In trappola

 

Non era una bugia. Non era come il telegiornale o qualsiasi altro ente giornalistico volesse far credere.

È stato un attimo. Uno stupido messaggio su Twitter, un messaggio semplice " vuoi giocare? Vedrai, ti aiuterò a risolvere i tuoi problemi " ecco cosa scrivono i curatori. E tu cadi nella loro trappola, nel loro giro. Ti fanno sentire braccato, controllato, seguito. Per quanto tu possa rifiutare, ormai ti entra dentro. 

Leggere "da ora in poi saremo solo io e te. Il tuo Angel Code sarà f18, devi inciderlo sul polso" non è solo un gioco, è un segno che tu sei solo un numero, uno dei tanti che presto diventerà la loro vittima.

Loro ti ricattano, ti dicono che sanno dove abiti, ti dicono che ammazzeranno la tua famiglia se non fai ciò che dicono. E tu, tu ci credi, tu cadi nei loro giochi perversi, ti fidi di una persona che non conosci perché sei convinto che ciò che ti fa fare lo fa per il tuo bene. Non è così, non è per il tuo bene. 

Ti rompono la tua intimità, ti senti che qualcosa di te sia stato violato, ti senti solo, incompreso. Ed è in quel momento che devi decidere se cadere o cercare di andare avanti. Il tuo corpo ti dice che non puoi andare avanti, che forse loro non hanno tutti i torti, che forse davvero arrivare a suicidarti sia l'unica via di salvezza.

Ed è l'irrazionalità che spesso prende il sopravvento, quella che si tende ad ascoltare, quella che ti dice di provare il brivido del pericolo. 

Più di 150 ragazzini sono morti per questo motivo. Più di 150 vite sono state portate via dai seguaci del creatore della Blue Whale Challenge. Persone che usano l'intelligenza per fare del male, persone pericolose Perchè sono perfettamente consapevoli di quello che fanno, persone che sfruttano l'ingenuità di un ragazzino. Sono dei mostri, delle persone orribili, spregevoli. 

Era un giorno come un altro quando ho ricevuto il mio messaggio. Diceva così "Allora vuoi giocare? Iniziamo, vediamo quanto sei seria. F18 darà il tuo Angel Code che dovrà essere inciso sulla caviglia destra. Da lì i tuoi 50 giorni avranno inizio. L'incisione sarà fatta da una lametta e dovrai mandare la foto che ne confermi l'avvenuta prova di fedeltà". 

Panico, ho avuto il panico. Non sapevo cosa fare. Ho pensato di essere finita, di dover accettare per forza la cosa, di dover iniziare, di non poterne uscire. Ho preso realmente in considerazione l'idea di farlo. Sono andata in bagno a prendere la lametta e per fortuna la mia razionalità ha preso il sopravvento e mi ha impedito di fare questa follia.

Ho subito bloccato il profilo e segnalato a Twitter. Ho chiamato la polizia postale, ho mandato i dati necessari affinchè potessero trovare questa persona. Ne ho parlato con amici e con i miei genitori, ho messo in allerta le persone che conosco dicendo di spargere la voce. 

Come mi sento ora? Sinceramente non ce l'ho ben chiaro neanche io. Mi sento sola, anche se non lo sono, mi sento incompresa, sento davvero che le uniche persone che possono comprendermi siano loro. 

È sbagliato, ne sono convinta al cento per cento perché è malato. È un gioco a due. Un gioco in cui la persona dall'altra parte dice che ti capisce e tu hai fiducia.

Penso a come sto io, a quanto io mi senta sola, e penso a come ci si possa sentire durante il gioco. A come ci si possa sentire prima di fare il fatidico salto nel vuoto, a come si possa essere convinti che sia la cosa giusta.

Vorrei solo cercare di salvare tutte le persone che come me sono rimaste coinvolte, dobbiamo unirci, farci forza e cercare di denunciare queste persone.