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Autore: Inevitabilmente_Dea    01/06/2017    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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"Okay... Riproviamo." mormorai sfinita, rialzandomi in piedi nell'acqua per l'ennesima volta e facendo un cenno a Gally che, tossendo, si scrullò i capelli zuppi. "Ora immergiti lentamente." 
Vidi il ragazzo annuire e passarsi una mano lungo il viso per asciugare le gocce salate.
"Ricordati di muovere le braccia e i piedi." 
Il ragazzo prese un bel respiro e si allungò leggermente in avanti, poi si lasciò cadere con un tonfo sulla superficie dell'acqua e iniziò a muovere braccia e piedi in modo del tutto scoordinato, tentando di seguire le mie istruzioni, ma senza riuscirci. Lentamente infatti lo vidi affondare in acqua, cercando invano di tenere il collo al di sopra della superficie.

Poco dopo il ragazzo abbandonò l'impresa e si tirò nuovamente in piedi, scuotendo la testa e riempendomi di schizzi. "Okay, okay..." mormorai portandomi le mani davanti al volto. "Proviamo in un altro modo."
Feci cenno al ragazzo di venirmi vicino e lui mi raggiunse come richiesto, ponendosi davanti a me. "Ora mettiti di lato." ordinai, osservando il ragazzo voltarsi di centottanta gradi. Gli appoggiai un braccio sulla schiena bagnata e gli dissi di stendersi all'indietro. "Ora prova a galleggiare sull'acqua. Ti tengo io." lo rassicurai osservando il suo volto dipinto di rosso dall'imbarazzo. 
Sentii il ragazzo tremare, forse per il freddo, ma mi ascoltò senza proferire parola, stendendosi all'indietro e appoggiandosi completamente al mio braccio. Le mie dita arrivavano a malapena a toccare le sue spalle, perciò decisi di infilare anche il braccio libero sotto il ragazzo, reggendolo per le gambe.
Lo sentii irrigidirsi e vidi le vene sul suo collo marcare la pelle. "Rilassati e smettila di trattenere il respiro." lo rimproverai, lanciandogli uno sguardo ed incrociando i suoi occhi. 

"Io sono rilassato."
"E io sono un Dolente." replicai scuotendo la testa e cercando di mantenere il contatto visivo per rassicurarlo.
Passò qualche minuto e finalmente sentii il ragazzo abbandonarsi totalmente a me. Era il momento di lasciarlo andare. "Ora chiudi gli occhi ed inizia ad aprire e chiudere le gambe."
spiegai, spostando il primo braccio per permettergli di muovere facilmente gli arti inferiori. Il ragazzo inizialmente tremò quando sentì la mia presa venire meno, ma non si perse d'animo e continuò a muoversi con gli occhi chiusi. "Ora le braccia, come ti ho spiegato prima. Prima alzi, poi abbassi sopra la testa e poi con le dita ben chiuse e tenendo il braccio rigido ritorni con le mani sui fianchi." spiegai con voce calma, quasi sussurrando.
Il ragazzo non mi disse nulla, semplicemente prese a nuotare e fu a quel punto che mi sentii libera di lasciare la presa anche sul secondo braccio. Il ragazzo non se ne accorse nemmeno e tranquillo continuò a nuotare con gli occhi chiusi. "Ora inizia a sbattere i piedi." suggerii a voce più alta, notando che il ragazzo si stava allontanando lentamente.
Sorrisi fiera e mi immersi velocemente nell'acqua stando bene attenta a non fare troppo rumore e con due o tre bracciate lo raggiunsi e poi lo accompagnai per diversi minuti.

"Bene così." mormorai felice, osservando i suoi occhi ancora chiusi. "Ora apri lentamente gli occhi, pesciolino."
Vidi il ragazzo arrossire per quel nomignolo e poi sollevare lentamente le palpebre. All'inizio si perse a guardare il cielo per diversi secondi, ma poi allungò lo sguardo di lato, cercandomi probabilmente al suo fianco. Quando Gally realizzò che stava veramente nuotando da solo, senza appoggi nè appigli, spalancò gli occhi e si agitò, con la conseguente persa dell'equilibrio e l'inizio della confusione. Il ragazzo infatti iniziò a sbattere braccia e piedi senza un ordine e abbassò subito il bacino, perdendo l'equilibrio che aveva trovato sulla superficie dell'acqua. Ben presto lasciò affondare anche i piedi, smettendo di sbatterli e perciò affondando sempre di più. Scossi la testa e mi affrettai a far toccare i piedi sulla sabbia per poi correre ad aiutarlo, ma quando una sensazione di vuoto si impossessò di me, per un secondo andai in panico: non mi ero accorta che ci fossimo spinti così al largo.
Abbassai lo sguardo e attraverso l'acqua limpida constatai che il suolo era abbastanza lontano dalla punta dei miei piedi, ma non era nulla di spaventoso per me, dato che sapevo nuotare.
Gally invece non credevo che la pensasse esattamente come me dato che per lui il panico era una costante quando stava in acqua. Allungai lo sguardo verso il ragazzo e quella volta fui io a sbiancare dal terrore quando non lo vidi da nessuna parte. Non persi nemmeno tempo per pensare e subito, dopo aver preso un bel respiro, mi immersi totalmente sott'acqua, sentendo i miei capelli solleticarmi la schiena e le spalle. Spalancai gli occhi e ignorai quel lieve bruciore dovuto al sale presente nell'acqua. 

Mi ci volle poco ad individuare il ragazzo dato che continuava a dibattersi come una foca allarmata e ben presto lo raggiunsi, toccandogli la spalla per tranquillizzarlo. Il ragazzo aprì gli occhi terrorizzato e prese a gridare come un forsennato, emanando bollicine e guardandosi attorno spaventato. Quando però incrociò il mio sguardo allungò le braccia verso di me e mi afferrò per un polso, facendomi affondare ancora di più. 
Mi liberai difficilmente dalla sua presa e nuotai fino a trovarmi perfettamente davanti a lui. Feci passare le braccia sotto le sue ascelle e chiusi saldamente le mani dietro la sua schiena, poi muovendo energicamente le gambe, iniziammo a risalire in superficie. Alzai lo sguardo verso l'alto e vidi che la luce del sole non era poi così fioca da sotto, ciò significava che non eravamo affondati così tanto come credevo. Rilanciai uno sguardo a Gally e per poco gridai quando lo vidi con gli occhi chiusi. Non mi persi d'animo ed iniziai a muovere le gambe con ancora più energia, aumentando la velocità e tremando per lo sforzo. Il ragazzo non era per nulla leggero e il suo peso ancorato al mio continuava a trascinarci nelle profondità dell'acqua.
Dopo alcuni secondi che trascorsero come eternità riuscii finalmente a riaffiorare sulla superficie, prendo un gran respiro e tossicchiando quando delle gocce d'acqua mi andarono di traverso. Anche Gally riaprì gli occhi all'improvviso e mi buttò le braccia al collo, facendomi di nuovo affondare senza preavviso. Cercai di prendere fiato all'ultimo momento, con la conseguenza che inalai più acqua che aria, sentendo il sapore amaro di quel liquido salato investirmi la bocca e scendermi nei polmoni.
Sbattei le gambe ancora con più vigore e riuscii a riemergere, iniziando a tossire e a fare facce schifate per quel saporaccio.

"Stai bene?" domandai con una voce tremolante.
Alzai lo sguardo sul ragazzo e lo vidi con gli occhi spalancati, ma senza alcuna traccia di terrore. Iniziai a preoccuparmi quando non vidi in lui nessun segno di vita, ma poi il ragazzo sorrise. "E' stato fighissimo!" gridò entusiasta. "Rifacciamolo!"
Spalancai gli occhi sorpresa e lo osservai ridere. Era quasi annegato e voleva... rifarlo?
Scossi la testa ed iniziai per prima cosa a nuotare più verso riva. Sentii il ragazzo portare le mani dietro la mia schiena per tenersi bene e sbuffai per la fatica quando lo sentii abbandonarsi completamente su di me. "Gally..." bofonchiai iniziando a scivolare sempre più verso il basso per colpa delle goccioline d'acqua presenti sui nostri corpi. "Se muovessi... i piedi... sarebbe..."
"Oh, sì, sì, certo." mormorò il ragazzo scuotendo la testa ed iniziando a muovere appena i piedi.
Fortunatamente dopo poco sentii i miei piedi toccare i granelli di sabbia presenti sul suolo e rilasciai un sospiro. Senza neanche avvisare il ragazzo abbandonai la presa su di lui, aspettandomi che si sarebbe eretto in piedi da solo, ma al contrario il ragazzo lanciò un acuto alquanto singolare per un maschio e mi si buttò sopra allarmato.
"I-Io stavo scherzando!" mi rimproverò spiaccicando la testa sul mio petto e stritolandomi la schiena con le sue braccia. "N-Non voglio veramente rifarlo."
Aggrottai le sopracciglia e abbassai lo sguardo su di lui per capire se stesse scherzando. Quando constatai che sul suo volto aleggiava nuovamente il terrore allo stato puro, compresi quanto fosse serio in quel momento.
"Gally?" chiamai il ragazzo, lasciando sulla sua testa due pacche in modo delicato. "Se allunghi le gambe vedrai che puoi toccare la sabbia." spiegai sentendo il ragazzo irrigidirsi.
Con una velocità assurda Gally si distaccò da me, diventando rosso e incrociando le braccia al petto. Alzò il mento e guardando da un'altra parte prese a parlare. "Certo, lo sapevo." si giustificò. "Stavo solo scherzando."
Alzai un sopracciglio, ma decisi di non dire nulla. Mi limitai a ridacchiare e a scuotere la testa e poi, dopo essermi girata verso la riva, presi a camminare nell'acqua con l'intento di uscirvene.
"Per oggi basta." decretai, alzando una mano in aria e scuotendola. "Ci vediamo dopo, pesciolino."





 

Mi ero asciugata il corpo e mi ero vestita nuovamente, raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata. Mi ero stesa sul letto e avevo ripreso in mano il malloppo di fogli che avrei dovuto impararmi per quel giorno.
Presi in analisi uno dei tanti disegni ed iniziai a memorizzarne ogni minimo dettaglio, studiandolo come fosse una vera e propria opera d'arte, fino a quando qualcuno bussò alla mia porta.
Mi alzai di scatto e zoppicai fino all'entrata, lanciando un'occhiataccia al bastone che giaceva vicino al mio letto: potevo anche camminare da sola per quella volta.
Aprii sorridente credendo che davanti all'entrata si sarebbe presentata la solita chioma disordinata di Violet, arrivata per l'ennesima volta ad aiutarmi con lo studio, e perciò fu una sorpresa quando al contrario trovai la figura snella di Thomas tremare sulla soglia.

"Tom!" esclamai sorpresa, ma anche felice di vederlo. Osservai il suo volto precedentemente rivolto al suolo alzarsi lentamente e mostrarsi in tutto il suo pallore. Il ragazzo era dimagrito e ora i suoi zigomi risaltavano ancora di più sulle sue guance. "Stai bene?" domandai osservando i suoi occhi spenti.
"Ehm, sì. Certo..." bofonchiò il ragazzo. "Posso... Posso entrare?"
Mi feci indietro. "Ma certo, vieni pure." acconsentii facendogli segno di venire avanti. La figura pallida del ragazzo mi superò e così chiusi la porta dietro di lui, per poi seguirlo e trovarlo a fissare con sguardo perso il bastone steso vicino al mio letto.
"Oh, sì." mormorai scuotendo la testa. "Matt ha detto che devo usarlo per camminare. Mi avrebbe aiutata a zoppicare di meno, ma sinceramente non vedo differenza."
"Oh." disse semplicemente il ragazzo. Analizzai più attentamente la sua figura, trovando curioso il fatto che il ragazzo non avesse avuto reazioni alla parola 'zoppicare', eppure ero sicura che non lo sapesse. Forse in realtà non aveva nemmeno sentito le mie parole.

"Quindi..." tossicchiai imbarazzata e camminai lenta di fronte a lui. "Cosa ti porta qui? Minho ha di nuovo tentato di mangiare una bacca velenosa?"
Il ragazzo non abbozzò nemmeno un sorriso, ma si limitò a scuotere la testa e ad abbassare lo sguardo sui suoi piedi, uccidendo letteralmente il sorriso leggero accennato sulle mie labbra.
"Devo dirti una cosa, ma forse é meglio se ti siedi." mormorò Thomas indicandomi il letto con l'indice tremolante.
"Ehm... Okay." sussurrai facendo ció che mi aveva chiesto e iniziando a sentire l'ansia montare in me. "Inizio a preoccuparmi, cosa é successo?"
Lo fissai per alcuni istanti e capii da come si muoveva che in quell'istante il ragazzo avrebbe preferito essere dovunque tranne che dove si trovava. I suoi occhi passavano velocemente da un oggetto all'altro, senza fermarsi mai in un luogo in particolare e senza mai incrociare il mio sguardo. "Tom!" alzai la voce per attirare la sua attenzione. "Cosa é successo?"
Sentii quella sensazione familiare eppure ogni volta terrificante artigliarmi lo stomaco. 
Cattive notizie. Era quella l'unica cosa a cui riuscivo a pensare.

Lui mi rivolse per pochi secondi il suo sguardo e quello che vidi nei suoi occhi bastò a farmi raggelare il sangue nelle vene. Le sue iridi marroni erano scurite dalla tristezza, mischiata a del senso di colpa e agitazione. Era ovvio che, qualunque cosa mi stesse per dire, avrebbe preferito tenersela per sé. E allora cosa lo spingeva a dirmelo comunque?
"Okay, ora basta. Sputa il rospo." dissi con voce tesa, osservando le gambe del ragazzo tremare. Quell'attesa era straziante.
"I-io... Devo parlarti di una cosa." ammise grattandosi la nuca. "Volevo dirtelo già da quando ti eri svegliata, ma poi... Be' sai come sono andate le cose tra me e Minho quel giorno."
"Sì, sì, certo, me lo ricordo ancora." lo rassicurai. "E' successo qualcosa tra voi due? Mi vuoi parlare di questo?" domandai sentendomi già più tranquilla.
"No. Cioè, sì. In un certo senso sì." borbottò il ragazzo torturandosi i capelli. "Il motivo per cui ho aspettato tutti questi mesi è che... non volevo... ti vedevo così felice e..."
"Thomas, stai tranquillo, veramente." lo rassicurai, sentendo la sua voce tremare. "Vuoi sederti? Magari un bicchiere d'acqua potrebbe aiutarti?" domandai facendo per alzarmi.
"No, no!" quasi gridò allarmato, facendomi cenno di rimanere a sedere. 

"Be', allora parla diamine." borbottai sentendo la mia pazienza arrivare alla fine. "Inizia con il dirmi chi riguarda ciò che mi devi dire."
Il ragazzo si morse il labbro violentemente e per un attimo ebbi il timore che potesse ferirsi da solo, ma ciò non accadde perchè dopo poco il ragazzo aprì di nuovo la bocca per parlare. "E' una cosa che riguarda..." si fermó di colpo e giurai di aver visto i suoi occhi riempirsi di lacrime, prima che lui potesse tirarle indietro.
"Cosa? Tom, di cosa stai parlando?" chiesi spazientita.
"Riguarda..." altri attimi di silenzio. Poi prese un profondo respiro e sussurró: "Newt."
Forse sperava che non lo sentissi pronunciare quel nome, ma io lo avevo colto.
Lo avevo sentito come avevo percepito il mio cuore acquistare un'altra crepa.
Il mio stomaco si contorse e sentii una mano nera perforarmi il ventre.
"N-Newt?" chiesi iniziando a sudare freddo per il male al petto.
Mi sorpresi di me stessa. Era una delle poche volte che riuscivo a pronunciare il suo nome a voce alta senza tremare.

In pochi secondi pensai a tutto. Venni investita da pensieri negativi e preoccupazioni, fino a sfiorare il surreale, poi però in questa marea nera spuntò un piccolo punto luminoso. Una piccola speranza si accese in me e mi ci aggrappai a fatica, trattenendo il respiro e scattando in piedi. "Lo avete trovato?" chiesi zoppicando e quasi incespicando per raggiungere Thomas.
L'unica risposta che ricevetti dal ragazzo fu un passo indietro e il volto ancora più reclinato a terra, ora totalmente privo di ogni colore all'infuori del grigio. Non ricevendo alcuna replica continuai, nella speranza che in quel silenzio potesse nascondersi in fondo una buona notizia. "Come sta? É ancora uno..." presi un profondo respiro. "Spaccato?"
"Rimettiti a sedere, non mi hai fatto finire di par..."
Lo interruppi immediatamente: "Dov'é?" gridai frustrata. Sentii i miei occhi pizzicare per colpa delle lacrime imminenti, forse dovute alla gioia, forse dovute all'affanno, ma le ricacciai indietro bruscamente.

Sentii l'angoscia crescere in me. Sarei veramente stata capace di rivederlo?
E se fosse peggiorato?
E se non mi avesse riconosciuto?
"Thomas, ti prego." mormorai osservando l'espressione del ragazzo farsi sempre più piena di angoscia. 
"Ti prego, rimettiti a sedere." disse teso il ragazzo, una voce letteralmente distorta dalle lacrime che mi fece comprendere quando mi fossi sbagliata. Newt non era lì. Quella che Thomas doveva darmi non era una buona notizia. Per quanto le mie gambe stessero tremando, non riuscii a piegarmi nuovamente sul letto. 
Sentii le mie labbra tremare. "Io non..."
"Lui non c'é piú." sussurrò il ragazzo, evitando il mio sguardo.

Cosa? 
Il mio cuore perse di un battito e il mio respiro si bloccò in gola.
"In che senso non c'é piú?" chiesi indietreggiando di qualche passo e andando a sbattere contro il legno del letto.
"Nel senso che é morto." sputó secco.
Mi portai una mano al petto quando sentii una lama trafiggermi il cuore. Il mio respiro si incastrò in gola e la mia mente andò in tilt. Non riuscivo a respirare tanto era il peso che sentivo in quel momento sul petto. Le mi orecchie avevano iniziato a fischiare, come se qualcuno mi avesse stordito con una botta in testa e mi sentii all'improvviso distante dal mondo, come se fossi confinata in una bolla di vetro. Abbassai lo sguardo e feci un passo indietro, tremando e sentendo il vuoto sotto di me. Ero in caduta libera e nulla avrebbe potuto fermare quella discesa nel buio.
Nero. Solo questo potevo vedere attorno a me. Un nero denso e soffocante, che mi derubava di ogni pensiero felice e ogni emozione colorata. 

Lui non poteva essere morto. Non era possibile.
"No... É uno scherzo." dissi scuotendo la testa e facendo un sorriso isterico.
Sperai solo che Thomas non mi contestasse, che mi lasciasse credere che tutto fosse veramente un grande scherzo, ma il ragazzo parò di nuovo e questa volta fu totalmente chiaro, non lasciando posto per altre interpretazioni. "No, Ele. É morto ed é la caspio di realtà." disse grattandosi la fronte ansioso.
Non seppi perché, ma avevo la sensazione che quello che mi aveva detto non era tutto, che c'era ancora dell'altro.
"C-Come fai ad esserne certo?" insistetti lottando con me stessa per non scoppiare in lacrime.
"Perché io..." si fermó e mi guardó negli occhi. Si posó su di essi per attimi infiniti, poi completó la frase con voce tremante e abbassando lo sguardo: "Perché io l'ho ucciso."

*Angolo scrittrice*

Hey pive!
Lo so, sono malvagia, ma ehi... Nulla è mai come sembra giusto?
Ricordatevelo. Ora è veramente diventato veramente fondamentale.
E' arrivata l'ora di rendervi partecipi dei video Newtlena. Sono due e spero vi piacciano. Il punto è che li ho fatti in inglese (è una droga) ve li tradurrò entrambi, ma farò un capitolo a parte.

Quindi che aspettate? Girate pagina (si fa per dire) e godetevi i video!

Baci, 

sempre vostra Inevitabilmente_Dea :3

   
 
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