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Autore: momoko89    30/05/2017    0 recensioni
Raccolta di OS scritte in occasione della RinHaru Week.
Rin torna in Giappone dopo anni di assenza per chiarirsi le idee sulla sua vita. Haruka lo aiuterà a trovare le risposte che cercava alle sue domande.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Familiar Sight

Rating: Arancione
Words: 948
Pairing: RinHaru (belli gna <3)

Beta: SognatriceNotturna
Prompt: Change (day 6)
Warnings: None

Momoko's notes: A fine capitolo >.<
 

Day 6 – Change


Rin non chiuse occhio quella notte. La sua mente gli permise di riposare giusto due, massimo tre ore. Quando era sul punto di entrare nel mondo dei sogni, ecco che la sua coscienza lo pizzicava, obbligandolo ad aprirli di nuovo. Il tempo sembrava non passare mai, e più ci pensava più l’idea di dormire sembrava sempre più lontana.

Si girò dall’altra parte, scocciato. Diede un’occhiata alla finestra: fuori era ancora buio. Le ombre dei rami si riflettevano sul vetro, sembravano braccia fameliche pronte ad afferrare il pavimento. Rin si sentì soffocare. Si voltò, ma – vuoi controllare i miei successi perché in realtà tu non ne hai mai guadagnati dei tuoi
“Sono un idiota” mormorò con disprezzo.
Si sfregò gli occhi con le dita e li chiuse di nuovo, tentando inesorabilmente di trovare un po’ di pace. Sospirò, nel tentativo di buttare fuori tutta la frustrazione che aveva accumulato nelle ultime ore, poi si scoprì, gettando con rabbia le coperte dalla parte opposta.
“Basta”

Si alzò, indossò la tuta, le scarpe da tennis e uscì. Aveva bisogno di correre, andare da qualche parte, liberarsi dei demoni che continuavano a stuzzicare la sua mente - Non prenderò mai sonno. Tanto vale – farsi una corsa e sfogarsi  spingendo se stesso oltre il limite.
Attraversò tutto il paese. Passò per ogni strada, ogni vicolo, nella speranza di riuscire a trovare le risposte alle sue domande dentro i profumi, i muri delle case, le impressioni, i ricordi d’infanzia che riemergevano pronti nella sua mente, ma per quanto si sforzasse tutto sembrava riportarlo sempre allo stesso pensiero, alla stessa persona.
- Haru
E insieme a lui seguivano, implacabili, le parole che gli aveva detto il giorno prima. Invece di trovare qualcosa, aveva come l’impressione – di averne perso un’altra
Raggiunse il parco, si perse nei sentieri stretti e fitti degli alberi – Inspira. Espira. Inspira – l’aroma fresco delle foglie umide gli riempiva i polmoni, rigenerandolo. Gli sembrava quasi di aver recuperato più energie in quel momento che in tutte quelle ore che aveva passato a letto, in  cerca di un po’ di sonno.
Salì le scale ripide. La visione di una Iwatobi affacciata sul mare stava iniziando a rivelarsi oltre gli alberi. Continuò a salire, in alto, ancora più in alto e – quand’è che queste scale sono diventate così pesanti?

 

“…devi anche capire quando è il momento di fermarsi”


- Non sai di cosa parli – ruggì subito dentro di sé. Continuò a salire ancora più in alto, scalino dopo scalino, passo - dopo passo, controlla il respiro, stai concentrato sulla vetta – ignorò la fatica che iniziava a propagarsi su tutto il corpo. Continuò a guardare davanti a sé: il punto d’arrivo si faceva sempre più vicino; le scale erano sempre meno, - sempre meno, sempre meno - fino a quando non finirono del tutto. Non appena fu arrivato in cima, si piegò sulle ginocchia, cercando di recuperare più ossigeno possibile. Si portò su solo quando il respiro si fece più regolare. Si appoggiò ad un albero e si girò.

-Wow -

Il paese illuminato si estendeva sotto di lui. La visione gli parve così pacifica che per un attimo ebbe l’impressione che tutti i suoi problemi fossero svaniti in un soffio di vento. Rimase immobile per un po’ ad osservare il panorama, nel frattempo che il suo cuore riprendeva il battito normale. Non si ricordava un simile paesaggio, non si ricordava - niente di questo posto. Eppure ci venivo spesso insieme a Gou, da piccolo, ogni volta che sentivamo di dover parlare con nostro padre, ogni volta che avremmo voluto raccontargli qualcosa di bello, ogni volta che - avevano bisogno di un consiglio. Possibile che metà della sua vita fosse svanita senza che se ne fosse accorto?

Si portò il cappuccio sulla testa nel tentativo di proteggersi dall’umidità di una notte in prossimità dell’alba. Si avvicinò alla tomba di suo padre, si sedette accanto. La lapide era maestosa come la ricordava - almeno questa - pensò, - Forse un po’ provata dalle intemperie del tempo - ma nulla di grave. La toccò nella speranza che gli infondesse la stessa forza che sentiva quando lo faceva da bambino, ma ebbe poco successo. Forse avrebbe dovuto parlargli, raccontargli come - sta andando la mia vita, le cose che ho visto, gli obiettivi che ho raggiunto. Chissà cosa avrebbe pensato dell’offerta che mi hanno fatto, chissà cosa avrebbe detto di... -

“...Haru.”

Quel nome gli uscì dalle labbra inesorabilmente. Inevitabilmente.

“Sai, penso ti piacerebbe” pronunciò all’improvviso, appoggiando la schiena alla lapide, “E’ testardo, diffidente e sta sempre in silenzio. Sembra distratto, disinteressato, ma la verità è che non ha tempo di parlare perché lui osserva. Osserva sempre. Osserva quello che gli succede intorno, valuta tutto, sta attento ad ogni minimo dettaglio. Non è facile che ti dica quello che pensa, ma quando lo fa significa che…”

- ...ha ragione - le parole gli morirono in gola prima ancora che potesse pronunciarle.

Portò la testa indietro, pensieroso. La fatica della corsa e il mancato sonno iniziavano a farsi sentire, ma non voleva ancora rientrare: voleva aspettare l’arrivo dell’alba.

 

La luce del sole bagnò l’oceano per primo, disegnando davanti a sé una scia brillantinata. Poi toccò la spiaggia, le case del paese, e infine la collina. Il calore mattutino accarezzò la pelle di Rin, provocandogli la pelle d’oca. Il ragazzo osservava paziente come il mondo davanti a sé cambiava lentamente. Sembrava tutto più chiaro alla luce del sole. Era tutto più luminoso, più colorato. Eppure - è lo stesso posto di poco fa, sono le stesse case, la stessa spiaggia, lo stesso - mare. Era tutto diverso, eppure allo stesso tempo così…

“...familiare” pronunciò in un sussurro.

E all’alba del nuovo giorno, Rin capì.

 


Momoko's notes

Ehilà! Come promesso, eccomi col sesto capitolo >.< Dunque, so che le persone che seguono questa fiction mi staranno odiando internamente per non aver fatto ancora riappacificare questi due, ma abbiate ancora un po' di pazienza, non manca molto >_____<  Avevo bisogno di un capitolo Rin-centric dopo la lite con Haru, così che si rendesse pienamente conto di quanto idiota è stato ahahahahhah (no, non sto ridendo. Sto piangendo. Questi due divisi mi fanno piangere .____. )
E coooooomunque. Il prompt del sesto giorno era Change. Ho voluto sperimentare un po', in questo caso, rappresentandolo nell'epifania che Rin ha a fine capitolo. E' molto sottile il cambiamento, e non so se si percepisce bene. Nel caso in cui abbiate critiche o consigli, non esitate a farmi sapere >.<
Al prossimo sabato <3

Momoko

 

  
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