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Autore: TrueCroix2    01/06/2017    1 recensioni
Sono gli dei che scelgono il nostro fato o siamo noi che lo costruiamo? Dopo aver ottenuto immensi poteri, era tempo per il Sangue di Drago di smuovere le grandi potenze e fare ciò che doveva essere fatto. Tamriel doveva piegarsi al suo Thu'hum. Guai al folle che tenterà di fermarlo, mortale o dio che sia.
Racconti sugli eventi successivi al gioco.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dovahkiin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I gelidi venti invernali soffiavano forti sulla cima della Gola del Mondo. Dove fino a poco tempo fa viveva la più possente e nobile creatura che fosse mai vissuta, ora una grande tomba fatta di ossa, antiche come la terra stessa, si ergeva vicino ad un muro della Parola distrutto. Un uomo, anzi, un vecchio era inginocchiato in preghiera davanti alla tomba appartenente a quello che era stato il capo del suo Ordine. I Barbagrigia, maestri nell’antica arte nordica della Voce, vegliavano sulle gelide terre di Skyrim dalla cima di quella montagna. Il compito che gli fu affidato dal loro fondatore, Jurgen Windcaller, era insegnare l’uso della lingua dei draghi ai più meritevoli e, in caso fosse apparso, guidare il portatore del sangue di drago nella via che gli dèi avrebbero voluto per lui. Quell’uomo in preghiera in effetti era riuscito nel compito assegnatogli.
Egli ricordava ancora quando, negli ultimi istanti di vita, il Maestro Jurgen lo aveva ammonito su qualcosa che stava al suo allievo scoprire. Il vecchio ricordava ancora l’oscurità di quella notte, una notte così calma come non lo erano mai state in una vita intera. Ricordava che era stellata, come se gli dèi creatori stessero per ritornare attraverso quegli squarci luminosi, per rendere omaggio all’uomo che li aveva adorati con la voce più dolce e potente di qualsiasi altro mortale. Anche la neve aveva smesso di cadere, come se qualcuno avesse spazzato via il caos della tormenta lasciando solo cieli limpidi.
La dura stanza di pietra nera accoglieva tra le sue braccia, sopra un letto anch’esso della medesima pietra, il corpo la cui anima stava per lasciare il Mundus per recarsi nel luminoso Aetherius. Gli adepti erano riuniti in preghiera, intonando Parole del Potere. Solitamente una sola di quelle Parole avrebbe fatto tremare la Montagna stessa, ma una grazia divina aveva impedito alle rocce di sgretolarsi e alla terra di tremare. All’improvviso, dal lungo corridoio nero, quattro adepti erano arrivati con una branda per trasportare il sacro moribondo, una branda povera senza fronzoli o chissà cos’altro; austera, come lo era tutto in quel posto.
Le porte del cortile di Hrothgar Alto si erano spalancate, per lasciar passare un piccolo corteo di uomini incappucciati, che con riverenza stava trasportando il Maestro verso la sommità della Gola del Mondo. I venti, che tempo prima avevano soffiato contro le scoscese pareti, in quel momento avevano taciuto in rigoroso silenzio. Jurgen il Calmo era stato, tra i Nord, colui che aveva compreso il vero uso della Voce, lo aveva reso degno della stima della natura stessa e soprattutto di Kyne, colei che per prima aveva avuto pietà degli uomini, insegnando loro il Thu’um. Jurgen aveva vissuto abbastanza da comprendere i suoi errori, e capendo la verità non solo era divenuto il più meritevole, ma anche il più potente tra gli utilizzatori delle Parole del Potere. Quando il corteo era arrivato in cima, Jurgen si era alzato con le ultime forze rimaste. Sorreggendosi in piedi, grazie all’ausilio di un bastone, si era messo davanti il muro della Parola che maggiormente rappresentava il cambiamento: Yol. In effetti un cambiamento stava per avvenire, qualcuno avrebbe dovuto prendere il posto del Maestro.
- Amici – aveva esordito Jurgen, con una voce flebile ma profonda – Siamo riuniti qui oggi nell’esatto punto dove il mio antenato, Felldir, ed i suoi due compagni scacciarono il Tiranno via da Nirn. Qui io voglio darvi il mio addio e scegliere il prossimo capo dell’Ordine dei Barbagrigia. -
Tutti rimasero in silenzio. Il vecchio ricordava anche che, durante quel lungo silenzio, si poteva sentire il respiro di ognuno di quei che al tempo furono presenti, persino i battiti del loro cuore.
- La mia anima reclama il suo agognato riposo, ma prima voglio presentare colui che ho scelto per essere il mio successore, egli è stato il mio allievo più testardo e più fedele – in quel momento, coloro che avevano reputato di combaciare con quella descrizione si erano impettiti ed avevano atteso speranzosi, ma fu lì che era accaduto l’impensabile.
Dalla punta della montagna, una figura colossale era volata sopra le loro teste e con un enorme boato si era appoggiata sopra il gigantesco muro di pietra. Un drago si era levato, fiero, coprendo la luce delle due lune con le sue ali ed oscurando quasi del tutto i presenti.
- Lui sarà il vostro capo, il suo nome è Paarthurnax. -
Il silenzio era stato rotto dai bisbigli dei presenti, ma Jurgen era riuscito a riportare la calma.
- Comprendo i vostri dubbi, ma vi prego fidatevi di lui. Ha dato la possibilità a noi uomini di imparare la più potente tra le lingue, ha compreso i suoi errori e quelli di suo fratello e si è sempre dimostrato consapevole della sua natura cercando continuamente di combatterla. Fu lui il mio maestro ed io fui il suo. La Via della Voce lo ha plasmato nel mio degno erede ed ora vorrei che lo ascoltaste, perché cose molto importanti ha da dire. -
L’enorme bestione aveva iniziato a parlare.
- Drem Yol Lok -
- Drem Yol Lok! – avevano ripetuto gli adepti, salutando il loro nuovo capo.
- Voi siete tutti potenti Bron, Nord. Però non sarete in grado di scongiurare un terribile fato che mio bormah, mio padre, Akatosh mi ha rivelato. Un grande dez, un destino, attende quattro di voi. Vi sarà data una benedizione e vivrete molto più degli altri jun, degli altri umani. Un potente kendov, un guerriero, giungerà qui alla nostra strunmah. Sarà compito di questi quattro aiutarlo nella sua impresa, ma prima di costui giungerà un'altra grande sil, anima. Tutti e due Dovahkiin, Sangue di Drago. Il primo sarà il fautore di un potente Impero ma il secondo sarà l’ultimo del suo genere. Questo jun sarà il braccio degli dèi. Chi di voi sono degni di un tale onere? -
- A questo posso rispondere io – aveva detto Jurgen con la sua voce flebile – Arngeir, Borri, Einarth e Wulfgar. Fatevi avanti. -
Il più giovane fra gli adepti si era fatto largo insieme agli altri tre compagni, e insieme si erano inginocchiati.
- Drem Yol Lok – Paarthurnax aveva salutato i quattro adepti della Via della Voce – Migliaia di anni di segregazione e sventure attendono voi e il Mundus intero. Quando però i figli del dio torneranno a solcare il lok, la forza del Dovahkiin risuonerà nella terra dei padri e l’antica profezia sarà compiuta. Io vi assisterò in questo arduo compito. Che gli dèi siano con noi. -
Jurgen, ormai prossimo alla morte, si era steso sulla neve. Il suo letto di morte sarebbe stato la terra innevata stessa. Gli occhi gli erano diventati pesanti, ma prima di spirare si era rivolto un’ultima volta ai quattro adepti.
- Barbagrigia, respirate e concentratevi. La Via della Voce renderà chiaro il vostro cammino. -
Passarono migliaia di anni da quel giorno. Jurgen era stato seppellito, insieme al suo corno, in un tumulo vicino la capitale di Skyrim, la sua città natale, Solitude. Quella era stata l’ultima volta in cui la gente di Hrothgar Alto calpestò un terreno che non fosse quello della Gola del Mondo. Il Nirn mutava e così anche gli uomini, ma i Barbagrigia sopravvisero al tempo e, immutabili, attendevano l’ultimo Dovahkiin.

FUS.

Nella Quarta Era di Tamriel, dopo secoli dall’ultimo Sangue di Drago, una Parola del Potere fu pronunciata. La forza. Essa fu il segnale.
I quattro scelti di Windcaller si riunirono nel nero atrio del Monastero, ognuno posizionato in un punto cardinale, e si concentrarono per Urlare il Richiamo. I tre più vecchi avevano ottenuto, nel corso dei secoli, una Voce così potente che perfino il loro semplice sussurrare causava una piccola scossa; in quel momento tutti e quattro dovevano invocare il Sangue di Drago.

- DOVAHKIIN!

La benedizione della dea Kyne protesse l’intera provincia da terribili catastrofi. Tutti avevano udito quel nome, in tutta Tamriel nobili e poveri avevano sentito l’invocazione di un eroe leggendario. Il boato aveva raggiunto anche le distanti isole di Alinor.
Il vecchio, immerso completamente in quei ricordi ormai lontani, si destò come da un sonno profondo quando sentì la neve dietro di lui essere calpestata da qualcuno. Solo un altro mortale poteva essere arrivato fin su la cima della Montagna.
- Il Drago del Nord – esordì il vecchio.
- Maestro Arngeir – salutò Bane.
Per una manciata di secondi che parvero ad entrambi un eternità, i due si squadrarono.
- Perché sei qui, Sangue di Drago? -
- Per dare spiegazioni. -
- Mi dispiace. Le tue giustificazioni sono inutili. -
- Paarthurnax era il mio amico più fidato, Arngeir. Credi davvero che non l’avrei fatto se non fosse stato così importante? -
- Cosa sei diventato? Un tempo eri così volenteroso di apprendere la Via della voce, quando sei giunto qui riuscivo a vedere le fiamme ardenti di chi voleva dimostrare al mondo la propria bontà, la propria rivalsa contro il passato, nei tuoi occhi. Adesso… aspetta… i tuoi occhi... ora c’è qualcosa di strano. Sento provenire da te una presenza molto più potente e… divina. -
- Ero venuto qui per questo, per darti spiegazioni, Maestro. -
Bane raccontò tutto quello che aveva fatto da quando aveva lasciato Hrothgar Alto nella sua ultima “visita”. Non tralasciò nemmeno un particolare, in alcuni punti del racconto Angeir si permise anche di fare una smorfia disgustata e vari sguardi di apprensione. Poi giunse a dirgli quello che aveva trovato ad Apocrypha, il Mondo/biblioteca di Hermaeus Mora, Principe Daedrico del Fato e del Sapere. Soprattutto gli raccontò ciò che aveva ottenuto sotto l’accademia di Winterhold, qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare sotto una costruzione del genere.
- Oh divino Akatosh – esclamò Arngeir dalla sorpresa – quindi adesso hai… -
- Esattamente, Maestro – rispose Bane – il potere di Magnus è in me, il potere supremo mi appartiene ora. -
Il cielo tuonò violentemente, come se gli dèi volessero controbattere a quella affermazione.
- Magnus, colui che ha edificato il Piano Mortale imprigionato da un mago... - rimuginò Arngeir.
- Magnus tentò anche di liberarsi dopo che Shalidor lo ebbe sigillato sotto l’Accademia. Quella volta ci fu il Grande Crollo di Winterhold Io sono riuscito a spezzare quel sigillo. Questo dimostra che ciò che definiamo dei possono essere domati, Maestro! -
- Come osi bestemmiare in un luogo sacro!? Eresia! – per la prima volta dopo millenni, Arngeir alzò il volume della voce. Ci fu un piccolo crollo di rocce dalle pendici della Gola del Mondo.
- Maestro devi credermi. Usa i tuoi doni per me. Molag Bal ha fatto un grande torto verso la mia persona e va punito. Volevo spiegarti chel’unico modo che avevo per fronteggiare il Signore della Dominazione a pieno potere nell’Oblivion era quello di avere io stesso una potenza divina. Allo stesso tempo, dovevo sottomettere al mio volere il trono di Nirn: la Torre di Oro-Bianco. Mi serviva un esercito ed un sacrificio per eliminare il sigillo che imprigionava Magnus. Paarthurnax, dopo che ebbi sconfitto Alduin, era riuscito a piegare con il suo Thu’um la maggior parte dei draghi al suo dominio e purtroppo solo la sua morte mi avrebbe dato il giusto vantaggio, tra cui il controllo dei draghi… -
Gli occhi di Arngeir erano due pozze di dolore. Sentire quelle parole fuoriuscire dallo strumento degli dèi era come se mille lame lo stessero trafiggendo. Per aspettare il suo arrivo, lui e gli altri tre suoi confratelli avevano sopportato migliaia di anni di sacrifici ed ora era questo il risultato.
- Akatosh aveva predetto… - stava per continuare quando Bane lo fermò.
- Akatosh è solo un bambinone che gioca a fare il dio! -
- Ancora eresia… la tua insolenza non conosce limiti, Sangue di Drago? -
- Maestro non capisci? Qualcosa di grosso sta per accadere, lo sento. Prima però devo sistemare quel bastardo di Molag Bal e fargli pentire di avermi sfidato. -
Arngeir fissò ancora una volta il suo allievo – Vuoi sfidare un Principe Daedrico? Vorresti sfidare un tuo Patrono? -
Bane sorrise – No, dato che non sono io il campione di Molag Bal, diciamo che si è accorto del mio potere e ha deciso di tradirmi. -
- Molte altre cose meriteresti per le tue affermazioni. Ora vattene! -
- Va bene Maestro, volevo aprirti gli occhi alla verità ma vedo che la tua ottusità è più forte. Presto Tamriel sarà mia e spero che quando giungerà quel momento tu capisca i tuoi sbagli -
- Vorresti tentare anche tu l'impresa di Talos adesso!? Non volevi puntare più in alto o sbaglio? -
- Non sbagli. Vedi il fatto è che Molag mi ha reso il compito di abbatterlo molto più difficile. Il suo Campione è proprio il nuovo Reggente di Cyrodill e attuale capo dei Thalmor, successore ed ex braccio destro del defunto Lord Naarifin, il Gran Giudice Mar. Lui è il mio bersaglio ed ora si trova nella Città Imperiale. Quella città cadrà in mano mia, e con lei tutta Tamriel. -
 
   
 
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