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Autore: verichan    31/05/2017    0 recensioni
La storia di come il giovane Jesse McCree è entrato in Overwatch.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel 'Reaper' Reyes, Jesse Mccree
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PARTE 3 di 5

 

L'allarme che d'improvviso risuona negli edifici vi fa saltare giù dalle brande e correre in posizione, pronti ad affrontare i bastardi che... non ci sono.

Vi guardate attorno, fate rapporto attraverso i comunicatori. La causa del trambusto non si trova. Rosa è su tutte le furie e ordina controlli approfonditi del perimetro, delle merci e del sistema di sicurezza. Trattieni il fiato quando le domandano se il piano delle quattro è ancora valido: risponde di sì. Non è la prima volta che passate una notte in bianco e la scoperta di un malfunzionamento elettronico, sebbene sospetto, non fermerà l'operazione. Il tuo ingenuo rammarico ti disgusta. Non sei un bambino, McCree.

Le acque si calmano. Alcuni tornano a dormire nonostante siano le due, tu vai in cucina dove una manciata di fratelli sta preparando caffeina liquida in quantità industriale. Bevi la brodaglia nera e bollente con una smorfia. Fa schifo, ma è migliore della macchinetta a Deadlock Gorge, il vostro quartier generale. È incredibile che con tutti i soldi che avete ci siano fratelli che hanno la faccia tosta di sgraffignare una macchina del caffè decente appena la si compra. Spilorci.

Scosti rudemente Anton, che ha confuso la panca della mensa per un letto e la tua coscia per un guanciale, e decidi di rifugiarti al poligono di tiro fino all'ora stabilita per distendere i nervi. Sei bravo con il fucile di precisione, ma preferisci avere una visuale aperta, così da sfruttare al massimo i tuoi riflessi. Lo scegli proprio perché non è il tuo preferito, come una sorta di punizione o specchio del tuo cattivo umore.

«FBI! GETTATE LE ARMI!»

«MANI IN ALTO!»

«NON MUOVETEVI!»

«SIETE IN ARRESTO!»

Non pensi, agisci. Ti butti al riparo, copri un paio dei tuoi col fucile e vi infilate nella botola segreta che conduce al bunker sotterraneo. Anton non ce la fa. È all'imboccatura, un piede sul primo piolo della scaletta, e un proiettile gli trapassa la gola, spruzzando di sangue voi dabbasso. Un fratello calpesta il suo corpo precipitato a terra nella fretta di raggiungere i comandi e sigillare l'entrata. È una triste visione: Anton si contorce e boccheggia come un pesce, le mani al collo straripante. Alida ti precede, togliendogli il cappello da cowboy e sparandogli in testa in un atto di compassione. Incazzata, indossa il cappello e vi sprona a muovere il culo.

I comunicatori non funzionano. Seguite il protocollo d'emergenza e vi riunite nell'atrio a cui i cinque tunnel principali sono collegati. Il quinto è la vostra via di fuga, sette chilometri più in là nel deserto, ma Spillo riferisce che il boss è incastrato nel magazzino. Come se non bastasse, i federali hanno indovinato le password d'accesso e si stanno infiltrando nel sottosuolo. Maledetto il ratto che vi ha tradito.

Ti unisci al gruppo di Spillo per raccattare Rosa. Protetti da scudi energetici, siete in grado di disporvi a ventaglio attorno alla botola il tempo sufficiente per coprire lei e altri. Scorgi un'uniforme in nero integrale nel caos. Tizio, o uno dei suoi uomini, è tra gli assalitori, in movimento tra gli imballaggi, e il pensiero che forse, se uccidi il grande capo, Rosa ti premierà esentandoti dall'infanticidio, ti spinge a correre il rischio con la durata degli scudi, rinfoderare la pistola, imbracciare il fucile e prendere la mira. Hai cinque cartucce e tre spiragli in punti scomodi tra le casse impilate del deposito dove è-o-non-è-Gabe si è nascosto. Beh, non è impossibile, devi solamente incoraggiarlo a posizionarsi nel modo giusto.

Il primo colpo gli centra lateralmente lo stivale, a livello del pavimento. La figura lancia un grido e si accovaccia, il capo entra parzialmente nella tua visuale. Col secondo colpo gli distruggi la mascella, e le grida di soccorso dei suoi compagni si fondono alle sue laceranti. Finalmente il suo cranio è nel tuo mirino.

Chao-chao, forse-è-Gabe.

«JESSE! MUOVITI, CAZZO!»

Ti afferrano da dietro per il giubbotto antiproiettile e il colpo va sprecato. Non sei troppo arrabbiato, però, perché un attimo dopo la barriera va in frantumi e per poco non ti crivellano.

La situazione sta lentamente volgendo a vostro vantaggio: avere fatto collassare il tunnel 1; le saracinesche rinforzate nei tunnel 3 e 4 stanno ritardando l'avanzata nemica; il tunnel 2 è preso da una sparatoria altalenante; il tunnel 5 è libero. Disgraziatamente il traditore ha sabotato la sala controllo del bunker e il collegamento con l'esterno, e tutto deve essere svolto manualmente e con le torce. Meno male che non rimarrete lì tanto a lungo da preoccuparvi dell'ossigeno.

«Boss! Abbiamo Reyes, boss!»

Gabe? Tizio ha un taglio sulla fronte sanguinante e polveri del crollo sull'uniforme. Ah! Il povero diavolo è uscito dalla parte sbagliata del collasso nel tunnel 1, insieme a due piedipiatti. Forse-è-Gabe non era Gabe, alla fine.

Vedi i tre ammanettati venire trascinati di forza nella sala controllo per essere interrogati. Non ci badi troppo, collezioni munizioni e ti apposti dietro la barricata che avete innalzato presso il tunnel 2, in caso i federali riuscissero nella loro impresa. I ragazzi si adoperano ad attivare le torrette automatiche, attaccandole a generatori autonomi, conservate lì sotto tra l'artiglieria di scorta.

«Jes!» Jonas corre verso di te da dove si sta svolgendo il conflitto a fuoco e ti punta in faccia un fascio di luce. «Adila ti vuole nel numero 2. E ha bisogno di robe varie.»

Bene, bene, un po' di azione. Raggiungi il gruppo di Alida, consegnandole delle bombe-E contro gli agenti omnic e dei visori notturni, con cui rovesciate la frittata. Un gioco da bambini.

Gli imbecilli vi hanno preso sottogamba. Avete risposto alla loro offesa con azioni precise, militari, che i boss vi hanno inculcato a furia di esercitazioni, cogliendoli, ironicamente, di sorpresa. I Deadlock non sono solo forza bruta, il ratto s'è scordato di scriverglielo negli appunti?

Fate saltare anche questo tunnel e ora non rimane che andarvene prima che le saracinesche cedano.

L'atrio è illuminato da fari a batteria, creando un'atmosfera meno da film horror. Chiacchierando con Alida, ipotizzate sulle strategie in caso questa non sia l'unica base sotto assedio e concordate che Deadlock Gorge sia la destinazione più sicura. Della quarantina di fratelli che eravate ne rimangono meno della metà e le jeep e motociclette lì parcheggiate trasporteranno tutti. Con le telecamere cieche non avete idea se all'esterno del tunnel 5 ci sia qualcuno ad aspettarvi, perciò caricate i mezzi in prima fila con delle mitragliatrici. Una gran sfortuna non avere a disposizione i fuoristrada d'assalto russi, rimasti di sopra, ma tutto sommato poteva andarvi peggio.

«Secondo te chi è la talpa?»

Alida ha atteso che foste soli per pronunciare la domanda scottante che potrebbe dare luogo a una pericolosa caccia alle streghe. Non ti guarda mentre te la porge, osserva la famiglia indaffarata, i lamentoni, i nervosetti, gli scioccati. Ha le braccia conserte e in una mano tiene stretto il cappello da cowboy di Anton per la falda, nell'altra una pezza umida con cui vi siete appena puliti del suo sangue dalla faccia. Anton il Buffone non era particolarmente brillante, ma sopperiva all'assenza di materia grigia con un'idiozia da clown che rallegrava lo spirito. Era il vostro giullare.

«Logicamente nominerei me stesso, col fatto che mi hanno tenuto sottochiave per quasi ventiquattro ore.» La sorella non fa una piega, segno che ci è già arrivata. Ti giudica innocente? «Ma visto che so di non aver cantato, mi tolgo dall'equazione.»

«Chi rimane?»

«Chiunque sia ancora vivo.» Lei inclusa. «Oppure il ratto potrebbe essersela svignata quando è suonato l'allarme, o durante l'attacco.» ragioni. «Non lo so, Ali.»

«Se il trio non parla, sono sicura che Rosa cercherà di accedere al sistema.»

«Pensavo che avessero bruciato la scheda madre.»

«Jefe Rosa ha un asso nella manica, me lo sento.»

«Allora» sorridi furbescamente, «dovremmo spargere la voce in giro e vedere chi comincia a sudare freddo.»

La donna ricambia il sorriso e ti piazza il cappello sulla capoccia. Vi separate e condividete l'informazione, vera o falsa che sia. Se nessuno si comporta in modo strano, vuol dire che la talpa non è qui, o è col boss, o troppo astuta da smascherarsi. Che seccatura.

Marissa appare dal tunnel 4 con aggiornamenti sulla saracinesca. Ovviamente la snob li comunicherà unicamente al capo. Le spieghi che la jefe è occupata in interrogazioni e recupero dati e noti un sottile cambiamento sul suo viso. È lei? Ti sta così sulle palle che vorresti fosse lei, una scusa come un'altra per togliertela dai piedi, tuttavia la ragazza si adagia nel suo solito sogghigno compiaciuto, ansiosa di ammirare il boss all'opera. Tze, leccaculo. Più per infastidirla che per un'effettiva ragione, la accompagni. Non ci tieni a rivedere da vicino il vecchio Gabe, ma preferisci non perderla di vista, un passo avanti a te. Non si sa mai.

Overwatch è legato a una delle sedie da ufficio e per ora non ha subito danni. Le braccia allacciate strette sui braccioli hanno le dita dritte e pare che la dentiera sia integra, anche se potrebbe partire da un momento all'altro da quanto la sta serrando. Accantonato al muro c'è il cadavere seviziato di un agente, il terzo del trio sta annaspando con la testa intrappolata in un sacchetto di plastica. Insomma, finora hanno solo parlato amichevolmente.

I suoi occhi scuri ti studiano per un istante, poi tornano su Rosa.

«Dimmi qualcosa, Re dei Re. Pinco Pallino qui non sembra abbia una bella cera. No? Niente? Ay, che cuore gelido.» A un suo cenno una sorella serra la busta e si siede sopra la schiena del disgraziato, in attesa della sua convulsa dipartita. «Questo tuo silenzio mi ferisce, lo sai?»

«Rosa.» La jefe piega il capo verso Marissa. «La saracinesca 4 non reggerà a lungo. Dobbiamo andare.»

«Non preoccuparti, tesoro, non manca molto.»

Sei confuso. Non ha nemmeno cominciato con Gabe, e nessuno dei presenti sta smanettando con i circuiti del computer. Non manca molto a cosa?

«Tu che vuoi, Jessito?»

«Sapere come va. Siamo pronti a partire al tuo via, jefe

«Beh, avete la vostra risposta. Smammate. Anzi, no. Tu rimani, Marissa. Ti serve della pratica.»

Rabbrividisci. L'istinto ti suggerisce di filartela, e non perché di lì a poco Overwatch verrà tagliato a pezzi. Sta succedendo qualcosa di strano. Alida ti consiglia di fidarti di Rosa e non rimuginarci troppo. Soltanto dopo scoprite che i lamenti dell'interrogatorio non sono maschili. Marissa? Un brusio incredulo serpeggia tra voi ma si placa allo sbattere della porta della sala controllo e all'immagine di una Rosa sorridente con un megafono.

«SI PARTE, RAGAZZI!»

Rispondete con voci tonanti e schizzando a completare gli ultimi preparativi. Dalla stanza escono tutti tranne i tre cadaveri. Marissa non è tra i vivi.

Sei appena montato in sella a una motocicletta, dietro la schiena di Alida, quando il capo decide che viaggerai con lei nella seconda jeep. Nervoso, ti siedi sul sedile del passeggero, mentre Rosa regola il quadro comandi, attivando la torretta automatica sul cofano. Alle vostre spalle Overwatch è ammanettato mani e piedi, Muto lo sorveglia, e Jio è l'addetto alla mitragliatrice MG sul tetto semi-scoperto, una bellezza tedesca. Il convoglio accende i motori e si avvia per il corridoio tenebroso.

«Anton?» domanda Rosa notando di sfuggita il tuo nuovo cappello, rovinato da un paio di aloni rosso-bruni.

«Già.»

«Peccato, era divertente. A proposito di divertente! Non indovinerai mai chi ci ha mandato la piccola serpe.» Poggia una sigaretta tra le labbra e ti lancia l'accendino. Lo afferri al volo e le dai fuoco.

«L'FBI?»

«Sbagliato, mio Jessito. Quel cretino di Joseph ne ha combinata un'altra delle sue. Perfino l'oltretomba non riesce a contenere la sua stupidità. Ti dice niente il nome Rodriguez?» Scuoti la testa. «Un indizio: è una storia che finisce nelle fiamme.»

Non le importa che Gabe vi ascolti, il che significa che il suo destino è segnato, una volta svolto il ruolo che Rosa gli ha affibbiato. Il Muto, storico braccio destro barra amante di Rosa, rimane... beh, muto. Non parla molto, i coltelli lo fanno per lui.

«Aspetta.» Ti ci vuole un po' per connettere quel nome così comune a qualcosa. «I Rodriguez di La Mesilla?»

«Bingo!»

«È roba di quasi tre anni fa. Che c'entrano?»

«Loro nulla. I vicini di casa.» Ridacchia alla tua perplessità. «Sono bruciati i genitori e il figlioletto. Indovina chi non era a casa quella sera?»

«La figlia.»

«La figlia. Marissa, o come cavolo si chiamava.» Soffia il fumo nell'abitacolo, gli occhi puntati sulla jeep che vi sta di fronte. «Per farla breve, la piccola Marissa guarda i video dei testimoni e decide di vendicare i suoi. Ultimo indovinello: chi riconosce uscire dalla casa dei Rodriguez armato di lanciafiamme?»

«Ora capisco perché ce l'aveva tanto con me.»

I Rodriguez erano stati una delle tredici famiglie che Joseph aveva raso al suolo sulla strada per il successo. Un buon esercizio per i suoi bambini-soldato. I ricordi si confondono, e non sai se i Rodriguez erano quelli con la cameretta con i letti a castello invasi da peluche, la stanza singola col soffitto dipinto di stelle rosa o la camera tappezzata di poster di celebrità dei cartoni animati. Hai sognato i fagotti agonizzanti sotto le coperte per le due settimane seguenti, aggiungendo un volto ai corpi carbonizzati grazie alle foto del telegiornale e alla tua ricerca colpevole sul web.

Madre e figlio che hai contribuito a sotterrare vivi in una fossa invece ogni tanto ti vengono ancora a trovare la notte. Chissà quanto gli Anderson sarebbero rimasti con te.

Mmpf. Che belle domande che ti fai a diciassette anni.

 

Chao = addio, arrivederci informali

Reyes = guarda caso il cognome di Gabriel in spagnolo significa “re” al plurale, perciò Rosa lo chiama Re dei Re.

Ay = un'esclamazione tipica spagnola

  
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