chiacchiere?» pronunciò quella che sembrò più una domanda che un'affermazione, considerato il fatto che non si era preparata nemmeno una scusa o un pretesto decente per attaccare bottone, e imprecò mentalmente per non aver sfruttato meglio tutti quei minuti persi a vincere la sua eterna insicurezza.

«Certo, accomodati pure!» la invitò Ashley, facendole un breve cenno con la mano.

Melissa entrò quasi in punta di piedi, sforzandosi di sembrare spontanea e calma, poi si accomodò sul letto, accanto alla sedia occupata dalla sua coinquilina, e cominciò a sudare freddo.

Era dentro ormai, ma adesso non sapeva cosa dire nè come fare per iniziare una qualunque discussione che potesse sembrare casuale e non mirata a un determinato argomento.

'Dio, perché sono così imbranata?' si disse, mentre le sue mani avevano cominciato a fremere sopra le ginocchia.

«Procede bene lo studio?» le domandò Ashley, mentre sistemava la sedia in modo da non darle le spalle, tirandola fuori da quelle sabbie mobili e offrendole un appiglio.

«Che? - esclamò Melissa, colta alla sprovvista, poi approfittò di quell'aiuto insperato e lo colse al volo – Oh, sì, tra poco avrò l'esame e mi auguro con tutto il cuore che vada bene. Non ho intenzione di avere degli arretrati adesso che ci saranno anche le lezioni da seguire!» le rispose, mentre gli occhi le caddero automaticamente su alcuni fogli che Ashley teneva sulla scrivania e che non le erano nuovi.

«Sono sicura che non avrai problemi! Sei bravissima!» la incoraggiò la rossa, sfiorando con la mano uno di quei foglietti. Melissa si sporse, allugando il collo per intravedere qualcosa, poi sorrise quando capì di non essersi sbagliata.

«Scusa se mi intrometto, ma quelli sono gli orari delle tue lezioni?» tirò a indovinare, timidamente.

Ashley annuì con un cenno del capo, poi prese un foglio in mano e lo osservò con aria vagamente assorta.

«Comincio la settimana prossima» le spiegò, sollevando lo sguardo verso di lei.

«Posso?» chiese Melissa, allungando una mano e facendole segno di voler leggere.

«Ma certo!» le accordò il permesso Ashley, porgendole quel pezzo di carta.

La moretta lo afferrò e passò una ventina di secondi a leggere con attenzione una lunga lista di materie e giorni della settimana, poi sorrise e lo ritornò alla legittima proprietaria.

«Anche se non non è il mio campo, sembra un piano di studi interessante! Sono certa che ti troverai benissimo!» le disse, facendole un sincero augurio.

Ashley però annuì debolmente, deviò lo sguardo verso la finestra e assunse un'espressione preoccupata.

Il silenzio calò tra le due ragazze, ma i cambiamenti sul volto di Ashley non passarono inosservati a Melissa, che riconobbe in lei gli stessi segni di paura e insicurezza che troppo spesso aveva provato sulla propria pelle.

«Qualcosa non va?» si decise a chiederle, sporgendosi leggermente verso di lei.

Nei momenti in cui si era sentita fragile e impaurita, ciò che aveva desiderato più di ogni altra cosa era una persona amica e fidata a prendersi cura di lei, anche solo con una parola o un gesto di conforto.

Non voleva avere la presunzione di essere quella persona per Ashley, ma nemmeno era riuscita a tacere e fare l'indifferente dopo aver visto le ombre nel suo sguardo.

L' amica scosse la testa, si strinse nelle spalle e accennò un sorriso teso.

«Non è niente, sono solo un po' nervosa...- le spiegò con voce incerta – sai, aspettavo questo momento da tanto, poter fare quello che mi piace davvero è sempre stato il mio sogno e... adesso che è arrivato ho una paura tremenda di fallire, di sprecare quest'occasione e di rovinare ogni cosa. Credo che se succedesse non potrei sopportarlo, non dopo tutti i sacrifici dell'ultimo periodo, sarebbe terribile» confessò, abbassando lo sguardo e rivelandosi nella sua fragilità più umana.

Era sempre stata un giudice molto severo con sè stessa, soprattutto nell'ultimo disastrato periodo della sua vita, e ancor di più quella mattina, dopo gli eventi della sera precedente che le avevano lasciato addosso una patina di amarezza e delusione difficile da lavare via e che, in fondo, si era procurata con le sue stesse mani.

Il tocco gentile di una mano piccola ma ferma sfiorò il dorso della sua ed a quel calore Ashey ebbe un lieve sussulto, sollevò lo sguardo e si meravigliò quando incontrò il viso della sua coinquilina, che le sorrideva rassicurante e materna.

«Non dire sciocchezze, Ashley – iniziò Melissa, la sua voce come una dolce carezza ebbe il potere di calmarla e infonderle un senso di serenità – Quando fai quello che ami e che ti appassiona niente può andare storto, è naturale che sia così! - la confortò, rafforzando leggermente la stretta alla sua mano – Vedi, fare medicina è stato sempre il mio sogno, fin da quando ero bambina. Era una delle poche certezze nella mia vita e non riuscivo a vedermi in nessun altro modo. Pensare di poter fare qualcosa di utile per gli altri mi rendeva felice e, la prospettiva del giorno in cui avrei potuto finalmente realizzare il mio obiettivo, era l'unico pensiero che riusciva a farmi andare avanti e superare gli attimi di sconforto, eppure...quando è arrivato quel momento fatidico io ne sono rimasta letteralmente terrorizzata. Guarda che non sto esagerando, eh...ho avuto la febbre per giorni per il forte stress, mi svegliavo la notte con la tachicardia, dicendomi che non potevo farcela, che era qualcosa di più grande di me e mi spaventava a morte – ammise, rabbrividendo nel rivivere quelle sensazioni, mentre Ashley ascoltava con attenzione e stupore le confessioni di quella ragazza di solito così chiusa ed introversa – Avevo paura di trasferirmi in una città grande e sconosciuta, di dover andare via dal mio nido sicuro e dai miei genitori e dover contare solo sulle mie forze in un ambiente nuovo, in mezzo a tante persone e ostacoli e... beh, non ci vuole uno scienziato per capire che io nei rapporti sociali non me la cavo così bene» sorrise timidamente, riuscendo persino a scherzare dei suoi limiti, scompigliandosi i capelli con fare un po' impacciato, senza rendersi di aver raccontato ad Ashley una parte delicata della sua vita, quella che di solito teneva celata agli altri per timore dei loro giudizi crudeli.

«Non l' avrei mai detto, sai? Mi sei sempre sembrata sicura e determinata nei tuoi studi e ti ho ammirato da subito per questa tua qualità» le ribattè Ashley, l'atmosfera tra loro si era ormai distesa, non c'era più traccia del gelo inziale e la conversazione cominciava a rassomigliare sempre più a una normale chiacchierata tra amiche.

«Eppure all'inizio ero piena di dubbi ed è stato anche grazie alla mia famiglia che sono riuscita a fare il grande passo e a non rinunciare. Certo, i primi tempi è stato traumatico, ogni giorno era una sfida nuova per me e...tuttora a volte mi chiedo se riuscirò ad essere un buon medico, a specializzarmi in ginecologia e ad aiutare le donne a dare la vita, in quel momento così drammatico e meraviglioso allo stesso tempo, e... il solo immaginarlo mi emoziona così tanto da darmi la forza per non mollare. Adesso so di avere fatto la scelta giusta e non potrei mai pentirmene, per niente al mondo» affermò con sicurezza, niente più traccia di debolezza o timore ed Ashley vide chiaramente la luce che brillava negli occhi verde scuro di Melissa quando aveva parlato del suo lavoro futuro, riuscendo a scorgere una parte del mondo nascosto di quella ragazza che, evidentemente, non conosceva poi così bene, nonostante ci vivesse sotto lo stesso tetto da ormai tre mesi.

La mora lasciò la mano di Ashley, sollevò lo sguardo limpido e privo di qualsiasi tipo di turbamento, dischiuse le labbra e si accinse a parlare ancora.

«Quando qualcosa ti fa stare bene, non lasciarla andare»

Le ultime parole di Melissa ebbero l'intensità sonora di poco più di un soffio, ma il loro significato colpì Ashley nel profondo e parve ricollegarsi anche a una situazione diversa da quella dell'università, che però la angustiava altrettanto intensamente.

Chissà se quella frase avrebbe funzionato lo stesso anche se, al posto di 'qualcosa' , ci fosse stato 'qualcuno'.

Ashley prese a domanderselo perché lei, proprio il giorno prima, aveva deciso di allontanare una persona per evitare problemi e situazioni spiacevoli e, a dispetto dei nobili propositi, questo non la faceva stare bene affatto.

Odiava ammetterlo ma Matt le mancava, e il modo freddo con cui l'aveva liquidato il giorno prima continuava a tormentarla.

Deglutì dolorosamente, per via della gola improvvisamente secca, mentre nella sua testa facevano le capriole centinaia di pensieri diversi che si accavallavano nel tentativo di fornirle una risposta alla sua eterna confusione.

«Già, hai ragione» mormorò poco dopo, con gli occhi ancora persi nel vuoto e l'aria di chi si trova su un altro pianeta.

Melissa la fissò con curiosità, poi però non ci badò oltre: ormai aveva persino dimenticato il vero scopo della visita ad Ashley, aveva dismesso la sua posa rigida e si era rilassata, assaporando il piacere di due chiacchiere spensierate in quel pomeriggio caldo di fine estate.

«E poi l'università è un bel posto, mi ha aiutato molto a sbloccarmi e ho conosciuto tante persone in gamba...» continuò a raccontare, ma Ashley pensò bene di interromperla.

«Ti riferisci a Luke?» le domandò, provocando il rossore più intenso che avesse mai visto sulle guance di qualcuno, al punto da chiedersi se la faccia di Melissa fosse sul punto di produrre del fumo da un momento all'altro o di scoppiare, nella peggiore delle ipotesi.

«Mm..ma no..no.. cioè... anche a lui ma non solo... ho tanti compagni di corso..» cominciò a balbettare, gesticolando in maniera eccessiva e permettendo alla sua parte emotiva di avere la meglio.

«State assieme?» continuò a infierire la rossa, completamente insensibile alle richieste di pietà del viso scarlatto di Melissa, dandole così il colpo finale del ko.

«Cosa? Oddio, no!» strillò la ragazza, colta alla sprovvista, negando come se quell'opzione la disgustasse, quando invece era l'esatto contrario.

Ashley non resistette all'espressione buffa della sua amica in evidente difficoltà e rise sommessamente, portandosi una mano alla bocca.

«Scusami, non volevo metterti in imbarazzo, non c'è bisogno che tu mi risponda!» le disse, cercando di evitarle un collasso, vista l'enorme agitazione in cui versava Melissa.

«Ma no, no, anzi! In realtà è da quando siamo state in spiaggia che volevo parlartene, mi sembrava il minimo dopo che tu eri stata così gentile da mantenere il nostro segreto. - ribattè dopo aver ripreso il controllo del suo corpo, almeno in parte, poi prese un respiro e si portò una mano sul petto per calmarsi e proseguire - Noi non stiamo insieme ma...beh, lui mi piace e anche tanto, direi. - rivelò, facendosi più piccola di quanto già non fosse, serrò gli occhi e si preparò a confessare a voce alta ciò che, fino a quel momento, aveva osato fare solo tra sè e sè – io credo di essermene innamorata!» tirò fuori, respirando con l'affanno di chi ha corso una maratona.

«Ehi, calmati! È una cosa normalissima, Melissa! - cercò di tranquillizzarla Ashley, posandole una mano sulla spalla e non trattenendo un sorriso divertito per la reazione esagerata della sua amica – e lui ricambia, no?»

«Non lo so...noi non parliamo mai apertamente dei nostri sentimenti, è come se fosse tutto implicito , non c'è mai stato nemmeno un bacio, ti rendi conto? - mormorò, piena di vergogna, sperando che Ashley non ridesse di quella situazione assurda e ridicola per chiunque, e tirò un sospiro di sollievo quando notò che l'amica la ascoltava seria e con interesse – però mi fa capire in mille modi che a me ci tiene e...a volte mi pare di illudermi che anche lui provi lo stesso per me.»

«Io non lo conosco però... - mentì Ashley, ripensando alle parole di Luke e ai suoi occhi quando aveva nominato Melissa – ho come un sesto senso, secondo me anche lui è innamorato di te, dovreste solo avere il coraggio di buttarvi!» provò a incoraggiarla, prendendo posto sul letto accanto a lei.

Melissa scosse la testa, poi di colpo si ricordò del vero motivo per cui era venuta lì quel pomeriggio e decise di non rinunciare e di cogliere al volo l'occasione che si stava presentando senza che l'avesse cercata.

«Lo sai perché non possiamo, Ashley. - affermò drastica, stringendo i pugni sulle ginocchia - Luke è il migliore amico di Matt» disse, scandendo bene il nome del ragazzo e puntando gli occhi sul viso di Ashley per analizzare anche il più impercettibile segno o cambiamento.

Il profilo serio della ragazza rimase però inalterato, nessuna piega agli angoli della bocca o degli occhi, nessun sussulto, nessun rossore, niente di niente. Ashley sembrava essere diventata di marmo, fredda e imperturbabile, forse anche in maniera troppo innaturale.

La vide annuire debolmente e voltarsi nuovamente verso di lei, con degli occhi vuoti e inespressivi.

«Certo, lo so.» disse soltanto.

«Sarebbe un torto troppo grande per Michelle e gli altri, non so come la prenderebbero, non voglio perderli, sto bene qui con voi e... sono consapevole che prima o poi questa storia avrà una fine. Per adesso preferisco non pensarci e rimandare ma arriverà quel momento, non posso farci niente.» dichiarò mesta, con un velo di tristezza negli occhi.

Ashley riflettè qualche secondo, mentre i soliti pensieri occupavano la sua testa, le sopracciglia le si accigliarono leggermente per la concentrazione, i capelli le caddero in avanti, proteggendo il suo volto per qualche secondo.

«Tu e Luke però non c'entrate niente in questa faccenda ed è davvero ingiusto che dobbiate farne le spese, credo che Michelle capirebbe, o mi sbaglio?» le domandò, poco dopo.

Fino a che punto era giusto rinunciare alla propria egoistica felicità per la fedeltà a un amico o per un ideale di correttezza?

«Michelle è una persona troppo orgogliosa, non credo che accetterebbe, la prenderebbe comunque come una mancanza di rispetto verso di loro. E poi, a dirla tutta, magari Matt ha davvero fatto qualcosa di meschino, magari è davvero una persona da evitare – cercò di rincarare, per suscitare una qualche reazione in Ashley – in fondo noi cosa possiamo saperne...o tu sei a conoscenza della ragione di questo odio mortale?» chiese, scrutando l'amica con circospezione e notando che quella serietà marmorea continuava a non abbandonarla, senza sapere come interpretarla.

«No, non he ho idea – mentì spudoratamente Ashley, ostentando un distacco così studiato che spinse Melissa a chiedersi se fosse sospetto o se si stesse solo lasciando suggestionare dalle sue convinzioni errate. «A te Luke non ha mai detto niente?» continuò Ashley, nessun tono di voce strano o apparentemente falso.

«Oh, no! Lui è sempre così riservato quando si tratta di Matt! Non lo tradirebbe mai e non rivelerebbe a nessuno cose o fatti che riguardano la sua vita privata. Mi ha solo detto che l'odio di Terence e Michelle è immotivato, che è tutto un grosso equivoco e che dovrei fidarmi di lui» aggiunse, accigliando lo sguardo.

«E tu non l'hai fatto? Non ti fidi di lui?»le chiese di rimando Ashley, gettandola ancora di più in uno stato di dubbio e confusione.

Era innamorata di Luke però, quando si trattava di quella questione che rischiava di mandare a monte il loro rapporto, preferiva mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla. Si schierava dalla parte di Michelle solo per la paura di trovarsi senza più un punto di riferimento e, facendo questo, dimostrava di ferire anche Luke, dettaglio questo a cui non aveva mai pensato, fino alla domanda di Ashley.

«Io...non è che non mi fido ma...cavoli, perché deve essere tutto così complicato?» piagnucolò, tenendosi la testa dolente fra le mani.

«Già, perché? - ripetè Ashley, assorta, quasi più a sè stessa, poi si voltò verso l'amica e le carezzò i capelli – Io comunque penso che la verità assoluta non esista e che spesso le cose si ingarbuglino in modo tale che trovare un colpevole sia impossibile. Il mondo non si divide solo in buoni e cattivi, esistono anche tante sfumature diverse. Forse la verità di Terence e Michelle non è la sola e, forse, dovresti fidarti anche di Luke.» concluse, sorridendo a Melissa, che riemerse dalla valle dei suoi dubbi e trovò ristoro nel viso dell'amica, enigmatico ma rassicurante.

«Tutto si aggiusterà, prima o poi. Ne sono sicura» furono le ultime parole che Melissa udì prima di abbandonare la camera di Ashley, senza aver cavato un ragno dal buco e con ancora più incertezze e domande di prima.

L'unica cosa certa di quel pomeriggio era, forse, quella di aver piantato il seme per un'amicizia inaspettata e nuova.

 

 

«Cazzo Matt, sei proprio ridotto uno schifo! Che diamine ti è successo?» esclamò con poca gentilezza Luke, stravaccandosi sul divanetto del pub accanto all'amico, urtandolo e facendogli emettere un verso di fastidio.

Il diretto interessato, con la testa ribaltata all'indietro per la stanchezza e gli occhi chiusi nel tentativo di ritrovare un po' della serenità che gli mancava da giorni, non si degnò nemmeno si girarsi.

«Ho lavorato tutta la mattina sotto il sole, sono stanco morto, se me lo concedi» rispose apatico, sollevando la mano per portarsi alla bocca la birra e bere un sorso rinfrescante.

«Che acidità! Hai per caso le tue cose? - lo schernì Luke, ottenendo come risultato di fargli aprire gli occhi, anche se solo per ricevere un'cocchiata gelida – Matt, non è solo stamattina, sono giorni che sei praticamente intrattabile! Vuoi dirmi cosa è successo con...» cercò di dire, ma Matt intuì dove stava andando a parare, si sollevò di scatto e lo zittì con un dito minaccioso piantato sulla bocca.

«Non nominarla! Ne ho abbastanza di sentirmelo ripetere, ti ho detto che lei non c'entra, ho solo avuto dei giorni di merda, tutto qua!» gli precisò, ritornando poi nella posizione di prima e contraendo la fronte a causa dell' urlo stridulo di una barista che gli perforò il cervello.

Luke lo osservò scettico e con poca voglia di credergli ma decise di non giocare troppo con il fuoco. «Ok, sarà come dici tu» si arrese, distogliendo lo sguardo e puntandolo su una figura familiare e fastidiosa che avanzava decisa verso la loro postazione.

«Ciao Matt! È davvero da tanto che non ci si vede! - strillò Jessica quando fu abbastanza vicina, poi si buttò seduta sul lato libero accanto al ragazzo, schioccandogli un bacio sull'angolo delle labbra, al quale il biondo non reagì nemmeno, limitandosi a farle un cenno con la mano.

«Jessica, quale dispiacere!» commentò sarcastico Luke, sporgendosi appena per fare capolino da dietro l'amico e facendo oscillare la birra verso la bionda, a mo' di brindisi.

«Oh, ci sei anche tu Luke! Non ti avevo nemmeno visto e, sai, è davvero arduo non farlo con quel cespuglio orrendo che ti ritrovi al posto dei capelli!» pensò subito di mettere le cose in chiaro, con tono fintamente educato, guardandosi con attenzione meticolosa le unghie ben curate e ravvivando la sua lunga chioma.

I due non si erano mai tollerati e, nell'anno in cui Matt era stato con Jessica, il ragazzo aveva di continuo dovuto fare da paciere tra loro per evitare di litigare con la sua ragazza e con il suo migliore amico.

Era stato un incubo e, ogni volta che avevano la sventurata sorte di riincontrarsi, si ripeteva sempre la stessa storia.

A ritrovarsi schiacciato tra quei due si sentì peggio che tra uno di quegli affari usati per le torture medievali, che alla fine ti stritola tra punte acuminate e terribili sofferenze.

Che aveva fatto di male per meritarsi anche quello, in un pomeriggio in cui voleva solo spegnere il suo dannato cervello e non pensare a nulla?

Soprattutto non a 'lei', dannazione! Tutto ma non 'lei'!

La voce suadente di Jessica lo ridestò dal naufragare coi pensieri verso quella rotta proibita e, per quel motivo, dovette quasi ringraziarla.

«Devo dedurre che tu non abbia cambiato idea dall'ultima volte che noi...- si bloccò, lanciando un'occhiata eloquente a Luke, che ricambiò prontamente con una schifata – beh, hai capito!» tagliò corto, impadronendosi della spalla del ragazzo e strusciandosi contro il suo fianco con fare malizioso.

Matt non provò alcuna sensazione piacevole, quella maledetta rossa dei suoi stivali doveva averlo reso impotente nei confronti del resto della popolazione femminile, visto che l'unica per la quale provava desiderio era lei.

Sì, doveva proprio essere stregoneria.

«Non sono ancora sbronzo Jessica, se non te ne sei accorta» biascicò Matt, massaggiandosi le tempie lentamente.

«Beh, così è davvero noioso! Non sono disperata fino a questo punto! - si lamentò, uccidendo con lo sguardo Luke, che se la rideva sotto i baffi per il rifiuto scottante appena subito dalla ragazza – Deve essere proprio una cosa seria, allora! Si può sapere chi è questa? Sono proprio curiosa, dai! A me puoi dirlo!» insistette, giocherellando con la maglia di Matt, sempre avvinghiata a lui.

Il biondo si portò le mani sul viso, sospirando rumorosamente e cercando di mantenere la calma e non mandare a quel paese l'intero universo.

«Non c'è nessuna ragazza, nessuna, ok? Ho un fottuto mal di testa e credo che tra poco imploderò se non la finite di tormentarmi!» cercò per l'ennesima volta di essere ignorato, cosa che a quanto pare era impossibile quel giorno.

Jessica fece una smorfia di meraviglia e stavolta trovò un gesto di intesa in Luke, poi si gettò sullo schienale e cominciò a sorseggiare il suo drink.

Per qualche minuto Matt riuscì a rilassarsi ma ben presto un commento di Jessica lo fece ripiombare nell'incubo.

«Guardate un po' chi sta passando là fuori! Quella cricca di sfigati figli di papà e il loro corteo di leccaculo!» sghignazzò la ragazza, puntando gli occhi nella vetrata di fronte al loro tavolo, dal quale si vedeva la strada esterna.

Matt sollevò di scatto la testa a aprì gli occhi giusto in tempo per riconoscere Terence e i suoi amici.

E anche lei.

Gli camminava accanto, il suo viso era calmo e accennava anche un sorriso mentre parlava con lui.

Continuò a osservarla, finchè lei non si voltò nella sua direzione, sotto il peso di quello sguardo pungente.

I loro occhi si incrociarono, per un attimo Matt la vide vacillare e perdersi e avvertì di nuovo quel brivido nella schiena che lo fece sentire vivo, finché lo sguardo di Ashley ritornò fiero e riprese la sua solita risolutezza e l'atteggiamento tipico di chi non ha intenzione di cedere.

Non riuscì a trattenere un ghigno di sfida, a quel punto, gli occhi castani di Ashley si sgranarono indispettiti e la osservò voltarsi e interrompere il contatto visivo.

Era bastato solo quello scambio di sguardi per svegliarlo e ridargli vigore.

Dannata ragazzina.

«Guardate Michelle, con quella sua aria da sgualdrinella perfetta e suo fratello poi...crede davvero di essere figo – rise, attirandosi lo sguardo omicida di Luke, pronto a scagliarsi contro di lei se solo avesse osato parlare male di Melissa – e quella coi capelli rossi, secondo me se la fa con lui, si capisce troppo – continuò, mentre Matt accanto a lei si era irrigidito nel sentire parlare di Ashley – quasi quasi vado fuori e faccio qualche battutina innocente, ci sarebbe da ridere a vedere le loro facce!» esclamò, facendo forza sulle braccia per alzarsi dal divanetto, ma una presa sul suo polso le impedì di fare alcun movimento.

«Sta' buona, Jessica, lascia stare» la ammonì Matt, serio e con gli occhi socchiusi, mentre il gruppo ormai aveva oltrepassato la vetrata ed era scomparso dalla loro visuale.

La ragazza si voltò sconcertata verso di lui. «Ma che ti prende! Devi stare proprio male, guarda che stiamo parlando di quegli idioti che ti odiano da secoli! Davvero ti importa?» domandò, al limite dell'incredulità e sforzandosi di cogliere l'anello che le mancava per capire l'atteggiamento strano del suo ex.

«Basta, ho bisogno di fumare!» decretò Matt, alzandosi di getto e dirigendosi verso l'esterno, l'aria lì dentro si era fatta troppo soffocante.

Jessica lo seguì con lo sguardo fino a quando lo vide scomparire, poi si rivolse a Luke.

«Ma si può sapere che ha? Sta perdendo qualche rotella o cosa?» chiese, con gli occhi azzurri spalancati e sconvolti.

«Se anche lo sapessi, saresti l'ultima persona a cui lo direi» Luke si concesse un'ultima frecciatina amara nei confronti di Jessica, poi sistemò gli occhiali sul naso e sghignazzò.

«Vaffanculo» sibilò lei tra i denti, prima di scolarsi il drink e abbandonare quella compagnia scadente.

 

 

La normalità.

Una parola strana, capace di contenere da sola innumerevoli sensi, opposti tra loro.

Per molti un obiettivo da raggiungere, sinonimo di serenità e stabilità, una condizione indispensabile per vivere un'esistenza appagante e felice.

Per molti altri, una parola negativa, il simbolo della morte intellettuale e della noia infinita, qualcosa da rifuggire a tutti i costi e dal quale non farsi inghiottire se non si voleva rimanere condannati a una vita piatta e banale.

Si sentiva 'normale' Ashley quel sabato sera, in disparte, appoggiata con la schiena contro il muro di una discoteca rumorosa e affollata, e non aveva ancora capito quale delle due accezioni di quel termine fosse adatta a descrivere ciò che provava.

Tante volte aveva rincorso la normalità e, in quella settimana senza Matt, quel concetto pareva essere ritornato nella sua vita.

Nessun senso di colpa, nessun misfatto da coprire, nessuna disperata conversazione per condividere sventure e dolori, nessuna pulsione fisica sbagliata ad accarezzare i suoi sensi, nessuna voglia di baciare quelle labbra e di sentire le sue braccia attorno ai fianchi.

Niente di niente.

Tutto era tornato 'normale'.

Non bello o migliore, solo normale.

Si guardò attorno, sistemò una ciocca di capelli che il calore e l'umidità presente a livelli ultraterreni in quella stanza afosa le avevano scombinato, rovinando il lavoro perfetto delle mani sapienti di Colleen, nonchè il trucco, sparito o scolorito per via del sudore sulla pelle.

Ticchettò con le scarpe sul pavimento, aggiustò sui fianchi i jeans, che erano leggermente scivolati, poi si strinse nelle spalle, lasciate scoperte dal top nero, e incrociò le braccia al petto, sbuffando.

Terence era andato a recuperare sua sorella, già troppo brilla per camminare da sola, nel tentativo di riportarla verso l'uscita di quel luogo infernale; alla sua destra Colleen e il suo ragazzo stavano approfittando di quella pausa per amoreggiare in maniera pesante, dando vita a una poco discreta danza con le loro lingue; alla sua sinistra Melissa, schiacciata anch'essa contro il muro, era intenta a scrivere al cellulare e, a giudicare dal suo sorriso, doveva trattarsi di Luke; più in là il resto dei ragazzi del gruppo parlottavano animatamente, mentre Beth e Dean, approfittando della confusione generale, erano sgattaiolati fuori da un po', per fuggire da quel posto che non amavano particolarmente e nel quale avevano accettato di mettere piede solo perché quella era la serata dedicata a Terence e alla sua futura laurea.

«Eccoci qua, ragazzi, possiamo andare!» urlò Terence, emergendo dal mucchio di corpi che si muovevano esagitati al ritmo della musica assordante, trascinandosi sua sorella, con un broncio evidente e visibilmente contrariata nel doversene andare.

«Che palle però! É prestissimo e non mi va di tornare a casa!» si lagnò Michelle, i capelli scombinati e numerosi ciuffi scappati all'elastico che li teneva sù in una coda di cavallo. Un paio di ragazzi si voltarono a guardare le sue gambe lunghe, eccessivamente messe in mostra dal vestito corto e luccicante, di certo troppo appariscente.

«Sei ubriaca Michelle e non mi va che giri qui da sola vestita a quel modo» ribattè Terence, esageratamente protettivo.

«Non rompermi Terence, ho 22 anni e non 14, so quello che faccio e, fidati, non sono neanche lontanamente brilla! Sono solo le 3 di notte, non vorrete davvero tornare a casa!» affermò sicura, rivolgendosi al gruppo, anche se solo l'intervento del fratello le evitò una clamorosa caduta dai tacchi.

«In ogni caso a noi non va più di rimanere qui – deluse le sue aspettative Colleen, avvinghiata al suo ragazzo – se siete tutti d'accordo possiamo prendere qualcosa da bere da un'altra parte e poi tornare a casa!» propose, per non lasciare scontenta la cugina.

Il resto del gruppo non se lo fece ripetere due volte, e si accodò alla proposta di Colleen, Ashley scambiò un'occhiata eloquente con Melissa, altrettanto poco entusiasta di proseguire la serata, e le due finirono per scoppiare a ridere di quella situazione tragi-comica.

Beth e Dean si aggiunsero alla carovana, anche se i loro sbadigli in sincro suggerivano che avrebbero desiderato un'altra meta.

«Mi dispiace di averti lasciata sola poco fa, ma dovevo recuperare Michelle. Anche se è maggiorenne e vaccinata mi sento in dovere di proteggerla, soprattutto quando è troppo sù di giri, diciamo» si giustificò Terence, affiancandosi ad Ashley e cingendole i fianchi.

«Non ti preoccupare, ero insieme agli altri» sottolineò lei, nella speranza che Terence capisse che non erano una coppia e che, se si allontanava, non doveva ogni volta porgerle le sue scuse.

Ed Ashley si chiese per l'ennesima volta quella sera, se fosse davvero quella la normalità a cui aspirava.

 

 

Matt svoltò l'angolo e si infilò in un grande locale a due piani, provvisto di terrazza e giardino e grondante di gente ben vestita, una di quelle robe chic e sofisticate in cui non avrebbe mai messo piede normalmente.

Era stata solo una casualità se le sue gambe lo avevano condotto lì, in piena notte, e non di certo colpa del messaggio di Luke che lo aveva informato - sempre del tutto casualmente - di aver saputo da Melissa che Terence e tutto il gruppo si era diretto in quel posto.

Si avvicinò al bancone da solo e, al pari di uno di quegli ubriaconi disperati e depressi dei film, prese un bicchiere di alcool a caso e cominciò a consumarlo, guardandosi attorno.

Qualche ragazza lo puntò, ammiccando gli occhi o accavallando le gambe in maniera provocante ma lui, pur non volendolo, cercava solo un viso in mezzo a quella massa informe di gente.

Si stropicciò energicamente la faccia, la sua sanità mentale lo stava di sicuro abbandonando, lo sentiva, stava accadendo, ed era solo colpa di quella ragazza di cui adesso non c'era nemmeno l'ombra.

Non era mica deluso, si trovava lì per caso, no?

Prese un altro sorso dal bicchiere, poi si spostò verso una grande finestra al primo piano, per affacciarsi e liberarsi dalla sensazione di caldo opprimente che si respirava al chiuso.

Decise di finire la sua consumazione e sparire da lì alla velocità della luce, ci era rimasto anche fin troppo tempo e senza alcun apparente motivo.

Poggiò i gomiti sul parapetto, si sporse e finalmente, come in un' illuminazione, la vide.

Era in giardino, proprio sotto la finestra, si sfregava le braccia scoperte per riscaldarsi e poteva persino scorgere i suoi begli occhi, più truccati del solito e con uno strato di matita sbavata a renderli quasi drammatici.

Ignorò i battiti del suo cuore che accelerarono, poi rimase in allerta quando capì che era insieme a Terence.

La scena assomigliava a quella della spiaggia, ma stavolta era diverso.

Ashley era intenzionata a dargli un'altra chance, era stata lei stessa a dirglielo quel pomeriggio al parco, dopo aver trascorso mezz'ora abbracciata a lui, stretta al suo petto mentre lui le accarezzava i capelli e provava ad alleviare le sue sofferenze.

Prima di essere scaricato neanche un'ora dopo.

La cosa più logica era andarsene e porre fine a quella serata insensata, ma le sue gambe non ne volevano sapere di obbedire, quella sera sembravano avere vita propria e nemmeno la scusa dell'alcool reggeva, una quantità troppo esigua per supporre di essere già ubriaco.

Terence si fece di un passo più vicino ad Ashley e lei indietreggiò di riflesso.

Matt aggrottò le sopracciglia: la rossa non gli sembrava per nulla propensa a contatti ravvicinati di qualunque tipo con Terence ma forse si sbagliava, forse da quell'altezza percepiva le cose diversamente.

Se solo avesse saputo che lui era lì, vicino a lei, ad un passo, se solo avesse alzato gli occhi per un secondo lo avrebbe visto e lui avrebbe capito cose le frullava per la testa, come aveva imparato a fare da quando l'aveva guardata la prima volta.

Terence tornò alla carica e prese la sua mano, Ashley sbiancò, adesso sembrava davvero in difficoltà, gli occhi spenti, il sorriso tirato, il corpo rigido e impegnato a non entrare in collisione con quello del suo amico, a differenza di quanto succedeva con Matt, quando sembrava che si attraessero senza via d'uscita. Il biondo si sporse di più, pur senza parlare o fare qualunque cenno per rivelare la sua presenza.

Fu allora che lei alzò gli occhi, non seppe se per una fortunata coincidenza o perchè, per via delle stregonerie che di certo era capace di compiere, aveva sentito la sua presenza.

La vide spalancare gli occhi all'inizio, come se avesse visto un fantasma e poi riportarli veloci su Terence e di nuovo a lui, disperati e supplichevoli.

Il cervello di Matt elaborò quell'occhiata come una tacita richiesta di aiuto e, senza riflettere oltre, fece la prima cosa che gli venne in mente per cavarla fuori da quella situazione.

In meno di due secondi tirò fuori il braccio dalla finestra, più o meno all'altezza della testa di Terence, e vuotò l'intero contenuto residuo del suo bicchiere dritto sopra di lui.

Rientrò come un lampo prima che il poveretto lo potesse scorgere, ma fu comunque in grado di sentirlo sbraitare appellativi poco carini contro il 'coglione' che gli aveva rovinato capelli e vestiti.

Non potè trattenere un ghigno divertito e stabilì che quelli erano stati i soldi per l'alcool meglio spesi di tutta la sua vita.

Ashley corse via.

Terence, a dir poco furioso, era andato in bagno per darsi una ripulita, promettendole di tornare di lì a poco. Non l'avrebbe trovata, forse, ma a lei non importava un fico secco.

Aveva il cuore in gola e in mente ancora la scena di Matt che rovesciava il suo bicchiere sulla testa di Terence per salvarla dalle sue grinfie.

Si destreggió tra la folla, rischiando di inciampare un paio di volte e altrettante altre di finire addosso a qualcuno, poi finalmente lo intravide, mentre tranquillo e fresco come una rosa aveva raggiunto il giardino.

Prese un respiro profondo, smise di correre e avanzò a passi svelti verso di lui, Matt si accorse di lei, si spostò in una zona più nascosta del giardino e la aspettò.

«Sei..sei... completamente pazzo! - gli urlò contro Ashley, non appena lo vide di fronte a lei, appoggiato a un muro con le braccia incrociate e quella faccia da schiaffi, serafica e angelica, tipica di chi si crede perfettamente innocente – ma ti pare il modo di comportarsi! Con Terence poi, che ti odia! Se si fosse accorto che eri stato tu sarebbe scoppiato un bel casino, lo sai?» lo rimproverò, tremando senza riuscire a stare un attimo ferma.

«Beh, dovresti calmarti! Guarda che l'ho fatto per te, avevi una tale faccia disperata che il prossimo passo per liberarti di Terence sarebbe stato lanciare un SOS o i segnali di fumo!» gli ribattè lui, senza scomporsi nè accennare ad ammettere la sua colpa per aver rovinato i preziosissimi capelli e vestiti del suo ex amico.

Ashley, suo malgrado, non riuscì a trattenere una risata di fronte al suo atteggiamento sfrontato e all'immagine del drink che colava sulla faccia e sulla camicia di Terence.

«Hai visto? Ridi delle disgrazie del tuo affezionato spasimante, sei stronza tanto quanto me, mia cara» la provocò Matt, avvicinandosi a lei mentre entrambi apparivano più rilassati e l'atmosfera tra loro sembrava essere tornata la solita.

«Santo cielo, sei proprio coglione! E poi chi ti ha detto che avessi bisogno del tuo aiuto?» gli domandò lei dopo aver smesso di ridere, incarcando un sopracciglio e fingendosi offesa, ostinata a non dargliela vinta e tentando di ignorare quella strana sensazione di felicità e spensieratezza che l'aveva pervasa nell'esatto momento in cui aveva risentito la voce di Matt dopo tutti quei giorni.

«Sai, non avevi esattamente l'espressione di chi non vede l'ora di buttarsi a capofitto sulla bocca di un ragazzo, credo di sapere ancora riconoscere quando una ragazza ha voglia di saltare addosso a qualcuno» le fece notare lui, infilando le mani in tasca e affrontandola con piglio ironico.

Non era l'espressione che Ashley aveva quando ad avvicinarsi era lui, al posto di Terence, ma questo aveva preferito ometterlo.

«Infatti non volevo saltare addosso a Terence! Intendevo dire che sono ancora capace di cavarmela da sola! Non ti ricordi in spiaggia? Credo di essere perfettamente in grado di schivare dei baci sgraditi!» lo informò piccata, lanciandogli un'occhiata poco amichevole.

Matt la fissò sorridendo, poi avanzò verso di lei, passo dopo passo.

Ashley rimase ferma, lo attese farsi vicino, sempre di più, il suo cuore saltò qualche battito mentre il respiro le si affannava.

Avrebbe dovuto spostarsi, lo sapeva ma qualcosa glielo impediva, la solita dannata sensazione che si impadroniva di lei quando Matt le stava intorno.

Intanto lui si era fermato ad un palmo dal suo viso, gli occhi azzurri brillavano di una luce particolare in mezzo a quell'oscurità e la fissavano intensi, togliendole il fiato rimasto nei polmoni.

Si trovò a boccheggiare, pietrificata, senza la minima volontà di muoversi o di interrompere qualunque cosa stesse per accadere tra loro.

Matt sollevò un braccio, si prese vari secondi, si mosse con studiata lentezza, lasciandole tempo a sufficienza per permetterle di scegliere se andare via, se mandarlo di nuovo a quel paese come l'ultima volta e sparire definitivamente, ma lei non fece nulla di tutto quello.

Le dita della mano destra di Matt accarezzarono il mento di Ashley con dei lenti movimenti circolari, provocandole dei brividi incontrollati lungo il corpo, gli occhi vagarono sul suo viso per studiarne la reazione, poi si fissarono in quelli di lei e non li mollarono più.

Matt le sollevò il viso per avvicinarlo al suo, mentre l'altra mano si intrufolò tra i capelli rossi, fermandosi salda dietro la nuca e spingendola lievemente in avanti.

Si bloccò a un centimetro dalle sue labbra per lasciarle l'ultima occasione per spostarsi, per fargli capire che non lo voleva, che non lo desiderava come lui.

Ashley non si tirò indietro, lascio scivolare via quell'ultima chance per non precipitare all'inferno con lui, poi la sua vista si annebbiò e l'unica cosa che sentì furono le labbra morbide di Matt sulle sue, la loro consistenza mentre si incastravano con la sua bocca e un fortissimo calore nel petto che si propagò veloce allo stomaco e al ventre.

La terra sotto i suoi piedi doveva per forza essersi aperta in una voragine perché non la sentiva più, le parve di galleggiare o di aver perso la sensibilità delle gambe, così si aggrappò alla maglietta del ragazzo per trovare stabilità, risalendo piano coi palmi fino alle sue spalle e fermandosi su di esse.

Quel bacio aveva una delicatezza che mai si sarebbe aspettata da lui, non l'aveva colta alla sprovvista, le aveva lasciato il tempo di sottrarvisi ma lei, volontariamente, aveva scelto di farlo, di baciarlo.

Cosa avrebbe significato quel gesto da ora in poi, tra di loro e per la sua vita?

Era bello, sapeva di buono e di pericolo, e la trascinava giù, sempre di più, in un baratro dal quale sarebbe stato difficile risalire.

Matt la salvava e la affondava allo stesso tempo e non poteva farne a meno.

Quando le sue labbra si staccarono, producendo il suono colpevole di uno schiocco umido, l'incantesimo si spezzò, schiantandola di nuovo alla realtà, in quel giardino dal quale avrebbe fatto meglio a scappare al più presto, prima che qualcuno dei suoi amici la vedesse incollata al loro nemico.

«Non mi sembri così brava come dicevi a schivare, forse dovresti allenarti meglio - sussurrò Matt, ancora ad un passo dalla bocca dischiusa di Ashley, poi cambiò direzione e si avvicinò al suo orecchio – o forse devo dedurre che questo non fosse un bacio sgradito» continuò, con un tono di voce sensuale e provocante che le mozzò il fiato.

Poi, veloce come una furia, le voltò le spalle e si allontanò, facendole un saluto con la mano.

Ashley rimase immobile ma presto i suoi muscoli ripresero a rispondere agli stimoli e la sua mente realizzò cosa fosse successo, tornando lucida.

Aveva baciato Matt, era accaduto e non poteva cancellarlo.

«Razza di...razza di bastardo! Come diavolo hai osato! - gli urlò dietro, sentendolo ridacchiare da lontano – questa me la paghi, hai capito? Mi hai sentito?» continuò finchè lui si voltò, bello da morire e con un sorriso che stavolta non assomigliava per niente a un ghigno.

Era solo un sorriso, uno dei più belli che gli avesse mai visto fare.

«Buonanotte Ashley» le disse a voce alta, riprendendo a camminare.

Lei osservò la sua schiena, si contorse le mani, indecisa, ma poi strinse i pugni e capì cosa fare.

«Matt! - chiamò, facendolo voltare per la seconda volta – Alla prossima!» gli promise, sorridendo e sancendo la fine del suo folle proposito di ignorarlo, rassegnata al fatto che fosse impossibile per lei sfuggirgli.

Matt le rivolse un cenno affermativo, poi sparì dalla sua vista.

Alla fine l'aveva trovata davvero quella sera.

L'aveva ritrovata, per essere precisi.

E lei, invece, aveva perso di nuovo la sua normalità.

Ogni conquista comporta una rinuncia; la differenza l'avrebbe fatta solo il prezzo dello scambio.

 

  
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