Titolo:
Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero,
romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.805 (Fidipù)
Note: Buon pomeriggio! E mentre mi sto letteralmente sciogliendo
per il caldo (penso sia da tantissimo tempo che non passavo dal dormire
con il piumione a passare al lenzuolo e finestra spalancata in pochissimo
tempo!), eccomi qua ad aggiornare con il nuovo capitolo: bene, bene, bene!
Oggi so torna a parlare di Parigi e, più precisamente, di Place du
Carrousel: piazza sita ad occidente del palazzo del Louvre, che deve il
suo nome ad una esibizione di equitazione militare, svoltasi in questo
luogo al tempo di Luigi XIV il 7 giugno 1662, in occasione della nascita
di suo figlio Luigi, il Gran Delfino. L'Arco di Trionfo del Carrousel
domina oggi questo luogo, che venne edificato fra il 1806 e il 1808 come
ingresso d'onore al Palazzo delle Tuileries. Piccola curiosità: Place du
Carrousel è il luogo dove venne ghigliottinata Maria Antonietta.
E adesso passiamo alle info della settimana: mercoledì verrà aggiornata Inori,
giovedì sarà il turno di Laki
Maika'i e venerdì ci sarà un nuovo capitolo di Miraculous Heroes 3,
mentre sabato sarà la volta di Lemonish.
Come sempre, vi ricordo la pagina
facebook per essere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime.
Infine, come al solito, voglio ringraziare tutti voi che leggete,
commentate e inserite la mia storia nelle vostre liste.
Jian atterrò su uno dei palazzi che
circondavano Place du Carrousel e rimase a osservare il gigante di
ghiaccio che si stava accanendo contro un’ala del grande e famoso museo
parigino: «Siamo i primi?» domandò, issandosi su e osservando il giovane
eroe viola al suo fianco; oltre il ragazzino, completamente in nero, Coeur
Noir fissava astiosa il nemico.
«A quanto sembra…» commentò Hawkmoth, mettendo mano ai due boomerang e
posizionandosi pronto all’attacco: «Iniziamo?»
«Ehi, mocciosetto» ghignò la voce di Chat Noir alle sue spalle: «Non
aspetti la cavalleria?»
«Siete voi che siete in ritardo» sentenziò l’eroe della farfalla con un
sorrisetto in volto: «Ma posso immaginare: avete una certa età e inizia a
farsi sentire.»
«Segnare sulla lista di cose da fare: uccidere Hawkmoth» dichiarò Chat,
prendendo il suo bastone roteandolo mentre, accanto a lui, Ladybug
sospirava e scuoteva il capo.
La coccinella si avvicinò al bordo del tetto, sentendo i rumori degli
arrivi degli altri alle sue spalle, mentre teneva lo sguardo sul colosso
di ghiaccio: «Mi sembra di esser tornata indietro nel tempo…» commentò con
un sorriso, voltandosi verso Coeur Noir: «E’ stato il tuo esordio a
Parigi, no?»
La donna sbuffò, incrociando le braccia e fissando il golem di ghiaccio:
«Marshmallow è più carino» sentenziò con un sorrisetto in volto: «Allora,
Portatrice del Miraculous della Coccinella, qual è il tuo piano?»
Ladybug rimase in silenzio, osservando il colosso di ghiaccio e poi
spostando l’attenzione sulla figura umana che, in precario equilibrio, si
ergeva sopra la piramide di vetro: «Quello dev’essere uno dei sottoposti
di Dì Ren» mormorò, indicando la persona: «Tortoise, Volpina, Bee!
Occupatevi delle persone che non si sono ancora messe in salvo» ordinò,
osservando l’eroe verde superarla e balzare nel vuoto, mentre le due
ragazze lo seguivano librandosi nel cielo: «Coeur Noir, Jian. Voi
occupatevi del nostro ospite e niente Marshamallow, un gigante di ghiaccio
è più che sufficiente per questo posto. Chat, Peacock e Hawkmoth, noi
quattro invece abbiamo un gigante di ghiaccio da scalare.»
«Non servono le mie visioni?»
«Ho già una mezza idea su come batterlo» dichiarò Ladybug sorridente: «E
poi voglio preservare il tuo potere per dopo.»
«Dopo?»
«Tutto ti sarà spiegato a tempo debito, pennuto» dichiarò Chat, posandogli
una mano sulla spalla e ghignando: «Diciamo, che dobbiamo fare una
disinfestazione in casa nostra»
«Continuo a non capire…»
«Dopo, dopo» sentenziò il felino, allontanandosi dall’amico e stirandosi i
muscoli: «Bene, andiamo a tritare un po’ di ghiaccio!» dichiarò l’eroe in
nero, saltando giù dal tetto e usando il bastone come appoggio per
raggiungere un punto più lontano del piazzale, mettendosi poi con le mani
sui fianchi a osservare il bestione di ghiaccio.
Peacock sospirò, usando Hawkmoth come appoggio e rimase a osservare
l’altro: «Ma se non andiamo, rimarrà lì per tutto il tempo?» domandò,
inclinando la testa alla parte opposta: «Oppure sta cercando qualche frase
idiota da dire?»
«Ehi, bel ghiacciolone!»
«Stava cercando qualcosa di idiota da dire» sentenziò Ladybug, sorridendo
dolcemente: «E’ così carino, non trovate?» domandò, voltandosi verso i due
compagni e trovandoli con lo sguardo sconvolto: «Andate!» ordinò,
indicando perentoria il nemico e fissandoli eseguire immediatamente
l’ordine.
La ragazza sospirò, dando un’occhiata generale alla situazione: Jian aveva
ingaggiato un duello con il sottoposto di Dì Ren – o, almeno, credeva
fosse un sottoposto –, aiutata da Coeur Noir che lanciava dardi di
ghiaccio ed entrambe stavano costringendo l’altro ad arretrare a ogni
passo; il bestione di ghiaccio era impegnato da Chat, Hawkmoth e Peacock
in una versione di acchiapparello leggermente più distruttiva di quanto
conosceva e ciò rendeva più difficoltoso il lavoro di Tortoise, Bee e
Volpina che stavano aiutando i turisti e il personale del famoso museo a
uscire indenne da tutto.
Inspirò profondamente, lanciando in aria il suo yo-yo ed evocando il Lucky
Charm, certa che dopo tutto ciò era necessario il potere ripristinatore
del suo Miraculous e sorrise, quando si ritrovò fra le mani un piccone,
decisamente adatto alle scalate; si guardò attorno, prendendo la mira e
lanciando lo yo-yo verso una delle decorazioni dell’edificio davanti a lei
e, usandolo come perno, si slanciò nel vuoto, atterrando sulla spalla del
gigante: «Fai un po’ di rodeo, my lady?» le domandò Chat, balzando sul
tetto: «Certo, devo dire che ti manca il completino da cowgirl sexy e
questo è tutto tranne che un toro…» il biondo si fermò, scuotendo il capo:
«…ma potremmo rimediare a casa, nella nostra camera.»
«Sinceramente, non voglio sapere» dichiarò Hawkmoth, lanciando un
boomerang e impedendo così al bestione di prendere la ragazza che, non
senza qualche fatica, era giunta fino alla testa.
«Neanche io» bofonchiò Peacock, balzando all’indietro ed evitando così
l’assalto del piede del mostro: «Il piano, boss?»
Ladybug non gli rispose, sfruttando una sporgenza al lato della testa del
bestione e aggrovigliandoci il filo dello yo-yo, tenendo poi ben saldo il
piccone nell’altra mano si dette la spinta e si arrampicò sopra il cranio,
usando la propria arma come se fosse un cavo di sicurezza: «Chat! Non
appena lo acceco, usa il tuo potere!»
«Come desideri, my lady!»
La ragazza annuì, scivolando un poco in avanti e arrivando a
raggiungere gli occhi del colosso: strinse il piccone,
portando indietro il braccio e colpendo con tutta la forza prima un occhio
e poi l’altro; il gigante di ghiaccio ululò di terrore, portandosi le mani
al volto e iniziando a muoversi parecchio: «Peacock!» urlò Ladybug, in
precario equilibrio e, se non fosse stato per il cavo dello yo-yo sarebbe
già caduta da tempo.
«Cosa?»
«Prendimi!» ordinò la coccinella, lasciando la presa sul manico del
piccone e tirando il filo dello yo-yo, che ritornò completamente in mano
sua, nel momento in cui Chat balzò in avanti con la mano impregnata del
potere del Cataclisma; l’eroe in blu sbarrò gli occhi, osservando la
compagna gettarsi nel vuoto mentre il nemico diventare polvere: allargò le
braccia, prendendo la coccinella e rovinando a terra con Ladybug stretta
contro: «Bella presa!» esultò la ragazza, tirandosi su e sorridendogli.
«Ehi, pennuto. Giù le zampe da mia moglie» sentenziò Chat, atterrando
vicino a loro e fissandoli: «Devo forse ricordarti…»
«E’ lei che è saltata!»
«Oh certo! Adesso si dice così quando ci provi con le mogli altrui!»
«Ehi, non sono mai andato con nessuna che era già impegnata!»
«Ah, quindi nel tuo pavoneggiare
avevi un certo codice?» la voce di Bee fece raggelare Peacock, l’eroe in
blu fece spostare velocemente la compagna a pois da sé e, con un sorriso
luminoso in volto, si alzò e si voltò verso la propria fidanzata: «Niente
sorrisi, Peacock.»
«Bee, tu sai che…»
«Lo sappiamo, piumino, che sei cambiato e che, da quando stai con la tua
bella, hai messo al coda nei pantaloni» dichiarò Volpina, poggiandosi con
il gomito alla spalla di Bee: «Ma è sempre divertente vedere come
reagisci.»
«Scusami, honey. Mi ha costretto lei…»
«Quanto mi diverto a sentirlo chiamare honey.»
«Chat, te ne vai a fare un giro sui tetti a miagolare?»
Ladybug sorrise, recuperando il Lucky Charm e lanciandolo per aria,
osservando il potere magico sistemare tutta la distruzione lasciata
indietro dal bestione di ghiaccio; si voltò poi nuovamente verso il
gruppo, vedendo Coeur Noir e Jian raggiungerli: «Il tipo?»
«Se n’è andato, non appena avete distrutto il bestione» dichiarò Coeur,
incrociando le braccia e storcendo la bocca in un’espressione schifata:
«Viscido. Veramente viscido il tipo.»
La coccinella annuì, portandosi una mano all’orecchio e sentendo il suono
familiare del conto alla rovescia: «Chat, dobbiamo tornare normali»
dichiarò, sentendo anche l’anello del marito trillare imperioso: «Ci
vediamo…»
«Da Fu?» domandò la voce allegra di Alex all’orecchio di tutti: «Così mi
aggiornate.»
«Arriviamo subito, allora.»
«Un’altra fanfiction?»
Manon alzò la testa dal cellulare, osservando Jérèmie chinò sopra di lei e
con un sorriso tranquillo in volto: «Mh. Sì.»
«Su cosa è?» le domandò il ragazzino, sedendosi al suo fianco e
fissandola, in attesa della risposta.
«Hawkmoth.»
«Il nuovo eroe di Parigi?»
«Esattamente» assentì la ragazza, inclinando la testa e sospirando:
«L’autrice ha fatto una storia dove Hawkmoth la salva e…beh, praticamente
lui poi va a trovarla a casa…»
«E da cosa nasce cosa» concluse per lei Jérèmie, annuendo con la testa:
«Sì, ho capito l’andamento. E perché quell’espressione arrabbiata? Per
caso ti piace Hawkmoth?»
«Cosa? No!»
Il ragazzo sorrise, annuendo: «Bene. Sono contento» dichiarò, facendole
l’occhiolino: «Altrimenti tutti i miei sforzi per far capire a Thomas che
ti piace sarebbe andati vani.»
«Cosa?»
«Manon, se ne sono accorti anche i muri. A parte Thomas, ma lui è idiota.»
«Tu…»
«Tranquilla, anche tu piaci a lui» sentenziò Jérèmie, sorridendole
maggiormente: «Solo stiamo parlando di Thomas e, quindi, dovrai pazientare
un po’.»
«Io…»
«Non sono cieco, Manon» continuò il ragazzo, allargando le braccia e
posandole sullo schienale della panchina: «Mi sono accorto fin dall’inizio
che ti piaceva e Thomas è un bravo amico e si merita qualcuno di speciale
al suo fianco.»
«Io…» Manon scosse la testa, poggiando il cellulare in grembo: «Non sono
niente di speciale.»
«Non è vero.»
«Quando ero piccola sono stata akumatizzata.»
«Tanti parigini lo sono stati, eppure continuano la loro vita tranquilli.»
«Non sono adatta per Thomas, fidati.»
«Manon, seriamente, sei giovanissima…»
«Ha parlato il vecchio!»
«Beh, siamo giovani e siamo ancora in tempo per fare tanti sbagli. Questo
ci rende meno adatti per qualcuno? No, perché anche quel qualcuno avrà
sicuramente fatto tanti sbagli…E Thomas, fidati, ne ha fatti e ne farà
tanti.»
Manon sorrise, voltandosi verso il ragazzo: «Sei veramente adulto…»
«Non è niente di che e…»
«Thomas me l’ha detto.»
«Oh» Jérèmie annuì, posando lo sguardo davanti a sé: «Io…» si fermò,
scuotendo la testa: «Sono certo che Thomas si fidi totalmente di te, se ti
ha detto ciò e questo ribadisce il mio giudizio sul fatto che sei perfetta
per lui, anche se…beh, abbiamo tutta la vita davanti a sé.»
«Jérèmie?» Manon osservò il ragazzo, voltarsi verso di lei e fissarla
sereno: «Se avrai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sarò.»
«Sei veramente una ragazzina speciale, Manon.»
Marinette sorrise a Wei che, con galanteria, stava tenendo aperta la porta
per le ragazze, permettendo a tutte loro di entrare: «Sembri stanca…» le
mormorò il cinese, studiandola in volto quando fu vicino a lui: «Hai
bisogno…»
«Non sto dormendo bene.»
«Abbiamo uno presenza molesta in casa» borbottò Adrien, dietro di loro:
Wei annuì, spostando nuovamente l’attenzione sulla ragazza e Marinette
notò immediatamente come l’amico fosse diventato teso. Wei era la persona
più controllata che avesse mai conosciuto, ma era anche molto leale e
sembrava non gradire chiunque facesse male a Lila o a tutti loro.
«Se avete bisogno di aiuto…»
«Ho un piano» dichiarò Marinette, regalandogli un nuovo sorriso: «E vorrei
parlarne con tutti.»
«Ottimo. Come dice Lila: il boss non si tocca.»
La ragazza sorrise, entrando nell’abitazione e inspirando il profumo di
incenso e olio che c’era in quel luogo: era tanto che non facevano una
delle loro riunioni a casa del maestro e, doveva ammettere, che le erano
mancate molto.
«Ah» bofonchiò Fu, osservandoli entrare tutti nel salotto: «Siete di nuovo
qui?»
«Andiamo, maestro» esclamò Rafael, accomodandosi al tavolino e
ridacchiando: «Gli siamo mancati, vero?»
«Come una verruca sul sedere» borbottò l’anziano, facendo ridacchiare il
parigino: «Allora? Perché siete tutti qui?»
«Ho bisogno del vostro aiuto» esordì Marinette, accomodandosi accanto ad
Adrien e sorridendo quando vide lo sguardo di Lila posarsi sorpreso su di
lei: «Che ho detto?»
«Marinette ‘lo faccio io’ Dupain…ah no, aspetta. Hai cambiato cognome.
Dicevo…» Lila tossì, schiarendosi la voce: «Marinette ‘lo faccio io’
Agreste chiede aiuto? Questa data è da segnare sul calendario!«
«Io non…»
«Volpe, dobbiamo ammetterlo» sentenziò Adrien, posando una mano sul capo
della moglie: «Ultimamente è cambiata.»
«In effetti, è vero: adesso arrossisce meno e immagino che in un certo
campo stia diventando più intraprendente.»
«Non ne hai idea.»
«Per cosa ti serve il nostro aiuto?» domandò Sarah, vedendo le guance
della moretta diventare rosse: «Riguarda…»
«Nathaniel è sotto il controllo di Dì Ren» esordì Marinette, voltandosi
verso Xiang: «Tu ce l’hai confermato.»
«Il discorso che facevamo l’altro giorno…» mormorò Lila, annuendo con la
testa: «Penso di sapere dove vuoi andare a parare e credo centri la
presenza che senti in casa, vero?»
«Sì. Io non so…» Marinette scosse il capo, inspirando profondamente: «Io
credo che Nathaniel, come sottoposto di Dì Ren, abbia ai suoi ordini
qualcosa come la Sfinge e il bestione di ghiaccio; una creatura fatta di
Quantum, invisibile agli occhi, che…»
«Che ti spia al posto suo» concluse Rafael per lei: «Sono tutti discorsi
che abbiamo già fatto l’altra sera…»
«Che ne dite se vi dico che ho un piano per sconfiggere questo spirito
invisibile?»
«Dico che sono tutta orecchie, LB.»
Qiongqi strinse i denti, mentre entrava a testa altra nell’androne e
sentiva addosso gli sguardi di Hundun e Taotie: «Eri così sicuro di te»
commentò la donna, rigirandosi l’asta fra le mani: «Così certo che li
avresti sconfitti e portato i Miraculous al nostro signore.»
«Perché non lo fai tu, Hundun? A parte un misero attacco, non hai fatto
nient’altro.»
Hundun piegò le labbra in un sorriso, ridendo e gettando indietro la
testa: «Forse perché attendo che voi altri vi togliete di mezzo con i
vostri fallimenti? Per esempio il caro Taotie…»
«Pensa ai tuoi fallimenti, donna.»
«Io non ho fallito.» dichiarò Qiongqi, superandoli e dirigendosi verso le
scale che portavano al piano superiore, sentendo la risata di Taotie alle
sue spalle: «Oh, certo che no. Infatti sei qui, carico di Miraculous. Hai
ragione, non hai fallito.» commentò Hundun, ridendo sguaiata.
Qiongqi strinse la mascella, evitando di rispondere all’accusa di Hundun e
si guardò attorno: «Dov’è Taowu?» domandò, non notando il giovane
elemento; Taotie bofonchiò qualcosa, mentre Hundun scosse le spalle come a
risposta che non sapeva dove era.
«Spero non abbia in mente di fare chissà quale sciocchezza…»
Qiongqi riprese il suo cammino, diretto verso la stanza che il suo signore
gli aveva concesso in quell’abitazione, mentre i pensieri andavano al
giovane Taowu: sembrava così ossessionato da qualcuno dell’altra sua vita,
talmente tanto che aveva sentito il suo signore riprenderlo più volte.
Forse…
No, sicuramente era immerso nell’altra sua vita.
Taowu non era idiota.
Non avrebbe commesso errori.
Marinette entrò in casa, poggiando la borsa vicino alla porta d’ingresso,
togliendosi poi il soprabito e le scarpe; a piedi nudi si diresse verso il
divano, distendendosi e sospirando soddisfatta: si portò una mano sulla
fronte e l’altra l’appoggiò sull’addome, socchiudendo poi le palpebre e
lasciandosi andare alla stanchezza del corpo.
Era lì.
Davanti a lui.
Così perfetta, così bella.
Allungò una mano, tenendola a pochi centimetri dal volto.
Avrebbe tanto voluto toccarla, avvertire il calore della sua pelle contro
le dita.
Poteva farlo?
Poteva sfiorarla?
Marinette rimase immobile, avvertendo l’aria spostarsi vicino al proprio
viso e ciò avvalorò la sua ipotesi: c’era una presenza invisibile in casa;
inspirò profondamente, mentre sentiva sulla sua guancia qualcosa: un dito?
Sì, sembrava un dito.
Qualcosa la stava accarezzando.
Un movimento lento e delicato, che seguiva il contorno della mascella.
Esattamente come aveva visto Peacock nella visione: mentre erano da Fu
aveva chiesto all’amico se poteva vedere qualcosa e Rafael aveva
acconsentito, trasformandosi nuovamente e attivando il proprio potere
speciale; ciò che aveva visto era quello che lei stava vivendo in
quell’esatto momento.
«Chat Noir, tocca a te!» esclamò, balzando all’indietro e osservando un
pacco di farina venire lanciato e aprirsi, cospargendo di polvere bianca
la presenza e rivelando le sembianze femminili di quest’ultima; Marinette
rimase immobile a fissare il nuovo nemico, riprendendosi quando Chat le
balzò davanti.
«A quanto sembra devo darti una seconda lezione, mio caro ex-Dessinateur.»
«Veramente la prima volta…»
«Principessa, che ne dici di andare a metterti al sicuro?» domandò Chat,
voltandosi verso di lei e sorridendole dolcemente: «Qui ci penso io.»
«Ah, vuoi fare tutto da solo?» domandò Volpina, comparendo sulla porta che
dava sul terrazzo con Tortoise: «Perché noi due dovremmo…»
«Beh, io dovrei andare a casa a fare i compiti» dichiarò Hawkmoth, aprendo
la porta d’ingresso e comparendo sulla soglia, con alle spalle Jian e
Mogui: «Quindi se mi dite che posso andare…»
«Sì, in effetti se vuole fare il bell’eroe da solo, dovrebbe solo
avvisarci e ce ne andiamo» commentò Peacock, balzando sul tavolo della
cucina mentre Bee appariva dal corridoio che portava alle camere: «Una
parola e ti lasciamo da solo a combattere per la tua…»
«Non me ne passate una, eh?» borbottò Chat, scuotendo la testa:
«Principessa, qui lascia fare agli eroi.»
Marinette annuì, correndo verso la camera da letto e osservando Tikki
uscire dal suo nascondiglio: «E’ andato tutto come da programma» sentenziò
la kwami, sorridendole: «E, adesso, hai solo una cosa dire.»
La ragazza annuì, sentendo i primi rumori dello scontro dall’altra parte:
sì, c’era senza ombra di dubbio bisogno di Ladybug.
Era certa che i suoi amici avrebbero sconfitto facilmente la creatura di
Quantum, però…
Però c’era assolutamente bisogno del potere rigenerante del suo
Miraculous.
«Tikki, trasformami!»