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Autore: Vanessa1995    29/05/2017    1 recensioni
Ned Stark, dopo la fine della ribellione, torna a casa con una bambina e sua madre.
Anni dopo Theon e Robb chiedono ad Emily di scegliere uno dei due, ma questa non vuole scegliere tra di loro e passa una notte con entrambi.
Poco dopo il corteo reale arriva a Grande Inverno ed Emily deve partire con loro, ma otto mesi dopo la ragazza dà alla luce una bambina, la cui nascita rischia di far crollare il regno nel caos.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 7

Il piccolo rigonfiamento sotto i vestiti di Emily non appariva molto evidente, tuttavia c'era.
Da circa un mese la giovane aveva incominciato a sognare una bambina. Con il passare del tempo si era convinta che fosse un segno degli dei - doveva esserlo - e incominciò a prendere in considerazione vari nomi femminili.
Il giorno del torneo in onore di Eddard Stark la giovane, dopo aver aiutato Sansa a vestirsi, tornò nella sua stanza ed esaminò la lista di nomi che stava valutando di dare alla sua creatura.
Il lord di Grande Inverno, data la sua condizione e sapendo bene come potesse essere violenta la giostra, le aveva imposto di restare nella Torre della Mano, poiché temeva che eventuali scene violente e la vista del sangue non le avrebbe fatto bene.
Per Sansa la gravidanza della sua serva era un evento bellissimo e ammirava, magari persino con una certa invidia, il ventre gonfio della sedicenne e ogni tanto lo accarezzava dolcemente. Al contrario, per sua sorella Arya sembrava un vero e proprio dramma, poiché sembrava molto riluttante all'idea di un bambino che le girava attorno. Anche il solo pensiero di sposarsi sembrava farle venire l'orticaria.
« Catelyn, Minisa, Lily, Lyanna, Margaret, Asha, Lana, Eowyn... » rilesse i nomi e cancellò con decisione il nome di sua madre, domandandosi cosa le fosse passato per la testa quando aveva valutato di darlo a sua figlia. Nessuno di quei nomi la convinceva del tutto, ma tanto aveva a sua disposizione ancora circa sei mesi per pensarci.
Passò tutto il giorno ad interrogarsi sul nome giusto da dare alla sua ipotetica bimba e ad accarezzare il ventre. A volte parlava mente lo faceva e le chiedeva come avrebbe preferito chiamarsi, però in questo non la poteva aiutare.
Per quanto riguardava il torneo, alle sue orecchie non arrivava nessuna novità. Ogni tanto guardava fuori da una delle finestre della torre e guardava in direzione del luogo dove erano stati allestiti i palchi per vedere la giostra. Poteva notare i colori accesi delle case, sebbene non riuscisse a distinguerli bene tanto erano distanti.
All'ora di pranzo scese nelle cucine del castello per procurarsi del cibo. Dal modo in cui la trattò la servitù che lavorava lì, ovvero con molta gentilezza, le venne il sospetto che sapessero della sua gravidanza. Forse avevano ricevuto l'ordine di accontentarla in tutto e per tutto dallo Stark, nonostante fosse una bastarda, per di più non nobile, e incinta di un bastardo.

Quando quella sera Sansa ritornò dalla giostra, le raccontò eccitata quanto accaduto. Le parlò con molta ammirazione in particolare di Loras Tyrell. Lo descrisse come un cavaliere dai lunghi riccioli scuri e gli occhi color oro. Cavalcava su un cavallo coperto di fiori e le aveva persino regalato una magnifica rosa. In cuor suo la sedicenne pregò che Joffrey non si fosse offeso per quanto accaduto, ma non espresse le sue preoccupazioni alla sua padrona temendo di ferirla e non volendo rovinare la sua gioia.

Il giorno seguente si ritrovò di nuovo da sola, però stavolta decise di non passare la giornata a decidere finalmente che nome dare a sua figlia, sempre se davvero si fosse trattato di una femmina. I suoi sogni sembravano pensarla così e lei non era tipa da sottovalutare i segni che gli dei sembravano voler dare.
Scelse di uscire fuori dalla torre e andare nei giardini del castello. Di solito lei e Sansa una volta al giorno facevano una passeggiata in essi. Entrambe erano rimaste subito conquistate dalla loro magnificenza: i fiori, le piante, l’erba verdissima. La cosa che più amava Emily di quel posto? Semplice, il roseto che si trovava in un angolo del giardino, come se avessero voluto nasconderlo: le piante di rose circondavano una statua raffigurante una bellissima donna dai lunghi capelli e con indosso un’armatura. Secondo la leggenda si trattava di Visenya Targaryen, una delle mogli di Aegon I, tuttavia non era sicuro e perciò Robert aveva lasciato la statua al suo posto. Se avesse avuto la certezza che raffigurava Visenya di sicuro l’avrebbe distrutta altrimenti.
La serva raggiunse quel punto del giardino e, una volta arrivata, si avvicinò alla maestosa statua di pietra grigia che si trovava sopra ad una piattaforma rotonda dello stesso materiale. Di sicuro era stata una guerriera a giudicare dall'armatura che indossava e dalla spada che teneva in mano.
« Anche le donne possono combattere. » osservò la rossa, avvicinandosi alla statua e sfiorando con la punta delle dita la lama della spada. Chissà quante battaglie aveva vinto quella donna e se veramente era stata una delle due mogli di Aegon I. In ogni caso, doveva essere stata una persona importante perché la sua statua si trovasse lì.
« State ammirando la statua della Donna guerriero? » così l’avevano soprannominata per via del suo abbigliamento. La giovane si voltò e vide una donna piuttosto anziana, forse una serva del palazzo a giudicare dal vestito misero che indossava di colore grigio. Camminava appoggiandosi ad un bastone di legno.
« Sì, si trova qui da molto tempo, vero? » chiese curiosa, voltandosi di nuovo verso la statua.
« Dicono dai tempi di Aegon I o da quando suo figlio Aenys regnava sui Sette Regni. » affermò la donna, riferendosi al primogenito del sovrano. « Ricordo che ad Elia Martell piaceva molto questo luogo e ci passava la maggior parte del suo tempo quando usciva dal castello. » nel suo tono alla giovane parve di percepire una nota di malinconia, ma non commentò e fece finta di nulla. « Era una donna molto buona e dolce, ma troppo fragile, mi sa, per quello che ci si aspettava da lei. » aggiunse e tirò un sospiro.
« Voi avete servito re Aerys II? » domandò la sedicenne voltandosi verso la donna, che annuì. I suoi capelli erano di colore grigio chiaro, mossi, e le arrivavano fino alla vita.
« Sì, all'inizio è stato un bravo re, però poi, come molti dei suoi predecessori, è impazzito. A me piace ricordarlo come il sovrano che una volta mi regalò delle pagnotte di pane per impedire che io e la mia famiglia morissimo di fame. » raccontò con un’espressione triste sul viso.

« Peccato che poi mostrò velocemente il suo vero volto. » commentò la ragazza. Tirò un sospiro, alzando gli occhi verso il volto di pietra e ammirò i lineamenti così belli e delicati di quel viso. Si trattava di una bellezza raffigurata e intrappolata nel grigio della pietra per anni. Chissà quanto tempo ci aveva lavorato lo scultore prima di finire quel capolavoro.
« Non date retta ai sogni ragazza, voi partorirete un maschio, un figlio del Nord, ma con l'aspetto del Sud. » si girò, la fissò sbigottita e si portò una mano sul ventre.
« Voi che ne sapete dei miei sogni? » chiese sorpresa.
« Esiste gente che possiede la magia, sebbene l'Alto Septo non lo ammetterà mai, come del resto tutti i suoi seguaci bigotti. » rispose la vecchia. « Possiedo il dono di vedere il futuro. Non temete, nel vostro futuro vedo anche delle figlie, ma state attenta: non fidatevi di quello vi mostrano gli occhi perché posso facilmente essere ingannati. » l'avvertì e la rossa la guardò in silenzio, sbatté le palpebre e parlò.
« Allora se siete una strega, o qualunque cosa siate, ditemi chi è mio padre. » la sua era una provocazione, oltre che il forte desiderio di scoprire l'identità dell'uomo che l'aveva generata.
« Non posso dirvi il suo nome, ma voi lo odierete ed è morto. » affermò e ciò provocò una grande tristezza nella sedicenne, che tirò un sospiro e annuì leggermente. « Ora temo proprio che devo andare. Tuttavia forse ci rivedremo in futuro. » detto questo si allontanò, lasciandola lì da sola insieme alla statua della Donna guerriero.
Raccolse qualche rosa prima di tornare nella sua stanza, tutte di diverso colore. Prima di raccoglierle chinava il capo verso i petali per assaporarne il dolce profumo e prendeva solo quelle il cui odore la soddisfaceva, oltre che le più belle, ovviamente.
Una volta tornata, Sansa le raccontò nuovamente della sua giornata: Loras Tyrell non aveva vinto la Giostra e aveva ceduto volentieri il premio senza concorrere con Sandor Clegane, dopo che questi lo aveva salvato dalla furia di suo fratello Gregor, detto la Montagna. Solo in seguito la serva scoprì che la rabbia della Montagna era alquanto giustificata, siccome Loras aveva scelto apposta una giumenta in calore in modo da poter vincere facilmente contro Gregor, poiché questi cavalcava sempre stalloni irruenti. Evidentemente il Tyrell era perfettamente consapevole di questo.
Emily non se la sentì di rompere la bellissima immagine che la sua padrona si era creata nella sua mente facendole notare che il comportamento del ragazzo non era stato per niente nobile, anzi decisamente scorretto.

Il giorno dopo.

Il pomeriggio seguente Emily stava sistemando la camera della sua padrona, quando due membri della Guardia Reale entrarono dentro alla stanza, senza nemmeno preoccuparsi di bussare. La ragazza li fissò sorpresa e avvertì una morsa allo stomaco ricordando con un certo dispiacere cosa era successo l’ultima volta che era stata convocata dal re e dalla regina. Si domandò cos'altro sarebbe accaduto di brutto stavolta, mentre i due uomini dal mantello bianco e dall'armatura lucente la scortavano lungo i corridoi di pietra. Non sapeva dove la stessero portando e non le interessava neppure alla fine, però aveva come un brutto presentimento. Avvertiva un grande desiderio di scappare il più velocemente possibile, sebbene non ci fosse, almeno all'apparenza, nessuna vera minaccia all'orizzonte.
La condussero fino ad una stanza che intuì che dovesse essere quella del re o della sua consorte, siccome accanto alla porta di legno si trovava il gemello di Cersei Lannister. Gli lanciò un'occhiata di sfuggita. Poi una delle guardie che l'aveva scortata aprì la porta e le fece segno di entrare.
« Emily Waters. » la voce del re la chiamò e capì che non poteva rifiutarsi di vederlo, così ubbidì e varcò la soglia della camera da letto. La porta si chiuse alle sue spalle e vide il cervo in piedi davanti ad un tavolo di legno rettangolare, lungo circa due metri, poggiato contro alla parete. Si guardò attorno curiosa e notò il grande arazzo giallo con in mezzo un cervo nero, sul cui capo spiccava una corona. « Ti piace Approdo del re? » non si aspettava una simile domanda ed intimidita dalla sua presenza esitò prima di rispondere.
« Mi piace, è una bella città. » rispose dopo qualche secondo recuperando il suo coraggio, quel poco almeno che aveva sempre creduto di possedere. Il bruno afferrò una brocca che si trovava sopra al tavolo e ne rovesciò il liquido rosso, probabilmente vino, dentro ad un calice dorato. Infine ne bevette un grosso sorso.
« Confesso che a volte mi sento un animale intrappolato in una gabbia dorata. Non sono nato per governare, ma per combattere. Sono un bravo stratega, ma temo che come sovrano non sono per nulla adatto. » confessò e la giovane era perfettamente d'accordo con lui, tuttavia non lo disse.
« Penso che sbagliate solo come tutti gli uomini. » commentò infatti. Il cervo si voltò a guardarla e la fissò attentamente con i suoi occhi azzurri per un tempo che a lei parve lunghissimo.
« Come bugiarda non sei un granché, ma si impara come tutte le cose. » a quelle parole avvertì una morsa allo stomaco e sentì il suo disagio aumentare.
Ripose il calice sul tavolo e si avvicinò al letto, sedendosi sul fondo di esso. « Togliti la parte superiore del vestito e girati. » la giovane era confusa: se voleva saltarle addosso perché farla girare? Voleva finire di spogliarla lui? Non obbiettò e sciolse i lacci sul davanti del vestito giallo che indossava, mostrando la parte superiore del corpetto. I suoi seni stavano diventando talmente grossi che diventava sempre più difficile contenerli dentro ai corpetti. Tirò giù il vestito e voltò le spalle al sovrano.
Robert si alzò in piedi e le scoprì la spalla destra: una piccola voglia di colore rosa a forma di cuore apparve ai suoi occhi. L'ira lo accecò e la costrinse a voltarsi afferrandole con forza le spalle, tanto che la pelle divenne rossa e lei pensò che gliele avrebbe rotte.
L'altra lo guardò allibita e spaventata, ma non ebbe il tempo di dire o fare qualcosa che la porta si spalancò. La ragazza venne strappata dalle mani del sovrano, il quale fissò contrariato il viso di Ned. Questi abbracciò la giovane e le accarezzò teneramente i capelli.
« Sei impazzito del tutto? » strillò arrabbiato.
« Ha una voglia come la bastarda di Aerys! » si giustificò il cervo. Il lupo socchiuse gli occhi grigi con aria minacciosa.
« Anche sua madre, sua zia e suo nonno avevano una voglia simile, è una cosa di famiglia. » lo informò l'amico e con passo deciso uscì fuori dalla stanza portandosi dietro Emily.

 

   
 
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