Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Soraya Ghilen    31/05/2017    2 recensioni
“Sei tornato” disse una voce che Derek conosceva fin troppo bene. Si girò piano, quasi con la paura che una una sua mossa azzardata avrebbe spinto l’altro a fuggire come una gazzella spaurita. E lo vide, dopo cinque anni posò di nuovo i suoi occhi su di lui.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Derek Hale non sapeva cosa fare. Lo infastidiva profondamente questa prospettiva. Lui era uno che sapeva sempre cosa fare, anche nelle situazioni più critiche ma con Stiles era sempre tutto una gigantesca incognita. Non sapeva mai come muoversi, con lui. C’erano momenti in cui non lo capiva, non ne era capace. Stiles era l’unico ambito della sua vita in cui aveva fallito.
Prima di scappare da Beacon Hills c’era stato un momento, prima dell’arrivo del Nogitsune, in cui era scattato qualcosa, in lui, in Stiles, e questo li aveva portati a compiere un gesto avventato, di cui si erano pentiti nel momento stesso.
Derek aveva baciato Stiles. Non aveva potuto farne a meno.
La notte dell’eclissi lunare, durante la quale avevano tolto la vita a Jennifer e ridato la vista a Deucalion, in cui Scott era diventato un vero Alpha, tutto era già accaduto.
Stiles, per quanto aveva potuto origliare dalla conversazione di Scott e Lydia, soffriva di attacchi di panico dalla morte di sua madre. Con il tempo, la crescita, era riuscito a tenere questo fenomeno sotto controllo ma adesso, con il rapimento del padre, si era ripresentato, prepotente. Non poteva lasciare che affrontasse tutta quella situazione da solo. Si era detto che non era, il suo, un istinto di protezione verso il ragazzo in quanto tale, ma come membro del branco. Si giustificò con se stesso e finì per credersi.
La notte prima dell’eclissi lunare Derek decise di far stare Stiles nel loft. Gli era sembrata una buona idea, contro il parere di più o meno tutti. Peter sosteneva che era impossibile per lui gestire una luna piena incombente e un ragazzino iperattivo vittima della sua vita. Non lo ascoltò. Lo sbatté fuori dall’appartamento con un magistrale calcio sul suo colloso posteriore facendolo atterrare da qualche parte fuori dalla sua proprietà.
Stiles non gli era mai sembrato particolarmente robusto ma in quel momento, rannicchiato sul divano con le gambe al petto e la testa posata sulle ginocchia, era simile a una piccola scultura di vetro che, da un momento all’altro, minacciava di rompersi in tanti piccoli frammenti.
Lo prese tra le braccia-non pesava molto, notò- e lo porto verso il proprio letto. Voleva che Stiles si sentisse sicuro e protetto, quella notte, che potesse dormire un minimo. In lui non c’era nessun secondo fine. Derek non ricordava neanche come si era ritrovato sul corpo febbricitante di Stiles attaccato al suo, le loro labbra incollate. Le mani del lupo erano nei capelli del ragazzino e le dita affusolate di Stiles artigliavano il viso del licantropo, impedendogli di staccarsi anche solo di pochi millimetri.
Si baciarono per un tempo indefinito. Derek non sapeva quanto fosse passato: forse solo pochi minuti o, magari, ore. Il ragazzino non dava segno di dover recuperare fiato e questo lasciò Derek stranito. Lui aveva un corpo assai più resistente di quello di un normale essere umano e iniziava a sentire la necessità di respirare in modo regolare. Stiles si aggrappava a lui con disperazione, le nocche sbiancate tanto che stringeva forte la presa sul collo della sua camicia verde bosco. Derek sapeva che tutto quello era sbagliato: stava approfittando di quel ragazzino, della sua debolezza. Stiles non l’avrebbe mai baciato, se fosse stato lucido. Continuava a ripeterselo ma non era sufficiente. Non voleva ascoltare la sua parte razionale. Era tutto troppo bello, intenso, struggente. Non voleva finisse, ma così non fu. Si riscosse non appena sentì il corpo del ragazzo tremare in modo convulso, come un vetro che sta per andare in frantumi perché sottoposto a troppa pressione.
“Stiles” sussurrò, riuscendo a imporsi su di lui, complice la necessità di respirare che il ragazzino non aveva più potuto ignorare “Cosa stiamo…”
“Non dire la cosa più ovvia dell’universo” disse il ragazzo, con un moto di stizza “Non adesso”
“E cosa vuoi che faccia?” chiese. Le mani ancora intrecciate ai suoi capelli.
“Qualunque cose mi impedisca di pensare” non gli era mai sembrato così fragile, quel piccolo umano, così forte in apparenza.
“No, Stiles” disse, affermando con delicata decisione la mano che puntava sempre più giù, verso zone che nessun ragazzo aveva mai conosciuto prima.
“Perchè?” lo sguardo che gli rivolse era irritato, deluso. Arrabbiato “Ti importa adesso, di me?” chiese “Quando non dovrebbe fregartene nulla ti fai venire gli scrupoli?”
“Che stai blaterando?” soffiò, con apparente calma, sul volto pallido e lentigginoso di fronte a se.
“Sei uno stronzo, ecco cosa blatero” il licantropo lo spinse via, come scottato da quella pelle candida.
“Avevo ragione, come vedi” disse, alzandosi da divano su cui si erano inginocchiati “Sarebbe stato solo un errore” si passò una mano sul collo, nel punto esatto in cui era poggiata quella del ragazzo fino a qualche istante prima “Un enorme, gigantesco, errore”
“Tu non capisci proprio un cazzo, vero?” chiese, furente, l’adolescente. Allo sguardo perplesso dell’altro continuò la sua alterata spiegazione “Ti vanti tanto di riuscire a capire quando uno ti mente, di sapere cosa provano le persone eppure hai fatto fiasco ben due volte nel giro di poco”
“Puoi evitare di parlare per enigmi?”
“Parlo della Blake” disse “quella pazza psicopatica, la seconda per inciso, che ti scopi” prese una pausa, respirando forte dal naso, come a calmarsi “e di me”
“Di te?” Derek era più perplesso che mai.
“Ti muoio dietro da anni, da quando ci siamo conosciuti per essere precisi, e tu non mi hai mai visto, mai” tirò su col naso, osservandosi le mani in modo ossessivo “e credo sia giusto. Non sono nulla di che, confrontato a lei. Per quanto pazza, è sexy e credo che a letto sia molto più brava anche della mia fantasia più sconcia e disinibita, quindi…”
“Quindi sei tu quello che non ha capito una mazza in tre anni” disse il moro, fissandolo da oltre il letto “Ci vado a letto con lei, hai ragione, ma non c’è nulla tra noi oltre questo, non per me almeno”
“Cosa stai cercando di dire, Derek?” una sottile speranza in un mare di ansia e aspettative disilluse. Il lupo non se la sentì di deluderlo.
“Che non mi sei per nulla indifferente” cercò di dire nel modo più delicato possibile “Oserei dire che penso a te più di quanto sia anche solo lontanamente lecito e non riesco a pentirmene” un leggero sorriso illuminò il viso del ragazzino “Ma questo non cambia che questa notte non segnerà una svolta nel nostro rapporto” e , alla domanda muta espressa dagli occhi del castano, disse “Sei sconvolto, non sei in te. Io ti starò vicino ma non accadrà nient’altro tra noi, stasera” fu categorico e irremovibile.
“Puoi almeno abbracciarmi?” chiese, timido, il ragazzo, torturandosi le mani. Derek non poté che sciogliersi a quella vista.
“Si, certo che posso” si distesero sopra le coperte con i vestiti addosso, accoccolati in un rassicurante abbraccio, impossibile da sciogliere per chiunque. La mano destra di Derek accarezzava con lenti tocchi appena accennati la schiena del ragazzo attraverso il tessuto della maglia. Stiles teneva la testa posata sul suo petto, mentre un sottile ruscelletto di lacrime sfociava dai suoi occhi chiusi e sfociava sulla camicia di Derek, che non disse nulla in proposito. Si limitò a stringerlo per tutta la notte, con il profumo del ragazzo a stordirgli i sensi.
Erano passati cinque anni eppure il lupo ricordava perfettamente quella notte. Ricordava il battito del cuore di Stiles, iperattivo anche nel sonno, e i suoi sospiri rilassati. Più d’ogni altra cosa ricordava il suo odore che, adesso, non sentiva più. Che lo aveva abbandonato, così come aveva fatto lui con il giovane nonostante avesse promesso l’esatto opposto. Eppure c’era qualcosa che non gli tornava. L’odore di qualcuno non cambia così radicalmente a meno che non accada qualcosa che sconvolga il soggetto in modo così profondo da segnarlo per tutta la vita. Derek sapeva che il Noghitsune aveva lasciato la sua impronta nel ragazzo ma non era sufficiente. Stiles odorava di un qualcosa che non sapeva neppure descrivere. Era come se in lui convivessero due nature che non potevano accettarsi, che cercavano in continuazione di sopraffarsi, e, a fare da sfondo al tutto, c’era un leggero aroma che si poteva facilmente ricondurre al siero di un druido. Non sapeva dire, però, quale fosse l’elemento principale del siero. C’erano troppe entità che convivevano in un solo essere vivente. Tre elementi che non potevano fare altro che generare un odore impregnato da contrasto, conflitto perpetuo. Eppure era un odore che già aveva sentito, Derek, se solo escludeva il siero. Un brivido gli percosse la spina dorsale e si diede subito dello stupido per aver anche solo pensato all’odore di Void. 

 

Angolo dell’autrice: bene, eccoci a noi. Innanzi tutto chiedo venia per il ritardo nella pubblicazione. Spero che il capitolo vi piaccia e credo che si inizia intuire qualcosa circa l’ore i Stiles. Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!!
Soraya

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Soraya Ghilen