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Autore: shiningreeneyes    29/05/2017    0 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
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CAPITOLO 3

Penso che dovresti andare più spesso in palestra. 

 

Lunedì, 29 Novembre

Undici settimane

 

Era passata esattamente una settimana da quando avevo pagato il medico per una visita, una settimana da quando mi era stato detto di essere incinto. Era ancora abbastanza strano pensarci e non ero sicuro di averlo accettato al cento per cento, ma nonostante la stranezza della situazione e nonostante non ci credessi ancora, mi ritrovavo ad appoggiare le mani nel mio stomaco ogni notte quando andavo a letto. Il malessere mattutino non era ancora passato, ma non era una sorpresa, e anche se mi ero abituato, lo odiavo ancora con ogni fibra del mio essere. 

 

Il mio principale problema adesso, però, non era l'accettare di essere incinto o di come affrontare la nausea mattutina, stavo cercando di capire se volevo abortire o no, e se non l'avessi fatto, capire come avrei potuto dirlo a mamma, Owen e, soprattutto, Harry. Il ragazzo stava per diventare padre e non ne aveva idea. Non avevo bisogno di un test di paternità per sapere che il bambino era di Harry; era l'unica persona con cui avessi dormito, quindi l'unica persona con la quale abbia... beh, per essere volgare: l'unica persona che ha eiaculato il suo sperma dentro di me. Non c'erano altri candidati. Come dirglielo d'altra parte... sarebbe già stato abbastanza difficile farlo se fossi stato una ragazza, ma oltre al fatto di doverlo convincere a credere che sarebbe diventato padre di un bambino concepito mentre era ubriaco, dovevo anche convincerlo a credere che io ero incinto. Me. Un ragazzo. Si, quella conversazione sarebbe stato molto divertente. 

 

Avevo visto Harry di tanto in tanto a scuola - quando ero riuscito a smettere di vomitare abbastanza da poterci andare - ma non aveva mai guardato dalla mia parte ed era stato difficile per me parlargli. Avevo pensato una o due volte di inviargli un messaggio su Facebook e dirgli di incontrarci da qualche parte, ma poi mi ero reso conto che sarebbe sembrato un po' enigmatico. La mia idea migliore era stata quella di rintracciarlo durante il pranzo o nel corridoio quando si trovava accanto al suo armadietto, che avevo scoperto essere solo sei armadietti lontano dal mio, e chiedergli se avessi potuto parlare con lui di una cosa importante. Non che fosse meno imbarazzante. Era un giocatore di calcio popolare, mentre io ero un ragazzo senza amici di cui nessuno sapeva nemmeno il nome, oltre al fatto che non sembrava ricordare di aver mai parlato con me, o di avermi fottuto, probabilmente non aveva idea di chi fossi. 

 

Non ero a scuola quel lunedì, non solo a causa del malessere mattutino, ma anche perché stavo aspettando la telefonata dall'ufficio del medico per scoprire i risultati degli esami del sangue. Se anche quelli avrebbero detto che fossi incinto, allora... non ci sarebbe stato nessun dubbio. Avevo visto l'immagine ad ultrasuoni, avevo sperimentato il malessere mattutino, avevo sentito la protuberanza sulla mia pancia e avevo fatto tre test di gravidanza, tutti positivi. L'unica cosa che era rimasta per cancellare ogni mia traccia di dubbio era quella telefonata. 

 

Ecco perché io, alle due del pomeriggio, ero seduto nel mio letto con il computer portatile appoggiato sulle ginocchia, controllando il telefono ogni secondo. Ero seduto lì dalle dieci di quella mattina e le ore erano passate terribilmente lente. Un bicchiere d'acqua mezzo vuoto era appoggiato accanto a me sopra al mio comodino e avevo continuato a prendere piccoli sorsi solo per tenere le mani occupate. Proprio quando stavo per alzarmi dal letto per andare a cercare qualcosa da mangiare, il mio telefono squillò e quasi mi ci buttai sopra, facendo cadere un libro e il bicchiere d'acqua sul pavimento. Non prestai attenzione al display ma, invece presi il telefono e premetti sul pulsante "accetta la chiamata".

 

"Ciao?" dissi senza fiato.

 

"Salve, Signor Tomlinson, sono il Dottor Martin Wright, la sto chiamando per informarla riguardo i risultati dei suoi test," disse la voce familiare dall'altro lato della linea.

 

"Gliel'ho detto, dottore, sono Louis; 'Signor Tomlinson' mi fa sentire vecchio."

 

Lo sentii ridere dall'altro capo della linea. "Un giorno saremo tutti vecchi, Louis, io lo sono già. Ora, riguardo i campioni del sangue che ti abbiamo preso, c'era un livello elevato di-"

 

"Dottore, non capisco le frasi e le parole mediche, quindi per favore mi dica solo se sono veramente... lo sa," dissi in modo gentile. 

 

"Bene, secondo gli esami del sangue sei veramente incinto."

 

Presi un lungo respiro tremante. "Okay," dissi, costringendomi a rimanere calmo, "lo immaginavo; ho fatto tre test ed erano tutti... positivi."

 

"In circostanze normali direi 'congratulazioni', ma tu non sembri così entusiasta, così ho intenzione di dirti un 'mi dispiace'.." 

 

"No, è... okay, credo," dissi, "ma ora ho bisogno di capire cosa voglio, vero?"

 

"Suppongo che tu ti riferisca al fatto di tenerlo o meno."

 

"Si."

 

"Come ho detto, il limite di aborto in Inghilterra è ventiquattro settimane, quindi non devi decidere fino a gennaio. Anche se volessi abortire, ti consiglierei fortemente di farlo il prima possibile."

 

"Perché?"

 

Lo sentii ridacchiare dall'altro capo della linea prima di rispondere. "È certo che ti affezionerai sempre di più al bambino portandolo in grembo più a lungo, quindi sarebbe più semplice per te se si facesse la procedura il più presto possibile, piuttosto che attendere fino all'ultimo minuto.."

 

L'ultimo minuto. Inghiottii. L'idea di uccidere un bambino che era sviluppato quasi per due terzi era maledettamente terrificante, per non parlare di quanto fosse vile e disumano. Guardai la mia pancia, che sembrava essere cresciuta un po' nell'ultima settimana, e mi mordicchiai il labbro. 'È certo che ti affezionerai sempre di più al bambino portandolo in grembo più a lungo.' Sapevo del mio bambino da circa una settimana e già sentivo la necessità di proteggerlo, proteggerlo da ogni male che avrebbe potuto incontrare nella sua strada. 

 

Incredibile.

 

"Si, io- deciderò presto," dissi, "voglio dirlo ad Harry prima, però."

 

"Harry?"

 

"Il... padre."

 

"Giusto. Okay, fammi uno squillo una volta che glielo avrai detto e avrai deciso e prenderemo un nuovo appuntamento, ok?"

 

"Si, la chiamerò," mormorai, "ma.. pensa di poter essere il mio strizzacervelli di nuovo?"

 

"Certamente."

 

"Io sono- voglio dire, pensa che io sia pazzo se dico che- che mi sento già attaccato a questo bambino?"

 

"No, non credo che tu sia pazzo."

 

"Veramente? Perché io mi sento pazzo," mormorai, "specialmente perché so che non posso tenerlo."

 

"Perché non puoi tenerlo?"

 

Rilasciai una risata un po' isterica. "Prima di tutto perché sono un ragazzo e ci sarebbero molte voci in giro, qualcosa che io non sarei in grado di gestire. Secondo perché mia mamma mi ucciderebbe. Terzo perché sono single. Quarto perché ho diciotto anni, ho ancora un anno di liceo e ho tutto il mio futuro davanti a me. E quinto, perché non sono pronto ad avere un figlio."

 

"Ma tu hai già certi sentimenti materni?"

 

"Si, credo. Voglio dire, non sopporto il pensiero di ucciderlo." Sospirai e giocai con un filo delle lenzuola. "Non voglio abortire. Non voglio davvero farlo."

 

"Allora non farlo."

 

"Non è così semplice," dissi, "parlerò con Harry, poi prenderò una decisione e la chiamerò."

 

"Fallo. E buona fortuna."

 

"Grazie."

 

Chiusi la chiamata e posai il telefono sul comodino. Era così. Ero incinto, non c'era più nessun dubbio. Non che non fossi già abbastanza sicuro per una settimana intera, ma ora non c'era neanche una speranza che quella storia fosse solo una grande barzelletta cosmica. 

 

Ora dovevo prendere una decisione: dovrei o non dovrei tenerlo? Prima di poter decidere, avrei dovuto dirlo ad Harry, però. Meritava di saperlo, anche se la sua vita sarebbe stata molto più facile lasciandolo all'oscuro, e sapevo anche che non avrei mai potuto potenzialmente abortire senza averglielo detto prima.

 

Martedì, 30 Novembre

Undici settimane e un giorno

 

Quando mi svegliai la mattina seguente, mi sentivo peggio del solito. Ero rimasto sveglio tutta la notte, temendo la mattina quando mi sarei dovuto alzare, andare a scuola e dare ad Harry le informazioni che gli avrebbero cambiato la prospettiva della sua vita. E sull'anatomia umana. 

 

In qualche modo riuscii a vomitare il minimo, ero stato inginocchiato davanti al gabinetto solo per quindici minuti, feci una doccia veloce e mi vestii. I vestiti che avevo scelto quel giorno includevano un maglione aderente, cosa che poi si dimostrò una cattiva scelta. Quando entrai in cucina, sia mamma che Owen erano già seduti al tavolo, mangiando la loro colazione mentre chiacchieravano felicemente su una delle prossime partite di calcio di Owen. Entrambi i loro sguardi si rivolsero a me quando entrai e mi sorrisero per un breve secondo prima che i loro occhi cadessero sul mio corpo e le loro bocche si aprissero. 

 

"Wow, Louis, penso che dovresti andare in palestra più spesso," disse Owen con una risata nasale. 

 

"Owen!" lo rimproverò mia madre, ricomponendosi subito. "Vuoi la colazione?" chiese lei, guardandomi.

 

Ero occupato a guardare il mio corpo il meglio che potevo e non le stavo prestando attenzione. Avevo davvero preso così tanto peso che le persone potevano notarlo? Non mi ero guardato correttamente allora specchio nell'ultima settimana, non particolarmente desideroso di vedere il mio riflesso, quindi onestamente non avevo la più pallida idea di come fosse il mio stomaco. Certo, avevo sentito con le mie mani che la protuberanza era diventata un po' più grande, ma era davvero così terribile? Senza degnare ai due membri della mia famiglia un'altra occhiata, corsi fuori dalla cucina e tornai nella mia stanza per vedere quanto terribile fosse la situazione.

 

 Come capitava spesso in quei giorni, chiusi a chiave la porta della mia stanza una volta dentro. Gettai il maglione sul pavimento e mi misi davanti allo specchio, guardandomi di profilo. In quel momento capii la reazione di mia mamma e Owen perché, beh, va bene. Onestamente, non sembrava avessi preso peso, come aveva insinuato Owen, perché la mia pancia non era flaccida. No, ero solo un po'... più grosso. Non era grande, si vedeva a malapena a mio parere, ma dovetti ammettere che lo trovai un po' deprimente. Ero solo di undici settimane e già avevo problemi.

 

Una volta che mi misi una maglietta diversa, tornai in cucina.

 

"Che cosa c'è? Perché sei scappato?" chiese mia mamma il secondo dopo che mi vide.

 

"Sono grasso," dissi con irritazione.

 

"Si, lo sei, che diavolo è successo? Sei sempre stato magro," disse Owen con le sopracciglia sollevate.

 

"Owen, vuoi procurare a tuo fratello un disturbo alimentare?" chiese mia mamma, guardandolo. 

 

Alzai gli occhi al cielo. "Non avrò un disturbo alimentare, mamma, non preoccuparti," dissi, "ma non credo che mangerò qualcosa in questo momento."

 

"Che cosa? Perché no?"

 

"Perché ho appena passato quindici minuti a svuotare il mio stomaco nel gabinetto e devo andare a scuola oggi," dissi.

 

"Se stai male, rimani a casa," disse mia mamma fermamente.

 

"È tutto ok."

 

"Ma perché vuoi andare a scuola?"

 

"Perché ho un test," mentii, "e ne ho già persi molti."

 

Mi guardò con valutazione per un secondo prima di sospirare. "Bene, ma lascia che ti dia un passaggio. E porta il tuo cellulare in modo da potermi chiamare se hai bisogno che venga a prenderti, okay?"

 

"Si, si," dissi con tono sbrigativo.

 

*

 

Il martedì era in assoluto il giorno peggiore a scuola: due ore di matematica, due ore di storia e le ultime due ore sociologia. Odiavo tutte queste materie e odiavo anche gli insegnanti. Oltre ad essere un giorno noioso, mentre camminavo avevo la sensazione di malessere, che mi provocò il cattivo umore. Il mio piano era trovare Harry durante il pranzo, che era dopo le mie due ore di storia. 

 

Quando arrivai in mensa mi sentivo ancora più male di prima, forse a causa del gigantesco blocco di ansia che mi stava crescendo nel petto. Stavo solo pregando Dio di riuscire di evitare di vomitare fino a quando non avessi finito di parlare con Harry. Non c'erano tante persone nella sala da pranzo quando arrivai, il che era sia un sollievo che una delusione. Era una delusione perché c'era una minore possibilità che Harry potesse essere lì ed era un sollievo perché significava che meno persone mi avrebbero sentito quando avrei parlato con lui, in caso ci fosse stato. Lasciai vagare i miei occhi in tutta la stanza alla ricerca di una testa riccia facilmente riconoscibile. Con mio terribile orrore, e sollievo completo, trovai presto quello che stavo cercando. Era seduto in un tavolo in uno degli angoli insieme ad altri tre ragazzi.

 

Tre persone in più alla quale rendermi ridicolo. 

 

Con passi lenti ed esitanti mi incamminai verso il tavolo, desiderando che il mio battito cardiaco tornasse ad una velocità normale in modo da non avere un attacco di cuore. Quando ero a circa due metri dal mio obbiettivo, mi fermai e inghiottii. E se avesse riso di me? E se anche i suoi amici avessero riso di me? Solo il pensiero di essere deriso mi fece muovere le viscere. Tuttavia tirai un respiro profondo e feci gli ultimi passi. Mi ritrovai in piedi dietro un ragazzo con i capelli neri e mi sentii incredibilmente in imbarazzo.

 

Tossii leggermente per ottenere la loro attenzione, ma nessuno reagì. Inghiottii e provai ancora, un po' più forte questa volta. Ancora nessuna reazione. Le mie guance cominciarono a diventare calde e rosse per l'umiliazione. 

 

"Scusami," dissi, probabilmente un po' più forte del necessario. Servì al mio scopo, però. All'improvviso, quattro paia di occhi erano diretti verso di me e sentii il mio viso diventare ancora più caldo.

 

"Oh, scusami, non ti avevo visto," disse il ragazzo con i capelli neri, "possiamo aiutarti in qualche modo?"

 

"Uhm, si, in realtà," dissi timoroso. Non dissi niente di più, e tutti mi guardavano in attesa, la mia faccia si accaldò ulteriormente. "Io- io avrei bisogno di... parlare con Harry," mormorai.

 

Harry alzò le sopracciglia, non beffardo, ma sembrava piuttosto sorpreso. "Con me?" chiese confuso.

 

Annuii.

 

"Va bene, va avanti, dì quello che devi dire," disse.

 

Armeggiai nervosamente con le mie mani. "In privato sarebbe meglio," dissi. 

 

"Qualunque cosa tu debba dire, sono sicuro che puoi dirla davanti ai miei amici."

 

"No, Io- io non posso davvero," dissi.

 

Corrugò la fronte e guardò gli amici con sguardo interrogativo. Nessuno di loro disse nulla, e Harry tornò a guardarmi. "Mi dispiace, ma non conosco nemmeno il tuo nome, perciò puoi dirmi almeno di cosa si tratta prima di trascinarmi via?" disse.

 

Deglutii, muovendo un po' i miei piedi e mordicchiandomi il labbro inferiore. "Si tratta del party, il Party di Fine Estate."

 

"Quello a casa mia?" chiese il ragazzo bruno, sorpreso.

 

"Oh, tu sei.. tu sei Liam?" chiesi, ricordando quello che mia mamma mi aveva detto la mattina dopo la festa riguardo una chiamata ricevuta da una donna che diceva di essere la madre di Liam. 

 

Il ragazzo - apparentemente Liam - annuì.

 

"S-si, allora è il tuo il party di cui sto parlando," dissi, cercando di sorridere nel miglior modo possibile. 

 

"Okay, che cosa riguardo al party?" chiese Harry.

 

"Penso davvero che dovremmo parlarne in privato," mormorai. Dubitai seriamente che Harry fosse uscito allo scoperto e non avevo alcun desiderio di essere io a farlo uscire.

 

"Puoi dirmelo, questi ragazzi sanno tutto quello che c'è da sapere su di me comunque," disse impaziente.

 

Tirai un profondo sospiro, grattandomi il collo. "Beh, per essere sinceri: Noi... abbiamo fatto sesso a quel party. O... è stata più una scopata veloce."

 

L'intero tavolo calò nel silenzio e gli altri tre ragazzi girarono lo sguardo per fissare Harry.

 

"Credo che tu abbia sbagliato ragazzo," disse Harry dopo una lunga pausa.

 

"No," dissi, scuotendo la testa, " eri ubriaco marcio, quindi non sono- non sono sorpreso che tu non ti ricordi. Ero un po' fuori di me, ma non come te, e lo ricordo molto... distintamente."

 

Vidi Harry stringere la mascella, chiaramente a disagio sotto gli occhi increduli dei suoi amici. "Okay, parleremo di questo altrove," disse mentre si alzava dalla sedia.

 

"Hai scopato con lui? Perché? E cosa dirai a La-" cominciò il ragazzo biondo, ma vidi quello con i capelli mori scuotere la testa per farlo zittire. Harry si avvicinò senza degnarmi di uno sguardo e mi affrettai a seguirlo. Per qualche motivo continuava a camminare quando uscimmo dalla mensa e stavo per chiedergli dove stava andando quando mi resi conto che era diretto verso il bagno, proprio dietro l'angolo. Lo seguii attraverso la porta bianca del WC e lo guardai mentre controllava che tutti i bagni fossero vuoti  prima di tornare di nuovo alla porta principale e chiuderla. Poi si voltò verso di me e mi guardò con occhi che avevo un'espressione in parte arrabbiata, e in parte disperata.

 

"Okay, prima di tutto, puoi dirmi come ti chiami?"

 

"Louis."

 

"Okay, Louis, ma che diavolo?" disse lui schietto.

 

Guardai il pavimento. "Per essere chiari, io ti avevo avvisato," dissi, o meglio, mormorai.

 

"Perché me lo stai dicendo?" chiese, non sembrava aver sentito il mio commento. "Mi dispiace se ti ho fatto male o qualcosa del genere, ma non posso fare niente adesso riguardo a quello."

 

Respirai profondamente, preparandomi per quello che stavo per dire, ma prima che potessi dire una parola, riprese a parlare.

 

"Non ti ho trasmesso la STD*, vero?" chiese.

 

"No," corrugai la fronte. "Hai la STD?"

 

"Beh, no, non che io sappia, ma non si sa mai."

 

"Ok, non mi hai trasmetto la STD. In realtà è molto peggio," mormorai.

 

Rise nervosamente. "Peggio della STD? Mi sto spaventando, cosa succede?"

 

"Io- io non so come dirlo," balbettai, la sensazione di nausea che improvvisamente si riversò su di me con forza. "Okay, è- è tipo questo.. oh mio Dio." Mi interruppi prima di entrare in uno dei bagni e il sapore familiare della bile raggiunse la mia bocca mentre mi scagliai sul gabinetto.

 

"Whoa, stai bene?" sentii dire ad Harry dietro di me.

 

Non riuscii a rispondere, quindi sollevai una mano per segnalargli di aspettare un po'. Due minuti dopo riuscii ad alzarmi e a tirare lo sciacquone prima di camminare indietro per affrontare un Harry ora molto confuso. 

 

"Mi dispiace per questo, mi succede spesso ultimamente," dissi, forzando un sorriso prima di andare verso il lavandino e sciacquarmi il viso con l'acqua fredda. "Hai per caso una gomma da masticare o qualcosa di simile?" aggiunsi una volta che il viso era asciugato.

 

"Forse, aspetta un secondo," disse ed iniziò a frugare nelle sue tasche. Dopo alcuni secondi fece un verso trionfante e tirò fuori dalle tasche dei jeans un pacchetto di gomme alla menta. "Ecco qui," disse porgendomi il pacchetto.

 

"Grazie, ho ancora un'altra lezione dopo e non voglio davvero avere odore di vomito," dissi prendendo due pezzi di gomma e iniziando a masticare prima di ridare il pacchetto ad Harry.

 

"Nessun problema. Allora, cosa stavi per dirmi prima di avere un attacco di bulimia sopra di me?"

 

"Bulimia? Grazie mille."

 

"Ehi, che cosa dovrei pensare dato che ti ho visto scappare improvvisamente in bagno a rigettare le tue budella?"

 

"D'accordo."

 

"Okay, allora vuoi dirmi di cosa devi parlarmi?"

 

Il nervosismo si impossessò di me ancora una volta e mi morsi il labbro mentre lo guardavo. "Si, io credo... okay, tu- cosa pensi sull'aborto?" Gemetti internamente, non appena le parole lasciarono la mia bocca. Non era andata esattamente come avevo previsto. 

 

Alzò le sopracciglia. "Aborto? Tipo come sbarazzarsi di un neonato?"

 

Annuii.

 

"Suppongo che sia una buona soluzione per le gravidanze indesiderate e quelle robe lì," disse lentamente, a disagio, "scusa, ma è per questo che volevi parlare con me? Per sapere cosa penso sull'aborto?"

 

Scossi la testa. "No, non proprio, credo. Io- no, sai cosa, non crederai mai a quello che ho bisogno di dirti, così... ti dispiace venire con me dal medico?"

 

Le sue sopracciglia si alzarono ulteriormente. "Cosa?"

 

"Lo so che è un po' imbarazzante, ma vorresti- vorresti venire dal medico con me?"

 

"Senti, senza offesa, ma io non ti conosco nemmeno, quindi perché hai bisogno di me per andare dal medico?"

 

Sospirai, rendendomi conto che avrei dovuto dire tutto in modo diretto. "Bene, cercherò di spiegarti, solo... non interrompermi finché non ho finito di parlare, okay?"

 

Lui annuì e mi fece cenno di continuare.

 

Presi un respiro profondo, ma poi iniziai a parlare. "Okay, allora... circa cinque settimane dopo quella festa, ho iniziato a rigettare l'anima, tipo ogni mattina, e come hai visto dieci minuti fa, non si è ancora fermato. Mia mamma mi ha costretto ad andare dal dottore quattro settimane fa e, beh, il medico mi ha preso molti campioni di sangue e quelle cose. Non ho avuto i risultati dei test fino a ieri, ma ha anche fatto un'ecografia del mio stomaco solo per verificare se ci fosse qualcosa di sbagliato con il mio intestino o qualsiasi altra cosa. Non c'era niente che non andava con il mio intestino, ma c'era- c'era qualcos'altro."

 

Harry annuì nuovamente, ora guardandomi con terrore.

 

"Io- suonerà completamente e assolutamente pazzo, credimi, lo so; mi ci è voluta una settimana per accettarlo, ma il monitor della macchina ad ultrasuoni ha mostrato un... un bambino e un battito cardiaco."

 

Gli occhi di Harry erano spalancati e la bocca si aprì. Sembrava come se qualcosa di enorme fosse caduto sulla parte superiore della sua testa e, in tutta onestà, non potevo davvero biasimarlo. Improvvisamente, senza preavviso, scoppiò a ridere.

 

"Io- per favore, sono serio," lo supplicai.

 

"Non puoi esserlo," disse fra le risate, "stai cercando di dirmi che sei... incinto?"

 

"S-si, lo sono," mormorai.

 

"Scusami, ma quanto pensi che sia stupido?"

 

"Non credo che tu sia assolutamente stupido," dissi frettolosamente.

 

"Oh, davvero? Allora come pensi che io possa credere a questa cazzata che mi stai dicendo?"

 

Mi morsi il labbro. "Sono serio. Per favore non... deridermi per questo, non sono esattamente entusiasta di me stesso."

 

La risata si spense lentamente e mi guardò qualche istante prima di dire qualcosa. "Sei veramente serio," disse, "tu pensi davvero di essere incinto."

 

"Non penso di esserlo, so di esserlo," mormorai.

 

"Che diamine ti hanno detto per farti credere di essere incinto?" disse allargando le braccia, "scusa, ma sono abbastanza certo che tu sia un ragazzo."

 

"Si, lo so, ho passato mezz'ora per cercare di spiegarlo al mio medico," dissi. 

 

"Allora come fai a sapere-". 

 

"Lo so," lo interruppi ad alta voce, "perché oltre al malessere mattutino e alle immagini ad ultrasuoni ho fatto tre test di gravidanza diversi la scorsa settimana e sono stati tutti positivi. Ieri ho anche ottenuto i risultati degli esami del sangue, e dicono che sono incinto."

 

"Si, va bene, è tutto bello, ma-"

 

"E poi c'è questo," lo interruppi prima di girarmi in modo che mi vedesse di profilo e mi tirai la maglietta su per fargli vedere la leggera protuberanza sul mio stomaco.

 

I suoi occhi scattarono verso il basso e si allargarono. Ci volle almeno un minuto di silenzio per fissarlo prima di alzarli e incontrare il mio sguardo. "Probabilmente hai solo messo su un po' di peso," disse alla fine, "lo stomaco delle persone incinte è molto più rotondo di quello."

 

"Sono solo di undici settimane; naturalmente non ha ancora quella forma. E sinceramente, pensi che il mio stomaco sia flaccido? Perché sono sicuro che non lo sia, cazzo."

 

Alzò le mani e afferrò un ciuffo di capelli, tirandoli. "Questo è folle. Non ci credo. Non ci credo," disse.

 

Abbassai la mia maglietta e arretrai. "Lo so-"

 

"No, sono serio, non ci credo, mi stai solo prendendo per il culo."

 

"Non lo sto facendo, perché dovrei scherzare su qualcosa di simile?"

 

"Non lo so, per ridere? Aspetta, Niall ti ha detto di farlo?"

 

"Non so nemmeno chi sia Niall, e se ti stessi solo prendendo per il culo, non pensi che avrei detto qualcosa in cui avresti creduto? Fidati di me, non sto scherzando. Sono serio."

 

Mi fissò. "No, tu sai cosa, questo è folle," disse, gettando le mani in aria, "sto tornando dai miei amici e apprezzerei se tu mi stessi lontano d'ora in poi." Mi spinse e si diresse verso la porta.

 

"Ti prego, aspetta," dissi supplichevole mentre mi voltai per vedere la sua schiena.

 

Si fermò, ma non si voltò.

 

"Ti prego, verresti dal medico con me solo una volta?" lo pregai, "se anche dopo non mi crederai, ti giuro che non ti darò fastidio mai più. Solo... per favore."

 

Rimase immobile per quelli che sembrarono anni, ma poi lo sentii sospirare. "Va bene. Verrò dal medico con te, ma solo per avere una conferma sulla mia teoria del fatto che tu sia totalmente folle. Una volta. Questo è tutto."

 

"Grazie," dissi con un sospiro di sollievo.

 

Uscì dalla stanza dopo che mi lasciò lì in piedi, pensando che la mia vita era molto più facile quando tutti mi ignoravano.

 


 

 

*STD: infezione sessualmente trasmissibile.

   
 
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