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Autore: DonnieTZ    31/05/2017    7 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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8. Le persone e il sistema
 
Dean era lì, pronto, in riga, ad aspettare il suo turno. Avrebbero selezionato qualcuno fra i richiedenti compagno o, non fosse risultato subito nessuno di adeguato, avrebbero cercato fra tutti i cittadini e inoltrato la richiesta alla persona scelta dall'algoritmo, che avrebbe avuto qualche mese per sistemare le sue faccende per poi andare a confermare la pratica. Sarebbe stato più lungo, in quest'ultimo caso, ma avviare la proceduta sarebbe bastato a sbloccare i suoi permessi e avrebbe potuto rivedere Sam e Bobby e Charlie.
Stava cercando di convincersi fosse la cosa giusta e Cas era presente, da qualche parte nella sua mente, ad ascoltare tutto in uno strano silenzio.
Sto rispettando la tua decisione, Dean.
“Ma non la condividi.”
I pensieri che seguirono quella constatazione si accumularono in un angolo, combattuti e contrastanti: una parte di Cas voleva lasciare Dean libero di fare le sue scelte, giuste o sbagliate che le ritenesse, mentre l'altra si opponeva con tutte le sue forze.
Dopo aver dubitato di tutto quello in cui credo.
Dopo aver voltato le spalle al sistema che mi ha dato tutto.
Per te.
Com'erano iniziati, quei pensieri sfumarono via. Dean fece un passo avanti, seguendo l'avanzare della fila.
Scusami, Dean. Non ascoltare.
“Direi che è un po' difficile, ti sembra?” tentò di scherzare Dean, senza che la leggerezza delle parole contagiasse davvero i pensieri.
Si sentiva vuoto, senza più niente per cui lottare. Era pronto ad arrendersi al sistema, piegarsi per non farsi portare via la sua vecchia vita. E se davvero quella connessione era solo uno stupido malfunzionamento, allora...
No, non stupido. Ci ha fatto conoscere.
Dean ascoltò quel pensiero, sentendolo strisciare dentro, come una carezza su una ferita che andava riaprendosi ad ogni passo verso lo sportello. Una ferita troppo vecchia per sanguinare, la cui unica conseguenza era quell'infinito senso di niente che lo stava abitando.
“Cazzo, Cas...”
«Dean. Dean.»
In un lampo di capelli rossi, Charlie percorse l'immacolato corridoio in marmo e ampi vetri, scansando qualcuna delle persone in fila senza troppa accortezza. Dean si girò quando divenne chiaro che quel richiamo mormorato ma deciso fosse rivolto a lui.
«Charlie? Cosa diavolo fai qui?» chiese, sorpreso, squadrandola da capo a piedi dopo tutto quel tempo lontani, registrando i capelli più corti.
Lei gli diede un abbraccio frettoloso, che lui prolungò un po' più del necessario, per poi ricambiare quell'esame attento. Un lampo di preoccupazione le passò nello sguardo, ma Dean fece di tutto per ignorarlo e dipingersi in viso un espressione serena.
«Pensi che non ti tenga d'occhio? Quando mi è comparsa sul lettore portatile la tua registrazione alla fila di oggi mi è preso un colpo» bisbigliò Charlie.
Dean adocchiò la macchinetta distante parecchi metri su cui aveva passato il polso prima di mettersi in fila, come se quello sguardo accusatore potesse in qualche modo ferirne i sentimenti.
«Cosa credevi avrei fatto? Prima o poi tutti finiamo qui» confessò, arreso.
È Charlie?
“Sì, è lei. Farei le presentazioni, ma con la storia che sei nella mia testa diventerebbe complicato” pensò Dean.
«Dobbiamo parlare» ribatté Charlie, guardandosi attorno furtiva.
«Non posso uscire dalla fila.»
«Puoi se non ti sei mai registrato.»
«Ma l'ho-»
«Dean. Puoi, se non ti sei mai registrato» ripeté Charlie, il sorriso furbo ad illuminargli il viso.
«Ah.»
Dean guardò per un po' la fila, le persone in attesa, ascoltando il bisbigliare di chi si scambiava chiacchiere di circostanza per ammazzare il tempo. Come se l'intervento di Charlie non avesse appena soffiato via un po' dell'oscurità che quella mattinata gli aveva fatto crescere dentro, come se non fosse sollievo quello che aveva preso ad animarlo da quando Charlie era comparsa, come se fosse davvero necessario pensarci sopra.
«Andiamo?» lo spronò Charlie.
«Sei di fretta?»
«Ti spiegherò tutto. Vieni» concluse Charlie, prendendolo sottobraccio.
 
Cas tornò a respirare. Da quanto stava trattenendo il fiato? Da quanto era sdraiato a letto, a fissare il soffitto, con il lenzuolo stropicciato buttato sulle gambe e l'espressione spenta? Trascinarsi al lettore per darsi malato era stata l'unica attività di quella mattina.
E quel silenzioso parlare con Dean.
Più era avanzata la fila, più Cas aveva sentito le pareti stringersi, il respiro spezzarsi, e quel sordo dolore all'altezza del petto farsi opprimente. Aveva provato a convincersi che non avrebbe fatto così male, che poteva guardare Dean costruirsi una vita e gioire per lui, che stare ai margini gli sarebbe bastato, ma non era servito a stemperare l'enorme senso di impotenza e vuoto.
In quel momento, con l'arrivo di Charlie, gli sembrò quasi di poter volare. Si mise seduto sul bordo del letto, attento, mentre avvertiva Dean camminare per le strade a braccetto con l'amica.
“Dove state andando?”
Non lo so, genio, altrimenti lo sapresti anche tu. Ma si sta comportando in modo strano.
“Sono contento sia arrivata. Ti è mancata.”
Era vero, ma non era l'unico motivo. Charlie aveva impedito a Dean di andare fino in fondo, per quanto la questione fosse semplicemente rimandata, e per questo Cas le era grata.
Anche io le sono grato.
Il pensiero di Dean, diretto e immediato, strappò un sorriso a Cas. Gli parve di avere tempo, che fosse possibile trovare un altro modo, che ci fosse speranza. Probabilmente era sciocco, la visione assurda di un pittore romantico che aveva imparato quanto potesse essere stupenda l'umanità anche nei suoi momenti più bui, ma non importava, non in quel momento. Forse era tutto un errore, forse era stato davvero un imprevedibile e fortuito malfunzionamento, ma aveva incontrato Dean nel modo più profondo e sconvolgente gli potesse capitare e non aveva ancora la forza di lasciarlo andare e dimenticare tutto.
 
Charlie girò angoli e imboccò vie, raccontando a Dean aneddoti leggeri e divertenti sul lavoro e su una ragazza con cui era uscita. Restava tesa, quel vago nervosismo che continuava a vibrargli addosso, ma si stava sforzando di non darlo a vedere. All'improvviso avvicinò il polso ad un punto spoglio del muro di un vicolo e, più avanti, una porta ronzò e scattò.
«Che sta succedendo, si può sapere?»
Charlie viveva da un'altra parte, nel quartiere dei tecnici, poco distante da quello centrale dove si trovavano ancora, dedicato agli apparati burocratici. Lì avrebbero dovuto esserci solo i vari uffici pubblici e privati, non di certo una porta cadente e abbandonata in grado di aprirsi con un lettore segreto. Puzzava di pericoloso.
«Entra. Te lo spiegherà una persona» rispose Charlie.
A Dean bastò il sorriso con cui lo disse per capire che avrebbe rivisto Sam. Oltrepassò la porta ed entrò nello stretto corridoio caldo e umido, le pareti invase da tubi rumorosi. Charlie si mise a trafficare con un lettore, dopo averlo invitato a proseguire fino in fondo. Svoltato l'angolo, Dean si ritrovò davanti una stanza scarsamente illuminata e polverosa, piena di schermi, computer e cavi. Sam era seduto dietro una delle tastiere, a battere con convinzione.
Gli bastò alzare lo sguardo per illuminarsi.
Colmarono la distanza che li separava in un attimo, stringendosi in un abbraccio soffocante. Gli era mancato, quell'affetto incondizionato, una persona in grado di essere la sua più grande preoccupazione e la sua forza allo stesso tempo. Gli era mancato Sam e l'emozione nel petto si gonfiò fino a minacciare l'esplosione. In un continuo tuffo nel passato, tutti i momenti con suo fratello gli tornarono alla mente: i fuochi d'artificio, le storie notturne, i giochi, le litigate e le riappacificazioni.
«Sammy, li hai fatti crescere ancora?» domandò scherzoso, quando finalmente si separarono, riferendosi ai capelli.
Charlie li raggiunse, sorridente, per prendere posto dietro uno degli schermi.
«Mi volete dire che state combinando?» si decise a domandare Dean, lasciando la presa sulla spalla del fratello per guardarsi attorno, cauto.
«Stiamo... stiamo pensando a come risolvere qualche problema. Una specie di rivoluzione» rispose Sam, titubante, spostando lo sguardo da Dean a Charlie come a cercare il modo migliore per parlare.
«Una che?» domandò Dean, credendo di aver sentito male.
«Una rivoluzione, ragazzo.»
La voce di Bobby arrivò da una delle amache che Dean non aveva notato, nascoste dietro una tenda in un incavo della parete.
«Bobby?»
L'uomo gli andò incontro, una birra stretta in pugno. Il loro abbraccio fu più veloce, ma non meno sentito.
«Spiegatemi cosa succede» ripeté Dean.
«Ho scoperto come sparire dalla società, per farla semplice. Ho ideato dei chip che possono sostituire gli originali. Permettono di attingere ad una rete che io e qualche amico abbiamo messo su, in grado di far accedere ai lettori e modificare le informazioni. In questo modo si è liberi di registrarsi in un lettore e dichiarare di essere in un altro posto, per esempio, o acquistare materiali senza farli risultare nei moduli. E, quando verrà il momento, quando abbastanza persone avranno aderito alla causa, potremmo dichiarare la nostra morte collettiva.»
Dean...
“Non ora, Cas.”
«La nostra morte?» domandò Dean, spostando lo sguardo da Charlie a Sam, per approdare su Bobby. «Dimmi che almeno tu non sei d'accordo.»
«Ragazzo, che vuoi che ti dica? Sanno quello che fanno» fu la risposta, mentre gli porgeva una birra da aprire. «Perfino queste arrivano grazie ai nuovi chip. Non c'è stato bisogno di dichiararle.»
«Dean, cerca di capire, non possiamo andare avanti così. Quello che ti è successo ne è l'esempio. E Benny...»
«Non nominare Benny, Sam, lui non c'entra qui. State rischiando troppo, è troppo pericoloso. Che succede se vi beccano in questo posto, eh? Che succede se vi scoprono?»
Dean...
“Non è davvero il momento, Cas.”
«Sapevo che non avrebbe capito» disse Sam rivolto a Bobby, abbandonandosi su una sedia.
«Oh, non è un piano così difficile da capire. È piuttosto stupido, se volete la verità. E chi dovrebbe convincere le persone a farsi impiantare un chip illegale, eh? Che succede una volta che si dichiarano morte?»
Calò un silenzio cupo e rassegnato. Dean fece scivolare un sorso fresco di birra giù per la gola, che lo tenne impegnato quanto bastò a non sentire la voce di Cas nella testa e l'assenza di voci nella stanza. Quando abbassò la bottiglia, tutto quello che gli restò da fare fu un sospiro arreso.
«Dannazione, ragazzi...»
«Tuo fratello ha già raccolto un po' di persone. E Bobby conosce un tizio che sta qui in centro che ha molti contatti» lo interruppe Charlie.
«Non volevamo coinvolgerti finché non fosse stato tutto pronto, perché ti sono successe molte cose, ma ora sei qui. Lo sai, il sistema si basa sulle persone che si piegano alle sue regole. Se quelle persone spariscono dai loro centri dati, se abbastanza di noi si ribellano, il sistema non può sopravvivere» continuò Sam, deciso.
«Dean, puoi usare il mnuovo chip come un chip qualsiasi, puoi fare in modo che mandi i giusti dati e non intervenire. Ma forse è utile che tu, più di tutti noi, possa avere il controllo su quello che viene comunicato e cosa no» spiegò Charlie.
«Io più di tutti, eh?»
«Dean, eri in fila per farti assegnare qualcuno, oggi!»
L'ultima frase di Sam lo colpì in pieno viso.
Si era arreso, era vero, e in quel momento gli sembrava più facile che mettersi a lottare con loro e rischiare tutto. Rischiare di guardarli perdere la libertà e, forse, perfino la loro vita.
Si abbandonò anche lui contro una sedia. Il pensiero di Cas strisciò dentro di lui: forse sarebbero potuti stare insieme, niente più paure, niente più vergogna, niente più pericoli. Solo loro e la possibilità di conoscersi, scoprirsi, esplorarsi come se non fosse un eresia.
Non si trattava solo di Sam e Charlie e Bobby. Si trattava di altre persone che un giorno si sarebbero innamorate di qualcuno di sbagliato e avrebbero pagato un prezzo troppo alto. Si trattava di poter scegliere chi essere, cosa fare, tanto quanto chi amare.
«D'accordo, allora» dichiarò, esausto.
Dean...
“Cosa, Cas?”
Il chip.
“Sì, il chip, ho capito...”
Non mi sentiresti più.
“Oh.”
«Fermi, fermi, non posso... non posso togliermi questo» sbottò, raddrizzando la schiena, il polso nell'aria.
Incontrò tre paia di occhi perplessi.
«C'è qualcosa che devo dirvi.»


 
SCU-SA-TE.
Ci ho messo un'infinità, lo so, ma fra la partenza e il ritorno dall'Olanda, la jib (oh god la jib *___*) e la tristezza post-jib, questo capitolo continuava a non convincermi. Non che ora mi piaccia, mi sembra manchi ancora qualcosa, ma se non mi decido non supererò mai lo scoglio. Quindi eccoci qua. 
Spero comunque vi piaccia e siate rimasti da queste parti per l'aggiornamento!
A presto e GRAZIE, come sempre, a chiunque abbia speso un po' del suo tempo per recensirmi. Domani rispondo a tutti! <3
DonnieTZ

 
   
 
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