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Autore: JoeyTre    29/05/2017    0 recensioni
Che cosa succede quando il passato è un mistero che tormenta il presente? Kim è una ragazza combattiva e sicura di sé, ma un mistero che riguarda le sue origini la trascinerà alla pericolosa scoperta della sua identità.
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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piccola



Il giorno seguente cammino a testa bassa lungo i corridoi della Princeton High. E' solo la prima settimana qui, e già sogno di andarmene via. Mia madre è ancora in preda al panico per la storia di Jake. Pensa che questo sia uno di quei periodi difficili in cui ho bisogno di parlare con qualcuno che possa capire questa mia complicata fase dell'adolescenza. Il punto, tuttavia, è un altro. L'adolescenza fa schifo per tutti.
"Ehi, Kim" la voce di Melanie mi distrae. La noto camminare accanto a me lungo il corridoio.
"Ciao, Melanie" dico con fare distratto. Mi sono completamente dimenticata del fatto che debba farmi da tutor per tutta la prima settimana.
"Puoi chiamarmi Mel, se vuoi" mi dice in tono gentile.
"Senti, non serve che tu mi faccia da tutor" dico forzando un sorriso.
"Perché? Fa sempre comodo avere qualcuno con cui parlare. I primi giorni possono essere un po'...difficili".
Dalle sue parole capisco tutto.
"E' stato il preside a dirti di seguirmi, vero?".
Melanie si agita per qualche istante, alla ricerca di una buona scusa.
"Tranquilla, ti risparmio la fatica" sussurro, e mi volto per andarmene.
"Kim, gli armadietti sono dall'altra parte" mi corregge lei.
"D'accordo" sbotto, tornando indietro "seguimi pure, non ho nulla da nascondere".
"Questo lo so" ridacchia lei, portandosi una ciocca dei suoi lunghi capelli ricci dietro l'orecchio.
"Cosa vuoi dire?" le chiedo.
"Tutti parlano di te a scuola. Sai, per quel pugno".
Annuisco, senza capire dove Melanie voglia arrivare.
"Penso che Jake Touillard se lo sia meritato. E' uno stronzo abissale" mi confessa a voce bassa, guardandosi intorno per assicurarsi di non essere ascoltata.
"Wow, Melanie. Hai scoperto l'acqua calda" le rispondo in tono ironico.
Lei sorride, poi mi guarda ancora una volta. Sembra tormentata da un dubbio.
"Che c'è?" le chiedo, continuando a camminare lungo il corridoio.
"Gira una voce su di te, a scuola. E vorrei capire se è vera" mi risponde dopo aver tentennato qualche istante, in preda all'indecisione.
"Wow, questo è un record. Sono qui da meno di due giorni e già circolano voci sul mio conto. Devo controllare i muri del bagno?".
"E' vero che conosci Hunter?" mi chiede Melanie a bassa voce.
"Non ho idea di chi sia costui" ribatto in tono secco.
Melanie sembra sorpresa della mia assoluta ignoranza.
"Andiamo, non dirmi che non lo conosci. Dal modo in cui ti comporti, da come hai trattato il ragazzo più popolare della scuola, sembra che lui stesso ti abbia mandato qui. Siete...colleghi?".
"Non so come dirtelo, Mel. Non ho idea di chi sia questo Hunter".
La ragazza mi fa segno di abbassare la voce. Probabilmente sarà una di quelle leggende metropolitane che circola alla Princeton High da diverso tempo. La reazione di Melanie mi spinge a volerne sapere di più.
"Chi sarebbe questo Hunter?" chiedo, rallentando e fermandomi al centro del corridoio. Anche Melanie fa lo stesso.
"E' qualcuno che lavora in incognito" mi dice, sforzandosi di trovare le parole giuste.
"E che razza di lavoro fa?" chiedo. Il suo modo cauto di dare informazioni inizia a spazientirmi.
"Qualsiasi lavoro tu gli chieda di fare" mi dice sottovoce. La campanella segna l'inizio delle lezioni, e il frastuono causato dalla miriade di studenti impegnati a cercare la propria aula copre la voce di Melanie.
Scuoto la testa, decisa a non voler più sentir parlare di queste stupide leggende. Più di qualcuno sembra notarci al centro del corridoio dove ci siamo fermate per parlare.
"C'è qualcosa che non va" mi dice Melanie. Ed ha ragione. Diversi sguardi si posano su di noi. Sento alcune risatine soffocate, mentre un cattivo presentimento inizia a farsi largo dentro di me.
Mi volto alla ricerca del mio armadietto, notando un piccolo gruppo di studenti che si è fermato ad osservarlo.
"Kim..." mi dice Melanie, tentando di fermarmi. Ma io sono già lì, alla fine del corridoio. Qualcuno mi fa spazio per lasciarmi passare. Il mio armadietto è ricoperto di uova rotte e farina. Al centro campeggia la patetica firma dell'autore, un foglio con su scritto "Ciao Lilla".
"Stronzo abissale" ripete Melanie, che si ferma alle mie spalle.
Jake Touillard ha appena mosso un'altra pedina. Una vera e propria dichiarazione di guerra.
"Ci andrai alla festa della squadra di basket di domani?" le chiedo, aprendo l'armadietto per prendere il libro di matematica e sporcandomi le mani di farina.
"Sì, certo. Ma si terrà a casa di Jake, non credo che ti convenga venire".
Io la guardo ancora una volta, per poi sorridere.
"Invece mi conviene. Mi conviene tantissimo".


 


"Continuo a pensare che questa non sia una buona idea" mi dice Melanie, mentre camminiamo lungo il vialetto che conduce alla spledida villa dei Touillard. Indossa un lungo abito verde smeraldo e una giacca di jeans, un look perfetto per gli ultimi giorni di settembre. Io ho messo un semplice vestitino nero, e ho raccolto i capelli in una coda bassa. Dall'enorme casa a tre piani provengono i tipici rumori di una festa che sembra essere decollata da tempo. D'altronde, ho avuto bisogno di più di un'ora per convincere mia madre a lasciarmi venire.
"Jake avrà quel che si merita" dico più a me stessa che a lei. Melanie si schiarisce la voce di proposito.
"Non vorrai rovinare la festa" aggiunge poi in tono perentorio.
Io alzo le mani in segno di resa.
"Probabilmente dovrei chiamare uno come Hunter per fare una cosa del genere" aggiungo con una risata.
"Fossi in te non scherzerei su uno come lui. C'è chi dice che sia pericolosissimo".
"Non m'importa nulla delle voci, Mel. Dovresti iniziare a fare lo stesso anche tu" aggiungo poi.
"C'è chi dice che abbia portato a termine anche degli omicidi su commissione".
Io scuoto la testa, decisa a non voler più ascoltare. Un sottofondo di musica techno ci raggiunge, mentre siamo ferme davanti alla porta d'ingresso che è spalancata per far uscire due ragazzi ubriachi. Li osservo mentre barcollano e vomitano sul prato perfettamente curato del giardino. Sembrano entrambi due giocatori di basket.
"Oh mio dio, che schifo" commenta Mel, mentre avanza all'interno del grande atrio. La casa è magnifica. O almeno, quel che resta lo è. E' piena di ragazzi e puzza di alcol e sudore. Mi viene il voltastomaco.
Raggiungo il giardino posteriore, alla ricerca del re della serata. Mi immagino di trovarlo ubriaco e completamente fuori di sé, e questo mi provoca un brivido di eccitazione, mentre penso alle diverse modalità con cui potrò finalmente muovere la mia pedina.
Qualcuno afferra il mio polso, e lo stringe con forza. E' un ragazzo biondo, anche lui prossimo al coma etilico, che mi guarda sforzandosi di riconoscermi.
"Tu sei... quella puttanella che le ha suonate a Jackie, eh?" biascica, mentre cerca di tenere gli occhi aperti.
"Lasciami andare" dico ad alta voce, strattonando il braccio. Lui scoppia a ridere.
"Ti piace lui, non è vero?".
La domanda rimane sospesa nel vuoto. Non ho voglia di discutere con questo zombie, e tanto comunque domani non se lo ricorderà nemmeno. Ho solo voglia di prendere a calci quello schifoso. E proprio mentre penso questo, lo vedo. E' a bordo piscina, che beve un cocktail e parla con una ragazza dell'ultimo anno. I suoi occhi azzurri si illuminano in una risata che accentua due minuscole fossette. Sulla guancia ha ancora il livido del mio pugno dell'altro giorno.  
Mi avvicino, mentre sento la rabbia montare ad oggi passo, come un fuoco che ribolle senza darmi tregua.
"Allora sei venuta, alla fine...Lilla" mi dice Jake in tono beffardo.
Io scuoto la testa e incrocio le braccia.
"Hai davvero una bella faccia tosta, Touillard".
"E questa chi è?" chiede la ragazza, che sembra essere divertita dall'intera situazione.
"Una patetica del secondo anno" risponde lui, portando un braccio sulle sue spalle.
"Sfigato" dico a denti stretti, ma non gli do il tempo di rispondere.
Lo spingo con tutte le mie forze. Jake si accorge troppo tardi, e non ha il tempo necessario per opporre abbastanza resistenza. Lo vedo sprofondare sott'acqua.
Il tuffo mi bagna il vestito e le gambe, perciò faccio qualche piccolo passo indietro, ma rimango lì sul posto, come se fossi pietrificata. L'intera situazione mi sembra surreale.
La ragazza dell'ultimo anno si porta le mani alla bocca, piegandosi verso la piscina. Jake è ancora sott'acqua, ed io lo fisso senza riuscire a muovermi.
"Che diavolo hai fatto? Non sa nuotare!" esclama poi, in preda al panico.
"Aiuto! Jake non sa nuotare!".
Di scatto mi lancio verso la piscina. Il tuffo è rapido e l'acqua è freddissima. Mi spingo in profondità, alla disperata ricerca del suo braccio. Il cloro è come fuoco negli occhi che cerco di tenere aperti.
Finalmente afferro la sua mano, e lo trascino con me in superficie. Quando inspiro l'aria per la prima volta, tutti gli invitati sono a bordo piscina che guardano la scena in un silenzio assordante. Qualcuno ci aiuta ad uscire.
"Ha perso i sensi!"
"Qualcuno faccia qualcosa".
Io sono ancora accanto a lui. Prendo fra le mani la sua faccia e inizio a praticare la respirazione bocca a bocca. Poi il massaggio cardiaco, come ho imparato in uno dei mille corsi di aggiornamento che ho visto fare a mia madre.
Dopo qualche secondo, Jake tossisce.
Poi apre gli occhi, e mi guarda confuso e spaventato. Le sue mani tremano.
E anche le mie.
"Lilla... che cazzo hai fatto?" mi chiede con l'ultimo filo di voce che gli è rimasto, mentre tossisce disperato.
E' proprio la stessa domanda che mi sto facendo io.
 
   
 
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