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Autore: mavima    31/05/2017    1 recensioni
Sergio è un medico anestesista, deluso dal fallimento del suo matrimonio. Vive un'esistenza di emozioni sopite. Una mattina in ospedale incontra Laura, una bella ragazza, malata di leucemia, che si rivelerà essere la professoressa di suo figlio.
"Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell'immagine, rappresentava il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO XV  - DEVO TROVARE UNA STRADA
 
Sergio doveva trovare un modo per continuare a vivere, aveva in parte metabolizzato il dolore , ma avvertiva l’esigenza di capire che cos’era che spingeva avanti la vita di Emma, qual era il segreto del  padre di Laura, che era così inspiegabilmente cambiato.
Come facevano ad essere così propositivi pur nella loro tristezza? Come riuscivano ad affrontare tutto questo?
Quel fine settimana erano stati a Lugano, il padre di Laura aveva ricordato più volte Marco, sempre sorridendo, ricordava alcuni aneddoti , come quando si era infilato in fabbrica per rendersi conto di come avveniva la produzione e con la sua imbranataggine e spiritosità aveva fatto ridere tutti fino alle lacrime.
Poi era stato un po’ in silenzio e aveva detto sospirando: “ Quel ragazzo era fantastico…lui non giudicava mai gli altri, sapeva cogliere quello che c’era di buono in ognuno e  trasformava  la sua vita in positivo…persino l’esistenza di un vecchio caprone come me.
Sono sempre stato riverito, o snobbato per la mia ricchezza…
Marco semplicemente mi apprezzava per quello che avevo creato, ma già guardava più in là…
 sapeva che avrebbe sfruttato tutto questo per creare qualcosa alla casa famiglia…
diceva che bisognava trarre il massimo profitto dalle persone come dalle fabbriche…
Nella sua totale assenza di pregiudizi e sovrastrutture aveva orientato quanto c’era di positivo in me, la mia capacità negli affari, a raggiungere quella felicità che solo la condivisione ti può dare … non tanto aiutare qualcuno, ma stare con qualcuno , immergersi nella sua vita portando la tua dote…
Non può andare sprecato tutto questo…voi dovete aiutarmi a capire quali erano i suoi progetti…dobbiamo cercare di realizzarli, capire quella sua fiamma vitale che lo spingeva sempre avanti e farla nostra, solo così ce la possiamo fare”
Laura pensò che anche lei non era stata capace di essere così aperta e di apprezzare suo padre.
Era stato un rapporto tutto sbagliato: lo aveva giudicato, sentendosi giudicata.
Sergio si rese conto che Marco era stato capace di regalare a quest’uomo una sorta di felicità immortale, fatta di autostima, indulgenza, semplicità, capacità di guardare oltre il confine della propria vita…
un tipo di felicità che una volta che ti è entrata dentro non ti abbandona più…neanche la morte te la può far uscire dalla testa.
Fortunatamente le cose con Laura erano migliorate, Sergio era ritornato affettuoso con lei e con la bambina.
Anche a lavoro ogni tanto gli scappava qualche sorriso…
Quand’è che aveva cominciato a sorridere? Durante il suo primo matrimonio non aveva sorriso quasi mai , né a casa, né in ospedale.
Elisa lo faceva sentire sbagliato, era solo una gabbia per lei, quello che rimaneva taciturno in pubblico…
non  aveva neanche apprezzato la velocità con cui si era laureato in medicina, la sua caparbietà per non pesare economicamente su i suoi .
Poi quando lei era rimasta incinta, con la stessa volontà e abnegazione aveva fatto la specializzazione, per poterla sposare il prima possibile…anche se  non ce n’era bisogno, vista l’agiatezza della famiglia di Elisa.
E invece che cos’era cambiato con Laura?
Era stato sempre un medico riservato e invece lei lo aveva subito intenerito, la aveva accolta e si era sentito accolto.
Sergio sentì la pulsione forte di passare alla casa famiglia, avvisò Laura che avrebbe tardato un po’.
Emma lo abbracciò forte ed esclamò: “Vedi che la provvidenza esiste? Stavo per chiamarti, è per Stefania , dobbiamo farle fare il vaccino per l’allergia, ma fa un sacco di storie con il pediatra…con te invece, si fida ciecamente di te”
Sergio: “ Ma Stefania non è tornata a vivere con sua madre?”
Emma : “ Sì …poi sua mamma è ricascata nella droga, Stefania era già stata riportata qui, quando  il mese scorso è morta per overdose”
Una nuova fitta penetrò allo stomaco di Sergio.
Stefania fu felicissima di rivederlo, gli saltò in braccio con la sua coroncina in testa e si fece fare il vaccino senza neppure una smorfia di disappunto.
Sergio non la finiva più di stringere la bambina ed era dispiaciuto di salutarla.
Gli scese una lacrima, si girò verso Emma e le disse: “ È grazie a questi bambini che ce la fai vero Emma?”
Emma. “ Stando qui io Marco non l’ho mai perso…non lo perderò mai…lui è in ogni sorriso, in ogni situazione che pare irrisolvibile e poi , come d’incanto si risolve, in ogni meravigliosa buffagine della vita…
Non sapevo che pesci prendere con il vaccino di Stefania…e sei arrivato tu.
È tutto fantastico  se guardi dal lato giusto…
 È vero  abbiamo perso fisicamente Marco, ma lui mi ha insegnato ad essere felice…un tipo di felicità che una volta che hai raggiunto, non puoi più tornare indietro.
Sergio tornò a casa con una nuova strana serenità.
Laura lo ascoltò muta…ogni parola le penetrava dentro  e le si svelava qualcosa che era immerso dentro di lei e che quel racconto le portava a galla.
Poi mentre cenavano e Gaia gorgheggiava nella sdraietta sul tavolo, lo guardò e gli disse : “ Adottiamola!
Vedrai , staremo bene insieme! Non so perché è così, ma mi sento che è così”
E fu così, Stefania, con la sua magica allegria down ripopolò la casa.
Il signor Costa continuò a d accumulare molto denaro, ma una volta guadagnato non si preoccupava più di come investirlo, ma di quale struttura per l’accoglienza dei disabili avesse più bisogno e di cosa.
E così le loro esistenze continuarono…meravigliosamente imperfette.
 
 
 
 
 
   
 
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