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Autore: Nico_ya    28/05/2017    4 recensioni
L'amore, per quelli come loro, era solo qualcosa da fare per bisogno o convenienza, fugacemente in posti di fortuna: quando il corpo chiedeva si arrangiava come tutti. I sentimenti erano un'altra cosa, un lusso che solo chi è nato sotto una buona stella può concedersi e assecondare. Poi quell'incontro, nel bel mezzo del disastro...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Trafalgar Law
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Credi che gli piacciano le donne?»
Fu al terzo paragrafo del capitolo “La coltivazione in vaso” che Robin si sentì rivolgere quella domanda. «Cosa?». Nami era girata verso l’oblò che dalla biblioteca si affacciava direttamente sul ponte della Sunny. «Sì, insomma, secondo te a quel Law piaceranno le donne? Non so, non riesco a capirlo». La mora sorrise, la vanità era il vero punto debole della sua compagna. Oltre ai soldi, certo… Non era una questione d’età - d’altronde a 20 anni lei avrebbe dato qualunque cosa per non ricevere un certo tipo d’attenzioni dagli uomini - quanto di indole: per Nami i complimenti erano fondamentali, da parte dell’altro sesso, poi, quasi dovuti, e qualcosa le diceva che da quando nella sua vita era arrivato Sanji le cose erano anche peggiorate. Il punto era semplice: Nami non riusciva ad accettare che Trafalgar Law non le riservasse nessun tipo di trattamento particolare, nessun ammiccamento, nessun sorriso equivoco… «Beh, se la cosa ti interessa puoi sempre chiederglielo. Non credo avrebbe problemi a rispondere».
«Sei impazzita! No, mi risponderebbe ma senza dirmi la verità e comincerebbe a prendersi gioco di me. Ho capito il tipo: bisogna leggere tra le righe e studiarlo».
«Come vuoi, se proprio  non riesci a trattenere la curiosità…»
«Vuoi che ti aggiorni sul risultato della mia ricerca?» chiese Nami con aria maliziosa. 
«Penso che lo capirò appena rivedrò la tua faccia».
Quando Nami uscì dalla stanza Robin non poté più trattenere un sorriso: non poteva fare a meno di pensare al povero Sanji e alla sua pazienza da santo. Tutti a bordo sapevano della passione notturna di lui per la pulizia e il riordino della cucina, e di quella altrettanto tarda di lei per lo studio delle sue mappe, ma nessuno ne parlava: gli sguardi che ciascuno di loro si lanciava ad ogni riunione settimanale per i turni di guardia erano assolutamente eloquenti ma mai una parola sugli incontri “segreti” del cuoco e della navigatrice. D’altronde per lei non sarebbe stato facile affrontare l’argomento su una nave di soli uomini, certamente meno inclini al pettegolezzo. Con l’unica eccezione di Usopp: lui aveva provato una volta ad estorcerle qualche confessione, ma, dopo una battuta ammiccante e un sorriso imbarazzato, era venuto meno al suo intento. E d’altronde quello che Robin avrebbe potuto raccontare in proposito non erano altro che supposizioni frutto della propria immaginazione: per Nami era un’amica, forse la migliore (se non l’unica) ma non una sorella maggiore, ne esisteva una nella sua vita e sarebbe stata insostituibile. Se questo facesse soffrire l’archeologa? Forse un po’ ma sapeva bene quanto niente e nessuno potesse competere con con l’affetto e la gelosia che circondano i ricordi più cari. 
In quel grosso tomo sul giardinaggio non avrebbe trovato niente che le fosse d’aiuto per salvare le sue piantine di fragole attaccate dai parassiti, così si alzò un po' spazientita dalla poltrona decisa a cercar rimedio in altre pagine. Fu passando davanti alla finestra principale che si accorse dell’imperdibile siparietto che stava andando in scena sul ponte della nave: miss hot pants era arrivata in prossimità della sua preda, a cui mostrava, con malcelata noncuranza, le proprie grazie. «Che spudorata!» pensò Robin divertita, e negando a se stessa una qual punta di fastidio. Ma le mani a ciarla di Nami e il suo sporgersi in avanti verso l’interlocutore non promettevano niente di buono: era quella la sua posizione d’attacco rabbioso, quella che chiunque le aveva visto assumere più spesso verso Luffy o Zoro. 
La vide subito dopo girare i tacchi e riprender la via dell’interno. Robin sorrise: non era come spodestare un sovrano o come sottrarre un tesoro, ma allora ciò che si diceva di lui era vero, Trafalgar Law non era uno da cadere nel sacco con troppa facilità. Sarebbe stato un avversario migliore di Zoro per le sue partite di go.
Alleggerita di un non ben chiaro peso, Robin decise che la cosa migliore sarebbe stata prendere le sue piante malate e spostarle da un’altra parte della Sunny. 
L’archeologa, però, non era stata l’unica spettatrice sileziosa del fallimentare tentativo d’approccio di Nami: Usopp era rimasto lì sul ponte per tutto il tempo, abbastanza lontano per non essere considerato, abbastanza vicino per poter ascoltare. «Ti conviene non cadere in tentazione con lei: se i miei compagni lo scoprissero non arriveresti intero a Dressrosa!».
«I tuoi compagni…. Perché a te invece farebbe piacere? Per te non sarebbe un problema?» incalzò Law, aprendo gli occhi che erano rimasti chiusi da quando Nami  era sparita a sbollire la rabbia chissà dove. Usopp si sentì intimorito da quello sguardo truce ma cercò di reagire: «Tsk, sai Trafalgar, io conosco molte cose del mondo, non come quei testoni… So che una ragazza sola cercherà compagnia, e soprattutto so, per esperienza, quanto possa essere attraente chi occupa posizioni di potere...».
Un sorriso beffardo comparve sulla faccia di Law, che ora, in piedi, dava le spalle ad Usopp: «Tranquillo, Naso-ya. Non mi piacciono le ragazze».
 
 
Note: Ritorno, dopo molto tempo. L’atmosfera sulla Sunny è ancora pigra e qualcuno cerca di approfittarne… Ma le cose non vanno benissimo per Nami, vanno meglio per Sanji, che può consolarla. Sì, è inutile continuare a fingere che appena si spengono le luci una ciurma di pirati viva come in un convento: ai nostri piace divertirsi, in molti modi...
E anche il nostro serissimo Law non disdegnerebbe una “lieve dose del dolce su e giù”, solo non si sa con chi...
   
 
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