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Autore: nikita82roma    29/05/2017    4 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Il pranzo era finito con le ultime briciole della torta di carote. Mike aveva insistito per non farle pagare il conto, un bentornata, le aveva detto, nella speranza che non facesse passare altri dieci anni prima di rimettere piede lì, altrimenti lui non ce lo avrebbe trovato. Gli promise che sarebbe tornata, presto.

Erano state fuori più di quanto avesse preventivato, ma quando tornò al distretto non c’era ombra né di Castle né di Montgomery.

- Il Capitano ha chiamato dicendo che tarderanno un po'- la avvertì Esposito mentre prendeva posto alla sua scrivania, facendo accomodare Joy nel posto che solitamente occupava Castle. La bambina tirò fuori un libro ed un quaderno e si appoggiò sulla scrivania di Kate che le fece spazio spostando la pila di fascicoli da finire di sistemare. Di tanto in tanto Beckett interrompeva il lavoro per osservarla mentre faceva i compiti in silenzio: le aveva detto che domani aveva una importante verifica di matematica e che doveva studiare. Si trovò a sbirciare più volte il suo quaderno, controllando i suoi esercizi, le venne quasi istintivo avvisarla di un errore e correggerlo insieme a lei. Ebbe un flash, rivedendosi al posto di Joy, sulla scrivania dello studio di Johanna che la aiutava a fare i compiti in quei giorni che dopo aver pranzato insieme la portava con se a lavoro e per lei, nonostante tutto, quello erano giorni speciali perché poteva passare più tempo con la sua mamma. Joy le sorrise ringraziandola, cancellò e corresse l’errore, mente Kate la accarezzò indugiando con la mano tra i suoi capelli, come faceva sua madre. La detective chiuse gli occhi mentre sensazioni presenti e passate lottavano dentro di lei per prendere il sopravvento. Fu così che Lanie le trovò entrando al distretto con una busta con dei referti.

- Hai visto dottoressa, oggi Beckett fa la baby sitter per Castle! - Esclamò Esposito.

Kate alzò la testa ed i suoi occhi incontrarono quelli dell’amica che fissava Beckett con un braccio appoggiato sulla spalliera della sedia di Joy ed il busto proteso verso di lei. Quando la bambina si rese conto di essere al centro dei loro discorsi anche lei alzò lo sguardo verso Lanie che ora le poteva vedere insieme, vicine, intente a guardarla: le espressioni erano diverse, curiosa quella di Joy, preoccupata quella di Kate, ma non c’era bisogno del test del DNA per notare la somiglianza: la bocca, il naso, gli occhi della stessa sfumatura di verde con quei riflessi nocciola. 

Beckett fulminò il collega ispanico con uno sguardo e subito si rimise a lavoro sul rapporto del caso di quella mattina.

- Ciao Joy! Finalmente ti conosco, io sono Lanie ed ho sentito tanto parlare di te! - la dottoressa si avvicinò lasciando una cartellina a Ryan.

-  Piacere mio. Chi è che parla di me? - Chiese la piccola senza accorgersi che Beckett in quel momento avrebbe smaterializzato Lanie.

- Castle, dolcezza! A proposito dov’è? - Si guardò intorno ma prima che potesse risponderle lo scrittore apparve dietro di lei.

- Mi cercavi dottoressa Parish? Nemmeno tu puoi resistere a lungo senza di me? - Disse Rick schernendola

- Finiscila Castle! Possiamo tutte resistere a lungo senza di te! 

- Dottoressa, così distruggi la mia autostima ed il mio ego! - disse lui con fare melodrammatico facendo ridere Joy. - E tu JJ? Anche tu resisti a lungo senza di me? 

- Uhm… sono stata bene con Kate, però sono anche felice che sei tornato.

- Dai rimetti tutto a posto così togliamo il disturbo e andiamo a casa così ti riposi un po'! Io intanto vi vado a preparare un caffè a tutti, Beckett mi accompagni?

Kate lo seguì nella sala relax, osservandolo mentre armeggiava con la macchina del caffè. Da quando lo aveva conosciuto per lei Castle era sempre stato il bambino mai cresciuto, l’irresponsabile ed invece ora in lui vedeva un padre attento, non solo per Alexis che aveva sempre considerato molto più matura di lui, ma anche per sua figlia. Era difficile dirlo ed ammetterlo, ma Castle si comportava da perfetto padre per Joy era sicura che lui non sarebbe stato come gli altri, che non l’avrebbe lasciata alle prime difficoltà che le avrebbe dato tutto quello di cui aveva bisogno e tra loro due quella che si sentiva in difetto era lei. Stava scoprendo una nuova parte di lui ed ammettere che le piaceva e che forse su di lui si era sbagliata in quel momento era difficile.

- Spero non sia stato un problema per te occuparti di lei. - le disse mentre le porgeva il suo caffè

- No, no, assolutamente. È stato un piacere, Joy è una bambina fantastica. Mi ha detto di dirti che abbiamo mangiato polpette e purè e che ci siamo divise una fetta di torta alle carote. La responsabilità è mia Castle. - Gli sorrise e lui fece altrettanto.

- Ok, Beckett, se è responsabilità tua sei perdonata! Senti, stavo pensando, visto che è il compleanno di Joy questo fine settimana, vorrei organizzare qualcosa per lei, magari invitando i suoi amici di scuola, ti andrebbe di venire?

- Io? È una cosa per bambini, io non so se…

- Sono sicuro che a Joy farebbe piacere e farebbe piacere anche a me. - le disse serio mentre lei si sentì troppo stretta in quella stanza con lui.

- Ok, farò il possibile, omicidi permettendo. - Prese una delle tazze che aveva appena fatto ed uscì fuori prima che lui  finisse le altre. Aveva bisogno di distanza da tutti. Diede il caffè a Lanie ed aspettò che Castle tornasse con gli altri due per Ryan ed Esposito.

- Sei pronta Joy? Dai saluta tutti ed andiamo! - La esortò lo scrittore prendendo il suo zaino. Così la bambina salutò per primi i due detective e la dottoressa ed infine Beckett.

- Grazie per il pranzo Kate.

- Grazie a te per la compagnia Joy. - le rispose piegandosi per essere alla sua altezza e la bambina la abbracciò dandole un bacio sulla guancia, cogliendola di sorpresa.

- A domani Beckett! - la salutò lo scrittore.

- Ciao Castle!

Lanie e Kate si guardarono in silenzio e poco dopo che Castle se ne fu andato anche lei tornò in laboratorio. Kate non si era ancora rimessa seduta che il suo cellulare vibrò. 

“Io e te, stasera, cena insieme. Non accetto un no”. Il messaggio di Lanie non ammetteva repliche, così Beckett rispose con un veloce e distratto “Ok”, ancora persa nell’abbraccio di sua figlia.

 

Kate aveva aperto la porta di casa lasciando entrare Lanie, si era poi buttata sul divano lasciando che lei facesse il resto, tra loro non c’era bisogno certo di formalità. Si erano accordate per una cena a casa di Kate, il modo più pratico per poter chiacchierare liberamente ed era esattamente quello per cui Lanie era lì, oltre che per magiare quelle pizze giganti e finire una bottiglia di vino che aveva preso andando lì.

Anche la spigliata dottoressa, però, si trovò in difficoltà ad affrontare l’argomento per cui era lì. La sua amica, più pensierosa e silenziosa del solito, aveva mangiato appena, con poca voglia uno spicchio di pizza, giocherellando con un pezzo di crosta sul vassoio.

- Come è andata oggi? - Le chiese infine Lanie facendosi coraggio.

- Bene. Cioè, sì… bene. L’ho portata a mangiare da Mike…

Lanie sapeva cosa voleva dire quel posto per lei, sapeva che lo evitava accuratamente, che era lì che aveva aspettato ore invano Johanna.

- Perché?

- Mi ci portava sempre mia madre… io… non lo so, avevo bisogno di un posto così, familiare… - Kate fece una pausa e bevve un sorso di vino. - Le piacciono le polpette con il purè, come a me… A quante persone piacciono al mondo, Lanie? Milioni? Eppure perché mi sembra così speciale questo?

- Perché è tua figlia, cerchi te stessa in lei e fattelo dire tesoro, vi assomigliate tantissimo. Avete lo stesso sguardo, ed anche la bocca è identica! 

- È tutto così strano… Fuori da scuola una sua amica le ha chiesto se ero la sua nuova mamma, mi sono sentita morire… Alcune volte ho avuto la tentazione di dirle tutto, di abbracciarla e chiederle scusa per quello che ho fatto… - Ammise Kate.

- Quando pensi di dirglielo? Kate, Joy è sveglia, lo deve sapere. È giusto per te e per lei. Poi potrebbe anche odiarti ma lo devi mettere in conto.

- Non so se sono pronta per questo. Io vorrei parlarne prima con Castle, ma non so come…

- Digli solo la verità.

- Che ho abbandonato mia figlia appena nata? Che non sono stata abbastanza forte da andarla a riprendere quando avrei voluto? Che grazie a me ha avuto una vita orribile?

- Ehy frena ragazza, che vuoi dire che avresti voluto riprenderla? 

- Avevo tre mesi per ripensarci. E un paio di giorni prima dello scadere dei tre mesi avevo guardato il calendario. Un colpo di testa. Sono tornata in ospedale e mi hanno detto a quale struttura era stata affidata, sono andata lì ma lei non c’era, era stata già data in affidamento ad una famiglia. I signori Collins, non dimenticherò mai quel nome. Volevano proprio una bambina appena nata… L’assistente sociale che allora si occupava di Joy mi ha chiesto se ero proprio sicura di rivolerla, perché lei ora aveva una famiglia, che ci dovevo pensare bene ed ho pensato che lei sarebbe stata più felice così… poi l’hanno portata indietro, come un giocattolo rotto, quando hanno scoperto che era malata… Se fossi stata solo più forte quel giorno…

Kate aveva gli occhi umidi e stava distruggendo un fazzoletto di carta che aveva tra le mani, riportare a galla quei momenti sommersi da dieci anni era un raschiarsi l’anima con lame affilate, ma era consapevole che sarebbe stato così e sarebbe stato sempre peggio, soprattutto quando la cosa sarebbe stata palese per tutti, perchè se c’era una cosa che aveva capito era che non c’era più possibilità di “se la cosa fosse stata palese”, ma solo di “quando”. Lanie appoggiò la propria mano sulle sue, un misero tentativo di darle conforto e di evitare che massacrasse ancora di più quel povero pezzo di carta.

- Non puoi fartene una colpa. Non potevi sapere cosa sarebbe accaduto. Hai scelto la cosa che pensavi fosse migliore per lei.

- Come potrò mai spiegarglielo, Lanie? 

- Non lo so, ma più passerà il tempo più sarà difficile. 

Kate sapeva che era vero, sapeva che sarebbe stato meglio dirlo subito, a Joy e Castle, prima che i rapporti diventassero più complicati, per provare a ricostruire un rapporto senza menzogne con sua figlia, ma la realtà era che Kate ne era spaventata perché non sapeva cosa fare. Avrebbe mai potuto dirle che era sua madre e lasciare che fosse Castle a prendersene cura? Avrebbe dovuto trovare un accordo con lui? Rivendicare i propri diritti? Lei non ne aveva, non aveva nessun diritto su Joy da quasi dieci anni. Voleva solo starle vicino, in qualsiasi modo le fosse permesso perché dopo quel giorno sapeva che per quanto sarebbe stato difficile, non l’avrebbe più potuta lasciare e se Joy l’avesse voluta solo come amica, avrebbe accettato quel ruolo, almeno per il momento.

   
 
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