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Autore: Athis    31/05/2017    0 recensioni
I destini s'intrecceranno, nuova vita per alcuni e la fine per altri. In un mondo dove tutto è concesso ma niente è sottovalutato, il peso del tempo e lo scorrere dei secoli fa incrociare passato e presente, dove non si può capire il presente senza aver compreso il passato.
Con La morte di re Rehad tutto cambia. L'ascesa di nuovi re e nuove regine graverà in modo singolo su ogni regnato. Ma l'ascesa di uno di essi farà precipitare i protagonisti nel caos e vi sarà solo un modo per combatterlo. Astuzia, tradimento, inganno, amore, sangue, vittoria, sconfitta e i misteri che si cellano sotto grande custodia. Mito e verità s'incontrano e la lealtà verso il loro credo sarà messo a dura prova. Riusciranno nel loro intento?
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Antichità, Medioevo
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Capitolo 1: Il tramonto era di un rosso sangue, come non se ne vedevano da anni, e i due uomini a cavallo scendevano il ripido altopiano con un’estrema non curanza. «Non credi sarebbe stato più saggio scendere dalla parte della Valle dei Fiumi mio signore?» disse l'uomo più basso dei due, con un’aria a dir poco intimorita, «qui siamo allo scoperto e pericolosamente esposti persino alle aggressioni dei banditi meno scaltri dell'intero regnato…». L'uomo più alto non rispose, ma dopo qualche secondo disse «certo, può darsi che siamo troppo allo scoperto, ma conosco queste terre ed i loro abitanti da prima che re Rehad ne prendesse il possesso, e fidati,» fece con aria di sfida «non si azzarderebbero mai ad attaccare due cavalieri muniti di spada e scudo su un altopiano come questo, rischiando di venire sconfitti ancor prima di raggiungere il loro obbiettivo, e» aggiunse «se nel caso riuscissero ad arrivare a noi, questa ripida montagna farebbe di certo la sua parte. Avremo il vantaggio di batterli uno a uno, diversamente se nel caso fossimo su un terreno pianeggiante come quello della Valle». Restarono in silenzio per qualche secondo mentre continuavano a scendere con i cavalli che faticavano a mantenere l'equilibrio, e infine aggiunse «piuttosto consiglierei di scendere da cavallo e continuare a piedi da qui in poi» e prima che l'altro potesse ribadire aggiunse «i cavalli non ci reggeranno a lungo e se li affatichiamo troppo rischieremo di danneggiarli e allora sì che sarebbe un bel guaio…» e con un salto scese dal cavallo seguito dal suo accompagnante, presero le redini e, con una stretta, le legarono saldamente intorno alle mani e ricominciarono la discesa. Nel cuore della notte, dove l'unica fonte di luce proveniva dalla luna, gli uomini s'inoltrarono in una strada fangosa. All’arrivo, davanti a loro si trovarono davanti ad una piccola casa di legno con il tetto di paglia, con a fianco una stalla piena di pecore. Scesero dai cavalli e, attorcigliando saldamente le corde attorno alla staccionata, si avviarono verso la porta e bussarono. La porta si aprì e ne emerse un uomo di un’età piuttosto avanzata, o almeno lo si deduceva grazie all'affievolita luce che vi era all'interno, «cosa volete? Chi siete?» domandò con un’aria stanca e seccata, «sei diventato così vecchio da non riconoscere tuo cognato, Ethias?», il vecchio per un momento parve sbalordito e la sua espressione da ostile divenne improvvisamente gioiosa, «Pries!, brutto figlio di puttana, a chi stai dando del vecchio?!» fece, abbracciandolo con una stretta così forte da fargli perdere il respiro, «chi è il tuo accompagnante Pries?» domandò il vecchio scrutando l'accompagnante con un'occhiata diffidente e allo stesso tempo curiosa. «questo qui è Arren, figlio di Ahroon, è il mio scudiero e compagno di sella» fece mettendo bene in mostra l'uomo basso dai capelli lisci e ramati che aveva di fianco, un cenno con il capo e il vecchio li fece entrare. Il vecchio si sedette su una delle sedie malconce della casa, all'interno vi era acceso un camino in pietra con di fronte un tappeto che una volta doveva essere stato bianco, un tavolo da pranzo dello stesso colore del legno usato per la casa, intorno ad essa vi erano accerchiate quattro piccole sedie di cui due piuttosto malconce, una scala che portava al piano superiore si ergeva incollata al muro sulla destra, una lampada a olio vi era posata sul tavolo e che, insieme al camino, facevano da luce all'interno della minuscola casetta. Improvvisamente dalla cima della scala emerse un piccolo viso che, con gli occhi sgranati, scattò giù di come un fulmine alla vista dei due uomini, «zio Pries! Zio Pries!!» urlo abbracciando l'uomo dai tratti marcati e asciutti, dalla pelle olivastra e occhi verdi con i capelli mossi e neri, «ciao piccolo furetto! È da tanto che non ti vedevo! Sei cresciuto tantissimo, tra un po' raggiungerai il tuo vecchio padre!» fece ricambiando a sua volta la stretta. Dajcler era un bambino di otto anni molto allegro dagli occhi dormiglioni di un colore scuro come l'ebano, la pelle olivastra e i capelli mossi e neri come suo zio Pries. Stettero per ore a parlare del più e del meno e di quanto fosse passato il tempo. La madre di Dajcler e sorella di Pries era morta di febbre due anni prima, “era di una bellezza straordinaria” dicevano sempre quando la rammentavano. «molto presto anch'io diventerò un cavaliere come te zio Pries!» disse Dajcler mentre studiava la spada dello zio tra le sue minuscole manine. «Papà dice che tra non molto sarò pronto per sorreggere una spada come la tua zio, intanto però mi sto allenando con quella in legno, così poi quando avrò la mia spada sarò il più agile cavaliere mai esistito!» Passarono le ore e, dopo che Dajcler salì le scale e andò a dormire, i tre uomini restarono in silenzio. «strano,» disse Ethias con tono d'indifferenza «da quand'è che vieni da queste parti accompagnato da uno scudiero?» «c’è sempre bisogno di compagnia una volta tanto» desse Pries accomodandosi sulla sedia. «Non mi sembra che in passato ce ne sia avuto bisogno, specie per uno come te Pries. Dimmi la verità, sarò pur vecchio ma gli anni non mi han fatto di certo diventare più stolto» Pries rimase in silenzio per qualche secondo, indugiando con lo sguardo per la stanza che poi ritornò sul vecchio fratello. «le nostre spie qui a Nunxam, ci hanno inviato delle notizie…non tanto buone» disse con tono grave spostando lo sguardo dal fratello al compagno e viceversa, «A quanto pare re Rehad è in grave salute, e si dice che non vivrà a lungo o che probabilmente ci vorranno solo pochi giorni prima che la morte incomba su di egli…». «e questo cosa vorrebbe significare?» domando Ethias con una smorfia di disprezzo, «gli sta bene, da quando ha conquistato queste terre nel modo più vile e codardo che sia mai stato fatto nella storia dei nove regni, ha solo provocato disastri, ci ha lasciato nella peggiore delle situazioni riempendoci di imposte e lasciandoci al destino! Cosa mai dovrebbe significare la sua morte che una liberazione di un re incompetente e codardo?» «significa che alla sua morte, dovrà salire al trono un nuovo re…non si sa ancora chi, dato che il suo unico erede diretto ha soltanto tre anni. Quel che sappiamo però è che il prossimo potrebbe sia rivelarsi meglio del re attuale, ma potrebbe anche verificarsi l'esatto opposto…e tu Ethias lo sai più di chiunque altro che non è mai corso buon sangue tra la gente di Nunxam e quella degli Uhot...» «non badare ai nunxamiti fratello, sono tutti dei codardi e degli stolti, sono solo bravi a parlare ma poi non combinano mai niente. Gente di chiacchiericci e niente fatti, ecco cosa sono! Se sei venuto con l’intenzione di portarci via con te per paura della nostra incolumità allora dovrai rifare i bagagli e partire domani stesso ma non con me e Dajcler.» disse il vecchio con aria sicura e fiera e, prima che Pries proferisse parola, il vecchio riprese. «noi non siamo gente che abbandona la propria terra con così tanta facilità, se ci vorranno cacciare da queste terre, ci vorranno di sicuro molto più di stupide chiacchiere per riuscirci. Queste terre sono state coltivate per generazioni dalle famiglie di Uhot, possono pur cambiare il loro nome sulle mappe, ma queste terre rimarranno sempre e per sempre nostre, il nostro popolo non cederà mai le proprie terre a dei codardi senza gloria come i nunxamiti!» disse prendendo in mano il bicchiere di fianco sopra il tavolo e bevendolo tutto d'un fiato. Pries e il suo scudiere rimasero in silenzio a guardare il vecchio con una sorta di sguardo tra meraviglia e rimprovero. «ora, se volete campare qui per la notte è meglio che non continuiamo più con questa storia», Ethias andò verso una piccola porta seminascosta dall’appendice abiti in legno massiccio che vi era appena dietro la porta d'ingresso, l’aprì e ne estrasse delle spesse coperte di lana grigia, «ecco qua delle coperte, mi spiace non potervi dare un letto, ma credo che questo vi sarà sufficiente per non patire il freddo la notte, e da queste parti, fidatevi, non c'è da scherzarci col clima», e così facendo porse loro le coperte e con un cenno lì salutò e si avvio su per la scala.
   
 
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